Vita nello Spirito

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Sabato, 13 Novembre 2004 16:06

Uomo e donna, festa e danza del creato (S. & F. Mignanego e V. & T. Piccin)

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Uomo e donna, festa e danza del creato

· Uomo e donna, base di ogni nucleo familiare, sono mistero, festa, danza di tutto il creato · Per questo, il loro incontro deve contribuire a trasmettere un autentico "gusto per la vita" · Il "come" è da scoprire, attraverso un lungo cammino in cui sono presenti difficoltà e festa · Come a Cana.

Prima parte

La festa in una famiglia nasce dall'incontro dell'uomo e della donna, dalla sessualità maschile che si accosta a quella femminile. Volendo parafrasare il racconto della "Creazione", descritto dalla Bibbia, potremmo dire che l'autore sacro aggiunge, giorno dopo giorno, degli elementi per arricchire e completare la scena del creato, ma solo con la comparsa dell'Adam, maschio e femmina, tutto prende ad animarsi e come d'improvviso inizia la "danza" di tutti gli esseri. Tutto acquista un senso nel bene e nel male, proprio perché l'uomo e la donna sono stati creati ad immagine di Dio. Essi, con la loro intelligenza e la loro affettività, danno un senso al creato e possono ricondurre ogni cosa a Dio creatore.

L'uomo e la donna formano la base di ogni nucleo familiare e rappresentano quella realtà che fa fremere di gioia e di spavento.

La sessualità maschile e femminile, una per l'altra, sono "mistero" che esalta emozioni, ma che impone un cammino di continua scoperta, pieno di dubbi, di incertezze, ma anche di gradite sorprese. La vita emotiva di una coppia muta nel tempo, ma il legame rimane e si approfondisce. Una coppia distratta ed addormentata non può vivere il mistero e perciò non sa godere della festa. (1- segue)
 

Seconda Parte

La Festa Del Creato

Quella danza iniziata dal primo Adam ha dato un'impronta particolare alla vita dell'uomo e della donna sulla terra: essi, uomo e donna, esiliati dall'Eden, bersagliati dalla natura, con fatica e con dolore, ma con speranza, sono stati chiamati a rimettere ordine nel caos. Canto e danza sono all'origine di questo tentativo incessante di ordinare la natura e gli avvenimenti significativi della storia personale e della storia della comunità.

Il canto/danza forse più trascinante della nostra storia di salvezza è quello di Maria: "Magnifica il Signore, anima mia, e il mio spirito esulti in Dio...". Lo immaginiamo come grido di gioia, non certo come tiepido e composto sussurro, e accompagnato dalla danza, dal movimento di tutto il corpo che si fa musica, e che attira gli altri nella stessa danza, come ci mostrano ancora oggi, per esempio, i gospels, cantati e danzati da un popolo che fu schiavo, ma pieno di gratitudine e d'amore. Nella Bibbia ritroviamo altri stupendi e potenti canti che si trasformano in danza per l'amato, per la bellezza del creato, per la vittoria conseguita.

Noi non sappiamo più danzare.

L’umanità occidentale è povera spiritualmente rispetto a quelle società che riescono ancora ad esprimere, con l'uso rituale della danza gli affetti, i sentimenti e le speranze. Dolore e gioia, amore e lutto, nascita, crescita e morte, presso di noi non hanno più l'espressione potente di cui avrebbero bisogno. Pensiamo al dolore del lutto che viene sempre meno manifestato e condiviso, né trova più una forma che lo possa contenere, e alle conseguenze emotive e culturali di questa negazione e rifiuto della morte, sotto l'insegna del "meglio non pensarci".

La nascita, il matrimonio, tutti i riti più significativi della vita di una persona, troppo frequentemente ormai si trasformano più in manifestazioni di sfarzo e di prestigio convenzionale che in momenti di autentica festa, di celebrazione di un passaggio a un più maturo stadio della vita.

Danzare in una festa è significativo della gioia.

