...E così decise di uscire dal gregge ed andarsene sui monti. Al meno là avrebbe potuto brucare in pace e riposare all'ombra dei pini.
Ma nemmeno in montagna trovò pace. "Che vivere è mai questo? Sempre sola, tutta sola!", si diceva quando il sole tramontava e la notte arrivava.
Una sera, con tutto il muso pieno di lacrime, vide, lontano, una grotta.
 "Dormirò là dentro!". E si mise a correre, correre, come se qualcuno l'attirasse.
 "Chi sei?", le domandò una voce mentre stava entrando. "Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dal gregge...".
 "La stessa cosa è capitata a noi! Anche per noi non c'era posto con gli altri nell'albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io, Giuseppe, e mia moglie Maria. Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!".
 La pecora nera scoppiò di gioia. Prima di tutte le altre poteva vedere Gesù!
 "Avrà freddo, lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!". Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. La pecora si avvicinò, stretta stretta, al Bambino e Io accarezzò con la sua lana.
 Gesù si svegliò, aprì gli occhi e le bisbigliò nell'orecchio: "Proprio per questo sono venuto: per le pecore smarrite!". La pecora si mise a belare, belare, belare di felicità! Dal cielo gli Angeli risposero intonando il "Gloria".
 Tratto da: Pellegrino P., La rivincita del catechismo, Astegiano Editore, Marene (CN) 2008

 
                