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(Anno A)

 

Omelia di Don Paolo Scquizzato,


Prima lettura: Is 35,1-6a.8a.10

 

1 Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso 2fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saron.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
3Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
4Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
5Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
6Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto.

8Ci sarà un sentiero e una strada
e la 
chiameranno via santa.

 

0Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.

 

 

Salmo 145


Rit.: Vieni, Signore, a salvarci.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.


Il Signore, che rimane fedele per sempre,

7 rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri, Rit.

 

8 il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,

9 il Signore protegge i forestieri, Rit.

 

Egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.

10 Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione
. Rit.

 

 

Seconda lettura: Gc 5,7-10

 

7Siate dunque costanti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. 8Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. 9Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. 10Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore.

 

 

Canto del Vangelo: Is 61,1

 

Alleluia, alleluia!

1 Lo spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,


Alleluia!

 

 

Vangelo : Mt 11,2-11

Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

 

 

OMELIA

 

«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Il Battista aveva riposto grandi speranze nell’uomo chiamato Gesù, l’inviato di Dio. Credeva potesse essere lui a cambiare le sorti dei disperati, a sovvertire la storia dominata dai potenti di turno, a incarnare finalmente quell’’’ira di Dio’ in grado di distruggere i malvagi donando la ricompensa ai buoni. Lo immaginava con l’accetta in mano a tagliare alberi infruttuosi e a ‘gettare nel fuoco’ gli sbagliati, i peccatori, i chiodi storti.
Il piccolo dio del Battista era la forza che avrebbe fatto pulizia dei parassiti di questo mondo, accogliendo nel proprio regno di luce, i suoi, i puri e i santi (cfr. Mt 3, 7ss.).
Quanto abbiamo a che fare noi oggi con questo piccolo dio? Quanto ce lo portiamo dentro, annidato nella nostra mente tanto religiosa da essere impietosa?
Quanto vorremmo un Dio a nostra immagine e somiglianza, e – ovvio – onnipotente, in grado di mettere le cose a posto, di far pulizia degli abomini degli uomini, di far giustizia dei crimini commessi in ogni dove. Giudice e poliziotto.
Al Battista, Gesù manda a dire che il suo Dio è altra cosa. Di certo non quello concepito dalla mente, quello immaginato, sperato, desiderato. Perché un Dio immaginato è semplicemente un idolo, e in ultima analisi diabolico.
Il Dio di Gesù non è l’atteso, ma carne e sangue; per Gesù non è questione di attendere Dio, ma di ‘farlo’: «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo» (v. 5s.). Gesù incarna Dio, lo rende presente, all’opera, concreto nel momento in cui egli stesso illumina la vita di chi si è sempre sentito al buio, rimette in piedi, dà dignità a chi da sempre è stato costretto a strisciare per terra, abbraccia gli impuri, gli sporchi e gli inadatti, fa respirare i depressi, risveglia i morti viventi dicendo che anche loro sono su questa terra solo per danzare la vita, e gridando a quelli che si son sempre sentiti ultimi, sbagliati e impossibili che proprio per loro è il vangelo, ossia un amore che non premia chi ce la fa ma è forza per chi ne ha più bisogno.
E ora sappiamo che nulla ci verrà donato dall’alto, ma tutto va incarnato, vissuto, partorito. Se di ‘grazia’ vogliamo parlare è quella della responsabilità.
L’amore che salva, che compie l’umano è solo amore da costruire; in quanto Dio non è tanto un fiore da cogliere, piuttosto un pane da impastare (Teresa Forcades).
Dio pane da impastare, carne da incarnare, amore da donare, vita da partorire.
Il Natale lo celebreremo non accogliendo un bambino donatoci dall’alto, ma incarnando il bene divenendo più umani.

 

 

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

 

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri

«Che cosa siete andati a vedere nel deserto?

Dio ... non quello concepito dalla mente, quello immaginato, sperato, desiderato.

 

Buon cammino!!

 

 

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Venerdì, 06 Dicembre 2019 10:35

II Domenica di Avvento – Domenica 8 Dicembre 2019

Anno C

Omelia di don Paolo Squizzato

 

 

Prima lettura (Gen 3,9-15.20)

 

Dal libro della Genesi

 

[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] 9il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». 10Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». 11Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». 12Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». 13Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

 

14Allora il Signore Dio disse al serpente:

«Poiché hai fatto questo,

maledetto tu fra tutto il bestiame

e fra tutti gli animali selvatici!

