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Mercoledì, 27 Gennaio 2021 18:59

III° - La prima apostola: Maria la Maddalena In evidenza

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prof. Dario Vota

Sulla figura di Maria Maddalena vengono date per acquisite e scontate delle informazioni che sembrano tali solo perché continuano ad essere ripetute senza analizzare adeguatamente le fonti da cui si pretende di ricavarle.

Diventa allora necessario porsi alcune domande fondamentali su questa importante protagonista dei racconti evangelici, se vogliamo accostarci a lei superando leggende e pregiudizi che ne hanno fatto (in modo spesso fuorviante) la più chiacchierata discepola di Gesù e cercare di comprendere cosa può veramente dire questa "apostola del Risorto" a noi credenti di oggi.

[Come primo riferimento bibliografico, per una trattazione divulgativa ma ben informata al dibattito specialistico, oltretutto di gradevole lettura, rimando a V. Alberici, La chiamavano Maddalena. La donna che per prima incontrò il risorto, Paoline, Milano 2015, da cui traggo molte delle seguenti osservazioni]

Questioni da affrontare

Le questioni di base possono essere le seguenti.

- Perché era chiamata "la Maddalena"? Questo soprannome rimanda a una indicazione di provenienza (da una località denominata Magdala, come spesso viene ripetuto) o ha un significato più complesso che rivela di lei qualcosa di più di quanto normalmente si dice?

- Significa qualcosa il posto di rilievo che le assegna il passo di Lc 8,1-3 nella cerchia dei discepoli di Gesù?

- Come interpretare la notizia evangelica su di lei come liberata da "sette demoni"? Era proprio una "malata" o una "indemoniata", o è possibile una lettura diversa della sua condizione?

- Se in base ai Vangeli è stata la prima persona a incontrare Gesù risorto, quale contorno alla sua figura storica può aver dato quell'esperienza straordinaria?

- Dov'è finita Maria la Maddalena? Se le fonti bibliche tacciono dopo la notizia del suo primo annuncio del Risorto, la sua figura ha lasciato qualche traccia storicamente accertabile?

Affrontare questi interrogativi è ben più importante che ripercorrere le leggende e le rappresentazioni distorte che sono purtroppo fiorite su questa donna nel corso dei secoli deformandone l'originaria figura (anche se può essere utile chiarire, infine e una volta per tutte, le deformazioni che l'hanno sfigurata).

Il nome: non esiste alcuna "Maria di Magdala", esiste solo "Maria la Maddalena"

Già nel nome di questa discepola di Gesù c'è un problema da risolvere. Nelle varie traduzioni dei Vangeli compare talvolta come "Maria Maddalena", altre volte come "Maria di Magdala" (e così nella ormai sconfinata letteratura che la riguarda questi due modi di nominarla sono spesso usati indifferentemente); certe traduzioni poi propongono il solo "Maria di Magdala", eliminando del tutto l'espressione "Maddalena", come se l'una e l'altra fossero del tutto equivalenti. Ne è un esempio la versione ufficiale attualmente in uso nella liturgia in Italia (CEI 2008):

• Mt 27,56 e 61; 28,1: "Maria di Magdala" (mentre il testo greco ha Μαρία ἡ Μαγδαληνὴ = "Maria la Maddalena");

• Mc 15,40 e 47; 16,1: "Maria di Magdala" (mentre il testo greco ha Μαρία ἡ Μαγδαληνὴ = "Maria la Maddalena");

• Lc 8,2:"Maria chiamata la Maddalena" (che traduce esattamente il testo greco Μαρία ἡ καλουμένη Μαγδαληνή); 24,10: "Maria Maddalena" (nel testo il greco ἡ Μαγδαληνὴ Μαρία = letteralmente "la Maddalena Maria");

• Gv 19,25; 20,1 e 18: "Maria di Magdala" (mentre il testo greco ha Μαρία ἡ Μαγδαληνὴ = "Maria la Maddalena").

Ma queste varie traduzioni non sono affatto equivalenti, perché nel testo greco in tutti i brani evangelici che nominano questa donna il solo nome utilizzato è "Maria la Maddalena" (o, in Lc 8,2, "Maria chiamata la Maddalena"). Dunque: non esiste alcuna "Maria di Magdala".

