Formazione Religiosa

Domenica, 30 Dicembre 2007 00:53

Le grandi incertezze nella Chiesa attuale - seconda parte (José Comblin)

Vota questo articolo
(3 Voti)
Le grandi incertezze nella Chiesa attuale

(seconda parte)


di José Comblin


5. Il Vangelo e l'istituzione

Il compito principale della teologia consisterà nell’identificare che cosa appartiene al Vangelo, che cosa è stato proposto da Gesù e in che cosa consiste l’istituzione attuale, in funzione degli sviluppi storici. Gesù mai ha pensato a una Chiesa nella sua forma attuale. Questo non vuol dire che quello che esiste adesso non possa essere buono o cattivo. Ma molti elementi si devono all’influenza di movimenti culturali e di religioni non cristiane, perché le religioni non cristiane ebbero un’influenza profonda durante tutta la cristianità.

Nello stesso senso ha scritto Hans Küng , quando propose che si mettesse in risalto il nucleo-base del cristianesimo. Questo nucleo può essere soltanto quello che a noi proviene da Gesù stesso.

Per un lungo periodo di 1000 anni, soprattutto dal secolo XIV, la teologia è stata apologetica e si è dedicata a dimostrare l’identità di tutto l'apparato istituzionale della Chiesa, i dogmi, la morale, la liturgia, l’organizzazione ecclesiastica con il Vangelo. Mostrava la continuità. Ha cercato di dimostrare in un primo tempo che tutto stava nel Vangelo. Quando gli studi storici hanno reso questa posizione insostenibile, ha difeso il tema dell’omogeneità, ossia dello sviluppo omogeneo. La teologia ufficiale ha cercato di dimostrare che tutto il sistema istituzionale aveva per finalità e per effetto una migliore comprensione del Vangelo. Sarebbe stato uno schiarimento del Vangelo che ancora era confuso.

Ora, tutte queste spiegazioni sono puramente gratuite. Sono servite per mantenere la continuità della cristianità. Ma oggigiorno dobbiamo constatare che il Vangelo è più chiaro che tutto il sistema che si è costruito sopra di esso con la pretesa di spiegarlo meglio.

Questa teologia apologetica è stata al servizio della gerarchia, per difendere lo “statu quo” della cristianità, ma ha impedito che la Chiesa desse una risposta adeguata alle sfide della modernità. Questa apologetica, prevalente fino al concilio Vaticano II, ancora non è scomparsa, soprattutto nelle innumerevoli facoltà di teologia situate a Roma. Per l’evangelizzazione del mondo e perfino del popolo cristiano, questa teologia è stata sterile. Più ancora: è condannata a essere sterile! Non convertirà nessun pagano, nemmeno i cattolici. E’ stata la base dei catechismi, ma i catechismi non hanno formato cristiani adulti maturi.

Questa apologetica ha fornito il materiale che ha permesso al magistero di dare una risposta negativa alle grida che sono sorte in mezzo alla cristianità per 1000 anni, grida che chiedevano una riforma. Ad ogni generazione ci sono stati cattolici che non potevano accettare l’istituzione, perché vedevano in essa una contraddizione con il Vangelo. Questo dibattito ha dato origine alle cosiddette “eresie”, che, in fondo, erano tutte forme di contestazione dell’istituzione. Ci sono stati molti scismi e molta repressione, ma mai c’è stata accettazione unanime delle posizioni difese dalla teologia ufficiale.

Quando il nostro compito sarà annunciare il Vangelo a tutti gli esseri umani senza posizioni di forza, senza poter contare su una imposizione, questa teologia sarà completamente fuori gioco. Non riusciremo con questa a conquistare nuovi membri all’istituzione.

Evangelizzare è provocare l’illuminazione dei cuori e delle menti, non attraverso la forza di una istituzione ma per la rivelazione divina che si è manifestata in Gesù.

Il principio della nuova teologia è che la Chiesa sta subordinata al Vangelo e non il Vangelo subordinato alla Chiesa. Durante la cristianità il potere ecclesiastico sosteneva che il sistema istituzionale era l’interpretazione fedele e l’espressione attuale del Vangelo. In pratica, la teologia serviva per dimostrare che la Bibbia appoggiava il sistema ecclesiastico cattolico, per subordinare il Vangelo all’istituzione. Adesso il compito è differente. Si tratta di scoprire che cosa è realmente rivelazione divina, separandola da tutti gli elementi che sono stati aggiunti.

