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Venerdì, 24 Dicembre 2004 00:40

Nonviolenza. Gesù non era scemo (Enrico Peyretti)

 Nonviolenza
Gesù non era scemo
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Amare i nemici, diceva. Quelli ti odiano e tu li ami. Furbo! Prestare senza aspettarti restituzione. Fallimento assicurato! A chi ti dà uno schiaffo, porgi l’altra guancia. A chi ti prende la tunica, dai anche il mantello. Così lo incoraggi a continuare! Se uno ti costringe per un miglio, tu vai per due. Sì, e poi?

Tanti bravi cristiani mettono silenziosamente da parte queste esagerazioni di Gesù: va bene, voleva dire di essere generosi, ma se dovessimo prenderlo alla lettera… E chi è meno pio giudica che Gesù insegnasse a sottomettersi ai prepotenti. Tre volte bon — dicono a Venezia — con quel che segue... Non è così che si sta al mondo.

Come capire questi insegnamenti?

Walter Wink, nel libro Rigenerare i poteri, discernimento e resistenza in un mondo di dominio, edizioni EMI, dà alcune interpretazioni interessanti. Giorgio Barazza, che ringrazio molto, me ne fornisce una sintesi, che io qui restringo ancora.

Questi consigli di Gesù offrono una misura pratica e strategica per dare agli oppressi un potere nonviolento e liberante (pag. 308).

«Avete inteso che fu detto: occhio per occhio e dente per dente. Io invece vi dico di non resistere al male, anzi, se uno ti colpisce alla guancia destra, volgigli anche la sinistra» (Matteo 5, 38-39). Per colpire la guancia destra, l’altro avrebbe dovuto usare la sinistra, il cui uso era vietato, riservato ai soli compiti impuri. Dovendo usare la destra, il colpo sulla guancia sinistra poteva essere solo un manrovescio. Questo colpo, più che una percossa inflitta ai propri pari, era un’umiliazione, destinata agli inferiori: schiavi, figli piccoli, donne. Gesù parlava a povera gente, che conosceva questa umiliazione. Ora, offrire l’altra guancia era privare l’oppressore della sua pretesa superiorità. Era come dirgli: «Prova ancora. Io non ti riconosco il potere di umiliarmi. Sono pari a te. Tu non riesci ad offendere la mia dignità». Questa reazione avrebbe messo l’offensore in difficoltà: come può colpire ora la guancia sinistra (ovviamente con la propria destra)? Non più con un manrovescio (impossibile), ma con l’interno della mano, come farebbe in una rissa con un proprio pari. Anche se facesse flagellare l’inferiore per quella reazione, questi avrebbe comunque mostrato in pubblico la sua uguaglianza naturale con chi si crede superiore. Un debole ha impedito a un prepotente di svergognarlo, ed anzi ha svergognato lui. Dirà Gandhi: «Il principio dell’azione nonviolenta è la non-collaborazione con tutto ciò che si prefigge di umiliare».

Leggiamo poi: «A uno che vuole trascinarti in giudizio per prenderti la tunica, dagli anche il mantello» (Matteo 5, 40). Questa disgrazia poteva capitare a un povero, carico di debiti. Ce n’era certamente, tra la gente che ascoltava Gesù. L’indebitamento era una piaga endemica nella Palestina del primo secolo. I romani tassavano pesantemente i ricchi. Questi investivano in immobili, cioè in terre, per mettere al sicuro il denaro. La legge e l’uso ebraico erano contrari alla vendita della terra, il bene più ambito. La politica di innalzamento degli interessi rendeva sempre più difficile ai contadini piccoli proprietari il saldo dei loro debiti e li costringeva a vendere la terra ai ricchi. Ai poveri così derubati, impotenti a pagare nuovi debiti, Gesù consiglia di dare via anche l’ultima veste. Sarebbero usciti dal tribunale completamente nudi. C’è da immaginare che la folla in ascolto del discorso della montagna a questo punto sia scoppiata a ridere. Nella scena abbozzata da Gesù, il creditore è lì con gli abiti del debitore in mano, mentre questo esce nudo. La situazione si ribalta a favore del debitore. La legge lo condanna a quella condizione, ma, denudandosi, egli eleva un’aspra protesta contro il sistema che lo riduce così. La nudità era tabù in Israele ma più del nudo era censurato chi lo guardava e chi l’aveva causato. Il creditore è posto nella condizione di voyeur, quella per cui Cam fu maledetto (Genesi 9). Il sistema che opprime i piccoli proprietari è smascherato. Il creditore, se comprende, può pentirsi della durezza di cui ha approfittato. Il povero che si riteneva impotente scopre di poter avere l’iniziativa, e, anche se l’ingiustizia legale rimane immutata, ne dimostra l’assurda crudeltà, la ridicolizza. Il vero denudato è il creditore e la legge che lo favorisce.