La cosa è anche evidente se si considera il caso di altri personaggi citati nei Vangeli, per i quali l'accostamento tra nome e luogo d'origine è traduzione corretta. Esempi: Gesù in Mt 21,11 è chiamato Ἰησοῦς ἀπὸ Ναζαρὲθ (Iesoùs apò Nazareth) = "Gesù da Nazareth"; in Mc 15,43 si cita Ἰωσὴφ ἀπὸ Ἁριμαθαίας (Iosèph apò Arimathàias) = "Giuseppe da Arimatea". Per questi personaggi la presenza nel testo greco della preposizione apò (= "da") seguita da un nome di località lega la persona al suo luogo di provenienza e giustifica pienamente la traduzione normalmente proposta.

Nel caso di Maria Maddalena questo presupposto invece manca: nelle citazioni di lei nel testo greco non c'è né la preposizione che regga un complemento di luogo né il nome di una località; al seguito del nome "Maria" troviamo solo l'articolo determinativo femminile e il soprannome Magdalené. Per questo la sola traduzione possibile è "Maria la Maddalena" (o il più semplice, ma pur sempre corretto, "Maria Maddalena").

Chiarita la denominazione corretta di questa donna, ci si può chiedere: perché era chiamata "la Maddalena"? Cosa significa questo soprannome?

Nei Vangeli ci sono diverse persone conosciute con un soprannome. E' il caso di Pietro, che in realtà si chiamava Simone e a cui Gesù assegnò l'appellativo aramaico di "Kefa" (poi tradotto in greco con Pétros, da cui "Pietro"), soprannome che esprime una valutazione forte di Gesù nei suoi confronti; così Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo, ai quali Gesù diede il nome di "Boanèrghes" ("figli del tuono") a segnalare un tratto del loro carattere.

Quanto a Maria Maddalena, viene da chiedersi: perché è stata chiamata "Maddalena"? Chi le ha dato questo soprannome? Le è stato dato all'interno della comunità di Gesù o è legato a una sua condizione o qualità precedente all'incontro con Gesù?

 

"Maddalena" perché proveniente da Mgdala? No

- Magdalené è la traslitterazione in greco della pronuncia di un termine della parlata locale palestinese dei tempi di Gesù, ebraico o aramaico (in greco questa parola non significa nulla). Secondo la maggior parte degli studiosi, è legato al termine mgdl = in ebraico migdal, in aramaico magdal, che significa "torre", "edificio fortificato".

A che cosa farebbe riferimento migdal/magdal per spiegare il soprannome Magdalené?

La spiegazione più nota e diffusa collega il termine al nome di una località, e la identifica nell'odierna Magdala, cittadina sulla riva occidentale del lago di Galilea. Maddalena, allora, sarebbe stata chiamata così perché proveniente da questa località conosciuta col nome di Migdal o Migdal Nunya (= "Torre del Pesce"). E' la spiegazione data spesso per scontata, come una certezza acquisita.

In realtà non è così, per almeno 4 motivi:

1 nei Vangeli Maria Maddalena non è mai citata in relazione a una località. E l'espressione "Maria, quella chiamata Maddalena" (Lc 8,2) usa il verbo kalèin che nella Bibbia è sempre utilizzato per esprimere un soprannome di concetto e non di provenienza da un luogo, verbo che nel NT nella forma passiva non è mai usato in riferimento a una località;

2 la località sul lago di Galilea oggi conosciuta come Magdala non è mai chiamata così nelle fonti del I secolo d.C. (quando la Maddalena è vissuta e quando sono stati redatti i Vangeli), ma è indicata esclusivamente col nome greco di Tarichea; solo alcuni secoli dopo appare citata come Magdala. Se Maria la Maddalena avesse tratto il suo soprannome dalla provenienza da questa località, avrebbe dovuto avere un soprannome legato al toponimo Tarichea (quello noto all'epoca di Gesù e dei suoi primi discepoli);

3 se si insiste a far derivare il soprannome "Maddalena" da un toponimo, ci sarebbero altre località, in Palestina e verso la Siria, la cui denominazione è legata al termine migdal/magdal ed è attestata già prima del I secolo d.C.; ma si tratta di un toponimo comune e diffuso legato alla presenza di torri o strutture simili, per cui diventa impossibile – in mancanza di precisazioni sull'area di provenienza delle donne che seguivano Gesù secondo Lc 8,1-3 – collegare la Maddalena a una località specifica, salvo comunque escludere (almeno allo stato attuale delle ricerche) l'identificazione con la cittadina di Magdala sul lago di Galilea;

4 ma c'è un dato più generale che porta ad escludere il legame di "Maddalena" con un toponimo; ed è il fatto che nella società dei tempi di Gesù la donna, diversamente dall'uomo, non veniva denominata con un toponimo, la donna era di qualcuno (prima del padre, poi del marito) o era la madre di qualcuno, non una "che proveniva da".

