I Dossier

Venerdì, 20 Agosto 2004 21:03

Quali sogni ci orientano? (Leonardo Boff)

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Si tratta di porre una maggiore attenzione ai sogni, quali indicatori di un futuro possibile e di sviluppare una cività fondata sulla re-lazione.

Sorge una nuova civiltà quando si trovano risposte concrete a queste domande: quali utopie ci dischiudono il futuro? che valori nuovi danno senso alla nostra vita personale e sociale? che pratiche nuove cambiano le relazioni sociali? quali attenzioni prodighiamo per la natura e che benevolenza e compassione suscitiamo verso tutti gli esseri della creazione? quali nuove tecnologie impieghiamo che non neghino la poesia e la gratuità? quale fraternità e sororità stabiliamo tra tutti i popoli e le loro culture? che nome diamo al Mistero che ci circonda e con quali simboli, feste e danze lo celebriamo? in una parola, quali sogni alimentano la nostra speranza?

I sogni sono della massima importanza. Muoiono le ideologie, invecchiano le filosofie, ma i sogni rimangono. Sono essi l'humus che permette continuamente di progettare nuove forme di convivenza sociale e di relazione con la natura. Il capo pellerossa Seattle scriveva cose giuste al governatore Stevens, dello Stato di Washington, quando questi, nel 1856, costrinse gli indigeni a vendere le loro terre ai colonizzatori europei. Aveva ragione Seattle a non capire il motivo per cui si voleva vendere la terra, la brezza, il verde delle piante e lo splendore del paesaggio. In questo contesto egli pensava che i pellerossa avrebbero capito il perché e la civiltà dei bianchi "se conoscessero i sogni dell'uomo bianco, se sapessero quali speranze egli trasmette ai suoi figli e figlie nelle lunghe notti invernali, e quali visioni del futuro egli offre per il domani".

Qual è il nostro sogno? che speranza trasmettiamo ai giovani? quali visioni di futuro occupano le menti e l'immaginario collettivo attraverso le scuole, i mezzi di comunicazione e la nostra capacità di creare valori?

Le risposte a questi interrogativi generano un nuovo modello di civiltà. Scendendo al concreto della vita d'ogni giorno, di fronte alle trasformazioni che toccano i fondamenti della nostra civiltà attuale ci chiediamo: quali sono gli attori sociali che propongono un nuovo sogno storico e delineano un nuovo orizzonte di speranza?

Quali sono i soggetti collettivi che danno vita a una nuova civiltà? Senza entrare nei dettagli, possiamo rispondere che essi si trovano in tutte le culture e in ogni parte della terra. Irrompono da tutti i ceti sociali e da tutte le tradizioni spirituali. Se ne trovano ovunque. Sono, però, soprattutto quelli che si sentono insoddisfatti dell'attuale modo di vivere, di lavorare, di soffrire, di gioire e di morire, in particolare gli esclusi, oppressi ed emarginati. Sono quelli che, sia pure a piccoli passi, tentano un comportamento alternativo ed esprimono pensieri creatori. Sono quelli che osano organizzarsi intorno a certe ricerche, a certi livelli di coscienza, a certi valori, a certe pratiche e a certi sogni, a una certa venerazione del Mistero, e insieme cominciano a creare visioni e convinzioni che irradiano una nuova vitalità in tutto ciò che pensano, progettano, fanno e celebrano.

È attraverso tali sentieri che spunta la nuova civiltà, che d'ora in poi non sarà più regionale ma collettiva e planetaria, e speriamo anche più solidale, più ecologica, più integratrice e più spirituale.

L'era della saggezza: la civiltà della relazione

Che nome daremo al nuovo che sta emergendo? Proviamo a dare una risposta: sarà una civiltà più in sintonia con la legge fondamentale dell'universo che è la onnirelazionalità, la sinergia e la complementarità. Sarà, in una parola, la civiltà della re-lazione (re-ligacão) di ogni cosa con il tutto e di tutti con tutti. Sarà per questo una civiltà che darà un posto centrale alla re-ligione (re-ligião) come istanza che si propone di ri-legare tra loro tutte le cose perché le vede ombelicalmente legate alla Fonte di ogni essere. Questa civiltà sarà re-ligiosa o non sarà. Poco importa il tipo di religione: occidentale, orientale, antica, moderna. Purché essa sia quell'esperienza radicale che riesce a ri-legare tutte le cose e a dar vita a un senso di totalità e di integrazione. Potrà allora sorgere la civiltà della fase planetaria, della società della terra, la prima civiltà dell'umanità come umanità.