«Se uno ti vuol costringere per un miglio, va’ con lui per due» (Matteo 5, 41). Chi può costringere così un altro? Il contesto è l’occupazione militare. I soldati romani occupanti potevano imporre questa angaria (corvée, lavori forzati) ai locali, per esempio facendo portare carichi pesanti. Per le popolazioni soggette ai romani, ciò era motivo di forte risentimento. Ed era già un provvedimento benevolo la limitazione ad un miglio. La quale indica pure che dovevano essere frequenti gli abusi dei soldati, che imponevano percorrenze maggiori. Gesù non propone né la rivolta né la sottomissione. Propone un atto con cui l’oppresso riprende l’iniziativa e afferma la propria dignità. Immaginiamo la scena: passata la prima pietra migliare, il soldato si sente dire dall’ebreo con fermezza e dignità: «Te lo porto un altro miglio», e deve pensare: cosa diavolo ha in mente? mi vuole provocare? vuole denunciarmi, farmi punire? Dalla situazione servile, l’oppresso ha ripreso la sua libertà d’azione. Il soldato è disorientato davanti all’imprevedibile. Oggi non riesce a sentirsi superiore ai civili. Si abbassa a pregare l’ebreo di restituirgli il carico! Lo humor di questa scena può sfuggire a noi, ma non sfuggiva agli ascoltatori di Gesù, ben esperti di questa prepotenza, bisognosi di riscattarsi.

L’amore verso il nemico vuol dire anche portarlo in condizione di incertezza e di ansia, che possano aiutarlo a cambiare comportamento. Quando Gesù, nella sinagoga di Nazareth (Luca 4, 14 e seguenti) inaugura la sua missione attribuendosi la realizzazione della profezia di Isaia (cap. 61): «Lo Spirito del Signore … mi ha inviato … a liberare gli oppressi», non fa dello spiritualismo disincarnato, tanto meno propone una “religiosa” rassegnazione alla violenza. Gesù non era né scemo né vigliacco, come dimostrò fino in fondo. Era anche un leader della lotta nonviolenta.

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La tragica stupidità della guerra
presente-prossima-ventura
di don Gianfranco Formenton



Se qualcuno ricorda la polemica del crocifisso di qualche mese fa potrà ancora meglio comprendere la tragica sequenza che da sempre accompagna le guerre e i disastri mondiali. Ricordate? Uno sconosciuto fondamentalista-estremista islamico chiede provocatoriamente alla competente autorità di rimuovere un crocifisso da una scuola materna di un qualunque paese italiano. Immediatamente, nel Paese del "lei-è-favorevole-o-contrario?", si scatenano i fondamentalisti-estremisti cristiani, calano dal nord le squadracce di Ordine Nuovo, intervengono i politici, il presidente della Repubblica, il papa... Il vicepresidente del Senato si applica un crocifisso da prete al bavero della giacca, Bossi fa la sua professione di fede cattolica-tradizionalista, Bruno Vespa organizza la sua liturgia notturna invitando il gotha della cultura televisiva... e inizia la sagra della stupidità.