 

Un soprannome legato a una qualità riconosciuta

nella comunità dei seguaci di Gesù?

Non potrebbe essere, piuttosto, che il soprannome "Maddalena", invece che legato a una località, si sia formato a partire dal significato del termine ebraico/aramaico corrispondente?

Non sarebbe certo un'ipotesi nuova, perché già nell'antichità c'era qualche commentatore che leggeva il soprannome "Maddalena" alla luce del significato del termine ebraico /aramaico migdal/magdal, tradotto come "torre", "edificio fortificato":

- Girolamo, autore della traduzione latina della Bibbia nota come Vulgata (la versione dei Vangeli fu concluda nel 384), in una sua lettera scrisse che Maria la Maddalena, per il suo zelo e per l'ardore della sua fede, ricevette il nome di "turrita"ed ebbe il privilegio di vedere Cristo risorto prima degli apostoli (cioè, come una torre si distingue dagli altri edifici per altezza e robustezza, così questa Maria si distinse su tutti per la forza della sua fede in Gesù e fu perciò privilegiata in quanto a lei per prima fu concesso di vedere Gesù risorto). Il soprannome sottolineerebbe in senso simbolico le qualità positive di forza e di grandezza di questa donna;

- un altro importante intellettuale cristiano dei primi secoli, Origene, si soffermò sulla particolarità del soprannome Maddalena, vedendo in essa una curiosa doppia valenza: Essa si chiama Maddalena, accordandosi bene con il significato del nome della sua patria. Infatti quel luogo viene interpretato come "grandezza". E questa Maddalena era stata resa grande perché aveva seguito Gesù e aveva assistito al mistero della sua passione.

In questo senso ("Maddalena" perché "torre" di fede), il soprannome le sarebbe stato dato probabilmente dalla comunità dei seguaci di Gesù che ne aveva riconosciuto la grandezza.

Vicina a questa è un'altra possibile e significativa spiegazione, legata al fatto che il termine ebraico/aramaico migdal/magdal deriva dalla radice gadal da cui si forma un verbo che significa "essere grande" o "rendere grande". Una particolare forma di questo verbo (il participio nella forma intensiva passiva) si avvicina molto alla forma Magdalené e porterebbe a tradurla come "la Magnificata", la "Resa grande": anche in questo caso un titolo con cui si sarebbe voluto esprimere il riconoscimento della grandezza di questa donna nel suo rapporto con Gesù.

 

Liberata "da sette demoni"

Quel poco che sappiamo di Maria la Maddalena prima delle ultime ore di Gesù è contenuto essenzialmente nel brano di Lc 8,1-3:

1 [Gesù] se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici 2e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; 3Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Ne deduciamo che tra quanti seguivano Gesù nella sua attività itinerante c'era anche un gruppo di donne, che si erano messe a seguirlo in Galilea; alcune di esse erano state sanate da malattie o da una condizione di sofferenza difficilmente precisabile, alcune erano benestanti e contribuivano anche economicamente al sostentamento di quella comunità di persone.

La prima di queste donne ad essere nominata è "Maria chiamata la Maddalena" (nel testo greco c'è l'articolo "la", che la traduzione CEI ha omesso). E' da notare il posto di rilievo assegnato alla Maddalena: scelta che è difficile considerare casuale e che almeno segnala il ruolo rilevante di questa donna nella cerchia femminile che ruotava attorno a Gesù. E' collocata tra le donne guarite da spiriti cattivi e da infermità, e di lei in particolare si dice che da lei erano usciti sette demòni. Che significa? E' importante provare a chiarirlo, anche perché a quei sette demòni è in gran parte da attribuire la responsabilità della clamorosa falsificazione della figura della Maddalena costruita nel corso dei secoli.

Nella cultura ebraica era normale attribuire all'intervento di spiriti maligni malattie inspiegabili e incurabili o condizioni personali comunque negative. Ma il riferimento a demòni non implicava un giudizio morale sulla persona colpita, perché si riteneva che tutti, innocenti o peccatori, fossero esposti al rischio della possessione da parte di spiriti cattivi.

Le cose cambiarono invece in ambiente cristiano: i demoni vennero associati al "diavolo" come spirito del male in assoluto, e la loro presenza diventò sinonimo di vizio e di peccato. Così la Maddalena, che era stata posseduta da sette demòni, fu vista come una peccatrice, anzi, come una super-peccatrice, una totalmente-posseduta, dato che il numero sette indicava pienezza e si potevano addirittura identificare i sette demòni con i "sette vizi capitali". E una super-peccatrice, nella prospettiva maschilista e patriarcale di un tempo, significava anzitutto una donna dedita al vizio che più di altri sollecitava la fantasia, cioè la lussuria: una donna sessualmente sfrenata e pericolosa.

