

– IV Domenica di Quaresima – 19 Marzo 23 -
Omelia di Paolo Scquizzato
Prima lettura: 1Sam 16,1b.4.6-7.10-13
1 Il Signore disse a Samuele: «Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l'ho ripudiato perché non regni su Israele? Riempi d'olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». 4Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato
6Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». 7Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore». 10Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». 11Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». 12Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». 13Samuele prese il corno dell'olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.
Salmo: 22
Rit.: Il Signore è il mio pastore mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Alleluia, Alleluia, Alleluia.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
2 Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
3 Rinfranca l'anima mia Rit.
4 Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. Rit.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. Rit.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. Rit.
Seconda lettura: Ef 5,8-14
8Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; 9ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 10Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. 11Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. 12Di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare, 13mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. 14Per questo è detto:
«Svégliati, tu che dormi,
risorgi dai morti
e Cristo ti illuminerà».
Canto del Vangelo: Gv 8,12
Alleluia, alleluia!
«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Alleluia!
Vangelo: Gv 9,1-41
1 Passando, vide un uomo cieco dalla nascita, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe» - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
35Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
«Io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi. […]Siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane» (v. 41)
OMELIA
La vita è un cammino di illuminazione. Un passare dalle tenebre alla luce (cfr. 1Pt 2, 9), e stando al Vangelo di oggi – in fondo a tutto il Nuovo Testamento – questo cammino di illuminazione è paradossale: si giunge alla luce per via di oscurità.
Il cristianesimo, lungi dall’essere un percorso di migliorismo e di perfezione morale, indica la strada verso la luce inabissandosi nell’oscurità. Gesù in modo chiaro afferma che tutti coloro che ritengono di avere gli occhi aperti, di vedere chiaro e che pretendono magari anche di farsi maestri pubblici di chiarezza, sono in realtà dei ciechi, mentre coloro che da sempre son ritenuti incapaci di vedere, gli ignoranti e i non degni di essere ascoltati sono quelli che vedono bene.
Noi non possediamo la luce, ma è la Luce a possederci. Non siamo noi che c’illuminiamo, ma possiamo solo farci illuminare. La luce splende già dentro di noi, il fatto è che noi viviamo sempre al buio, credendo di essere immersi nella luce.
Occorre farsi tenebra, occorre chiudere gli occhi a questo mondo, a questa logica mondana fondata sul potere, l’avere e il successo, per poterli aprire ad una luce che è Vita. È quando rinunceremo a credere di avere tutto chiaro, di possedere tutte le chiavi, di avere in mano la verità, di vedere talmente bene da poter condurre anche gli altri (cfr. Mt 15, 14), solo allora cominceremo ad intravedere l’alba.
È quando si frantumerà il nostro falso sé, l’ego, che la luce potrà irrompere da dentro di noi con tutto il suo splendore. «Dove non c’è più l’io c’è Dio» (Caterina da Genova), perché la luce è sepolta in noi da una fitta coltre di presunta sapienza, conoscenza e religiosità.
È quando cominceremo a chiudere gli occhi anche su Dio, sulla pretesa di conoscerlo, sulle sue false immagini, su ciò che pensiamo esiga e ordini, allora egli si manifesterà per ciò che è realmente, semplicemente perché «si conosce meglio Dio non conoscendolo» (Agostino).
Gesù dirà: «è bene per voi che io me ne vada» (Gv 16, 7). È nella sua assenza che lo percepiamo presente.
Paolo – sulla strada di Damasco – quando non vedrà più nulla, contemplerà Dio (cfr. At 9, 8).
«Più ti si cerca Dio e meno ti si trova. Dovrai cercare Dio in modo tale da non trovarlo in nessuna parte. Se non lo cerchi lo trovi» (Meister Eckhart,
CAMMINO DELLA SETTIMANA
Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:
-
«Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato»
-
«Dove non c’è più l’io c’è Dio» (Caterina da Genova), perché la luce è sepolta in noi da una fitta coltre di presunta sapienza, conoscenza e religiosità.
Buon cammino!
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III Domenica di QUARESIMA – 12 Marzo 2023
I Domenica di QUARESIMA – 26 febbraio 2023
Spunti per l'Omelia di Giorgio De Stefanis
Prima lettura: Gen 2,7-9;3,1-7
7Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.
8Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. 9Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male.
1Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». 2Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete»». 4Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». 6Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. 7Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Salmo: 50
Rit.: Dio solo è rifugio e salvezza
Alleluia, Alleluia, Alleluia.
3 Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
4 Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. Rit.
5 Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6 Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto: Rit.
12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13 Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. Rit.
14 Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
17 Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. Rit.
Seconda lettura: Rm 5,12-19
12Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato... 13Fino alla Legge infatti c'era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, 14la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
15Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti. 16E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. 17Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
18Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. 19Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Canto del Vangelo: Mt 4,4b
Alleluia, alleluia!
Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Alleluia!
Vangelo: Mt 4,1-11
1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:
Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».
11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
OMELIA
Dio, usando come protagonista la figura del Figlio, ci propone una esperienza di vita che è molto comune all'uomo.
