Famiglia Giovani Anziani

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Martedì, 13 Luglio 2004 22:06

Le sorprese del dialogo (Thomas Michel s.j.)

Se c'è vero dialogo, nessuna delle due parti coinvolte rimane come prima. Quando osservo come Dio ha arricchito la mia vita e reso più profonda la mia fede per essere stato in dialogo con gli altri, mi sento incoraggiato e animato nella speranza.

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Martedì, 13 Luglio 2004 21:58

Relazioni tra cristianesimo e islam

di Fouad Twal, Vescovo di Tunisi

I vescovi cattolici le cui diocesi si trovano all'interno di nazioni islamiche, sono spesso interrogati sul senso della loro presenza e della loro missione. La società musulmana ha, infatti, le proprie radicate convinzioni, che non sempre vanno d'accordo con il "Credo" cattolico; d'altra parte, compito di un vescovo non è certo quello di cambiare tutta la società musulmana. L'esperienza della Tunisia nelle parole del vescovo di Tunisi.

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Martedì, 13 Luglio 2004 21:53

Religioni in dialogo per un ethos comune

di Adel Jabbar (*)

Fare un bilancio dei rapporti fra il cattolicesimo guidato da Giovanni Paolo II e l'islam è certamente impegnativo ed è difficile da fare in poche battute. Mi limiterò a parlare della mia esperienza personale di rapporto con il cattolicesimo in una realtà specifica quale quella della città di Trento e del Trentino Alto Adige nella quale vivo.

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"Pace e/o guerra: cristiani e musulmani a confronto" è stato il titolo dell'VIII incontro cristiano-musulmano promosso dalle Acli di Modena e svoltosi nella città emiliana il 16 e 17 novembre 2002. Un titolo reso obbligatorio da quanto accaduto nell'anno a livello mondiale, dopo gli attentati dell'11 settembre e dopo la dichiarata guerra internazionale contro il terrorismo, sempre a rischio di trasformarsi in "guerra di civiltà", o, peggio, in "guerra di religione".

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Martedì, 13 Luglio 2004 21:39

Una "catena" di pace

La proposta di una Giornata del dialogo cristiano islamico
intervista a Brunetto Salvarani
a cura di Giuseppe Caffulli

«Vogliono fare del 29 novembre prossimo una giornata di lutto e distruzione. Sarebbe la data., secondo quanto ci racconta la stampa, internazionale, del previsto attacco all'Iraq. Una data non casuale: si tratta infatti dell'ultimo venerdì del Ramadan, il mese sacro per i musulmani, il mese del digiuno e della preghiera. Si vuole colpire un popolo, ma anche un simbolo religioso, fomentando l'odio contro l'islam e promuovendo l'idea dello "scontro tra civiltà". Noi non vogliamo piegarci a questa logica. Per questo proponiamo che il 29 novembre diventi un giorno di pace, di preghiera e di fraternità: una vera e propria "catena" del dialogo che testimoni l'insensatezza della guerra».

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Martedì, 13 Luglio 2004 21:31

Cristiani e musulmani in dialogo e oltre

RAPPORTO DELLA CONSULTAZIONE INTERNAZIONALE

L'incontro era co-presieduto da Mohamed S. E1-Awa, noto giurista egiziano, e da Aram I, catholicos (patriarca) armeno di Antélias (Libano), e moderatore del Comitato centrale del Cec. Erano presenti, tra gli altri: Konrad Raiser, segretario generale del Cec, e Tarek Mitri, che al Cec si occupa delle relazioni interreligiose; Mons. Michael Fitzgerald, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso; Vivian Fouad, del Centro copto di studi sociali (Egitto); Riad Jarjour, segretario generale del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Cipro); Josiah Idowu- Fearon, vescovo anglicano di Kaduna, Nigeria; pastore Jay Rock, ufficio delle relazioni interreligiose del Consiglio nazionale delle Chiese (Usa); Abdelouahed Belkeziz, segretario generale dell'Organizzazione della Conferenza Islamica; Sayyid Mohammad Ali Abtahi, presidente dell'Istituto per il dialogo interreligioso e vice presidente della Repubblica islamica dell'Iran; Hamid Bin Ahmand Al-Rifaie, presidente del Forum internazionale islamico per il dialogo (Arabia saudita); Alhaj Muhammad Sani Isah, esponente della comunità islamica di Kaduna, Nigeria; Muhammad Hashim Kamali, professore alla Università islamica internazionale della Malaysia; Nadia Mahmoud Mostafa, del Centro per gli studi politici dell'Università del Cairo; Ifet Mustafic, ufficio del GrandMufti della Bosnia Erzegovina.

Una Consultazione internazionale su "Cristiani e musulmani in dialogo ed oltre" si è svolta a Ginevra, il 16-18 ottobre 2002, ospite del Consiglio ecumenico delle Chiese. Essa ha visto convenire insieme rappresentanti delle maggiori Organizzazioni internazionali musulmane e cristiane, studiosi e persone attive nel lavoro delle comunità musulmane e cristiane locali.

La Consultazione era ben cosciente dei recenti avvenimenti che pesano sulle relazioni tra le due comunità di fede nel mondo, soprattutto l'attacco terroristico al World Trade Center di New York, giusto un anno fa, le minacce di guerra contro l'Iraq, la perdurante pena e sofferenza in Palestina, specialmente nella nostra condivisa città di Gerusalemme. A causa della globalizzazione dell'informazione, tali eventi in cui musulmani e cristiani sono percepiti come in conflitto sono trasposti in altre parti del mondo, spesso contribuendo al peggioramento di situazioni che pur con quegli eventi non avevano rapporto. Malintesi, mutui pregiudizi e mancanza di fiducia sono allora sfruttati per i loro scopi da politici e da estremisti per contrapporre le comunità le une alle altre.