L'equivoco alla base di questo ritratto nacque, già nell'antichità cristiana, da una errata identificazione della Maddalena con altre donne dei Vangeli che apparivano sessualmente discutibili:

1) l'anonima "peccatrice della città" (una località della Galilea) di cui parla Lc 7,36-50, che entra in casa di Simone il fariseo durante il banchetto a cui è invitato Gesù, bacia i piedi di Gesù, li bagna di lacrime, li asciuga con i suoi capelli e li cosparge di profumo (azioni facilmente interpretabili come gesti seduttivi); personaggio enigmatico e affascinante, presentato anche da Mt 26,6-13 e da Mc 14,3-9 come una donna che nel corso di un banchetto versa un profumo assai costoso sul capo di Gesù;

2) Maria di Betania (località della Giudea), sorella di Marta e di Lazzaro, che, secondo Gv 12,1-8, compie un'azione praticamente simile, cospargendo di profumo i piedi di Gesù e asciugandoli con i suoi capelli;

3) l'adultera a rischio di lapidazione di Gv 8,1-11.

In realtà, come affermano tutti gli studiosi, nulla collega Maria la Maddalena con queste altre figure femminili. E la spiegazione tradizionale dei sette demòni è una stupidaggine.

Per cercare di comprendere cosa significhi l'espressione sette demòni, l'unica strada praticabile è provare a collocarla nell'epoca e nella cultura in cui la Maddalena visse.

Un primo dato: i "demòni" nella Bibbia non indicano mai i vizi; indicano piuttosto delle entità ritenute responsabili di una vasta gamma di situazioni e condizioni negative (malattie, disgrazie, fatti anomali, comunque altrimenti inspiegabili) e anche di atteggiamenti e comportamenti scomodi per la mentalità del tempo. Lo stesso Gesù venne accusato di essere un "indemoniato" da persone che ne avevano ascoltato parole forti e difficili da accettare (Gv 7,20); e così anche Giovanni il Battista (Lc 7,33).

Ma con questa interpretazione dei "demòni" si ha una gamma di possibilità un po' troppo ampia per poter precisare qualcosa. Dobbiamo sondarne alcune che possono essere maggiormente comprensibili alla nostra mentalità e al nostro modo di vedere la vita.

Anzitutto possiamo chiederci: Maria la Maddalena soffriva di qualche malattia attribuibile dalla mentalità di quel tempo all'azione di un demonio? Se sì, di quale malattia poteva trattarsi?

Qualcuno ipotizza un disturbo psichico, qualcun altro pensa a una malattia fisica. Ma, a differenza di episodi evangelici in cui dietro l'intervento di guarigione da parte di Gesù nei confronti di una persona ritenuta "indemoniata" è plausibile diagnosticare la presenza di una reale malattia (ad esempio, il caso del giovane affetto da convulsioni di cui Mc 9,14-26; Mt 17,14-21; Lc 9, 37-43), per Maria Maddalena non troviamo alcuna descrizione di sintomi di una possibile malattia né alcuna indicazione di suoi eventuali comportamenti anomali.

Per questo si può anche ipotizzare che i "sette demòni" scacciati da Gesù non avessero nulla a che fare con l'integrità fisica o psichica di Maria Maddalena (anche Gesù e Giovanni il Battista furono accusai di avere un "demonio", ma non per questo possiamo considerarli affetti da malattia o psichicamente instabili). Ci si può anche chiedere se questi "demòni" non siano la spia di una situazione esterna a questa donna che ne condizionava pesantemente l'esistenza.

Per giustificare questa ipotesi, è utile considerare quanto poteva essere pesantemente condizionata la vita di una donna nella Palestina dei tempi di Gesù. La condizione femminile di quel tempo costringeva le donne a vivere situazioni delicate, talvolta difficili e rischiose. Fin da piccola la ragazza doveva rassegnarsi a essere sottomessa al padre senza mai ribellarsi; arrivata alla pubertà, doveva adeguarsi alla scelta fatta dai suoi genitori circa l'uomo con cui doveva mettere su famiglia; una volta sposata, la donna doveva mantenersi sottomessa al marito ed essergli sempre fedele (pena il rischio di morte mediante lapidazione) senza che il marito avesse lo stesso obbligo nei suoi confronti; ma anche così, il marito poteva farla sottoporre, in base a vaghi sospetti o per gelosia, all'ordalia dell'acqua amara (prescritta dalla Legge: Nm 5). Certo, la condizione della donna poteva essere meno negativa se aveva dei genitori comprensivi e un marito equilibrato; ma la sua situazione era sempre esposta a rischi molto più che un uomo. E non è esagerato pensare che ci fossero donne "intrappolate" in situazioni difficili a causa di prospettive di vita penose che potevano apparire loro come ineluttabili, magari così drammatiche da non far intravedere vie di uscita.

