Esperienze Formative

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Domenica, 26 Febbraio 2023 19:38

I Domenica di QUARESIMA

 Spunti per l'Omelia di Giorgio De Stefanis

 Prima lettura: Gen 2,7-9;3,1-7

Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.
8Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. 9Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male.

 

1Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». 2Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete»». 4Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». 6Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. 7Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

 

 

 

Salmo: 50

 

 

 

 

 

Rit.: Dio solo è rifugio e salvezza

 

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

 

 

 

3 Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.

 

4 Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. Rit.

 

 

 

5 Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

 

6 Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto: Rit.

 

 

 

12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.

 

13 Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. Rit.

 

 

 

14 Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.

 

17 Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. Rit.

 

 

 

 

 

Seconda lettura: Rm 5,12-19

 

 

 

12Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato... 13Fino alla Legge infatti c'era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, 14la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
15Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti. 16E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. 17Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
18Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. 19Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

 

 

 

Canto del Vangelo: Mt 4,4b

 

 

 

Alleluia, alleluia!

 

Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

 

Alleluia!

 

 

 

 

 

Vangelo: Mt 4,1-11

 

 

 

1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

 

OMELIA

 

Dio, usando come protagonista la figura del Figlio, ci propone una esperienza di vita che è molto comune all'uomo.

Questa scelta dimostra l'amore che Dio ha per noi, suoi figli. Egli ci propone l'esperienza fatta da Gesù nel “deserto” posto difronte alle tentazioni.

Vediamole ed attualizziamole:

  1. Gesù non era in fin di vita per il digiuno, aveva fame!. A questo bisogno il “tentatore” risponde proponendo non le radici amare o un tozzo di pane, ma tutte le pietre del deserto trasformate in pani. Ossia il superfluo nel disprezzo del creato.

  2. Da questa necessità naturale …. snaturalizzata passa agli effetti speciali per esaltare la persona: buttati dall'alto del Tempio … gli angeli ti salveranno! Così tu verrai ammirato, osannato, invidiato da tutti.

  3. Il “tentatore” promette il massimo: onore, gloria, potere, ricchezza; in cambio una piccola ed insignificante cosa: mi adorerai. Farai tutto quello che io ti propongo! E tu potrai dedicare la tua vita a mantenere e aumentare potere e ricchezza.

Ma quali le risposte di Gesù:

  1. Non di solo pane vivrà l'uomo,ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio

  2. Non metterai alla prova il Signore Dio tuo

  3. Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto

 

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

 

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

 

  • Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

  • Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.

 

 

 

Buon cammino!

 

 

 

 

 

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"Commento ai Vangeli della domenica"

 

 

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Omelia

di Don Paolo Scquizzato,

Prima lettura: Lv 19,1-2. 17-18

1 Il Signore parlò a Mosè e disse: 2«Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo.

17Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. 18Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore.

Salmo: 102

Rit.: Il Signore compie cose giuste

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

1Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.

2 Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. Rit.

3 Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,

4 salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia, Rit.

8 Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.

10 Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Rit.

12 quanto dista l'oriente dall'occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.

13 Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono, Rit.

Seconda lettura: 1Cr 3,16-23

16Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.

18Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, 19perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia. 20E ancora: Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani.
21Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: 22Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! 23Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.

Canto del Vangelo: 1Gv 2,5

Alleluia, alleluia!

5 Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto.

Alleluia!

Vangelo: Mt 5,38-48

38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l'altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

 

 

 

OMELIA

 

«Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio» (v. 38). E’ il massimo di giustizia cui si era giunti nella riflessione morale dell’Antico Testamento: si risponde al male con un male “proporzionato” e non eccessivo; insomma, ognuno paga secondo il danno commesso. Un argine alla vendetta, ma non ancora capace di guarire il male perpetrato. Il male subìto, anche se in modo proporzionato, viene comunque restituito, non vinto. Il Vangelo fa compiere un passo ulteriore: il male non si vince con altro male, ma solo col bene (1Pt 3, 9; Rm 12, 21; 1Ts 5, 15). E nel nostro brano Gesù dà delle indicazioni ben precise per vivere questo:

