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Mercoledì, 28 Luglio 2010 08:37

“Il divorzio dal notaio? Un insulto al matrimonio”

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Avvenire, 04/07/2010: pag 13 (estratto) (Antonella Mariani)

No senza appello di Belletti, presidente del Forum  delle Famiglie, alla proposta del Cosiglio del notariato appoggiata da Alfano.

Il matrimonio come la compravendita di una casa. Come un qualunque contratto. Si va dal notaio, si firma, si paga la parcella e amici come prima: il divorzio è fatto. Basta con le lungaggini dei processi, basta con giudici e udienze, basta carte bollate. Scenari? Non proprio. Ha destato sorpresa e qualche preoccupazione la proposta, lanciata venerdì nel corso del Consiglio nazionale del notariato, di trasferire ai notai la gestione delle separazioni coniugati quando non ci sono figli. È stato lo stesso Guardasigilli Angolino Alfano, ospite d'onore della riunione del Consiglio, a confermare che i suoi tecnici, al lavoro per tentare di snellire la giustizia civile, stanno esaminando l'ipotesi di delegare ai notai alcune competenze, tra cui appunto le separazioni in assenza di figli, prima limitatamente agli aspetti patrimoniali, ma «se c'è la volontà, nel giro di qualche mese anche l'intera separazione». «Una logica di mercato che secondo noi non appartiene a quella della famiglia»:

è lapidario Francesco Belletti, sociologo e presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari. «Siamo nella logica della privatizzazione del rapporto di coppia. È un modo indiretto per banalizzare ciò che banale non è, cioè il matrimonio, che invece per noi è un legame rilevante per la società».

 

In tempi di trasformismo, cambiano le parole ma la sostanza no. In passato più di una volta si è parlato di «divorzio breve» - esistono varie proposte di legge al proposito -, ma ora per raggiungere lo stesso scopo si parla di necessità di semplificazione amministrativa e di alleggerire il lavoro dei giudici. «Si vuole addolcire la pillola. Il punto è che il problema di 5 milioni di processi pendenti solo in ambito civile - riprende Belletti - non lo si risolve con indulti, amnistie e altre scorciatoie, o togliendo dal foro giudiziario ciò che da esso è ragionevolmente tutelato, come il processo di separazione tra marito e moglie». L'aspetto che preoccupa il Forum delle famiglie, però, è la privatizzazione del rapporto di coppia: «Così si stabilisce che chi è sposato e non ha figli può fare ciò che vuole. Ma per noi il legame matrimoniale è socialmente rilevante, è un impegno preso non solo tra due persone ma con l'intera società, davanti a un pubblico ufficiale. Noi vediamo in questo legame la principale fonte della coesione sociale. E una alleanza tra una scelta libera e privata di un uomo e una donna e la responsabilità pubblica. Delegando ai notai la gestione della separazione, si sancisce invece che il matrimonio è solo un contratto, un fatto privato».

E c'è anche un altro aspetto: se possono rivolgersi al notaio solo gli sposi che non hanno figli, il provvedimento avrà un effetto paradossale: «II messaggio è che i figli sono un peso, un vincolo alla libertà. Se una coppia senza figli potrà andare dal notaio, perché non una coppia con figli che opta per una separazione consensuale? Insomma, ci sarebbe subito chi si sente discriminato...», nota Belletti. Infine, una stoccatina al governo: «In Italia c'è un pensiero bipartisan, trasversale, contro la famiglia come valore sociale. Però a questo governo, che spesso proclama il valore della famiglia, si chiederebbero maggiori coerenza e consapevolezza. Queste idee, che apparentemente riguardano la semplificazione amministrativa, in realtà sono minacce reali al valore famiglia».

 

Antonella Mariani

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