Non sarebbe dunque fuori luogo l'idea che la Maddalena, invece che afflitta da una grave malattia fisica o da disturbi psichici o comportamentali, si trovasse a vivere una condizione difficile, per cui poteva essere giudicata negativamente e addirittura emarginata; una condizione da cui non le era possibile svincolarsi, insopportabile (che i "demòni" di Maria la Maddalena siano "sette" – numero simbolico che nella mentalità ebraica indica pienezza e completezza – può proprio indicare un limite oltre il quale non si poteva andare). Una vita che sperimentò una svolta decisiva dopo l'incontro con Gesù.

 

Apostola del Risorto

Il maggior numero di citazioni di Maria Maddalena nei Vangeli la pone nel quadro della morte di Gesù in croce, della sua sepoltura e della prima esperienza del Risorto.

- La sua presenza nei pressi del luogo detto Golgota è riportata, citandola esplicitamente, da Mt 27,55-56; Mc 15,40 e Gv 19,25 (Lc 23,49 parla più genericamente delle donne che lo avevano seguito dalla Galilea): lei e altre donne osservano, sia pure da lontano, la crocifissione di Gesù (Gv 19,25 la pone addirittura presso la croce, ma la notizia è storicamente discutibile perché in genere nessuno poteva avvicinarsi troppo al luogo dell'esecuzione di un condannato).

- Mc 15,47 dice che Maria Maddalena con un'altra donna assiste osservando alle operazioni di sepoltura di Gesù; Mt 27,61la pone seduta di fronte alla tomba quando questa viene chiusa. Lc 23,55-56 parla anche qui genericamente delle donne venute dalla Galilea, ma non c'è motivo di escludere la Maddalena da queste, che, dopo aver osservato la deposizione del cadavere di Gesù, tornano indietro per preparare aromi e oli profumati per la salma. Gv non parla delle donne in occasione della sepoltura, ma il prosieguo del suo racconto presuppone che le donne, e in particolare la Maddalena, sappiano dove è stato sepolto il corpo di Gesù.

- Al mattino presto del successivo primo giorno della settimana alcune donne si recano presso la tomba di Gesù: l'elenco dei nomi fornito dai 4 Vangeli (Mt 28,1; Mc 16,1; Lc 28,10; Gv 20,1) mostra alcune divergenze, ma un dato è chiaro: secondi tutti e 4, tra queste c'è sicuramente Maria la Maddalena. E sempre citata al primo posto, segno di preminenza: il suo è un possibile ruolo di guida se non addirittura di promotrice di questa spedizione tutta al femminile.

Un solo Vangelo, quello di Giovanni, riporta poi più diffusamente l'esperienza di Maria la Maddalena che incontra il Risorto, esperienza destinata ad avere un ruolo rilevante nella storia della prima diffusione dell'annuncio cristiano.

Questo testo (Gv 20,1-18), inserito in un Vangelo redatto verso agli anni 90-100 d.C. (= tra 60 e 70 anni dopo la vicenda che narra), non va letto come un resoconto cronachistico del fatto, sia perché è un annuncio di fede dove il senso profondo dell'esperienza vissuta conta ben più dei particolari di cronaca, sia perché il racconto si incentra su un grande e sorprendente mistero, che fatica ad essere spiegato con parole e immagini ordinarie. [Non affrontiamo qui, per ragioni di tempo e di spazio, la questione relativa al grado di attendibilità storica della trasmissione a distanza di vari decenni di una testimonianza diretta, perché il dibattito degli studiosi su questo è assai articolato e complesso; quello che interessa il nostro discorso qui è essenzialmente la plausibilità di accettare come storico il nucleo che sta alla base dell'esperienza del Risorto vissuta da Maria Maddalena, per quanto non precisabile nei suoi singoli particolari].