«Io vi dico di non opporvi al malvagio» (v. 39). Non dice di non opporsi al male, perché questo va sempre combattuto, ma a chi fa il male. Questi è la prima vittima del male compiuto, e in quanto tale va amato ancora di più, perché vittima del suo stesso male. Gesù ama il peccatore proprio perché odia il male. Dinanzi a colui che gli fa il male, egli si fa carico di questo male non restituendoglielo, perché tornerebbe a questi moltiplicato. Il male, come il bene, si moltiplica compiendolo. In ultima analisi, l’Amore dichiarerà sempre guerra al male, salvando però sempre chi l’ha fatto.

«Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra porgigli anche l’altra » (v. 39). L’amore sopporta, nel senso di ‘portare su di sé’ il doppio del male, cioè non restituendolo, impedendo così che questo torni moltiplicato sull’altro. Questa è la tolleranza nel suo significato più profondo, termine che deriva da tŏllere = portare, sopportare. Essere tolleranti col male necessita di molta più forza che restituirlo in un atto di violenza. È forte solo chi resiste al bisogno di vendetta.

«A chi ti vuol togliere la tunica, lascia anche il mantello» (v. 40). Anche se sei ‘nel giusto’, pur di rimanere in pace con tuo fratello, lasciagli tutto: la nudità di Gesù sulla croce è stata la nostra pace, la nostra salvezza. Siamo stati rivestiti dalla sua spogliazione.

Letteralmente sarebbe: «Se uno ti angarierà ad accompagnarlo» (v. 41). In ambito romano, l’angarius è il messo del re che aveva il potere di obbligare i cittadini a portare i suoi pesi. Ogni fratello che mi si fa incontro è ‘figlio del re’, messo regale. Per cui diviene per me un dovere fraterno portare i suoi pesi: «Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6, 2).

A chi ti chiede dà… Il dare è sempre una vittoria sul prendere, e quindi sull’egoismo.

Gesù invita ad una ‘giustizia superiore’, ossia non solo ad amare, ma amare i nemici (v. 44), ossia l’altro riconosciuto nella sua totale alterità. La forza vincente del cristianesimo, sin dalle origini, è stato proprio quell’amore che non fa differenze di persone. L’amore non ‘sceglie’ chi si merita d’essere amato. Dio, l’Amore, è solo amore in-condizionato, senza condizioni.

Dio ama ‘a pioggia’, disinteressandosi su chi possa cadere il suo amore; scalda tutti, indipendentemente dal merito di ciascuno.

Chi entra in questa logica, chi vive il medesimo stile di Dio, si trasforma sempre più in se stesso, ovvero si compie come figlio del Padre.

Diventare perfetti (v. 48), vuol dire semplicemente maturare sino alla pienezza di sé. Il perfetto è semplicemente l’uomo maturo, completo.

Figli lo siamo per vocazione, ma occorre diventarlo in pienezza, come un seme è chiamato a divenire frutto. E si diviene pienamente figli facendosi fratelli nell’amore, vivendo come il Padre.

Il v. 48 che andrebbe quindi tradotto così: «Voi dunque [se vivete da figli facendovi fratelli] diverrete compiuti come è compiuto il Padre vostro celeste».

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano,

  • Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Buon cammino!

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Giovedì, 26 Gennaio 2023 18:35

IV Domenica del Tempo Ordinario – 29 Gennaio 2023

Omelia

di Don Paolo Scquizzato,

Prima lettura: Sof 2,3; 3,12-13

3Cercate il Signore
voi tutti, poveri della terra,
che eseguite i suoi ordini,
cercate la giustizia,
cercate l'umiltà;
forse potrete trovarvi al riparo
nel giorno dell'ira del Signore.

12Lascerò in mezzo a te
un popolo umile e povero».
Confiderà nel nome del Signore
13il resto d'Israele.
Non commetteranno più iniquità
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare
senza che alcuno li molesti.

Salmo: 145

Rit.: Beati i poveri in spirito

Alleluia, Alleluia, Alleluia.