Ci sentiremo tutti presi dentro una stessa coscienza collettiva, una stessa responsabilità comune, dentro un'identica e unica arca di Noè, che è la nave spaziale biancoazzurra, la Terra. Questa nuova civiltà non è solo un'aspirazione, l'arridere di un sogno. Essa è in via di attuazione. Vogliamo soffermarci unicamente su un segno decisivo: la mondializzazione e la globalizzazione.

Si tratta di un processo irreversibile. Rappresenta indiscutibilmente una fase nuova nella storia della terra e dell'essere umano. Ci stiamo dirigendo verso la costituzione di un'unica società mondiale con la richiesta sempre più pressante di una direzione centrale per i problemi che riguardano tutti gli esseri umani, come alimentazione, salute, casa, educazione, comunicazione e salvaguardia della terra.

È vero che ci troviamo ancora nell'età del ferro di tale processo. E la fase della globalizzazione competitiva che non ha ancora inaugurato la globalizzazione cooperativo, realizzandosi sotto il segno dell'economico di stampo capitalista, legato quindi a contraddizioni e conflitti provocati dalla concorrenza, dalla sfrenata volontà di accumulazione, dal profitto a qualunque costo, e dalla lotta di classe a livello mondiale. Questo modo di produzione, oggi integrato a livello mondiale, trasforma tutto in merce, dal gene umano all'informazione, dal sesso alla mistica. La merce, con l'abilità del marketing, diventa un feticcio che induce al consumo e mira al profitto.

Abbiamo bisogno di un'economia diversa, imperniata sulla produzione del sufficiente per tutti gli esseri umani e gli altri esseri viventi della creazione. L'economia imperante, della crescita ascendente e lineare, fa violenza alla terra ed è scarsamente partecipativa e quindi ingiusta. Ma questa nuova economia politica si raggiungerà solamente quando prevarrà un'altra scala di valori. Invece dell'egoismo personale e collettivo, del profitto del singolo e dell'impresa deve prevalere la solidarietà, la partecipazione e la condivisione degli utili. Nell'attuale modello di concorrenza e di trionfo del più forte, è solo una parte a guadagnare, tutti gli altri perdono. Nel nuovo modello sognato e possibile tutti guadagnano e nessuno perde, così come nessuno è vittima di esclusione perché tutto sarà imperniato sulla sinergia e la cooperazione. Allora sì che avremo una globalizzazione di cooperazione e delle società nelle quali tutti trovano il loro posto.

Ma, lo vogliamo o no, si sta già annunciando il giorno in cui la mondializzazione non sarà solo economica. Essa si compirà anche sotto il segno dell'etica, del senso della compassione universale, della scoperta della famiglia umana e delle persone dei popoli più diversi, come soggetti di diritti incondizionati, diritti che non dipendono dal denaro che abbiamo in tasca, né dal colore della nostra pelle, né dalla religione che professiamo né dalla squadra di calcio di cui siamo tifosi. Saremo tutti sotto lo stesso arcobaleno della solidarietà, del rispetto e della valorizzazione delle differenze, e mossi dall'amorevolezza che ci rende tutti fratelli e sorelle.

Si compirà anche nella sfera della politico che dovrà ricostruire le relazioni di potere non più sotto la forma di dominazione / sfruttamento delle persone e della natura, ma sotto la forma della reciprocità biofilica (o reciprocità tra esseri viventi) e della collaborazione tra tutti i popoli, come base per una convivenza collettiva nella giustizia, nella pace e nell'alleanza fraterno/sororale con la natura. Essa dovrà organizzarsi attorno a un obiettivo comune: garantire il futuro del sistema Terra, e le condizioni perché l'essere umano possa continuare a vivere e a svilupparsi come sta già facendo da circa dieci milioni di anni.

