Esperienze Formative

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- Anno C –

Omelia

di Don Paolo Scquizzato,

Prima lettura: Sir 35,15b-17.20-22a

il Signore è giudice
e per lui non c'è preferenza di persone.
16Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell'oppresso.
17Non trascura la supplica dell'orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.

20Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
21La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto
22e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l'equità.

Salmo: 33

Rit.: 16 Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.


2 Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.

3 Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. Rit.

17 Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.

18 Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce. Rit.

19 Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.

23 Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia. Rit.

Seconda lettura: 2Tm 4,6-8.16-18

6Io infatti sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. 7Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. 8Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.

16Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. 17Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l'annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. 18Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Canto del Vangelo: Cf 2Cor 5,19

Alleluia, alleluia!

19Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.

Alleluia!

Vangelo: Lc 18,9-14

9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo». 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». 14Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

OMELIA (Lc 18, 9-14)

 

Il brano del Vangelo di oggi, è uno splendido insegnamento su ciò che evangelicamente si deve intendere per religione e per fede.

Il fariseo della parabola rappresenta la religione, ossia il tentativo di ‘legarsi’ alla divinità attraverso un armamentario religioso fatto di pratiche, preghiere, adempimento di norme, regole e precetti. L’uomo ‘religioso’, ha dunque la presunzione di pensare che la propria giustizia derivatagli dall’assolvimento dei suoi doveri, sia sufficiente a ricevere il premio da parte del ‘suo’ Dio.

Come se Dio potesse premiare, magari con benedizioni, salute e grazie speciali, chi non manca di condurre una vita irreprensibile. Questa è la perversione della religione, che ha fatto del rapporto con Dio un commercio,  arrivando ad identificare questo con la salvezza.

Il pubblicano invece rappresenta l’uomo di fede, principio autentico di salvezza. Paolo è chiarissimo su questo punto: «sapendo tuttavia che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge; poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno» (Gal 2, 16).

Non sarà mai la nostra ‘ricchezza’ religiosa a ‘legarci’ a Dio. Egli è già parte di noi a prescindere,  è ‘l’anima dell’anima nostra’ (J. Green), per questo possiamo vivere riconoscendo ed accettando quel che siamo, con tutte le nostre debolezze, le nostre ferite, giungendo così a credere maggiormente alla sua misericordia che alla nostra miseria.

Il peccatore di questa parabola ci sta insegnando che il proprio “vuoto”, la propria pochezza e debolezza, può diventare – se lo vogliamo – la nostra ricchezza.

La mia miseria è misura della sua misericordia.

Dio è la presenza che riempie assenze.

Il peccato è la nostra parte di Vangelo” (Silvano Fausti).

Ma un altro insegnamento interessante ci fa dono il Vangelo di oggi.

Il fariseo, nella sua presunzione si permette di giudicare il disgraziato che gli è accanto, dall’alto della sua giustizia. Ebbene, il riconoscerci per ciò che siamo realmente, accettare la nostra verità, ci sottrae dal giudizio dell’altro. Se faccio realmente esperienza del mio limite e insieme della misericordia del Padre, non potrò più giudicare nessuno, perché gli altri non saranno mai peccatori quanto lo sono io. Come Paolo, arriverò anch’io a riconoscermi come il primo di tutti i peccatori (1Tm 1, 15), ma un peccatore perdonato. Per questo saprò frequentare, da fratello, tutti i peccatori del mondo.

«Allora Cristo ci dirà: venite anche voi, venite, o ubriaconi! Venite, o deboli! Venite, o dissoluti! E ci dirà: esseri vili, siete creati ad immagine della bestia e siete segnati dalla sua impronta. Venite comunque anche voi! E i saggi diranno, e i prudenti diranno: “Signore, perché li accogli?”

Ed egli dirà: Se li accolgo è perché ciascuno di essi non se ne è mai giudicato degno.

E ci tenderà le braccia, e cadremo ai suoi piedi, e scoppieremo in singhiozzi e allora comprenderemo ogni cosa. Sì, allora comprenderemo tutto» (Dostoevskij, Delitto e castigo).

 

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri

  • "chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». ,

  • La mia miseria è misura della sua misericordia.