Il Signore rimane fedele per sempre,

7 rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri, Rit.

8 il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,

9 il Signore protegge i forestieri, Rit.

egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.

10 Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. Rit.

Seconda lettura: 1cor 1,26-31

26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. 27Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; 28quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, 29perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. 30Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, 31perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.

Canto del Vangelo: Mt 5,12a

Alleluia, alleluia!

12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Alleluia!

Vangelo: Mt 5,1-12a

1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

OMELIA

 

È questione di ‘cambiare punto di vista’ sul mondo.

 

Balducci si domanda come vedevano il mondo i deportati di Auschwitz e Mauthausen, loro che erano nella verità. Perché solo chi porta su di sé fino all’estremo, fino al limite dell’annientamento, il peso della storia ha il privilegio – seppur incenerito – di conoscere immediatamente il significato del mondo.

Ora la medesima domanda potremmo farcela riguardo i nuovi deportati della storia contemporanea: come vedranno il nostro mondo i poveri costretti a dormire all’addiaccio, i profughi forzati a lasciare la loro terra, chi vive al limite della sopravvivenza, tutti coloro che non fanno parte della società che conta?

Questo nostro mondo culturalmente elevato, di scoperte tecnologiche impressionanti, di ricchezze ammassate; questa nostra civiltà paladina della giustizia, dell’equità sociale, della fratellanza universale … come verrà letto dagli occhi di chi sta lentamente scivolando verso la disperazione?

 

Il messaggio delle cosiddette beatitudini, questo discorso rivoluzionario e di rottura di Gesù di Nazareth, non è rivolto a quei cristiani che edificano la loro sicurezza sul potere, l’avere e il successo, fondamento proprio di ogni sistema mondano, ma alla massa indistinta di donne e uomini che fanno fatica a vivere, affamati di giustizia e perseguitati, umiliati e offesi.

 

Le ‘beatitudini’, non sono però mera consolazione. Questa ‘Magna Carta’ del cristiano è piuttosto norma di vita, scelta di campo, ferma decisione da che parte stare.

«Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio» (1Cor 1, 28s.).

Saremo dalla parte di Dio solo nella misura in cui saremo dalla parte dei disprezzati e degli ignobili di questo mondo e di coloro che il mondo ha contribuito a ridurre a nulla.

Dio sarà dalla nostra parte nella misura in cui saremo dalla parte di coloro che portano il peso, come immani cariatidi, delle nostre ingiustizie, e subiscono la violenza per assicurare la nostra pace menzognera.

Andrà da sé che chi farà proprio l’ideale di giustizia che dà onore ai poveri e aprirà la strada ai miseri, non troverà udienza e spazio nel mondo che conta. Ma questa solitudine, frutto di una scelta finalmente cristiana, dirà che siamo dalla parte giusta. Ma in fondo soli non lo si sarà mai, perché il prendersi cura dei senza volto, ridarà a noi il nostro volto autentico, grazie al quale saremo riconosciuti dall’Amore stesso perché in ultimo, gli rassomiglieremo.

 

 

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

  • Saremo dalla parte di Dio solo nella misura in cui saremo dalla parte dei disprezzati e degli ignobili di questo mondo e di coloro che il mondo ha contribuito a ridurre a nulla.

    Buon cammino

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    Anno A

    Omelia

    di Don Paolo Scquizzato,

    Prima lettura: Is 8,23b-9,3

    23bIn passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.

    1 Il popolo che camminava nelle tenebre
    ha visto una grande luce;
    su coloro che abitavano in terra tenebrosa
    una luce rifulse.
    2Hai moltiplicato la gioia,
    hai aumentato la letizia.
    Gioiscono davanti a te
    come si gioisce quando si miete
    e come si esulta quando si divide la preda.
    3Perché tu hai spezzato il giogo che l'opprimeva,
    la sbarra sulle sue spalle,
    e il bastone del suo aguzzino,
    come nel giorno di Madian.

    Salmo: 26

    Rit.: Nelle prove, il Signore è rifugio sicuro.

