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Venerdì, 14 Gennaio 2011 09:36

Protagonismo nel territorio

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Politiche/Regione Veneto. Un particolare monitoraggio ha seguito con attenzione i progetti di promozione del protagonismo familiare nella Regione Veneto. Attraverso la valorizzazione della rete si è cercato, infatti, di stimolare iprocessi di aggregazione e solidarietà tra le famiglie, per unire le forze e sostenersi nelle difficoltà.

Politiche/Regione Veneto. 

Un particolare monitoraggio ha seguito con attenzione i progetti di promozione del protagonismo familiare nella Regione Veneto. Attraverso la valorizzazione della rete si è cercato, infatti, di stimolare iprocessi di aggregazione e solidarietà tra le famiglie, per unire le forze e sostenersi nelle difficoltà.

La Regione Veneto, con il "Piano Infanzia, Adolescenza Famiglia 2008/2009", ha sviluppato alcuni temi già previsti nella programmazione 2004/2006, con l'intenzione di favorire il consolidamento del sistema delle reti di famiglie. Un esempio di attenzione al tema della famiglia, oggetto di vari altri provvedimenti negli ultimi anni (per esempio: la promozione del "Marchio Famiglia", del "Distretto Famiglia", ecc.), su cui la Regione ha ritenuto opportuno attivare un percorso di approfondimento per verificare quanto realizzato a livello locale, ai fini della predisposizione della nuova programmazione regionale1.

I principali risultati

I progetti di promozione del protagonismo familiare sono stati previsti in 16 dei 21 piani locali della Regione Veneto. Attraverso il lavoro delle "comunità di pratiche"2, le esperienze di promozione delle reti di famiglie3 elaborate nei vari territori sono state ri-classificate secondo due distinti modelli di intervento:

  1. la promozione delle reti di famiglie solidali, con la finalità di attivare dei gruppi di persone in grado di prendersi cura per periodi limitati di famiglie con figli, o in procinto di averne, in situazioni di fragilità (per problemi "leggeri" che non implicano l'attivazione di altri interventi istituzionali);
  2. o sviluppo di reti per la promozione della comunità locale, con la finalità di riattivare tutte le connessioni di un territorio e far emergere le possibili risposte alle necessità delle famiglie con figli, non necessariamente in momenti di fragilità ma anche nella vita quotidiana.

Per il successivo approfondimento qualitativo sono stati individuati due territori4 nei quali si è andati a verificare se e come si siano sviluppate delle reti di famiglie. Entrare in relazione con le reti non è stato facile perché, spesso, queste non sono dichiarate e i servizi "istituzionali" (Enti Locali e Azienda Ulss) non sempre sono in grado di intercettarle e conoscerle, anche perché maggiormente concentrati sugli aspetti di natura assistenziale/ emergenziale. Fra i principali motori che possono innescare l'avvio di aggregazioni di famiglie, che non sempre si traducono in esperienze durature, si trovano:

  • l'accoglienza, anche attraverso lo strumento dell'affido: l'idea di fondo è che all'interno della comunità si possa creare un tessuto di solidarietà che porti le famiglie ad aprirsi e a mettere a disposizione il potenziale di accoglienza che hanno verso i bambini in difficoltà;
  • l'auto-mutuo aiuto tra famiglie: in questo caso l'aggregazione tra famiglie avviene soprattutto in casi di forte vicinanza territoriale e anche valoriale, per sviluppare forme di solidarietà reciproca, in particolare l'aiuto per l'accudimento dei figli piccoli come l'accompagnamento a scuola o ad attività pomeridiane, l'utilizzo di mezzi di trasporto in maniera collettiva ma anche forme di solidarietà concreta come l'aiuto economico in caso di difficoltà;
  • la promozione di iniziative a favore dei bambini e delle famiglie: questa motivazione fa sì che si attivino delle forme di aggregazione che hanno come obiettivo quello di aiutare le famiglie con figli ad avere delle opportunità di crescita nel territorio in cui vivono come, per esempio, la realizzazione di attività ludico-espressive, o l'organizzazione di momenti di confronto su specifiche tematiche relative alla genitorialità;
  • a risoluzione di problemi specifici di un territorio: un ulteriore motivo di aggregazione può essere determinato dalla necessità di far fronte a esigenze comuni a un gruppo di famiglie, come, per esempio, la carenza di strutture scolastiche, l'utilizzo di parchi pubblici o la gestione di strutture.

Riprendendo alcuni elementi della definizione teorica delle reti di famiglie (vedi box), è possibile comprendere come essi si traducano nella realtà. Le reti di famiglie sono:

  • aggregazioni di famiglie: possono nascere a partire da stimoli esterni alle famiglie oppure da una specifica necessità di auto-mutuo aiuto;
  • si costituiscono in maniera informale: almeno inizialmente, il che rappresenta un'opportunità in quanto presentano il carattere di aggregazioni aperte e inclusive. Se poi, la rete di famiglie si pone degli obiettivi specifici e realizza delle attività, spesso si costituisce formalmente in associazione anche e soprattutto per poter ricevere attenzione da parte delle Istituzioni pubbliche;
  • a livello locale: il corto raggio di azione delle reti di famiglie è sicuramente una caratteristica comune alle esperienze registrate. Queste aggregazioni, per loro intrinseca natura, si sviluppano esclusivamente in ambito locale, intendendo con questo aree molto piccole (un quartiere, una scuola, una parrocchia ... ). E perciò a questo micro-livello territoriale che vanno pensati eventuali interventi che agevolino lo sviluppo delle reti. Quelli a più ampio raggio spesso non riescono a intercettare le risorse familiari disponibili a mettersi in gioco per il miglioramento della qualità di vita propria e di quella delle altre famiglie;
  • attorno a uno specifico bisogno delle famiglie: come si è visto, la molla per l'attivazione delle aggregazioni di famiglie può essere diversa ma sempre comunque all'interno di quello che può essere considerato un bisogno: di solidarietà e reciprocità, di accoglienza, di essere parte attiva del territorio, di essere presenti e propositivi nella vita dei figli, di incidere, in ultima analisi, sul benessere della società in cui ci si trova a vivere.

