


Meditazione (77)
La Meditazione nell'islam
“Levigare il cuore” è così che il Profeta Maometto descrive il lavoro spirituale. Lo stato interiore della preghiera è di stare “di fronte a Dio come se tu lo vedessi”.
Meditare per il sufi-mistico mussulmano è un tendere ad affidarsi a Dio fino allo scomparire dell’anima individuale in Dio.
Un’ esperienza mistica, allo stesso tempo, della grandezze di Dio e della grandezza dell’uomo.
La Meditazione nell'ebraismo
La preghiera è l’espressione della volontà di entrare in relazione con la Sorgente della luce!
In ebraico, meditare si dice lehitboeded, verbo che deriva da badad, che significa “essere solo”.
La parola meditazione, hitbodent, ha molti significati tra cui “isolamento fisico” e “solitudine interiore”.
Tuttavia l’uomo non è solo. Perché secondo la Kabbala (dall’ebraico, lekabel, che significa “ricevere”) “dall’altra parte di questo vuoto dell’universo, Dio stesso prega”.
La Preghiera di Gesù, chiamata anche Preghiera del cuore, fa parte integrante della tradizione spirituale esicasta (dal greco Hésychia; silenzio, pace dell’unione con Dio).
La sua origine risale al IV – V secolo.
È stata definita la colonna vertebrale della Spiritualità Ortodossa.
Avendo un ritmo preghiera – respirazione si è detto che essa sia la contropartita cristiana dello Yoga.
Si è diffusa fuori dei monasteri grazie alla Filocalia pubblicata nel 1782 dal monaco greco Nicodemo l’Agiorita, ed è stata scoperta da un più largo pubblico grazie alla scoperta di “Racconti di un pellegrino russo”, un piccolo libro anonimo apparso a Kazan (in Russia) nel XIX secolo.
La forma esteriore della preghiera del cuore è semplicissima ed è accessibile a tutti, a condizione di essere battezzati iniziati da una guida spirituale.
È una preghiera adatta all’uomo contemporaneo e può essere vissuta ovunque ed in qualsiasi situazione.
La contemplazione evangelica praticata per mezzo degli Esercizi Spirituali di S. Ignazio di Loyola è un modo di pregare per accogliere Dio così come Egli vuole donarsi nei vangeli.
Non si tratta di una riflessione ma di un modo di essere con Cristo, di un lasciarsi sospingere, mettere in movimento dall’azione dello Spirito Santo e dal dono della grazia.
Nacque nel 1260 a Hochheim in Turingia, il suo nome completo: Giovanni Eckhart; entrò molto giovane nell’Ordine dei Predicatori (domenicani) ad Erfurt.
Studiò a Parigi filosofia e forse anche teologia.
Evidentemente stimato nel suo ordine fu eletto nel 1324 priore di Erfurt e vicario della provincia di Turingia.
In questo periodo di Erfurt scrisse i “Trattenimenti Spirituali”, un vero capolavoro dove appaiono i grandi temi dell’ideale di perfezione religiosa che deriva dalla sequela di Cristo.
Per la tradizione buddista, la meditazione, pur essendo considerata essenza di ogni religione, trascende i dogmi religiosi. E' mezzo universale per liberarsi delle nostre tendenze al possesso, lascia che si apra in noi uno spazio di vuoto immutabile.
nello zen e nel cristianesimo
La contemplazione buddista è un’autentica esperienza interiore, che ha come fine illuminare il più profondo dell’essere umano. Non si tratta di un’esperienza di tipo religioso, cioè dell’incontro con”Qualcuno”, ma piuttosto del divenire partecipi, coscientemente, della realtà di ciò che è l’Uno e della sua unione con la dottrina universale. Questa contemplazione, non consiste soltanto nell’adozione di tecniche [somatiche(?)] posturali o psicologiche, ma è piuttosto un fatto vitale. (esistenziale)
Nello zen, l’esperienza della meditazione guida ad un approfondimento verso il centro del proprio essere, verso quella natura originaria che possiede le caratteristiche dell’assoluto. Lo zen può essere avvicinato alla meditazione mistica cristiana, in quanto anch’essa aspira ad incontrare nel profondo dell’essere, colui che vi abita.
Meditazione Buddista
Lo spirito di risveglio del buddismo, fondato sul silenzio e sulla postura del corpo, è stato introdotto in Giappone dalla Cina, nel XIII secolo dal Maestro Dogen. Il termine zen è la trascrizione del cinese Ch’an. Lo zen si propone di vedere il mondo così com’è, con lo spirito libero da ogni sentimento e da ogni pensiero. La pratica dello zen non impone dogmi, né alcun credo e deve essere trasmessa individualmente da maestro a discepolo; per coloro che lo praticano, lo zen è il ritorno allo stato normale del corpo e dello spirito. Il saggio taglia il nodo dell’egoismo con la spada tagliente della meditazione facendo nascere un sentimento di compassione e di solidarietà.
Per noi occidentali il Buddismo si presenta come un mondo difficile e complesso.
Tuttavia il Buddismo può avere una grande rilevanza per il nostro occidente che sta cercando di recuperare i valori della meditazione, della contemplazione, ma ancora poco la pratica di un’etica rigorosa.
Il Buddismo presenta delle ottime condizioni per un impegno morale e per una convivenza umana, in armonia e solidarietà con tutte le creature viventi e con il mondo naturale.
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