    Alleluia, Alleluia, Alleluia.


    Il Signore è mia luce e mia salvezza:
    di chi avrò timore?
    Il Signore è difesa della mia vita:
    di chi avrò paura?
    Rit.

    4 Una cosa ho chiesto al Signore,
    questa sola io cerco:
    abitare nella casa del Signore
    tutti i giorni della mia vita,
    per contemplare la bellezza del Signore
    e ammirare il suo santuario. Rit.

    13 Sono certo di contemplare la bontà del Signore
    nella terra dei viventi.

    14 Spera nel Signore, sii forte,
    si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. Rit.

    Seconda lettura: 1Cor 1,10-13.17

    10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. 11Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. 12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo, «Io invece sono di Apollo, «Io invece di Cefa, «E io di Cristo.
    13È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?

    17Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.

    Canto del Vangelo: Cf Mt 4,23

    Alleluia, alleluia!

    23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

    Alleluia!

    Vangelo: Gv 4,12-23

    12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

    15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
    sulla via del mare, oltre il Giordano,
    Galilea delle genti!
    16Il popolo che abitava nelle tenebre
    vide una grande luce,
    per quelli che abitavano in regione e

    ombra di morte una luce è sorta.

    17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

    I primi quattro discepoli

    18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

    Gesù predica e guarisce

    23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

    OMELIA

     

    Gesù inizia ‘ufficialmente’ la sua attività pubblica dopo trent’anni di vita nascosta. L’amore comincia ad uscire, a vivere di incontri, di misericordia, di abbracci, di guarigioni, di lacrime e di gioia. Matteo ci ricorda che quando l’Amore comincia ad agire, le circostanze storiche, l’ambiente sociale, il ‘mondo’ non sono certamente nelle condizioni ottimali. Siamo in un periodo di forti persecuzioni, di sofferenza, di oppressioni. Nessuna illusione, non vi è un tempo migliore dell’altro per cominciare a vivere. Nessun tempo è propizio per cominciare ad amare, o se vogliamo ogni tempo, ogni istante è quello giusto. L’adesso è l’unico momento favorevole all’amore, con tutte le sue contraddizioni, le pesantezze e le insensatezze.

    Il testo ci dice che Gesù lascia Nàzaret (v. 13) dove ha trascorso appunto quei trent’anni di nascondimento, nella quotidianità più semplice. A far cosa? Ad imparare il mestiere più duro che esista: vivere. Ci vuole molto tempo per imparare a crescere e ad amare, perché il bene ha bisogno di tempi lunghissimi per affermarsi.

    A compiere il male ci vuole un attimo.

    Lascia Nàzaret e si reca a Cafarnao. Una cittadina posta accanto all’importante via maris, strada che congiungeva grandi imperi del nord con quelli del sud, crocevia di popoli, culture, religioni. Dio decide di entrare dentro la storia degli uomini, tutti gli uomini, soprattutto quelli lontani, i malati e gli ingiusti. L’Amore entra dentro la non credenza, il dubbio, la lontananza; raggiunge sempre l’uomo là dove questo sta morendo. “Son venuto a chiamare i peccatori, gli ingiusti, i malati…” è il refrain presente di continuo nei Vangeli. Questa è la bella notizia evangelica.

     

    Gesù comincia la sua attività dentro di me, per compiervi una ri-creazione. Tutto per me può ora ricominciare: non sono più schiavo di logiche maligne, quelle proprie di ogni re di turno, fatte di potere, ricchezza, possesso, violenza. La sua luce mi fa vedere la realtà com’è veramente, perché è una rivelazione, toglie il velo sulla storia. La sua parola, le sue azioni mi mostrano che la vita non è un gioco di potere, la realtà è ben altra: possibilità di prendersi cura, giocarsi relazioni nell’amore, nel perdono, nel ridonare luce a chi vive solo più nelle tenebre.