Questa scelta dimostra l'amore che Dio ha per noi, suoi figli. Egli ci propone l'esperienza fatta da Gesù nel “deserto” posto difronte alle tentazioni.
Vediamole ed attualizziamole:
-
Gesù non era in fin di vita per il digiuno, aveva fame!. A questo bisogno il “tentatore” risponde proponendo non le radici amare o un tozzo di pane, ma tutte le pietre del deserto trasformate in pani. Ossia il superfluo nel disprezzo del creato.
-
Da questa necessità naturale …. snaturalizzata passa agli effetti speciali per esaltare la persona: buttati dall'alto del Tempio … gli angeli ti salveranno! Così tu verrai ammirato, osannato, invidiato da tutti.
-
Il “tentatore” promette il massimo: onore, gloria, potere, ricchezza; in cambio una piccola ed insignificante cosa: mi adorerai. Farai tutto quello che io ti propongo! E tu potrai dedicare la tua vita a mantenere e aumentare potere e ricchezza.
Ma quali le risposte di Gesù:
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Non di solo pane vivrà l'uomo,ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio
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Non metterai alla prova il Signore Dio tuo
-
Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto
CAMMINO DELLA SETTIMANA
Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:
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Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
-
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
Buon cammino!
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"Commento ai Vangeli della domenica"
VII Domenica del Tempo Ordinario – 19 Febbraio 2023
Omelia
di Don Paolo Scquizzato,
Prima lettura: Lv 19,1-2. 17-18
1 Il Signore parlò a Mosè e disse: 2«Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo.
17Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. 18Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore.
Salmo: 102
Rit.: Il Signore compie cose giuste
Alleluia, Alleluia, Alleluia.
1Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
2 Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. Rit.
3 Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
4 salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia, Rit.
8 Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
10 Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Rit.
12 quanto dista l'oriente dall'occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
13 Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono, Rit.
Seconda lettura: 1Cr 3,16-23
16Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
18Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, 19perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia. 20E ancora: Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani.
21Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: 22Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! 23Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
Canto del Vangelo: 1Gv 2,5
Alleluia, alleluia!
5 Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto.
Alleluia!
Vangelo: Mt 5,38-48
38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l'altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
OMELIA
«Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio» (v. 38). E’ il massimo di giustizia cui si era giunti nella riflessione morale dell’Antico Testamento: si risponde al male con un male “proporzionato” e non eccessivo; insomma, ognuno paga secondo il danno commesso. Un argine alla vendetta, ma non ancora capace di guarire il male perpetrato. Il male subìto, anche se in modo proporzionato, viene comunque restituito, non vinto. Il Vangelo fa compiere un passo ulteriore: il male non si vince con altro male, ma solo col bene (1Pt 3, 9; Rm 12, 21; 1Ts 5, 15). E nel nostro brano Gesù dà delle indicazioni ben precise per vivere questo:
«Io vi dico di non opporvi al malvagio» (v. 39). Non dice di non opporsi al male, perché questo va sempre combattuto, ma a chi fa il male. Questi è la prima vittima del male compiuto, e in quanto tale va amato ancora di più, perché vittima del suo stesso male. Gesù ama il peccatore proprio perché odia il male. Dinanzi a colui che gli fa il male, egli si fa carico di questo male non restituendoglielo, perché tornerebbe a questi moltiplicato. Il male, come il bene, si moltiplica compiendolo. In ultima analisi, l’Amore dichiarerà sempre guerra al male, salvando però sempre chi l’ha fatto.
«Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra porgigli anche l’altra » (v. 39). L’amore sopporta, nel senso di ‘portare su di sé’ il doppio del male, cioè non restituendolo, impedendo così che questo torni moltiplicato sull’altro. Questa è la tolleranza nel suo significato più profondo, termine che deriva da tŏllere = portare, sopportare. Essere tolleranti col male necessita di molta più forza che restituirlo in un atto di violenza. È forte solo chi resiste al bisogno di vendetta.
«A chi ti vuol togliere la tunica, lascia anche il mantello» (v. 40). Anche se sei ‘nel giusto’, pur di rimanere in pace con tuo fratello, lasciagli tutto: la nudità di Gesù sulla croce è stata la nostra pace, la nostra salvezza. Siamo stati rivestiti dalla sua spogliazione.
Letteralmente sarebbe: «Se uno ti angarierà ad accompagnarlo» (v. 41). In ambito romano, l’angarius è il messo del re che aveva il potere di obbligare i cittadini a portare i suoi pesi. Ogni fratello che mi si fa incontro è ‘figlio del re’, messo regale. Per cui diviene per me un dovere fraterno portare i suoi pesi: «Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6, 2).
A chi ti chiede dà… Il dare è sempre una vittoria sul prendere, e quindi sull’egoismo.
Gesù invita ad una ‘giustizia superiore’, ossia non solo ad amare, ma amare i nemici (v. 44), ossia l’altro riconosciuto nella sua totale alterità. La forza vincente del cristianesimo, sin dalle origini, è stato proprio quell’amore che non fa differenze di persone. L’amore non ‘sceglie’ chi si merita d’essere amato. Dio, l’Amore, è solo amore in-condizionato, senza condizioni.