Tutto quello che è stato aggiunto ha avuto un ruolo storico, positivo o negativo. Molti elementi sono entrati sotto la spinta di altre religioni, o per ragioni politiche o culturali del tempo. Possono aver avuto un effetto positivo o negativo, probabilmente qualcosa di positivo e qualcosa di negativo. Il problema è che le circostanze sono cambiate e molte aggiunte che sono state utili in passato appaiono come incomprensibili e inammissibili al giorno d’oggi.

Quando parliamo del Vangelo, vogliamo pensare a che cosa e quanto viene realmente da Gesù. Già negli stessi vangeli ci sono aggiunte che provengono dalle comunità e esistono, dentro la cultura giudaica in cui Gesù si esprime, vari elementi di mitologia. Non possiamo conservare queste mitologie dentro il nucleo centrale.

Sia chiaro che il popolo cristiano ha bisogno di istituzioni; ha bisogno di credenze definite, di riti e celebrazioni, di comunità, di organizzazione delle comunità. Ha bisogno di ministeri organizzati. Possiamo pure pensare che ha bisogno di mitologia. La sfida è che queste istituzioni aiutino effettivamente a introdurre il Vangelo nella vita. Non possono essere considerate come definitive, irriformabili, ma devono lasciare spazio per altre espressioni istituzionali quando i tempi saranno mutati.

Allo stesso modo i cristiani hanno bisogno di segnali di identificazione. Hanno bisogno di realizzare gesti significativi, pronunciare parole significative, cosa che permette loro di rinnovare la coscienza di appartenere a un popolo, il popolo di Dio. Tutti i popoli hanno segni di identità e il popolo di Dio pure. Ora questi segni devono essere comprensibili e avere un contenuto non essere puramente gesti meccanici.

In realtà, le grandi linee di una riforma dell’istituzione già sono state esplicitate molte volte negli ultimi trent’anni. Il problema è la volontà di cambiamento. Tutte le burocrazie hanno ripugnanza a qualsiasi tipo di cambiamento perché potrebbe provocare cambiamenti nella burocrazia stessa e rimettere in questione la carriera dei funzionari. Tutti desiderano che non cambi nulla. Ora, la burocrazia vaticana ha acquisito una forza inaudita durante il pontificato di Giovanni Paolo II che non ha manifestato nessun desiderio di cambiare nulla se non aggiungere nuovi servizi burocratici.

C’è nel popolo cristiano, a tutti i livelli, un’aspirazione a una decentralizzazione del potere romano. Tuttavia, e giustamente, è questa riforma che la Curia impedirà con tutti i mezzi a sua disposizione. Perché sarebbe per essa una perdita di potere e una soppressione di posti di lavoro.

Comunque, la sfida eccola lì e non dà segni di sparire. Il sistema burocratico attuale impedisce l’evangelizzazione del popoli e disincentiva le chiese locali. Ha provocato l’uscita di milioni di cattolici soprattutto in Europa e nell’America Latina. Solo il Vangelo di Gesù Cristo può convertire.

6. La Chiesa e il mondo

Il Concilio Vaticano II ha proclamato che la Chiesa sta al servizio del mondo e non è fine a se stessa. La sua finalità è la salvezza di tutti i popoli, dell’umanità intera.

Essa riconosce l’autonomia del mondo e riconosce che ormai non è la Chiesa che dirige il mondo, come nei tempi della cristianità. Nella Gaudium et spes si rinuncia al progetto della cristianità. Di fatto, le parole dicono una cosa ma la realtà è differente. In pratica gran parte della Chiesa agisce come se ancora ci fosse o come se potesse rifare una nuova cristianità simile a quella che c’era nella prima parte del secolo XX.