    Gesù compie in me la ri-creazione dicendomi: Convertiti! (v. 17). Ovvero, cambia direzione alla strada di morte che hai intrapreso e che ti sta portando verso il nulla. Cambia mentalità, logica di esistenza, modo di pensare (questo è il più profondo significato di conversione = cambiamento di mentalità), di vedere la realtà, di giocarti le relazioni, le scelte che fai… E questo puoi farlo «perché il regno dei cieli è arrivato (v. 17)». Ora è qui accanto a te, anzi: è dentro di te!

    E cos’è questo ‘regno dei cieli’, questo ‘regno di Dio?’. È ciò che corrisponde al tuo cuore, ciò che hai sempre desiderato nel profondo: la pace, la benevolenza, la luce, un senso, la giustizia. Ebbene, ora tutto questo è arrivato, è qui! L’amore si è fatto presenza.

     

    «Se percorrerai terre e mari e scavalcherai colline e monti, troverai tracce del divino, se scendi nel profondo del tuo cuore, vi troverai Dio stesso» (Madeleine Delbrêl).

     

     

     

    CAMMINO DELLA SETTIMANA

    Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

    • «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino»

    • Gesù comincia la sua attività dentro di me, per compiervi

      una ri-creazione.

      Buon cammino!!

      Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola" sulle letture di questa domenica la troverai qui:

      Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola

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      Omelia di Don Paolo Scquizzato

      Prima lettura: Num 6,22-27

      22Il Signore parlò a Mosè e disse: 23«Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: «Così benedirete gli Israeliti: direte loro:

      24Ti benedica il Signore
      e ti custodisca.
      25Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
      e ti faccia grazia.
      26Il Signore rivolga a te il suo volto
      e ti conceda pace».

      27Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

      Salmo: 66

      Rit.: 2 Dio abbia pietà di noi e ci benedica,

      Alleluia, Alleluia, Alleluia.


      2 Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
      su di noi faccia splendere il suo volto;

      3 perché si conosca sulla terra la tua via,
      la tua salvezza fra tutte le genti.

      5 Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
      perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
      governi le nazioni sulla terra.
      Rit.

      6 Ti lodino i popoli, o Dio,
      ti lodino i popoli tutti.

      8 ci benedica Dio e lo temano
      tutti i confini della terra. Rit.

      Seconda lettura: Gal 4,4-7

      4Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, 5per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. 6E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!». 7Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

      Canto del Vangelo: Eb 1,1-2

      Alleluia, alleluia!

      molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, 2ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio

      Alleluia!

      Vangelo: Lc 2,16-21


      6In quel tempo, i pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

      21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.

      OMELIA

       

      Vergine Madre, figlia del tuo figlio, in cui il suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura” (Dante).

      Maria viene oggi celebrata come Madre di Dio.
      Ma non è l’essere divenuta Madre di Dio a rendere grande Maria – (questa è opera dell’Amore) – ma il suo sì, la sua disponibilità all’azione di un Altro in sé. Ciò che rende grande la creatura è riconoscersi tale, ‘opera di un altro’.
      Maria, la ‘benedetta tra tutte le donne’, sconosciuta perfino a se stessa, fa ora della sua vita un oblio di sé, spazio vuoto per l’accadere di Dio.
      Laddove non c’è più l’io, c’è Dio.

      Maria, Madre di Dio, è solo terra feconda. Semplice campo arato, perché il seme vi possa cadere e sbocciare. Poi sarà il seme a fare il suo corso: «dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso [il contadino] non lo sa» (Mc 4, 27); l’energia, la potenzialità sta tutta racchiusa nel seme, chiede solo un terreno in cui poter portare frutto.

      Maria è madre paziente. Ha atteso nove mesi come tutte le madri, poi prende tra le braccia la carne della sua carne, perché Dio non scavalca mai l’umano, non avendo strade preferenziali.
      Con Gesù impariamo che i tempi di Dio son quelli dell’uomo, della natura, della maturazione, dell’attesa. L’amore sa aspettare.

      Maria è madre della fatica del capire. Con la calma propria degli amanti è divenuta discepola del suo figlio. L’assurdo, il dubbio, la domanda non l’hanno risparmiata se un giorno s’è recata da Gesù con l’intento di riportarselo a casa ritenendolo impazzito (cfr. Mc 3, 21).

