Domenica, 01 Ottobre 2023
Sabato 19 Giugno 2004 01:07

Sommossa al tempio, salvataggio e discorso di Paolo (21,27–22,21)

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Da Gerusalemme a Roma
di Don Filippo Morlacchi


Sommossa al tempio, salvataggio e discorso di Paolo (21,27–22,21)


Pretesto e capo di accusa: aver introdotto Trofimo (che era un ex pagano di Efeso, non circonciso) dentro il Tempio. Il Tempio aveva un "atrio dei gentili", simile ad una "agorà", dove tutti potevano entrare, e che durante le feste era sotto stretta sorveglianza dei soldati romani, e un’area interna dove solo gli ebrei potevano entrare (i non circoncisi trasgressori erano puniti con la morte, come ha confermato una lapide trovata nel 1871). Gli ebrei di Asia (Asia proconsolare, quindi Efeso, quindi conoscenti di Trofimo) cercano di linciarlo. Il tribuno romano (Claudio Lisia: 23,26) interviene e lo salva facendolo portare a spalla dai soldati alla fortezza Antonia (si trovava lungo il muro nord del tempio).


Paolo sfrutta la sua conoscenza delle lingue: gli si rivolge in greco. Lisia capisce che non è l’egiziano autore della sommossa sedata alcuni mesi prima [cfr Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica II, 261-264] e lo fa parlare. Nasconde la sua cittadinanza romana (deve difendersi davanti ai compatrioti), e poi si rivolge al popolo in aramaico. Ciò sorprende la folla (pensavano che anche lui fosse un pagano!). Paolo fa la sua autodifesa: vanta la sua ebraicità (fariseo, allievo di Gamaliele, pieno di zelo per Yhwh). Racconta la sua vocazione, ma di nuovo si scatena la folla quando riferisce il messaggio di Gesù "va’ tra i pagani".

Ultima modifica Sabato 19 Giugno 2004 01:09

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