Si avrà infine una mondializzazione dell'esperienza dello Spirito nel coltivare le energie spirituali che pervadono l'universo, lavorano la profondità dell'essere umano e delle culture e rafforzano la sinergia, la solidarietà, l'amore alla vita a partire dagli esseri più minacciati e la venerazione del Mistero ineffabile che tutto genera, tutto permea e tutto sostiene.

Ci troviamo di fronte a un esperimento senza precedenti nella storia dell'umanità. Per diventare presente, il futuro non potrà essere la continuazione del passato. Questo ci condurrebbe al destino dei dinosauri, bruscamente scomparsi.

È la grande lezione che dobbiamo trarre: o cambiare o perire. O seguiamo la via di Emmaus della condivisione e dell'ospitalità verso tutti gli abitanti della nave spaziale Terra oppure faremo l'esperienza della via di Babilonia della tribolazione e della desolazione. Questa volta non ci sarà un'arca di Noè a salvare alcuni e lasciar perire tutti gli altri. O ci salviamo tutti o periremo tutti. Non ci è permesso illuderci sulla gravità della nostra situazione.

Acquista tuttavia vigore una speranza incrollabile. Da quando sono comparsi i vertebrati, 570 milioni di anni fa, e al loro seguito l'homo sapiens e demens, la terra ha conosciuto quindici grandi decimazioni nelle quali il suo capitale biotico venne quasi ridotto al minimo. Eppure la vita ha sempre trionfato. Di volta in volta ha potuto riprendersi. Come in una specie di vendetta dell'evoluzione stessa, è cresciuta la biodiversità. Questa logica della freccia del tempo dell'evoluzione vale anche per la situazione attuale. Abbiamo per questo la fondata speranza che la vita trionfi sulla morte come sempre ha trionfato. L'equilibrio tra vita e morte è dinamico e sempre aperto, così da permettere al sim-bolico di vincere il dia-bolico e alla vita di prevalere sulla morte.

Leonardo Boff

 



Profilo biografico: nato a Concordia (Brasile) nel 1938, ha compiuto studi in Brasile ed in Germania. Ha insegnato teologia sistematica all'Istituto francescano di Petròpolis e attualmente è professore emerito di etica e ecologia filosofica all'università di Rio de Janeiro. È considerato uno dei più rappresentativi esponenti della teologia della liberazione, ma negli ultimi anni il suo pensiero si è volto verso una teologia olistica. Ex frate francescano ed ex presbitero (a seguito di provvedimenti disciplinari nei suoi confronti da parte delle gerarchie ecclesiastiche) è autore di più di cento libri.

Opere di Leonardo Boff: autore di numerose opere, segnaliamo: Gesù Cristo liberatore, Assisi, 1973; Teologia della cattività e della liberazione, Brescia, 1977; Ecclesiogenesi, Roma, 1978; Il volto materno di Dio. Saggio interdisciplinare sul femminile e le sue forme religiose, Brescia, 1981; Chiesa, carisma e potere. Saggio di ecclesiologia militante, Roma, 1983; Trinità e società, Assisi, 1987; Nuova era: la civiltà planetaria. Sfide per la società e il cristianesimo, Assisi, 1991; Ecologia, mondialità, mistica. L'emergenza di un nuovo paradigma, Assisi, 1993; Grido della terra, grido dei poveri. Per una ecologia cosmica, Assisi, 1996; L'aquila e la gallina. Come un uomo oppresso può trovare la libertà, Milano, 1999.

Il testo che presentiamo: è tratto dall'articolo Vita e morte sul pianeta Terra pubblicato nel numero 5 del 1999 della rivista internazionale Concilium (numero dedicato al tema: 2000 - realtà e speranza). In questo articolo Boff analizza la globalizzazione del male nel nostro mondo. Propone di porre maggiore attenzione ai sogni, quali indicatori di un futuro possibile e di sviluppare una cività fondata sulla re-lazione.

 

Letto 2310 volte Ultima modifica il Mercoledì, 22 Febbraio 2012 12:15
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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