Potrebbe non essere un caso che sia proprio il quarto Vangelo a riportare la vicenda di Maddalena presso il sepolcro di Gesù, se si tiene conto che la tradizione antica indica come luogo di composizione di questo Vangelo la località di Efeso, lo stesso luogo dove alcune tradizioni antiche collocano gli ultimi anni di vita della Maddalena.

Soffermiamoci sul testo di Gv 20,1-18 con una lettura che cerchi di cogliere il dato realistico e verosimile.

L'inizio del brano riporta una sequenza di azioni al tempo presente, cosa che conferisce vivacità alla scena, e Maria Maddalena è chiaramente indicata come colei che prende l'iniziativa di recarsi alla tomba di Gesù, di cui evidentemente conosce bene la collocazione. Arrivata al sepolcro, nota che la pietra di chiusura è stata rimossa e allora torna in fretta ad informare della cosa due discepoli. Il fatto che usi il verbo in prima persona plurale, fa pensare che lei non sia sola ma ci siano con lei altre donne (dettaglio che rimanda alla tradizione su cui si basa la notizia dei Vangeli sinottici, che indicano in un gruppo di donne le prime testimoni del sepolcro vuoto).

A questo punto del brano l'attenzione si concentra sui due discepoli, che constatano che la tomba è vuota e ritornano sui loro passi, probabilmente sconcertati anche loro per l'accaduto.

Poi torna protagonista la Maddalena, che evidentemente è tornata al sepolcro con i due discepoli ma non se ne è più allontanata. La narrazione è di nuovo al presente. Vedendo una figura in piedi vicino a lei, la scambia per l'ortolano; equivoco comprensibile e realistico (i termini che indicano quel luogo suggeriscono l'idea di una zona frequentata ogni giorno da chi doveva lavorarne il terreno): Maddalena reagisce nel modo più logico e ragionevole alla vista improvvisa e inaspettata di una persona. Il brano cioè ci mette di fronte a una situazione certo enigmatica, ma che non autorizza a lasciarsi andare a interpretazioni fantasiose e anche poco lusinghiere nei confronti della Maddalena, quali sono state formulate nei primi secoli della Chiesa. Ad esempio, Cirillo di Alessandria (inizio V secolo) commentava il mancato riconoscimento di Gesù come causato dalla debolezza di una donna "lenta a comprendere, come tutto il genere femminile", e l'apparizione di due angeli e di Gesù come necessaria per far capire a una donna cos'era successo, mentre agli uomini erano sufficienti le sole Scritture. E Agostino (anche lui all'inizio del V secolo) aprì la schiera dei commentatori che proposero il parallelo tra Eva e la Maddalena (se Eva per prima si fece portatrice di un messaggio di morte, la Maddalena fu la prima portatrice del messaggio della risurrezione di Gesù e della vittoria sulla morte) e sostennero che bisognava andare al di là della persona della Maddalena per vedere in lei un simbolo (es. la comunità cristiana in cerca di Gesù), spostando così l'analisi dell'episodio dal piano storico a un piano simbolico e riducendo il ruolo concreto della Maddalena nel primo annuncio del Risorto. Eppure il ritratto che ci restituisce l'evangelista è quello di una donna concreta, ben presente a se stessa e che si comporta con logica: consapevole di aver assistito alla morte di Gesù e alla sua sepoltura e chiedendosi ora perché il suo cadavere sia scomparso, pensa che la persona che le si presenta davanti sia quella che più di ogni altra ci si aspetterebbe di incontrare in quel luogo, l'uomo preposto alla cura dell'orto/giardino. Siamo cioè di fronte a un racconto realistico.

Secondo Gv 20,16, la Maddalena riconosce Gesù quando questi la chiama per nome: la voce di Gesù le "apre gli occhi", facendole capire di essere di fronte a un evento non più comprensibile con la logica normale. E la Maddalena è prima persona beneficiare dello straordinario incontro con il Risorto, e, tutta presa dall'emozione, verosimilmente si slancia verso di lui. E' ciò che possiamo dedurre dal verso seguente, dove l'espressione Μή μου ἅπτου (me mou hàptou) che un tempo veniva intesa come "non toccarmi" va più propriamente tradotta con "non continuare a toccarmi", "basta toccarmi", "non mi trattenere". Gesù, insomma, non impedisce alla Maddalena di toccarlo, ma le chiede con benevolenza di non trattenerlo e di non trattenersi oltre.