Nascono sempre così le guerre, quando la ragione viene obnubilata dalle ideologie e dalla stupidità. Esattamente così abbiamo marciato verso la tragedia della seconda guerra mondiale quando dopo due decenni di farneticazioni fondamentaliste-fasciste-naziste, logicamente si è arrivati ad un bagno di sangue epocale. C'è sempre un crocifisso di plastica, un velo islamico, un muro israeliano, dietro le tragedie di questa umanità e la tragedia è che le voci libere vengono messe a tacere, chi si ostina a credere che questa stupidità è pura follia, a chiedere: "Ma di che cosa stiamo parlando?"... non trova patria nella politica tutta tesa ad organizzare il grande duello.

È esattamente la tragedia che stiamo vivendo. Oramai ci siamo. La strage è stata programmata, i crocifissi di plastica, i veli islamici, i muri israeliani sono pronti a fare da bandiera per la nuova barbarie. Il presidente del Senato della nostra Repubblica ha indetto la nuova crociata, un "patto per l'occidente", quella guerra tra civiltà già pronosticata da Silvio Berlusconi. Il grande condottiero dell'impero Statunitense ha lanciato il grido: "Vinceremo!". Il governatore della California cita Terminator-se stesso e risponde: "l'America è tornata!". Il nuovo zar di Russia fa eco: "Non ci arrenderemo mai!"... Quasi improvvisamente udiamo di nuovo urla di guerra preventiva, le stesse da secoli, da millenni... lugubri presagi di stragi annunciate.

La guerra nasce quando si arriva al punto di non ritorno. I fondamentalisti-estremisti islamici od occidentali hanno questo di tragico, che sono convinti di possedere la verità e costringono milioni di persone a dover scegliere, ad un certo punto, se stare dalla parte della loro verità o dalla parte della verità degli altri fondamentalisti-estremisti. In questo il fondamentalismo-estremismo occidentale non è diverso da quello islamico. L'Occidente delle democrazie totalitarie non si differenzia dal fondamentalismo-estremismo degli ostaggi uccisi e degli aerei abbattuti. Non c'è nessuna differenza, se non nelle parole e nelle proporzioni, tra un terrorismo degli eserciti regolari e un terrorismo fatto di bande armate al servizio di qualche mente malata. Uccidono, inesorabilmente, implacabilmente, gli uni e gli altri. Gli uni con bombe da duecentocinquanta chili, con attacchi mirati, con le guerre preventive, con le torture "comprensibili", gli altri con i coltelli, i Kalasnikov, gli aerei, le bombe nelle scuole e i kamikaze. Gli uni e gli altri hanno bisogno di alimentarsi da ideologie mascherate di ragionevolezza (i valori occidentali, la democrazia, la libertà, un dio della violenza e della guerra...) Non a caso una delle prime operazioni di guerra in Iraq si chiamava: "Colpisci e terrorizza"!

Per le vittime, sempre le stesse, sempre gente che non c'entra niente, sempre bambini, sempre innocenti... nessuna pietà se non quella formale dei telegiornali e delle candeline accese nella notte, ma nessun rispetto per la loro vita, né da parte di chi li sequestra né da parte di chi fa i blitz per "liberarli" a costo della loro morte... liberi da morire per l'orgoglio dei cesari di turno! E ogni volta le stesse dichiarazioni folli: la lotta al terrorismo globale! La parola d'ordine che giustifica ogni nefandezza in nome dei valori occidentali. "Loro" sono i cattivi... E televisioni a iosa per le vittime "occidentali" del terrorismo, nessuno a testimoniare il martirio quotidiano della gente che ogni giorno muore sotto le bombe della guerra democratica e per un sistema economico folle che pianifica, con folli politiche sancite dal Fondo Monetario Internazionale, la morte per fame di milioni di persone ogni giorno.

Non è più tempo di candeline e di fiaccolate, di ipocrite riunioni di "unità nazionale", di equilibrismi politici, di palloncini di solidarietà lanciati verso il cielo... È tempo di dire la verità sulla guerra presente-prossima-ventura, sulla violenta, cieca, ignorante politica guerrafondaia degli Stati Uniti d'America e dei suoi vassalli, valvassori e valvassini sparsi in tutto il mondo, sulle farneticazioni dei giornalisti di guerra, sui calcoli dei politici in cerca di legittimità, dei personaggi dello spettacolo...