Nella danza uomini e donne esprimono la gioia di far parte del creato, con il corpo si uniscono alla musica che è poi il battito del loro cuore e perciò è musica del cosmo... Il creato è musicale nei suoni del mare, del vento, nel fragore delle cascate, nel crepitio del fuoco; gli amanti amano la musica, avvertono i profumi, guardano le stelle, i paesaggi. L'altro, nell'espressione consapevole della danza, diventa più attraente.

Niente è più bello e confortante di un uomo e di una donna che si abbracciano, si sentono in sintonia con il creato, si cullano come in una danza, perché si sono ritrovati e non si lasceranno più. (2 - segue)
 

Parte terza

Mettimi come un sigillo sul tuo cuore…

Nel nostro universo culturale, fatto di immagini e discorsi, riviste e romanzi, la sessualità e l'amore sono spesso rappresentati con ombre cupe, drammatiche; pensiamo, per esempio, a "Ultimo tango a Parigi" o al più recente "Titanic".

Di solito, le allusioni al sesso e le questioni di cuore, scritte o raccontate, si portano dietro drammi, contorsioni psicologiche, colpe e malessere. Non c'è semplicità, non c'è una grande aria di festa in tali rappresentazioni, a meno che non si confonda la festa con la volgarità, come capita in talune commedie.

Non c'è dubbio che una concezione malinconica e complicata del sesso non regala libertà, ma problemi, vincoli e frustrazioni.

E ben più triste è il fatto che nella nostra società il sesso si è progressivamente mescolato ed assimilato al concetto di merce di scambio, in una visione mercificata capillarmente diffusa.

In questa condizione la percezione del sesso, come viene fuori da un tale impatto massiccio di condizionamenti impliciti, più forti di qualsiasi predica, permeata dal gusto del proibito, di violenza, di superficialità. L'amore degli sposi riesce in un tale contesto pressoché incomprensibile. Non solo, ma se la sessualità automaticamente viene collegata al potere, al prendere possesso di un altro, se infine non si lega mai ad un donare qualcosa, a un donarsi a qualcuno, non sarà mai possibile integrare nella sessualità il momento dialogico, di incontro spirituale, affettivo, dunque amoroso in senso pieno, del tutto in antitesi ad una pura eccitazione dei sensi. Il nesso tra i due sposi che si donano l'uno all'altro e l'eterno, sta proprio nelle caratteristiche di unione che la sessualità permette a coloro che si amano veramente: uscire dai confini dell’individualità per gettare un ponte percorribile verso il cuore dell'altro, sentendosi nel contempo considerato nella propria unicità preziosa.

"Mettimi come sigillo sul tuo cuore": il sigillo del mistero, del rispetto del mistero che è l'altro, della fedeltà, della donazione. (3 -segue)
 

Parte quarta

Dalla separazione al ritrovamento

Tutto ciò che è stato separato - il sesso dall’amore, l'amore sponsale dal corpo, il corpo dalla danza - nel matrimonio cristiano dovrebbe ritrovarsi, riunirsi, rifondersi. Diciamo "dovrebbe", proprio perché la voce degli sposi di oggi è ancora debole, fioca, e tremolante è la loro sicurezza nell'essere così controcorrente, dubbiosa ed insicura la fiducia nelle proprie scelte di testimonianza. Ma se non ci facciamo condizionare dal "già visto", e dal giudizio di ciò che è "attuale", di ciò che è "progresso", di ciò che è televisamente corretto, riusciamo a mettere insieme le dimensioni della sessualità (erotismo), dell’amore (affettività), dell'amicizia-fedeltà (eticità). Riusciremo ad incastonarle in una nuova maturità. Se non si amalgamano queste prospettive non ha più senso, in effetti, la necessità del matrimonio. La fecondità sarà allora la condizione naturale di un matrimonio come questo.

Gioia ed interesse per il nuovo e per il futuro portano, infatti, ai cambiamenti, alla disponibilità e alla accettazione del diverso e degli imprevisti: la nascita di un figlio, i problemi degli altri, le esigenze della comunità, in armonia con quanto la vita ci chiede.

Il matrimonio e la famiglia ed anche le generazioni future dipendono da un gusto per la vita pienamente realizzato.