Quando avvenne la separazione della Chiesa e dello Stato in Brasile, i vescovi non seguirono le raccomandazioni del padre Jùlio Maria, ma elaborarono un programma di conquista del potere perduto, approfittando delle strutture della società repubblicana, in modo tale che la Chiesa potesse, in pratica, rifare una cristianità. Adottarono come priorità la strategia di sempre: evangelizzare per mezzo dei bambini e delle istituzioni di educazione. Di fatto in poco più di cinquant'anni e sotto la direzione del cardinale Leme, grande ammiratore della nuova cristianità di Europa, la Chiesa ha ricostituito in Brasile un grande potere. Dicevano che l’80% delle élite brasiliane erano state educate in collegi cattolici. Di nuovo, la Chiesa aveva una facciata impressionante. C’è stato, di nuovo, un’imbracatura tra Chiesa e Stato. La classe dirigente sentiva che c’era bisogno della Chiesa per mantenere il popolo sottomesso, e non risparmiava i favori e perfino i privilegi, dei quali furono beneficiarie istituzioni cattoliche.

Quasi tutti i paesi latino-americani hanno avuto una evoluzione simile. Il modello era lo stato di benessere dell’Europa occidentale, ossia un capitalismo mitigato da una legislazione sociale protettrice dei lavoratori e la conservazione dei valori etici tradizionali, soprattutto la famiglia. Vero è che c’era una differenza sui problemi delle campagne. Questa nuova cristianità non mise in questione la struttura della campagna e i lavoratori della campagna erano rimasti ignorati e senza influenza nella vita delle nazioni. Il piano CEPAL combinava con questo modello perché impediva al grande capitale mondiale di impadronirsi dell’economia nazionale, anche se aveva realizzato alcuni agganci. Tutto pareva stare in pace. Gli accordi tra i vescovi e Juscelino Kubitschek erano il simbolo delle armoniose relazioni dentro una neo-cristianità di fatto, in cui ufficialmente la Chiesa non aveva potere politico, ma lo teneva nella realtà, grazie alle relazioni cordiali tra il potere religioso e il potere civile, nazionale, statale o municipale.

E vennero i regimi militari. Eccetto che in Cile, dove Pinochet introdusse un nuovo modello di globalizzazione neoliberale a cominciare dagli anni ‘70, gli altri governi militari non cambiarono basicamente la struttura della società. In Brasile, la Chiesa assunse la difesa delle libertà civili dei diritti dei cittadini, con alcuni buoni risultati. Infatti, se paragoniamo i paesi, la repressione fu molto minore che in Argentina o in Cile o nei paesi dell'America centrale. Ma non c’è stato molto conflitto in relazione alla struttura sociale ed economica. In pratica i governi militari eccetto che in Cile, rimanevano in qualche modo fedeli alla concezione sociale della dottrina sociale della Chiesa, prolungando la fase precedente. Praticavano un nazionalismo che li proteggeva contro la contaminazione proveniente dal modello neoliberale. I governi militari concordavano con la dottrina sociale della Chiesa globalmente considerata. Per questo gli episcopati che collaborarono con i governi militari invocavano questo argomento.

Dopo i regimi militari, molti, e tra questi, il clero e l’episcopato, pensarono che saremmo tornati al sistema precedente, così armonioso, di relazioni pacifiche in cui la dottrina sociale poteva fornire l’ideologia di regimi del benessere sociale. Come novità, lo stato del benessere poteva pure far partecipare altri settori della popolazione, per esempio, i contadini. Pensavano che era arrivato il tempo della riforma agraria. Un’occhiata al Cile avrebbe potuto far sorgere qualche dubbio. Dato che in Cile la democratizzazione mantenne il modello neoliberale senza una vera discussione, e la Chiesa tacque: il partito democratico cristiano era il governo e rimase responsabile della continuità del modello neoliberale.

Entrò il nuovo modello di società che si chiama globalizzazione, o neoliberalismo - i nomi non contano. Tutto questo è successo nella decade degli anni ‘90, la “decade della vergogna” dopo “la decade perduta” degli anni ‘80. I paesi latino americani si sono aperti al modello neoliberale e si sono integrati nell’impero del neocapitalismo delle grandi multinazionali. Tutte cose arcinote.

Quello che era avvenuto nel primo mondo fin dagli anni ‘70 e, soprattutto, negli anni ‘80, entrò in America Latina negli anni ‘90 (in Cile, negli anni ‘70), senza effetti sensibili sui rapporti Chiesa-mondo.