E Gesù le affida il compito di portare il primo annuncio al resto dei discepoli. Dunque Maria la Maddalena può essere definita pienamente "apostola", in quanto inviata da Gesù a tutta la comunità. E la Maddalena ha pieno diritto a questo titolo, perché risponde al criterio di apostolicità fissato negli Atti degli Apostoli (At 1,21-22): aver seguito Gesù nel tempo del suo ministero pubblico ed essere stato testimone della sua risurrezione. E se per Paolo ciò che fonda la dignità e la missione dell'apostolo è l'aver visto il Signore risorto, nessuno è tanto apostolo quanto Maria la Maddalena.

 

E dopo ?

Agli occhi delle prime comunità cristiane l'esperienza di Maria la Maddalena non poteva non assumere i contorni di un privilegio straordinario. Allora è piuttosto sorprendente che gli scritti del NT fuori dei Vangeli non citino questa donna.

L'unico accenno indiretto può essere ricavato da At 1,14: Tutti questi [gli Undici] erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui. In questo riunirsi a Gerusalemme del gruppo di più stretti discepoli di Gesù, è del tutto ragionevole pensare che tra queste alcune donne ci fossero quelle che erano state più strettamente al seguito di Gesù, e tra esse anche Maria la Maddalena: fedele discepola di Gesù, testimone delle sue ultime drammatiche ore a Gerusalemme e protagonista del primo incontro col Risorto, ben difficilmente poteva essere esclusa dal primissimo nucleo di discepoli.

Se c'è un testo, fondamentale nel primo annuncio cristiano, in cui l'assenza di Maria Maddalena colpisce particolarmente è l'antica formula che Paolo riprende in 1Cor 15.

In quella formula l'annuncio di fede è costruito su due coppie di verbi (morì-fu sepolto, è risorto-apparve) che forniscono la struttura narrativa ai racconti evangelici della passione-morte-risurrezione: segno che la prima predicazione cristiana si è fondata su queste due coppie di base (morte-sepoltura, risurrezione-apparizioni). Ma mentre Maria Maddalena ha un ruolo rilevante nello svolgimento dei fatti pasquali nei Vangeli, nella lista delle apparizioni che correda la formula di 1Cor 15 non viene citata. Perché?

Impossibile dare una risposta sicura, ma un'ipotesi sembra plausibile: già agli inizi della tradizione cristiana probabilmente non era facile accettare che a ricevere l'annuncio della risurrezione fossero state per prime delle donne e che la prima a ricevere un'apparizione individuale del Risorto fosse stata una donna.

Ma bisogna allargare il discorso e tenere conto che, da una parte, nei primi tempi dell'annuncio cristiano si sono sviluppate diverse tradizioni di predicazione autonome e che, dall'altra, la tradizione sul ruolo delle discepole è stata accompagnata da un certo disagio. Ad esempio, in Lc 24,10-11gli Undici e gli altri considerano il primo annuncio della risurrezione fatto da Maria Maddalena e dalle altre donne come "un vaneggiamento", e nella finale aggiunta di Mc la reazione è l'incredulità. Da ciò si può pensare che chi ha elaborato la formula kerigmatica ripresa da Paolo in 1Cor 15 e chi l'ha trasmessa nella catechesi allo stesso Paolo, o non ha conosciuto le primitive tradizioni sulla morte e risurrezione di Gesù che hanno fatto da base ai racconti evangelici, oppure, pur conoscendo la notizia sul ruolo di Maria Maddalena, non l'ha inserita perché molto presto l'immagine di questa discepola è stata privata di forza e di valore.

In ogni caso il silenzio su Maria Maddalena fuori dai Vangeli contrasta soprattutto con l'ampio spazio riservatole in Gv 20. Ci si potrebbe chiedere se questo possa essere dovuto al fatto che questa donna si sia trasferita in altro luogo diverso dall'area palestinese ma vicino al quarto evangelista: la notizia più ampia sulla Maddalena in Gv potrebbe cioè essere indizio di una maggior vicinanza tra lei e l'autore del quarto Vangelo.

Una tradizione antica e ben attestata (già in autori cristiani del II secolo) mette in relazione l'evangelista Giovanni e il suo Vangelo con la città di Efeso, sulla costa egea dell'Asia Minore. Ed è interessante che anche il nome di Maria Maddalena sia stato messo in relazione a Efeso: Gregorio vescovo di Tours, in un'opera scritta intorno al 590, mentre parla di Efeso come luogo legato alla memoria di Giovanni l'evangelista, afferma che Maria Maddalena era sepolta a Efeso in un luogo a cielo aperto; due notizie che forse provengono da una stessa tradizione. Notizia tanto più interessante in quanto Gregorio, che privilegia nella sua opera i personaggi legati al territorio francese, non conosce affatto quella relazione di Maria Maddalena con la Francia che si affermerà più tardi: secondo Gregorio, per trovare tracce della Maddalena bisognava cercarle in oriente, e in particolare a Efeso.