Sul tuo ventre camminerai

e polvere mangerai

per tutti i giorni della tua vita.

15Io porrò inimicizia fra te e la donna,

fra la tua stirpe e la sua stirpe:

questa ti schiaccerà la testa

e tu le insidierai il calcagno».

20L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

 

 

Salmo responsoriale (Sal 97)

 

Ris. Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.

 

Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.

Gli ha dato vittoria la sua destra

e il suo braccio santo. Ris.

 

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,

agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa d’Israele. Ris.

 

Tutti i confini della terra hanno veduto

la vittoria del nostro Dio.

Acclami il Signore tutta la terra,

gridate, esultate, cantate inni! Ris.

 

 

Seconda lettura (Ef 1,3-6.11-12)

 

3Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,

che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.

4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo

per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,

5predestinandoci a essere per lui figli adottivi

mediante Gesù Cristo,

secondo il disegno d’amore della sua volontà,

6a lode dello splendore della sua grazia,

di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.

11In lui siamo stati fatti anche eredi,

predestinati – secondo il progetto di colui

che tutto opera secondo la sua volontà –

12a essere lode della sua gloria,

noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

 

 

Vangelo (Lc 1,26-38)

 

In quel tempo, 26l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

 

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

 

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

 

Omelia

 

«Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”.
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
34Allora Maria disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. 35Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio”.38Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E l’angelo si allontanò da lei». (Lc 1, 26-38)

Maria nel Vangelo è lì a ricordarmi che se permetto a Dio di agire in me, io diventerò ciò che lui ha sempre sognato per me. Maria non è il mesto rimpianto di ciò che avrei potuto essere se, ma viva speranza di ciò che posso diventare.
Paolo ci ricorda che il Padre «In Gesù ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo» (Ef 1, 4s.). La Tradizione afferma che Maria è Immacolata perché ‘preservata dal male’; il vangelo mi ricorda che io sarò immacolato nella misura in cui, grazia all’amore, guarirò il mio limite guarendo le ferite dei fratelli.
Nel testo di oggi a Maria viene rivolto questo saluto: «Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te» (v. 28). Qui Dio stesso (che si presenta come angelo) ha pronunciato insieme, in un pugno di parole il nome di Maria ‘piena di grazia’ e il proprio stesso nome: ‘Il Signore è con te’.’

È questa la medesima parola che Dio pronuncia su di me, ogni volta che mi pongo in ascolto, e faccio spazio. Egli dice il mio nome, il mio essere, la mia verità profonda: il mio nome è ‘graziato’, amato per grazia, a prescindere, immeritatamente. Al di là di tutto. A Maria è chiesto di rallegrarsi per questo. Ecco il motivo della mia gioia, ecco dove posso fondare la mia felicità: non sulla mia fedeltà a Dio, non sul successo della mia vita etica, ma perché Lui è con me! È la sua fedeltà verso di me che conta, non la mia nei suoi confronti; è il suo amarmi in maniera immeritata che salva, non il mio amore verso di lui. Paolo, quando comprenderà tutto questo, scriverà: «Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!» (Fil 4, 4). Vicino nel senso di una cosa sola con me. E se la sua Vita è la mia vita, di cosa temerò? Di cosa o di chi avrò paura?

Ma questo messaggio di Dio, proclamato a Maria attraverso la bocca dell’angelo non si arresta più, e di stupore in stupore cresce sino a dire: «Darai alla luce un figlio» (v. 31). Se accetto il suo amore col quale sono ‘graziato’, se scopro il vero nome di Dio su di me, se faccio esperienza della gioia scaturita di avere il Dio infinito nella mia stessa finitudine, allora darò alla luce il Figlio.
Sì, darò carne al Verbo. Renderò presente niente meno che Dio. Partorirò vita, incarnerò luce (darai alla luce…); illuminerò il mondo perché l’amore strappa dal nero della notte ogni cosa, fa riemergere dall’indistinto la realtà, la riporta in vita.
Se vivrò questo, se incomincerò ad amare, illuminando chi sta nelle tenebre e nell’ombra di morte (cfr. Mt 4, 16) mi costruirò pian piano come persona bella, e vera, in ultima analisi ‘immacolato’, perché, in fondo, il volto bello è solo quello che ama.

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

 

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

 

«Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava ... (e noi?)

È la sua fedeltà verso di me che conta, non la mia nei suoi confronti;

 

 

Buon cammino!



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