      Maria la madre, non è stata preservata nemmeno dal dolore.
      L’amore non toglie l’amato dalla sofferenza, ma accompagna, sta accanto e con-patisce. Dopo una vita passata a maturare alla luce del figlio, non è divenuta Madonna, ma discepola, aggrappata al patibolo infame, scoprendo lentamente che a compiere una vita, non è l’essere integerrimi di fronte alla Legge divina (cfr. Lc 2, 22.23.39) ma un amore capace di andare sino alla fine.

       

       

      CAMMINO DELLA SETTIMANA

      Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

      • i pastori andarono, senza indugio, …… e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino,

      • non è l’essere divenuta Madre di Dio a rendere grande Maria – (questa è opera dell’Amore) – ma il suo sì, la sua disponibilità all’azione di un Altro in sé.

      Buon cammino!!

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      Sabato, 03 Dicembre 2022 18:36

      IV Domenica di Avvento – 18 Dicembre 2022

      Anno A

      di Don Paolo Scquizzato,

       

      Prima lettura: Is 7,10-14

      10Il Signore parlò ancora ad Acaz: 11«Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall'alto». 12Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». 13Allora Isaia disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? 14Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.

       

      Salmo: 23

       

      Rit.: Vieni, Signore, a salvarci.

      Alleluia, Alleluia, Alleluia.


      Del Signore è la terra e quanto contiene:
      il mondo, con i suoi abitanti.

      2 È lui che l'ha fondato sui mari
      e sui fiumi l'ha stabilito. Rit.

       

      3 Chi potrà salire il monte del Signore?
      Chi potrà stare nel suo luogo santo?

      4 Chi ha mani innocenti e cuore puro,
      chi non si rivolge agli idoli, Rit.

       

      5 Egli otterrà benedizione dal Signore,
      giustizia da Dio sua salvezza.

      6 Ecco la generazione che lo cerca,
      che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. Rit.

       

       

      Seconda lettura: Rm 1,1-7

      1 Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio - 2che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture 3e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, 4costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; 5per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l'obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, 6e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo -, 7a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!

       

       

      Canto del Vangelo: Mt 1,23

       

      Alleluia, alleluia!

      23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
      a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

      che significa Dio con noi.

      Alleluia!

       

       

      Vangelo: Mt 1,18-24


      18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
      22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

      23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
      a lui sarà dato il nome di Emmanuele
      che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa;

       

       

      OMELIA

       

      Nel brano di Vangelo di oggi, Giuseppe è definito ‘uomo giusto’ (v. 19). Egli rifiuta di prendere con sé Maria e il bambino, non perché ritiene sua moglie un’adultera, ma proprio in quanto ‘giusto’.

      Nell’ottica dell’Antico Testamento, l’uomo giusto (non si dà notizia di donne giuste!) è colui che riceve il dovuto per la sua giusta opera.  Giuseppe qui è come se dicesse: questo bimbo non è opera del mio sangue. Io non posso ricevere questo dono immenso da parte di Dio, semplicemente perché  non me lo sono meritato, non ho fatto nulla per poterlo ricevere in dono.

      Ecco, il Vangelo capovolge questa mentalità tipica dell’uomo religioso di sempre: considerare il dono di Dio come premio, come qualcosa che vada meritato in virtù d’una prestazione. Invece occorre credere che possiamo essere oggetto dei doni di Dio, in ultima analisi della misericordia, al di là della nostra giustizia, al di là di ciò che pensiamo possiamo meritare, di ciò che abbiamo fatto e non fatto nella nostra vita. L’amore non potrà mai essere premio!

      In fondo, anche noi cristiani, soffriamo della medesima malattia di Giuseppe, quella di considerare il rapporto con Dio in forza di una giustizia retributiva, immaginando di essere oggetto di bene in base al nostro comportamento morale.