Ma che cosa vuol dire "gusto per la vita"? (4 - segue)
 

Parte quinta

La festa di Cana

La famiglia di Cana ebbe, al suo matrimonio, come dono segreto di Dio, il vino, che dà l'ebbrezza, fa cantare e danzare, esalta la fisicità, aumenta gli slanci e le risate.

Forse sta qui il gusto per la vita? O forse noi siamo troppo scettici o sofisticati, o disincarnati, per credere clic queste siano "cose serie"?

Gesù trasforma l'acqua in vino, il vino che sarebbe diventato memoria e presenza reale del suo Corpo fra noi, e non fu solo una metafora o una parabola, ma un fatto, preannuncio di quell'altro fatto che verrà: la sua morte, il sacrificio del suo sangue.

Il dono di nozze di Gesù è la gioia.

Perciò torniamo a danzare. Celebriamo ogni piccola e grande festa. (5 - segue)
 

Parte sesta

Siate sottomessi gli uni agli altri

In un'epoca di diritti e di rivendicazioni, nulla risulta più urtante delle parole di Paolo che invita alla sottomissione, non solo le mogli, come voleva un’interpretazione letterale-sociologica del passato, ma anche i mariti, che come Cristo con la sua Chiesa, sono chiamati a dare la vita per la sposa. Eppure, non vi è dubbio che il cammino di una coppia, anzi di una famiglia, come l’esperienza insegna, passa attraverso l’ubbidienza. Non è l’ubbidienza alle regole, alle esigenze, ai capricci dell’altro, ma un accogliere e capire e ascoltare e scambiarsi reciprocamente le scoperte, le difficoltà, le paure e i sogni (specialmente i sogni). Come si fa, se no, ad "andare d’accordo"? (6 segue)
 

Parte settima

Lo stupore

La coppia vive la festa nella propria realtà familiare quando è capace di stupirsi. Lo stupore è la base della spiritualità familiare. Chi non sa stupirsi non sa contemplare la gloria di Dio che si squaderna in tutto l’universo, ma prima di tutto nel sorriso accogliente, negli occhi luminosi, nell’abbraccio avvolgente, nella tenerezza reciproca di due sposi.

"O Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo Nome su tutta la terra" (Sal 8).

Lo stupore è la dote dei bambini, nasce dalla semplicità dei loro pensieri.

L’invito di Gesù è: diventare come bambini.

Darsi del "tu"

Si è in festa quando sappiamo darci del "tu". Sembra normale che tra marito e moglie ci si debba dare del "tu", ma non è altrettanto vero che vengano eliminate tante distanze. Le distanze esistono per la nostra origine ed educazione diversa, per le differenti sensibilità ed interessi, per principi ed ideali. Tutte realtà da rovesciare sopra il tavolo della cucina e farle diventare di interesse comune, od almeno farle oggetto di attenzione e condivisione. Darsi del "tu" è impegnarsi ad avvicinare due mondi che il solo sentimento non riuscirà mai ad intersecare.

Sentirsi partners di Dio

Festa è ancora divenire partners di Dio nella nostra famiglia.

"Mio Dio, diceva una giovane sposa, sento di amare mio marito più di Te". "Non preoccuparti, le rispose Dio, per quanto tu lo ami, non riuscirai ad amarlo più di me". Dio non è geloso dell'amore che siamo capaci di donare, vuole invece che questo amore sia in qualche modo segno del suo amore infinito. Perciò le nostre povertà d'amore, le piccole e grandi infedeltà, non ci devono fare paura: qualcuno che ci ama più di ogni altro fa il tifo per noi.

