Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input
Dalla conferenza sul "Dialogo Interreligioso" tenuta da Mons. Michael Fitzgerald, nell'ottobre 2002 Presidente del Consiglio Pontificio per l'Unità dei Cristiani
Hans Urs von Balthasar lo riteneva - accanto a san Tommaso d'Aquino - "il più grande artefice di ordine e organizzazione nella storia del pensiero". Vladimir Sergeevich Solov'ëv (1853-1900) fu il maggiore filosofo russo, un grande teologo e un precursore dell'ecumenismo. Animato da ispirazione profetica, oltre che da rigorosa capacità speculativa, questo pensatore anticipò le idee che furono alla base della rinascita spirituale russa fra Otto e Novecento, la cosiddetta "età d'argento", che vide tra i suoi protagonisti P. Florenskij, S. Bulgakov e N. Berdjaev. I ritratti fotografici di Solov'ëv ci restituiscono intatta, a più di un secolo dalla morte, la potenza espressiva del suo volto, l'intensità del suo sguardo colto nella contemplazione.
Uno dei temi più suggestivi trattati dal Concilio Vaticano II è stato quello dei rapporti con le religioni non cristiane. Tema classico della missione fin dai tempi della Chiesa apostolica, esso tormentò anche san Paolo apostolo, che cercò in forme, tempi e luoghi diversi altrettante vie di soluzione.
Tra tutte le questioni democratiche nessuna è arrivata al XXI secolo in modo tanto mal risolto quanto il razzismo. Essa si manifesta in forme nuove di discriminazione sociale e di protezione delle società ricche contro l’onda dell’ "invasione dei barbari", che minaccia le isole di prosperità del primo mondo. Per lo stato americano non sembra aver importanza la quantità di poveri latino-americani assassinati dalla polizia, o uccisi dall’inclemente deserto quando tentano di attraversare la frontiera dal Messico agli Stati Uniti. Ogni giorno sorgono nel primo mondo nuove denunce di schiavitù mascherata ed esplodono ovunque conflitti etnici nei quali, oltre alle questioni economiche e sociali, è l’odio razziale a costituire un importante fattore di violenza.
Se non fosse stato per la notorietà del suo autore, "Rabbia e l’orgoglio" (1) avrebbe raggiunto una moltitudine di altre opere nell’inferno anonimo dei libri razzisti e islamofobi. Oriana Fallaci è una giornalista che ha percorso mezzo mondo, e intervistato tutto il gotha politico. Essa si definisce come "una cittadina abituata a combattere tutti i fascismi e tutte le intolleranze". Istallatasi a Manhattan, vi ha respirato "l’odore della morte", dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Si è subito messa a scrivere delle "note convulse" intorno all’avvenimento.
L’istituto di scienza e teologia delle religioni (ISTR) di Marsiglia, ha deciso di celebrare il decimo anniversario della sua fondazione a Marsiglia, con inizio dei lavori, proprio l’11 settembre 2002. In un’intervista rilasciata a Déjane Kareh Tager, il direttore dell’istituto, Jean-Marc Aveline, spiega le ragioni di questa scelta precisando che l’argomento dell’incontro verterà sul dialogo interreligioso, inteso, non solamente da un punto di vista teologico, ma secondo un criterio di interdisciplinareità; l’incontro infatti rientra nel programma organizzato dalla federazione internazionale delle università cattoliche(Fiuc)
La storia presenta delle crudeli ironie: nel momento in cui ci apprestavamo a chiudere questo dossier sull’ospitalità, Jean-Marie Le Pen, presidente del Fronte Nazionale, si qualificava per il secondo turno delle elezioni presidenziali francesi. Egli è un esperto saltatore ad ostacoli della politica. Anche se, lungo il corso degli anni, i suoi discorsi si sono ammorbiditi, hanno cancellato alcune asperità controproducenti dal punto di vista dell’immagine, egli si è reso famoso per le sue tirate anti- immigrati e per la sua ideologia della "preferenza nazionale". Si parla a volte di un "rifiuto dell’altro". In effetti egli stabilisce una distinzione tra due forme di carità o, se si vuole usare un termine più laico, di solidarietà. La prima, legittima, consisterebbe nel preoccuparsi del vicino ("i Francesi di origine"); l’altra pericolosa, nel voler scendere a patti con il "lontano", lo straniero.
Se c'è vero dialogo, nessuna delle due parti coinvolte rimane come prima. Quando osservo come Dio ha arricchito la mia vita e reso più profonda la mia fede per essere stato in dialogo con gli altri, mi sento incoraggiato e animato nella speranza.
I vescovi cattolici le cui diocesi si trovano all'interno di nazioni islamiche, sono spesso interrogati sul senso della loro presenza e della loro missione. La società musulmana ha, infatti, le proprie radicate convinzioni, che non sempre vanno d'accordo con il "Credo" cattolico; d'altra parte, compito di un vescovo non è certo quello di cambiare tutta la società musulmana. L'esperienza della Tunisia nelle parole del vescovo di Tunisi.
Fare un bilancio dei rapporti fra il cattolicesimo guidato da Giovanni Paolo II e l'islam è certamente impegnativo ed è difficile da fare in poche battute. Mi limiterò a parlare della mia esperienza personale di rapporto con il cattolicesimo in una realtà specifica quale quella della città di Trento e del Trentino Alto Adige nella quale vivo.