      Giuseppe è dunque l’uomo giusto chiamato ad essere sovra-giusto. E in fondo, la sovra-giustizia richiesta qui a Giuseppe coincide con la verginità di Maria: disponibilità a ricevere ciò che non dipende dalle proprie capacità fisiche, morali e tanto meno religiose.  Maria non ha detto “non posso ricevere perché non me lo merito”, ma “proprio perché non ho in me nulla da far valere, nulla su cui poter contare, sono nella condizione di ricevere tutto”.

      Il povero aprirà il suo desiderio all’infinito, l’orgoglioso si aprirà solo a quella possibilità di compimento che corrisponde a ciò che è in grado di compiere lui.

       

      Il testo procede dicendo che Giuseppe pensò (v. 19), stava considerando (v. 20). Le sue elucubrazioni però sono includenti: «L’uomo comincia a vivere nella misura in cui smette di sognarsi» (Pablo d’Ors).

      Il nome Giuseppe significa: Dio-aggiunge. È questo, in fondo, il nome segreto di ogni creatura: l’uomo, essere ‘finito’, è fatto per una continua aggiunta proveniente d’altrove, a patto che crei in sé lo spazio in cui l’Infinito possa accadere.

      Nessuno basta a se stesso. Giuseppe è qui simbolo dell’uomo che, troppo grande da bastare a se stesso, finalmente s’abbandona all’opera di un Altro, diventando padre senza alcun merito e facendo della propria vita dono gratuito.

       

      CAMMINO DELLA SETTIMANA

      Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri

      • 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore

      • Il nome Giuseppe significa: Dio-aggiunge. l’uomo, essere ‘finito’, è fatto per una continua aggiunta proveniente d’altrove, a patto che crei in sé lo spazio in cui l’Infinito possa accadere.

       

      Buon cammino!!

       

       

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      Omelia di Don Paolo Scquizzato,

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      Mercoledì, 30 Novembre 2022 16:17

      II Domenica di Avvento – 4 Dicembre 2022

      Omelia

      di Don Paolo Scquizzato,

      Prima lettura: Is 11,1-10

      1 Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
      un virgulto germoglierà dalle sue radici.
      2Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
      spirito di sapienza e d'intelligenza,
      spirito di consiglio e di fortezza,
      spirito di conoscenza e di timore del Signore.
      3Si compiacerà del timore del Signore.
      Non giudicherà secondo le apparenze
      e non prenderà decisioni per sentito dire;
      4ma giudicherà con giustizia i miseri
      e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.
      Percuoterà il violento con la verga della sua bocca,
      con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.
      5La giustizia sarà fascia dei suoi lombi
      e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.
      6Il lupo dimorerà insieme con l'agnello;
      il leopardo si sdraierà accanto al capretto;
      il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
      e un piccolo fanciullo li guiderà.
      7La mucca e l'orsa pascoleranno insieme;
      i loro piccoli si sdraieranno insieme.
      Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
      8Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera;
      il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
      9Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
      in tutto il mio santo monte,
      perché la conoscenza del Signore riempirà la terra
      come le acque ricoprono il mare.

      10In quel giorno avverrà
      che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli.
      Le nazioni la cercheranno con ansia.
      La sua dimora sarà gloriosa.


      Salmo: 71

      Rit.: Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.

      Alleluia, Alleluia, Alleluia.


      O Dio, affida al re il tuo diritto,
      al figlio di re la tua giustizia;

      2 egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
      e i tuoi poveri secondo il diritto. Rit.

      7 Nei suoi giorni fiorisca il giusto
      e abbondi la pace,
      finché non si spenga la luna.

      8 E dòmini da mare a mare,
      dal fiume sino ai confini della terra. Rit.

      12 Perché egli libererà il misero che invoca
      e il povero che non trova aiuto.

      13 Abbia pietà del debole e del misero
      e salvi la vita dei miseri. Rit.

      Seconda lettura: Rm 15,4-9

      4Tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza. 5E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull'esempio di Cristo Gesù, 6perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.

      7Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. 8Dico infatti che Cristo è diventato servitore dei circoncisi per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri; 9le genti invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:

      Per questo ti loderò fra le genti
      e canterò inni al tuo nome
      .