Sotto parvenze democratiche, il potere fu trasferito dagli Stati ai grandi complessi finanziari e alle multinazionali. I governi ancora si proclamano fedeli alla dottrina sociale della Chiesa, ma il nuovo potere economico mondiale ignora completamente questa dottrina. I suoi criteri sono differenti. Tra il progetto della chiesa e il progetto del grande capitale non c’è più contatto. Il modello economico invoca l’autorità della scienza e contro la scienza non si può fare niente.

Questo significa che la dottrina sociale della Chiesa ha perso tutta la sua forza. Essa è diventata irrilevante, perché inefficace, senza effetto reale nella società. E’ come se non esistesse.

Perciò stiamo in una situazione nuova: una Chiesa del silenzio in mezzo a una società guidata dal valore supremo del denaro e in cui le norme sono la competitività e l'aumento di potere. Nessuno legge la dottrina sociale della Chiesa, perché tutti sanno coscientemente o incoscientemente che essa ha perso tutta la sua efficacia. La Gaudium et spes è diventata irrilevante, senza contenuto reale, perché non ha applicazione.

E così la Chiesa deve esprimere la sua testimonianza in un’altra maniera. Oggigiorno, pubblicare documenti o fare discorsi e irrilevante. Nessuno legge questi documenti, proclami, appelli e così via. Per il FMI, è irrilevante. Il mondo attuale ha bisogno di ricevere messaggi più concreti, più forti che riescano a mobilitare i media e a svegliare l’attenzione e l’emozione delle masse.

Ciò che fa una testimonianza oggigiorno non sono le parole ma i gesti. Il gesto di Daniele che rifiuta di adorare la statua di oro. Ma dove sta la statua d’oro? Sta a Davos, nel club di Parigi, nel FMI, nella OMC. Sta nelle multinazionali. Gli effetti sono innumerevoli: mercantilizzazione del lavoro, riduzione del lavoratore a schiavo dell’impresa, esclusione sociale di metà della popolazione, “favelizzazione” delle grandi città e così via. Non si tratta di piccoli scandali isolati, ma di fatti immensi. E per di più, questi fatti si riferiscono a esseri umani.

Quello che ci aspettiamo sono azioni profetiche di grande visibilità che manifestino la parola di Dio nell’umanità, in modo che essa possa, di fatto, raggiungere le moltitudini. Un esempio può illuminare questa necessità. Quando il vescovo di Barra, don Luis Flavio Cappio, fa lo sciopero della fame per richiamare l’attenzione sulle menzogne e le ingiustizie del progetto di trasferimento nelle acque del Rio San Francisco, tutti i media hanno comunicato la notizia e questa semplice azione è riuscita a provocare un dibattito nella opinione pubblica nazionale, e a sospendere, magari per sempre, il progetto. Se la CNBB non avesse pubblicato quel documento, nessuno sarebbe venuto a saperlo.

Al tempo dei regimi militari ci furono molti atti profetici simili, per esempio, da parte di vescovi di grande personalità, in Brasile, in Cile e molti paesi. La morte di Oscar Romero è stata un segno straordinario. In quel tempo i segni si destinavano ai popoli dominati da dittature militari.

Oggigiorno, il problema non sono più i militari. Al contrario, ci sono militari che possono tornare alla tradizione nazionalista molto forte nella storia latino-americana. Il nemico è il sistema economico dittatoriale mondiale che ha il suo centro nei paesi del primo mondo.

Da quando si fa uso del nuovo sistema di comunicazione nella Chiesa, tutta l’attenzione dei media è stata orientata alla persona del Papa Giovanni Paolo II, che ha monopolizzato il potere delle immagini, perché era l’unico cattolico riconosciuto dai media. Il Papa aveva il dono della comunicazione e, coscientemente o no, voleva essere l’unica star. Il Papa è riuscito a dare alla Chiesa una visibilità molto espressiva. Tuttavia, globalmente, il suo messaggio è stato orientato e in modo abbastanza unilaterale. Non era possibile che una sola persona concentrasse in sé tutta la missione di testimoniare la Chiesa.