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    Omelia

    di Don Paolo Scquizzato,

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    - Anno C -

    di Don Paolo Scquizzato,

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    Anno C –

    di Don Paolo Scquizzato,

    Prima lettura: 1Re 19,16b.19-21

    Ungerai Ieu, figlio di Nimsì, come re su Israele e ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto.
    19Partito di lì, Elia trovò Eliseo, figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. 20Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò». Elia disse: «Va' e torna, perché sai che cosa ho fatto per te». 21Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio.

    Salmo: 15

    Rit.: Mio Signore, sei tu il solo mio bene.

    Alleluia, Alleluia, Alleluia.

    Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

    2 Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu,

    5 Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
    nelle tue mani è la mia vita. Rit.

    7 Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
    anche di notte il mio animo mi istruisce.

    8 Io pongo sempre davanti a me il Signore,
    sta alla mia destra, non potrò vacillare. Rit.

    9 Per questo gioisce il mio cuore
    ed esulta la mia anima;
    anche il mio corpo riposa al sicuro,

    10 perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
    né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Rit.

    11 Mi indicherai il sentiero della vita,
    gioia piena alla tua presenza,
    dolcezza senza fine alla tua destra.
    Rit.

    Seconda lettura: Gal 5,1.13-18

    1 Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.

    13Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l'amore siate invece a servizio gli uni degli altri. 14Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 15Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!

    16Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. 17La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
    18Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.

    Canto del Vangelo: 1Sam 3,9; Gv 6,68c

    Alleluia, alleluia!

    Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna

    Alleluia!

    Vangelo: Lc 9,51-62

    Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

    57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

    OMELIA

    Il cristianesimo non è questione di adeguamento, ma di compimento.
    Non siamo chiamati ad imitare Cristo, ma a dargli compimento in noi, concedere spazio al principio divino che ci portiamo dentro, entrarci in contatto sino ad esserne trasformati.
    La nostra vita dunque non consisterà nell’adeguarsi a verità estrinseche a noi (la legge), ma nel portare alle estreme conseguenze la verità che siamo, il nostro essere umani.
    Il Vangelo di oggi ci dona anche il segreto perché tutto questo possa compiersi: abbandonare tane, nidi e padri. Traducendo, potremmo affermare che è necessaria la ferma decisione di rompere anzitutto con l’immagine della madre; tane e nidi sono simbolo dell’utero materno, il mondo dei bisogni e delle sicurezze. Gesù invita a rompere con tutto ciò che ha a che fare con i nostri sogni, le nostre fiducie e certezze, di qualsiasi genere materiali, immaginifiche, religiose siano.
    Ora, questa rottura non va letta come rinuncia fine a se stessa, bensì come possibilità per un’autentica libertà. È nel vuoto e nell’abbandono – ossia ciò che la mistica chiama puro silenzio – che il divino può finalmente compiersi in noi. L’io deve essere liberato non tanto da qualcuno o da qualcosa, bensì ‘per’ qualcuno, perché Lui possa compiersi in pienezza. Attenzione tane e nidi possono includere anche le nostre immagini di Dio, il nostro presunto rapporto con lui nel quale siamo soliti trovare protezione, comprensione, rifugio, aiuto. È interessante notare che solo nel momento in cui Gesù sulla croce grida: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?» (Mt 27, 46; Mc 15, 34), sperimenta anche l’unione massima col Padre, il compimento del suo essere umano, la risurrezione.

    Gesù invita a rompere altresì con l’immagine del padre (v. 60), ossia col mondo di quegli affetti, di quei doveri, di quei rapporti che hanno il potere di determinarci, esercitare un forte impatto su noi, dominandoci. Proviamo a chiederci: quanto potere abbiamo concesso alle ‘personalità forti’ nella nostra vita, impedendoci di fatto di vivere in pienezza?
    Occorre insomma abbandonare i morti (cfr. 60), slegarci da quei fantasmi che presumiamo essere capaci di donarci vita dall’esterno. No, l’essenziale per vivere abita in noi. Occorre solo crederci fino in fondo, prenderne consapevolezza e poi concedergli spazio e farlo crescere, fino alla nostra piena trasformazione.

    CAMMINO DELLA SETTIMANA

    Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:


    "Ti seguirò ovunque tu vada"


    L’essere ad immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 2, 27),


    non è dunque qualcosa che si è compiuto all’inizio, ma è la nostra destinazione,

    il compimento del nostro crescere nell’amore.

    Buon cammino!