      Canto del Vangelo: Lc 3,4.6

      Alleluia, alleluia!

      Preparate la via del Signore,
      raddrizzate isuoi sentieri!

      Alleluia!

      Vangelo: Mt 3,1-12

      1 In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
      3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

      Voce di uno che grida nel deserto:
      Preparate la via del Signore,
      raddrizzate i
      suoi sentieri!
      4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.
      5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
      7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: «Abbiamo Abramo per padre!». Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

      OMELIA

       

      Il Vangelo di questa seconda domenica di Avvento, è un testo molto complesso e delicato. Ci viene presentata la figura di Giovanni il Battista, l’uomo del passaggio tra Antico e Nuovo Testamento, tra la religione e la fede.

      Giovanni invita all’accoglienza dell’amore che s’è fatto presenza, che s’è fatto vicino, accanto (v. 2), perché l’amore, per definizione, si può solo ricevere. Non è da capire, da studiare, da imparare. È presenza personale da accogliere nella gratuità, non da meritarsi vantando un’affettata religiosità, come credono i sadducei e i farisei, pii religiosi del tempo di Gesù, e in fondo, di ogni epoca. Essi credono di essere con la squadra vincente solo perché indossano quella casacca: «Non crediate di poter dire: ‘Abbiamo Abramo per padre’ (v. 9).

      Dirsi cristiani non vuol dire ancora nulla, come l’essere battezzati, il partecipare alla Messa, recitare preghiere o ricevere i sacramenti. Il ‘dirsi’ di Cristo non vuol dire appartenergli, non funge da talismano contro le tempeste della vita, e neppure polizza assicurativa nei sinistri del quotidiano.

      Non è entrare nelle fila di una religione a dire qualcosa del nostro vero essere, ma è il nostro essere fecondi ad affermare e testimoniare un’appartenenza al Dio della vita: «Dai loro frutti li riconoscerete» (Mt 7, 16).

      Occorre portare frutto dunque (v. 8), anzi ‘buon frutto’ dice il Battista (v. 10b). E il frutto è sempre consequenziale all’essere, come il frutto scaturisce sempre da un albero ben radicato con le radici nel terreno da cui si traggono tutte le energie necessarie. La questione dunque è accogliere, entrare in contatto con la Vita, la sorgente interiore che dimora in noi, per sperimentare così l’essere trasformati, fecondi e in grado di dare buoni frutti.

      Il Battista ci ricorda inoltre che la vita può anche conoscere il fallimento. È il fallimento di una vita infruttuosa, sterile, inconcludente perché sempre giocatasi ‘altrove’, distratta, in perenne evasione, non radicata nel terreno. Quella vita che non ha edificato sulla roccia (cfr. Mt, 7, 24), producendo non frutti ma solo paglia e detriti.

      Ma il Vangelo di Gesù (ed è qui che si gioca la radicale differenza tra Antico e Nuovo Testamento, la bella notizia),  afferma con forza che alla fine – non ‘dei tempi’ perché il tempo è già compiuto (cfr. Mc 1, 14), ma di ogni istante –  il fuoco dell’Amore brucerà, dissolverà tutto ciò che non è stato edificato attraverso l’amore. Verrà estinta cioè in noi la conseguenza malata dell’inconsistenza, tutta la paglia prodotta dalle nostre illusioni, dai nostri inganni e il nostro male (v. 12a). E al contempo, il medesimo Amore raccoglierà la parte buona di noi, ciò che è stato edificato nell’amore, secondo la capacità di ciascuno, ossia quel qualcosa di talmente forte da resistere anche alla prova della morte (v. 12b; cfr. 1Cor 3, 10bss.).

       

       

       

      CAMMINO DELLA SETTIMANA

      Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri

      • Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore,raddrizzate i suoi sentieri!

      • il nostro essere fecondi ad affermare e testimoniare un’appartenenza al Dio della vita: «Dai loro frutti li riconoscerete» (Mt 7, 16).

        Buon cammino!!

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