Ed ancora nell'ottica divina la festa della nostra famiglia non può rimanere isolata, bensì insieme con quella di tante altre famiglie contribuisce alla grande festa del Regno. È bene vivere fin d'ora questa realtà condividendo con altre famiglie momenti di vita, particolarmente le ricorrenze significative della nostra esistenza. (7 - segue)
 

Parte ottava

Farsi compagnia

Festa è anche farsi compagnia. La vocazione al matrimonio, a differenza delle vocazioni al celibato ed alla verginità, è camminare a due verso la santità, è darsi una mano, è essere uno accanto all'altra in tutti i momenti gioiosi per esaltare la gioia, come pure nei momenti di incertezza, crisi, disinnamoramento per portarne assieme il peso e la sofferenza. Essere accanto nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia... tutti i giorni della vita. Più che una promessa da mantenere diventa una consolazione, una sicurezza che non saremo mai soli particolarmente nel momento del bisogno.

Farsi profeti

Infine, festa è proiettarsi verso il futuro: essere profeti nella vita e nella vita matrimoniale. Nel nostro cuore c'è una profonda sete di infinito, occorre perciò continuare a guardare lontano, più in là delle faccende domestiche e del bilancio familiare, e senza televisione che mortifica sino all'annullamento le nostre capacità di pensare, perciò di soffrire, per trasformare in meglio noi stessi e il mondo. Occorre sognare e far sognare per riempire i nostri cuori.

Far sognare i nostri figli, stimolarli ad immaginare, a prefigurarsi la capacità di avere coraggio. Oggi, sopraffatti se non addirittura schiacciati da una mentalità troppo concreta, non riusciamo più ad immaginare qualcosa di diverso dal quadretto noioso della famiglia tradizionale, con rapporti avari e ben codificati, mete prefissate di carriera e di apparenza nell'avere. Molte sono le coppie costituite con totale acquiescenza al pensiero material-conservatore "dei due cuori e una villetta", con piscina, fuoristrada e viaggio di nozze in paesi tropicali.

Molte per fortuna sono quelle famiglie ricche di allegria immaginativa e di curiosità che badano al concreto dei sentimenti, degli altri, del futuro. (8 - segue)
 

Parte nona

Allegria immaginativa e curiosità

La famiglia è un ambito di vera crescita se è anche un luogo di educazione alla creatività. Il padre e la madre, attraverso il loro accettarsi come "soggetti creatori", non danno per scontati ruoli, atteggiamenti, obiettivi, ma anzi, stimolandosi reciprocamente nell’inventare il futuro della famiglia stessa, educano, nel contempo, i figli ad essere essi stessi inventori di nuovi uomini e donne, suggeritori di speranza oltre ogni evidenza, promotori allegri e lucidi di cambiamenti, scanzonati e coraggiosi amanti della differenza e delle differenze.

Il padre e la madre, giocando con i figli piccoli e accettando di partecipare a giochi inventati da loro quando i figli sono più grandicelli raccontando loro le fiabe, li aiutano a sognare e ad inserire, nel quotidiano, la dimensione dell’immaginazione.

In tal modo sì raggiungono due scopi: si mantiene viva la famiglia (e in questo consiste la festa presente) e si aiutano i figli a scoprire e valorizzare le proprie potenzialità e a preparare la loro "festa futura".

"Il nostro mondo - scrive Battista Borsato - soprattutto quello occidentale, soffre per mancanza di fantasia (...) Eppure noi discendiamo da un sognatore: Gesù di Nazareth. Egli ha sognato un mondo diverso; per questo nuovo mondo, per questo nuovo modo di pensare ha lottato ed è morto. Egli ha sognato ed ha fatto sognare. Gli apostoli, ed altri con loro, hanno continuato a credere a questo sogno e lo hanno appassionatamente annunciato".

Noi crediamo che faccia parte dello specifico della famiglia annunciare il sogno, far vivere la gioia, la festa. Oseremmo dire che uomo e donna, la coppia che si ama con impegno tra le tante contraddizioni quotidiane, è "il più bel sogno di Dio". (9 - Fine)

Simonetta e Fausto Mignanego - Genova

- Genova

Valeria e Tony Piccin - Vallà (Tv)

- Vallà (Tv)

da "Famiglia domani" 1/2000 

Parte nona

Allegria immaginativa e curiosità

La famiglia è un ambito di vera crescita se è anche un luogo di educazione alla creatività. Il padre e la madre, attraverso il loro accettarsi come "soggetti creatori", non danno per scontati ruoli, atteggiamenti, obiettivi, ma anzi, stimolandosi reciprocamente nell’inventare il futuro della famiglia stessa, educano, nel contempo, i figli ad essere essi stessi inventori di nuovi uomini e donne, suggeritori di speranza oltre ogni evidenza, promotori allegri e lucidi di cambiamenti, scanzonati e coraggiosi amanti della differenza e delle differenze.