Condanniamo un tale sfruttamento del sentimento religioso ed una tale distorsione degli insegnamenti delle nostre due fedi che, noi affermiamo, condividono comuni principi di pace, giustizia e dignità umana per tutti. In particolare, siamo uniti nel condannare il terrorismo, l’uso indiscriminato della violenza e della oppressione del debole, chiunque lo compia. Chiediamo a tutte le parti in causa di permettere alla città di Gerusalemme di esperimentare realmente la santità che tutte le fedi abramitiche le attribuiscono.

La Consultazione è il frutto di molti anni di esperienze dei partecipanti e di innumerevoli progetti ed esperienze di musulmani e cristiani che lavorano insieme. Abbiamo affermato la realtà del dialogo e della cooperazione tra cristiani e musulmani e riconosciuto il contributo che queste esperienze hanno dato alla riconciliazione e alla cooperazione in molti luoghi. I mutui stereotipi che ancora impregnano molte comunità e culture possono spesso portare ad una violenza collettiva e insensata di una comunità contro l'altra. Ma in altri luoghi tutto ciò è stato rimpiazzato dalla mutua fiducia e dal lavorare insieme per il bene comune. Queste ultime esperienze debbono essere diffuse più ampiamente.

Nei nostri colloqui siamo stati incoraggiati nell'apprendere di molte iniziative locali di cristiani e musulmani, donne e uomini, preti pastori ed imam, per approfondire lo spirito del vivere insieme, per riparare i danni fisici e mentali causati dal conflitto e per ristabilire fiducia e mutua comprensione. Purtroppo il mondo non sa abbastanza che tali iniziative in molte parti dell'Africa, dell'Asia, del Medio Oriente, dell'Europa e degli Stati Uniti.

In quanto musulmani e cristiani vediamo ed apprezziamo come volontà di Dio il fatto della diversità religiosa e culturale.

Insistiamo particolarmente sul ruolo dell'educazione attraverso e per le nostre comunità come un punto-chiave in cui creare quella fiducia e mutua comprensione che sono essenziali per resistere ai tentativi di sfruttare le differenze religiose per fini distruttivi. Vogliamo sottolineare che, per raggiungere questo scopo, il nostro modo di educazione deve portare cristiani e musulmani a collaborare nello sviluppo dei curricula, dei libri di testo e della formazione degli insegnanti: non è più tempo di parlare gli uni degli altri, ma dobbiamo parlare gli uni con gli altri.

Le nostre fedi musulmana e cristiana ci spingono a condividere un comune sentire della dignità dell'essere umano e su questa base insieme affermiamo i fondamentali diritti degli individui e dei gruppi come espressi nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani e sui reciproci doveri che da questi diritti derivano. Affermiamo che tutti, a prescindere dalla religione, dalla razza, dalla etnia, dal genere o dalla classe sociale, hanno titolo a pieni ed eguali diritti di cittadinanza e libertà di espressione e religione a qualsiasi Paese essi appartengano. In particolare, noi affermiamo che la partecipazione a eguali diritti delle religioni e delle comunità religiose negli affari pubblici localmente, nazionalmente e internazionalmente non è solamente un diritto ma anche un dovere che sgorga direttamente dal nostro impegno di gente che crede che le nostre Scritture ed il cuore dei nostri insegnamenti contengono un messaggio essenziale per la società di oggi. Ne consegne che affermiamo anche la libertà dell'individuo di aderire alla religione di sua scelta, e che è compito dello Stato proteggere i pieni ed eguali diritti di tutte le comunità religiose di organizzarsi e di partecipare in modo appropriato ai pubblici affari.

Spinti dagli sviluppi degli avvenimenti nel mondo, come pure da recenti tragici conflitti locali, noi, musulmani e cristiani insieme, ci impegniamo nella ricerca della giustizia e nella prevenzione dei conflitti e della incombente violenza. Siamo profondamente preoccupati perché il mercato globale ed i sistemi dell'informazione minacciano di creare nuove strutture di oppressione che potrebbero nutrire l'estremismo e la militanza e provocare atti di violenza. Chiediamo ai leaders politici di resistere alla tentazione di incolpare e demonizzare, in modo semplicistico e populista, intere comunità, e di rifiutare di sostenere quelli che vorrebbero sfruttare i conflitti altrui per i loro propri scopi locali.

Ci opponiamo alla identificazione della violenza e del terrorismo con una religione o comunità particolare. Chiediamo ai leaders delle nostre religioni, a tutti i livelli, di farsi carico delle ingiustizie sociali, economiche e di altro tipo che gravano sul loro ambiente, e di non voler usare queste ingiustizie per alimentare odi religiosi. In questa linea, i leader cristiani e musulmani possono e debbono trovare vie per lavorare insieme nel promuovere la cultura del dialogo e della mutua fiducia.

La Consultazione ha identificato un certo numero di specifici temi che raccomandiamo perché diventino priorità per i nostri sforzi congiunti negli anni a venire, localmente, nazionalmente ed internazionalmente, nel campo dell'educazione, nell'attenzione alle percezioni delle nostre comuni responsabilità nell'arena pubblica, nell'impegno per la giustizia e la pace.

Ginevra, 18 ottobre 2002

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Martedì, 13 Luglio 2004 21:25

Punti di convergenza

 di Djénane Kareh Tager

Come sembra lontano il summit interreligioso di Alessandria, durante il quale una delegazione di Rabbini israeliani (tra i quali il Rabbino Capo Bakchi-Doron) si è intrattenuto a colloquio per tre giorni, con i capi religiosi cristiani e soprattutto mussulmani, tra i quali ultimi lo sceicco d’al-Azhar, Mohammed Tantaoui!

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