Pochi anni dopo l'opera di Gregorio di Tours, un accenno a Maria Maddalena è in un'omelia di Modesto, monaco e patriarca di Gerusalemme intorno al 615: costui, sottolineando il legame della Maddalena con Maria la madre di Gesù e con l'evangelista Giovanni, la segnala come morta martire a Efeso.

 

La deformazione della figura di Maria la Maddalena

Negli stessi anni della notizia di Gregorio di Tours, un altro Gregorio, il papa Gregorio I Magno (+ 604), in alcune delle sue omelie sui Vangeli dava il via alla deformazione della figura della Maddalena,

- identificandola con altre due donne dei Vangeli (la peccatrice di Lc 7,36-50 e Maria di Betania sorella di Marta e Lazzaro, di cui Gv 12,1-8),

- e facendo di lei una donna piena di vizi:

(...) Riteniamo che questa donna, che Luca chiama peccatrice, che Giovanni chiama Maria, sia quella Maria dalla quale Marco attesta siano stati scacciati sette demoni [veramente l'informazione principale viene da Lc 8,2; ma qui Gregorio cita la finale aggiunta di Mc per non ripetere il riferimento a Lc e far convergere nella sua ricostruzione più evangelisti]. E che cosa se non tutti i vizi vengono designati per mezzo di sette demoni? (...) Dunque, sette demoni ebbe Maria, che fu piena di tutti i vizi.

Con ciò Gregorio Magno, riprendendo un equivoco già affacciatosi talvolta nei primi secoli cristiani, plasmava e consegnava al futuro, con la sua autorevolezza di papa e di teologo, l'immagine della Grande Peccatrice, e la figura della prostituta redenta diventava il modello cristiano della penitenza.

Una spinta fortissima a consolidare questa immagine della Maddalena nel Medioevo venne dalla Legenda aurea di Iacopo da Varazze, frate domenicano e arcivescovo di Genova, opera scritta intorno al 1260, che ebbe enorme diffusione e influenza, nella quale si raccontava un'incredibile leggenda: tredici anni dopo l'ascensione di Gesù, Maria Maddalena, con Lazzaro, Marta e alcuni altri cristiani vengono catturati dai pagani e abbandonati su una nave, che per volere divino approda a Marsiglia; qui la Maddalena comincia a predicare il Vangelo e più tardi si ritira in solitudine in una grotta per una vita di penitenza.

In ambiente cattolico l'immagine della Grande Peccatrice si diffuse ampiamente. Basandosi sull'equivoco esegetico di Gregorio Magno, per secoli anche la liturgia romana ha considerato la Maddalena una ex-prostituta; e nel Messale Romano (1570) la festa di "santa Maria Maddalena penitente" fissata al giorno 22 luglio prevedeva la lettura del Vangelo della peccatrice di Lc,7.

Tale immagine rimase indisturbata fino a metà del Novecento, alimentando tra l'altro una fiorente produzione artistica che contribuì a consolidarne l'immagine fuorviante, a cui si aggiunsero nel Novecento romanzi e film a produrre ulteriori deformazioni.

Raffigurata, raccontata, immaginata, la Maddalena ha finito per essere conosciuta per lo più nella sua figura leggendaria di prostituta convertita. Ma era un'immagine mitica che poteva prosperare perché c'era un substrato di mentalità favorevole. Da una parte, l'immagine della prostituta redenta fu presentato come il modello cristiano della penitenza, diventando una figura utile quanto a operazione sulle coscienze: una peccatrice, convertita con fiumi di lacrime e una lunga penitenza, funzionava benissimo a fini devozionali e ideologici; dall'altra, una donna irregolare, peccatrice (ovviamente prostituta, perché i peccati sessuali sembravano i più significativi per connotare come viziosa una persona, soprattutto una donna), poi pentita e redenta, rientrava bene negli schemi patriarcali e maschilisti .

In ambito cattolico, solo con gli ani '6 del '900 si è cominciato a scrostare quest'immagine fuorviante. Nella liturgia, col Messale Romano di Paolo VI (1970), scompare l'epiteto di "penitente" e le preghiere proprie della festa si ispirano a Gv 20.

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"DONNE IN PRIMA FILA NELLE PRIME COMUNITA' DI CRISTIANI"

 

 

 

 

Letto 24131 volte Ultima modifica il Mercoledì, 27 Gennaio 2021 20:56

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