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Domenica, 02 Gennaio 2011 19:41

Chiesa del potere e Chiesa dei poveri

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di Raffaele Nogaro

La Chiesa è elemento fondante e sempre originario della società umana. La società può non volere la Chiesa. La Chiesa però è totalmente rivolta alla società. Per mandato divino. Ha ricevuto la consegna di Cristo di “sovvenire” alle necessità dell’uomo. Non ha una funzione di governo, non ha una gestione dell’economia, non gode di privilegi. La Chiesa non ha nulla per sé, ha tutto per gli altri. È a servizio dell’uomo. Ed è la gratuità del dono.

Qui è il miracolo della sua fecondità: nel suo non avere la proprietà privata e nel sapersi garantire con la bontà del Padre. Come Gesù, l’uomo delle beatitudini, il povero, che è sempre in grado di condividere. Nella “distribuzione  dei pani” (non si parla nel Vangelo di “moltiplicazione”) Gesù si serve di un po’ di cibo, che un bambino ha per il viaggio, e lo dona alla moltitudine, fino a saziarla. La Chiesa perciò non è mai autorefenziale. Non può diventare una categoria protetta.

Ma il rischio forte è che la Chiesa, invece di rimanere discepola del Vangelo, diventi la procuratrice degli interessi più  incontinenti di alcune categorie di devoti.

Oggi è importante credere che è necessario “convertirsi al Vangelo” (Mc 1,15).

L’atteggiamento primo della conversione è quello dell’amore del prossimo. Il Vangelo è tutto qui, in questo amore per l’altro. L’amore del prossimo è l’essenza del Vangelo, è la verità del Vangelo, è l’imperativo del Vangelo. Un amore incondizionato, direi assoluto, che arriva all’estremo dell’amore dei nemici. È l’amore che rende gli uomini “uguali al Padre”: “Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni”(Mt 5,43-48). Amare il prossimo significa superare se stessi, la propria cultura e i propri gusti. Amare il prossimo significa non rivendicare mai le proprie ragioni, ma andare sempre incontro all’altro. Amare il prossimo significa essere “costruttori di pace”. Sempre, superando ogni violenza, ogni contrasto, ogni incomprensione. La Chiesa è la madre di tutti e quindi l’esecutrice della pace.

Un altro atteggiamento di conversione è quello del distacco dall’idolo. Il cammino dell’esodo è approdato alla “terra promessa”, perché i pellegrini con Mosè, nel lungo deserto della tentazione, hanno abbandonato il “vitello d’oro”, l’“idolo”, riconoscendo Jahvè “il Dio per loro, il Dio con loro”. Gesù ha compiuto la salvezza dell’umanità perché, nelle “tentazioni del deserto” (Mt 4,1-11), ha reso impotenti gli idoli della ricchezza, del potere e del prestigio, per consentire unicamente alla volontà del Padre, di fare la storia degli uomini. La Chiesa di Cristo è separazione totale dall’idolo, dal “mammona” delle glorificazioni terrene, per essere fondazione di risurrezione e di eternità per ogni uomo.

La religione è autentica se si esprime in assoluta umiltà, come rapimento in Dio, come adorazione. Se la religione è convinzione di appartenenza istituzionale, per chiamata speciale, per privilegio, per grazia personale, il religioso vorrà esercitare il ruolo di Dio e quindi una onnipotenza di giudizio nell’assolvere e nel condannare il prossimo. La religione così potrebbe mantenere la prepotenza del potere come qualcosa di sacro. Dovrà invece rinunciare alla ricchezza, ai titoli del prestigio, ai segni della notorietà. Rinunciare alle egemonie, alle forme di superiorità e di comando. Rinunciare alle militanze, agli schieramenti, alle partigianerie, lesive di ogni impegno di democrazia della convivenza sociale. Rinunciare alle “campagne morali”, che sanno di inquisizione delle coscienze e mortificano la persona libera.

Se la Chiesa allontana l’idolo del potere, della ricchezza, della vanità, se sa condannarlo quando esso vuole introdursi nel tempio, allora è la Chiesa che “si converte al Vangelo”, la Chiesa della misericordia e del perdono, la Chiesa dell’amicizia con tutta la famiglia umana.

L’atteggiamento sostanziale della conversione della Chiesa è fare Eucarestia. L’Eucarestia è l’unica “proprietà privata” della Chiesa, concessa da Cristo perché essa sia provvisione d’umanità per tutti i tempi. Se tutto è possibile a Dio, anche farsi capire dall’uomo, è invece impossibile all’uomo dire l’Eucarestia. È il “mistero grande”, che ti incanta e ti convince, non perché tu lo capisca, ma perché esso si rende fecondità della  tua vita. Quel Figlio d’uomo, Gesù, che si è fatto carne, fa il dono integrale di sé a tutti gli uomini. Le specie del pane e del vino, hanno importanza solo per la verifica. È il dono di sé, da padre di Dio, ad essere radicalmente nuovo, fino alla trasfigurazione della vita umana.

Gesù dirà agli apostoli: “Fate questo in memoria di me”, donate cioè “il pane quotidiano” a tutte le genti. Dirà anche: “Siate questo in memoria di me”, anche voi siate dono di voi stessi a tutti. Il compito della Chiesa è donare. È come il sole, che sorge al mattino, non per competere con le fatiche degli uomini, ma per dare loro luce, calore  e ardore. È come il  mare. Ti abbraccia con le sue onde, non per opprimerti, ma per accarezzarti e per darti energia. Una Chiesa che tutto dà e nulla toglie.

* Vescovo emerito di Caserta

Letto 2046 volte Ultima modifica il Domenica, 02 Gennaio 2011 19:49

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