Dio ama ‘a pioggia’, disinteressandosi su chi possa cadere il suo amore; scalda tutti, indipendentemente dal merito di ciascuno.
Chi entra in questa logica, chi vive il medesimo stile di Dio, si trasforma sempre più in se stesso, ovvero si compie come figlio del Padre.
Diventare perfetti (v. 48), vuol dire semplicemente maturare sino alla pienezza di sé. Il perfetto è semplicemente l’uomo maturo, completo.
Figli lo siamo per vocazione, ma occorre diventarlo in pienezza, come un seme è chiamato a divenire frutto. E si diviene pienamente figli facendosi fratelli nell’amore, vivendo come il Padre.
Il v. 48 che andrebbe quindi tradotto così: «Voi dunque [se vivete da figli facendovi fratelli] diverrete compiuti come è compiuto il Padre vostro celeste».
CAMMINO DELLA SETTIMANA
Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:
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44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano,
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Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Buon cammino!
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IV Domenica del Tempo Ordinario – 29 Gennaio 2023
Omelia
di Don Paolo Scquizzato,
Prima lettura: Sof 2,3; 3,12-13
3Cercate il Signore
voi tutti, poveri della terra,
che eseguite i suoi ordini,
cercate la giustizia,
cercate l'umiltà;
forse potrete trovarvi al riparo
nel giorno dell'ira del Signore.
12Lascerò in mezzo a te
un popolo umile e povero».
Confiderà nel nome del Signore
13il resto d'Israele.
Non commetteranno più iniquità
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare
senza che alcuno li molesti.
Salmo: 145
Rit.: Beati i poveri in spirito
Alleluia, Alleluia, Alleluia.
Il Signore rimane fedele per sempre,
7 rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri, Rit.
8 il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
9 il Signore protegge i forestieri, Rit.
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
10 Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. Rit.
Seconda lettura: 1cor 1,26-31
26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. 27Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; 28quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, 29perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. 30Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, 31perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.
Canto del Vangelo: Mt 5,12a
Alleluia, alleluia!
12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Alleluia!
Vangelo: Mt 5,1-12a
1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
OMELIA
È questione di ‘cambiare punto di vista’ sul mondo.
Balducci si domanda come vedevano il mondo i deportati di Auschwitz e Mauthausen, loro che erano nella verità. Perché solo chi porta su di sé fino all’estremo, fino al limite dell’annientamento, il peso della storia ha il privilegio – seppur incenerito – di conoscere immediatamente il significato del mondo.
Ora la medesima domanda potremmo farcela riguardo i nuovi deportati della storia contemporanea: come vedranno il nostro mondo i poveri costretti a dormire all’addiaccio, i profughi forzati a lasciare la loro terra, chi vive al limite della sopravvivenza, tutti coloro che non fanno parte della società che conta?
Questo nostro mondo culturalmente elevato, di scoperte tecnologiche impressionanti, di ricchezze ammassate; questa nostra civiltà paladina della giustizia, dell’equità sociale, della fratellanza universale … come verrà letto dagli occhi di chi sta lentamente scivolando verso la disperazione?
Il messaggio delle cosiddette beatitudini, questo discorso rivoluzionario e di rottura di Gesù di Nazareth, non è rivolto a quei cristiani che edificano la loro sicurezza sul potere, l’avere e il successo, fondamento proprio di ogni sistema mondano, ma alla massa indistinta di donne e uomini che fanno fatica a vivere, affamati di giustizia e perseguitati, umiliati e offesi.
Le ‘beatitudini’, non sono però mera consolazione. Questa ‘Magna Carta’ del cristiano è piuttosto norma di vita, scelta di campo, ferma decisione da che parte stare.
«Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio» (1Cor 1, 28s.).
Saremo dalla parte di Dio solo nella misura in cui saremo dalla parte dei disprezzati e degli ignobili di questo mondo e di coloro che il mondo ha contribuito a ridurre a nulla.
Dio sarà dalla nostra parte nella misura in cui saremo dalla parte di coloro che portano il peso, come immani cariatidi, delle nostre ingiustizie, e subiscono la violenza per assicurare la nostra pace menzognera.
Andrà da sé che chi farà proprio l’ideale di giustizia che dà onore ai poveri e aprirà la strada ai miseri, non troverà udienza e spazio nel mondo che conta. Ma questa solitudine, frutto di una scelta finalmente cristiana, dirà che siamo dalla parte giusta. Ma in fondo soli non lo si sarà mai, perché il prendersi cura dei senza volto, ridarà a noi il nostro volto autentico, grazie al quale saremo riconosciuti dall’Amore stesso perché in ultimo, gli rassomiglieremo.
CAMMINO DELLA SETTIMANA
Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:
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12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
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Saremo dalla parte di Dio solo nella misura in cui saremo dalla parte dei disprezzati e degli ignobili di questo mondo e di coloro che il mondo ha contribuito a ridurre a nulla.
Buon cammino
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