Qualche giornalista e intellettuale, ogni volta che si parla di Cecenia, o di Ossezia, o di Iraq, o di Sudan... ci spieghi la storia di queste nazioni, il terrore quotidiano delle innocenti vittime di questi Paesi e di tutti i Paesi che giacciono sotto il giogo dell'oppressione economica e politica dell'Occidente, ci dica chi sono queste donne vedove che si fanno uccidere pur di vendicarsi di chi gli ha ucciso il marito, o costrette da falsi valori islamici, ci parli dei petrolio, del colonialismo russo, della folle tirannia dei mercati, delle borse e dello strapotere delle multinazionali...

Il male è la guerra, la stupida, inutile, ideologica guerra che è seguita allo stupido, inutile, folle, ideologico undici settembre. Il male è la violenza che si erge come sistema di governo globale e che nasconde gli interessi di pochi e la tragedia di molti. I criminali-terroristi sono tra le grotte delle montagne dell'Afghanistan e tra i palazzi del potere occidentale. Gli uni e gli altri si alimentano a vicenda. Sì, proprio criminali e terroristi... sia gli oscuri personaggi barbuti di Belsen sia i folli reggitori della politica-mercato di questo villaggio globale. Non c'è nessuna differenza tra i bambini immortalati dalle televisioni e i bambini che muoiono nel silenzio della povertà normale per la maggioranza dell'umanità.

Baldoni, Simona e Simona... non si meritano questa sagra della stupidità, questa fiera di banalità. Non sono "pacifisti" come intendono "Libero" e "Il Giornale". Sono operatori di pace, gente che se ne fregava del perbenismo nazionale di questi "integralisti nazionali" e hanno messo sul conto che il loro impegno comprendeva anche la morte. In questo sono grandi, hanno rifiutato le logiche nazionalistiche, l'ideologia della violenza e della guerra. Hanno accettato la logica dell'essere "con" e "per" e non "contro"...

Risparmiategli, per favore, quest'ultima offesa alla loro integrità morale che è l'esatto contrario dell"'integralismo" dei loro defilati e vigliacchi detrattori.

Che Dio-Jawhe-Allah ci liberi dai crocifissi di plastica, dai veli islamici e dai muri israeliani, dai fondamentalisti-estremisti cristiano-occidentali, dai fondamentalisti-estremisti islamici, dai fondamentalisti-estremisti israeliani, dagli scrittori accecati dalla "rabbia e l'orgoglio", dai giornalisti ignoranti e rozzi e dai politici senza memoria storica e senza cultura.

(da Adista n. 66, 25 settembre 2004)


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Giovedì, 18 Novembre 2004 00:49

Se la pace viene tradotta online

La strada che da un'idea porta a un progetto spesso attraversa itinerari tortuosi. E ci sono idee che nei cassetti mettono radici. Fino a quando non si realizzano eventi che accelerano di colpo la storia, piccola o grande che sia.

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Giovedì, 18 Novembre 2004 00:35

Se vuoi la pace, offri il perdono

di Enzo Bianchi


A scorrere solo i titoli di questa monografia ci si rende conto di un'amara realtà: «guerra» è un sostantivo che si declina sempre al plurale; «pace» esiste solo al singolare (perfino il programma di scrittura con il quale sto redigendo questo pezzo mi segnala come errato «paci»!).

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Lunedì, 01 Novembre 2004 21:09

Essere testimoni credibili della pace

di Samuel Kobia 1

La pace è un bene sempre più raro nel mondo d'oggi. Guerre, conflitti armati, attacchi terroristici: ogni genere di violenza sconvolge quotidianamente il pianeta. E non è solo a partire dall'11 settembre 2001 che la violenza nelle sue varie forme colpisce qualunque popolo e nazione.

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Domenica, 24 Ottobre 2004 17:11

Bruno Hussar. Abitare i confini

Il mio popolo abiterà un Nevè Shalom (Oasi di pace) Is 32, 18.