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    Solennità del Corpo e del Sangue di Cristo

    19 Giugno 2022

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    Domenica, 05 Giugno 2022 12:55

    SS. Trinità – 12 Giugno 2022

    Anno C –

    di Don Paolo Scquizzato,

    Prima lettura: Pro 8,22-31

    22Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività,
    prima di ogni sua opera, all'origine.
    23Dall'eternità sono stata formata,
    fin dal principio, dagli inizi della terra.
    24Quando non esistevano gli abissi, io fui generata,
    quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua;
    25prima che fossero fissate le basi dei monti,
    prima delle colline, io fui generata,
    26quando ancora non aveva fatto la terra e i campi
    né le prime zolle del mondo.
    27Quando egli fissava i cieli, io ero là;
    quando tracciava un cerchio sull'abisso,
    28quando condensava le nubi in alto,
    quando fissava le sorgenti dell'abisso,
    29quando stabiliva al mare i suoi limiti,
    così che le acque non ne oltrepassassero i confini,
    quando disponeva le fondamenta della terra,
    30io ero con lui come artefice
    ed ero la sua delizia ogni giorno:
    giocavo davanti a lui in ogni istante,
    31giocavo sul globo terrestre,
    ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo.

    Salmo: 8

    Rit.: Manda il tuo Spirito, Signore,

    a rinnovare la terra.

    Alleluia, Alleluia, Alleluia.

    4 Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
    la luna e le stelle che tu hai fissato,

    5 che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi,
    il figlio dell'uomo, perché te ne curi? Rit.

    6 Davvero l'hai fatto poco meno di un dio,
    di gloria e di onore lo hai coronato.

    7 Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
    tutto hai posto sotto i suoi piedi Rit.

    tutte le greggi e gli armenti
    e anche le bestie della campagna,

    9 gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
    ogni essere che percorre le vie dei mari. Rit.

    Seconda lettura: Rm 5,1-5

    1 Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. 2Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l'accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. 3E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, 4la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. 5La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

    Canto del Vangelo:

    Alleluia, alleluia!

    Gloria al Padre e al Figlio a allo Spirito Santo, a Dio che è, che era e che viene.

    Alleluia!

    Vangelo: Gv 16,12-15

    12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

     

    OMELIA

    Lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità”. 

    È bellissimo sapere che la vita stessa di Dio – lo Spirito – che già abita in noi, ci sta guidando pian piano verso una meta di compimento, che è la nostra verità, la pienezza del nostro essere, la nostra realizzazione, se vogliamo la nostra personalissima perfezione.

    L’Amore riversa se stesso nel nostro cuore (Rm 5, 5), ed esso comincia a fiorire, a crescere, a dilatarsi sino ad assomigliare al cuore stesso di Dio-Amore.

    L’essere ad immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 2, 27), non è dunque qualcosa che si è compiuto all’inizio, ma è la nostra destinazione, il compimento del nostro crescere nell’amore.

    La verità ci sta dinanzi, non alle nostre spalle.

    Non siamo perciò esseri decaduti, ma figli in via di compimento.

    La questione è essere disposti ad essere guidati verso il nostro pieno compimento, aperti a questa energia interiore che ci illumina e ci permette di ascendere alla nostra pienezza.

    Occorre quindi prestare molta attenzione allo Spirito che è dentro di noi, entrare in contatto con esso e fare così esperienza dell’essere abitati da sempre da un Dio-Amore, relazione, Trinità.

    Questa verità tutta intera, cui siamo chiamati fare esperienza e che ci sta dinanzi, è appunto la stessa Trinità, l’Amore manifesto. Ed è importante sottolineare che a questa splendida realtà siamo chiamati tutti a partecipare, non solo quelli che si reputano detentori della verità, nella fattispecie i cristiani.

    Qualcuno ha detto che “se la Chiesa traccia un cerchio, la maggioranza dell’umanità è fuori del cerchio, se il Padre traccia un cerchio c’è tutto, dentro”.

    Occorre misurarsi col cerchio del Padre. Se non lo capiamo è segno che siamo limitati.

    Viviamo nel frammento, e nessun segmento della linea è la linea.

    CAMMINO DELLA SETTIMANA

    Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

    "lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità,"

    L’essere ad immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 2, 27), non è dunque qualcosa che si è compiuto all’inizio, ma è la nostra destinazione, il compimento del nostro crescere nell’amore.

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