La neocristianità creata dopo la rivoluzione francese favorì il sorgere di molte opere cattoliche. Queste riuscirono a mantenere in seno alla Chiesa gli antichi contadini di cultura rurale tradizionale. Non riuscirono a integrare gli operai, né gli intellettuali. Anche al giorno d’oggi appaiono molte opere “cattoliche”. Esse hanno i loro vantaggi e i loro effetti positivi.

Le opere cattoliche ormai non sono segnali forti nel mondo di oggi. Anzi, sembrano isole, rifugi, entità che rimangono sconosciute al resto del mondo. Servono ai cristiani tradizionali, ma non costituiscono un annuncio del Vangelo per la grande massa. Non esiste più nemmeno una massa di contadini di cultura tradizionale. Non mancano casi in cui il messaggio diffuso da queste opere è che “la Chiesa è ricca”.

Oltre a questo, esse fanno sì che non ci sia una presenza cattolica nelle istituzioni e nella società civile. Esse consumano le energie dei cattolici più preparati. Chi darà testimonianza in mezzo al mondo? Invece di essere inviati come missionari, i cattolici vivono insieme in una società parallela senza contatto con la grande società. Se la Chiesa continuerà a riservare per se stessa le migliori forze dei religiosi e dei laici, chi sarà presente e chi darà testimonianza nelle imprese, nei condomini, nelle favelas, nelle università, nei collegi e così via?

Oggigiorno esistono migliaia di associazioni, organizzazioni di lotta contro la società neoliberale. C’è spazio per i cattolici. Dato che in tutti questi movimenti c’è necessità di una ideologia, di progetti concreti, di dirigenti onesti. C’è spazio perché i cattolici si manifestino come i servitori più disinteressati, più dedicati, più onesti. Possono essere il sale della terra alla luce che sul monte attira gli sguardi.

Le esortazioni ufficiali dicono che i laici devono dare testimonianza nel mondo, ma come possono farlo, se sono mobilitati al servizio di istituzioni cattoliche? La Chiesa tiene occupate molte persone che potrebbero stare nel mondo. C’è una contraddizione tra il discorso ufficiale sui laici e la pratica istituzionale che non si interessa del mondo. La gerarchia dovrebbe assumere un atteggiamento più chiaro e dare orientamenti non contraddittori.

La sfida dei cristiani nel mondo è oggi molto più difficile che in passato. Perché il sistema è molto forte, molto autoritario. Dentro le imprese la vigilanza è totale. Nessuno può contestare, nessuno può protestare, nessuno può criticare. Chi non si sottomette come schiavo diventa sospetto e può essere eliminato. Per questo dare testimonianza cristiana suppone eroismo. Allo tempo stesso è necessario essere prudenti come serpenti. Non esiste libertà di espressione. Allo stesso tempo c’è una campagna di lavaggio cerebrale per manipolare le menti e ottenere che tutti si convincano che è necessario obbedire, che non ci sono alternative e che sono molto felici di stare nell’impresa. Tutte le scienze umane concorrono per sottomettere le menti. I media, le istituzioni, l’ambiente globale della società: tutto serve per scoraggiare qualunque tentativo di cambiamento. Per questo soltanto personalità forti, con convinzione molto forte, potranno dare testimonianza. La maggioranza rimarrà in silenzio. L’economia neoliberale ha la stessa forza degli imperatori romani. La pressione psicologica è forte. In pratica e di fatto la maggioranza cede e lascia perdere le proprie convinzioni.

Da qui la necessità di una preparazione e di un appoggio molto forte. Senza formazione molto profonda, nessuno potrà aprire la bocca nella società e tutti ripeteranno le menzogne divulgate dai media.

La parrocchia non dà questa formazione. Se vogliamo evangelizzare il mondo dobbiamo prendere come priorità la formazione dei laici in tutti gli ambienti. I migliori sacerdoti, i migliori religiosi e le migliori religiose devono essere riservati per questa formazione. Basta con la formazione dei bambini. E’ meglio lasciare la parrocchia senza prete, dato che i laici possono assumerne quasi tutti i compiti. Anche una prima generazione di laici formati possono essere formatori. Ma questo esige dieci anni. Se non si ha il coraggio di formare i laici che dovranno lottare contro una struttura più dura che l’impero romano, perché sottomette le menti, non ci sarà presenza della Chiesa nel mondo, nonostante tutti i testi e tutti i bei discorsi.