Per tale motivo queste aggregazioni possono considerarsi come parte importante di quel welfare comunitario al quale si vuole tendere, in quanto generatrici di ricchezza e di connettività tra individui e tra famiglie che sono alla base del capitale, sociale di un territorio. E’ assolutamente ragionevole supporre, e le analisi empiriche realizzate ne hanno dato conferma, che ci siano ovunque delle risorse attivabili in tal senso, ma che abbiano bisogno di "una scintilla" per attivarsi;

  • su diretta iniziativa delle famiglie stesse: questo segmento dell'affermazione può essere messo in parte in discussione alla luce delle evidenze empiriche in quanto non sempre le aggregazioni tra famiglie nascono su diretta iniziativa delle famiglie stesse, ma sulla base di un impulso esterno. Questa "scintilla", però, deve essere occasione di empowerment delle famiglie che poi debbono divenire autonome nel loro percorso;
  • in relazione eventuale con le Istituzioni: nelle interviste realizzate le Istituzioni sono spesso evocate come le grandi assenti. Spesso le aggregazioni di famiglie si sentono di "vicariare" le istituzioni, in modo particolare il Comune.

Le esperienze intercettate nascono e si sviluppano al di fuori delle Istituzioni ma tengono sempre bene aperta la porta dei collegamenti, sperando di diventare interlocutori di un Ente pubblico che sovente viene vissuto come distante e troppo impegnato a far fronte alle emergenze.

 Indicazioni operative

Le riflessioni teoriche e le evidenze raccolte nelle indagini svolte sul campo concordano nell'identificare alcuni nodi critici la cui risoluzione è conditio sine qua non per una corretta ed effettiva valorizzazione delle reti di famiglie nella Regione Veneto. Ci limitiamo a evidenziare quelli relativi ai due attori principalmente coinvolti in queste politiche: gli Enti pubblici e le famiglie.

Gli Enti pubblici. L'Ente pubblico, il Comune in primis (o i Comuni associati, stante la piccola dimensione di molti Comuni del Veneto dove 321 su 581, ovvero il 55,2%, contano meno di 5.000 abitanti), dovrebbe impegnarsi a creare le condizioni per la nascita delle reti di famiglie (supportandone l'avvio e il consolidamento) e/o a sostenere le reti esistenti, con la presenza di operatori adeguatamente formati, ma dovrebbe rinunciare al tentativo di regolarne lo sviluppo.

Ecco alcuni nodi critici:

  • uno prevalentemente tecnico, ovvero la necessità di poter contare su operatori con formazione e abilità specifica per realizzare precise attività di empowerment delle famiglie;
  • uno politico, la maturazione della consapevolezza, da parte degli amministratori locali, del valore della sussidiarietà orizzontale e dell'autonomia delle reti di famiglie in un'ottica di welfare societario plurale.

Le famiglie. Il contesto facilitante che può derivare dalle azioni messe eventualmente in campo dalle Istituzioni, non può sollevare le famiglie dalle proprie responsabilità, in quanto va considerato che il processo di sviluppo delle reti di famiglie non può comunque essere imposto solo dall'esterno. Spetta quindi alle famiglie la responsabilità di far emergere le proprie esigenze ed esperienze, di promuoverle eventualmente anche all'attenzione delle stesse Istituzioni, cercando di dare chiara evidenza della specificità relazionale e della soggettività sociale della famiglia.

Ecco alcuni nodi critici:

  • il grado di consapevolezza delle famiglie circa la propria responsabilità sociale, in particolare nei confronti del micro-contesto in cui vivono e del benessere nelle relazioni sociali tra individui e tra famiglie;
  • la necessità di sviluppare in modo adeguato un reale processo di empowerment delle famiglie.

 
 Francesco Gallo, Romano Astolfo

(dirigente Servizio Famiglie e Servizi Sociali Regione Veneto;

responsabile del progetto Piaf 2008-2009 della Regione Veneto). 
Famiglia Oggi n. 4/2010

 

NOTE

  1. La pubblicazione da cui è tratto il presente articolo (I risultati del percorso di accompagnamento al Piano Infanzia, Adolescenza, Famiglia 2008/2009 - Approfondimento tematico "Gli interventi di promozione delle reti di famiglie") è scaricabile dal sito dell'Osservatorio Nuove Generazioni e Famiglia della Regione Veneto (www.minorigiovanifamiglia.veneto.it) ;
  2. Cfr. Report "Esiti delle comunità di pratiche" prodotto nell'ambito del progetto "Accompagnamento e monitoraggio del Piano Infanzia, Adolescenza e Famiglia 2008/2009", a cura di Sinodè s.r.l.;
  3. Famiglie con figli in età minore;
  4. Ulss n. 10 Veneto Orientale e Ulss n. 19 di Adria.

 

Letto 2284 volte Ultima modifica il Venerdì, 06 Luglio 2012 08:47

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