Una breve biografia

Domenicano, padre Bruno Hussar è morto nel 1996 a 85 anni e la sua vita, fin dall’origine, l’ha portato ad essere uomo di frontiera. Nato al Cairo da famiglia israelita non praticante, poliglotta, laureato a Parigi in ingegneria, riceve il battesimo a 24 anni (1935)e nel 1950 è ordinato sacerdote. Quarantenne, approda in Israele per aprire, in accordo col Padre Provinciale dei Domenicani, un centro di studi sull’Ebraismo, poi denominato Casa di Sant’Isaia.

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Sabato, 09 Ottobre 2004 19:19

Rabindranath Tagore. Una scuola per il mondo

di Stefano Curci

La vita

Nato nel 1861 a Calcutta da famiglia aristocratica, Rabindranath Tagore si è rivelato presto un poeta precoce e sensibile, tanto da essere nominato, dopo gli studi in Europa, vicepresidente dell'Accademia di Lettere del Bengala. Nel 1901 si dedica alla scuola di Santiniketon con l'obiettivo di insegnare ai giovani secondo il cuore, nella gioia, nella libertà e a contatto con la natura. Anche in seguito a gravi lutti familiari, le poesie di Tagore si caratterizzano sempre più per temi filosofici e religiosi. Nel 1913 ottiene il Premio Nobel per la letteratura e utilizza il ricavato per trasformare Santiniketon in una sorta di Università Internazionale, luogo di incontro dei popoli più diversi: il progetto si concretizzerà otto anni dopo. Nell’ultima parte delta sua vita Tagore compie viaggi in tutto il mondo, fino alla morte, che lo coglie il 7 agosto 1941.

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Sabato, 09 Ottobre 2004 19:11

Un impegno sempre attuale: educare alla pace

a cura di Antonio Nanni

Stiamo diventando preda del fatalismo e non ce ne accorgiamo. Abbiamo perso fiducia anche nell’ONU e non ne percepiamo la gravità. Il mito della Forza torna a farsi strada e non riusciamo a trovare le forme per arginarlo. Giovanni Paolo II viene a rilanciare l'impegno per la pace riproponendo la riforma dell'ONU e una svolta da realizzare sul piano del diritto internazionale.

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Mercoledì, 08 Settembre 2004 22:54

Il perdono alla prova

di Charles M. Sennott

Al centro della fede cristiana e importante per molte altre fedi è un tema che non ha ricevuto molta attenzione nemmeno in questo momento della nostra storia, in cui la lotta religiosa "lo scontro tra civiltà come alcuni lo chiamano, sta dando forma al dibattito corrente. È una parola cui non viene data molta attenzione nei discorsi dei politici sul bene e sul male nella guerra al terrorismo. È una parola che non abbiamo sentito nei discorsi del presidente Bush che dichiaravano la guerra in Iraq o nelle conferenze stampa di Donald Rumsfeld al Pentagono. È una parola che non si trova nel lessico dei diplomatici presso le Nazioni Unite. È una parola che molti dei miei amici giornalisti liquiderebbero come semplicistica e in fin dei conti irrilevante. La parola è perdono.

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Giovedì, 02 Settembre 2004 22:36

Affinché la vita abbia l'ultima parola

Fr. Claudio, P. Dario, P. Manuel e P. Mosè

A Roma "due signore e una bambina procedono come noi - ci racconta Leo -. Le due sono stanche e vorrebbero imboccare una qualche traversa per recuperare la via di casa, la bambina vuole continuare. La mamma incomincia, ripetutamente, a far notare la situazione. Forse è meglio andare, dice, c'è sempre più gente. Potremmo passare di lì o di là, insiste, di qua non riusciamo più a muoverci. E poi, continua, non vedi che c'è sempre più gente e ne arriva sempre di più. La bimba non batte ciglio e risponde: Meglio se c'è più gente. Mi vedo vecchio e felice mentre bevo una bibita fresca in un mondo migliore costruito da quella bimba e da tutti i bambini come lei".

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