Tanto per fare un esempio, la corruzione esiste a tutti i livelli e in tutte le imprese. E’ un fatto mondiale, non tipicamente brasiliano. I media parlano di casi di corruzione nella vita politica, perché possono farlo senza temere la repressione. Ma nessuno ha il coraggio di denunciare i casi di corruzione nelle imprese, nell’industria, nel commercio, nei trasporti, nelle prigioni, nelle scuole, negli ospedali, nelle amministrazioni pubbliche e perfino nel calcio, che adesso è una grande impresa. La regola è che tutti praticano corruzione. Come può mutare questo? Le leggi non si applicano perché tutti danno copertura. Nessuno sa niente, nessuno ha visto niente, nessuno ha sentito parlare di niente. Chi potrà essere onesto e impedire a se stesso di entrare nel circolo della corruzione? Bisogna disporre di un’energia senza pari.

La vita attuale è una preoccupazione permanente per non perdere il posto di lavoro, per chi ce l'ha già, o per cercare un impiego, un posto di lavoro per chi non ce l'ha, o per rimediare un lavoretto per sopravvivere per chi già ha smesso di cercare un posto di lavoro. Tra tutti esiste una competizione. Per avere un posto di lavoro bisogna rendersi gradevoli, adulare e, soprattutto, avere buone referenze. In quest’ambiente, come mantenere l’equilibrio? Come vivere serenamente con tali minacce? Solamente eroi.

La pressione sociale è così forte che senza una profonda mistica non c’è modo di salvarsi. Il clero non partecipa a tutto quello che a succede nella società; abita in un luogo privilegiato e, per questo, non sa quello che succede. La gerarchia non è cosciente delle sfide della società attuale. Non serve pensare che con lo sviluppo queste cose miglioreranno da se stesse perché nel mondo sviluppato questi problemi sono più forti ancora.

Per questo, senza mistica non si può agire come cristiani nel mondo. Rahner già diceva che nel XXI secolo la Chiesa sarà mistica o non sarà. La formazione parrocchiale non basta. Per di più, chi non va al culto, sono giustamente le persone che non vivono in questa pressione permanente.

Non esiste una forma unica di mistica. C’è una grande varietà di mistiche che stanno sorgendo. Senza una vita in permanente presenza di Dio, nessuno ce la fa. Oggigiorno la mistica non può essere vissuta in un rifugio lontano dal mondo, se non vuoi essere un privilegiato, salvo alcune vocazioni molto eccezionali. Deve essere vissuta nella società come nei primi tempi, cioè, in una società contraria al Vangelo, aliena ai valori morali, in una società senza amore e nella quale tutti sono rivali e tutti possono essere possono farsi male, essere licenziati, essere abbandonati.

L’economia neoliberale, il modo come si fa la globalizzazione, non è inevitabile. Il superamento di questo sistema è la grande meta del secolo XXI. Non si farà in pochi anni. C’è un risvegliarsi, ma ancora manca la partecipazione dei cristiani in questo risvegliarsi. Gli uomini e le donne che stanno lì già praticano la vita evangelica. Sono della Chiesa, ma hanno bisogno di riconoscersi, conoscersi e mutuamente solidarizzare in vista di un mutuo appoggio. Questo sarà il ruolo delle piccole comunità. Senza piccole comunità gli eroi si stancheranno e si scoraggeranno. Con una Chiesa viva, gli eroi possono moltiplicarsi e trasformare questo mondo.

C’è una terribile contraddizione tra l’aspirazione alla libertà che nasce nella rivoluzione culturale degli anni ‘70 e il sistema di economia mondiale che esercita una dittatura sui corpi e sulle menti. Chi sta sul fronte della lotta per superare questa contraddizione darà un segnale. Il messaggio di Gesù non sarà diffuso partendo dal potere, ma partendo da persone eroiche che si piazzano sul fronte del combattimento soltanto con la forza di Dio.

Letto 1921 volte Ultima modifica il Venerdì, 22 Febbraio 2008 18:59
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search