Il padre e la madre, giocando con i figli piccoli e accettando di partecipare a giochi inventati da loro quando i figli sono più grandicelli raccontando loro le fiabe, li aiutano a sognare e ad inserire, nel quotidiano, la dimensione dell’immaginazione.

In tal modo sì raggiungono due scopi: si mantiene viva la famiglia (e in questo consiste la festa presente) e si aiutano i figli a scoprire e valorizzare le proprie potenzialità e a preparare la loro "festa futura".

"Il nostro mondo - scrive Battista Borsato - soprattutto quello occidentale, soffre per mancanza di fantasia (...) Eppure noi discendiamo da un sognatore: Gesù di Nazareth. Egli ha sognato un mondo diverso; per questo nuovo mondo, per questo nuovo modo di pensare ha lottato ed è morto. Egli ha sognato ed ha fatto sognare. Gli apostoli, ed altri con loro, hanno continuato a credere a questo sogno e lo hanno appassionatamente annunciato".

Noi crediamo che faccia parte dello specifico della famiglia annunciare il sogno, far vivere la gioia, la festa. Oseremmo dire che uomo e donna, la coppia che si ama con impegno tra le tante contraddizioni quotidiane, è "il più bel sogno di Dio". (9 - Fine)

Simonetta e Fausto Mignanego - Genova

- Genova

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da "Famiglia domani" 1/2000 

Parte ottava

Farsi compagnia

Festa è anche farsi compagnia. La vocazione al matrimonio, a differenza delle vocazioni al celibato ed alla verginità, è camminare a due verso la santità, è darsi una mano, è essere uno accanto all'altra in tutti i momenti gioiosi per esaltare la gioia, come pure nei momenti di incertezza, crisi, disinnamoramento per portarne assieme il peso e la sofferenza. Essere accanto nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia... tutti i giorni della vita. Più che una promessa da mantenere diventa una consolazione, una sicurezza che non saremo mai soli particolarmente nel momento del bisogno.

Farsi profeti

Infine, festa è proiettarsi verso il futuro: essere profeti nella vita e nella vita matrimoniale. Nel nostro cuore c'è una profonda sete di infinito, occorre perciò continuare a guardare lontano, più in là delle faccende domestiche e del bilancio familiare, e senza televisione che mortifica sino all'annullamento le nostre capacità di pensare, perciò di soffrire, per trasformare in meglio noi stessi e il mondo. Occorre sognare e far sognare per riempire i nostri cuori.

Far sognare i nostri figli, stimolarli ad immaginare, a prefigurarsi la capacità di avere coraggio. Oggi, sopraffatti se non addirittura schiacciati da una mentalità troppo concreta, non riusciamo più ad immaginare qualcosa di diverso dal quadretto noioso della famiglia tradizionale, con rapporti avari e ben codificati, mete prefissate di carriera e di apparenza nell'avere. Molte sono le coppie costituite con totale acquiescenza al pensiero material-conservatore "dei due cuori e una villetta", con piscina, fuoristrada e viaggio di nozze in paesi tropicali.

Molte per fortuna sono quelle famiglie ricche di allegria immaginativa e di curiosità che badano al concreto dei sentimenti, degli altri, del futuro. (8 - segue)
 

Parte nona

Allegria immaginativa e curiosità

La famiglia è un ambito di vera crescita se è anche un luogo di educazione alla creatività. Il padre e la madre, attraverso il loro accettarsi come "soggetti creatori", non danno per scontati ruoli, atteggiamenti, obiettivi, ma anzi, stimolandosi reciprocamente nell’inventare il futuro della famiglia stessa, educano, nel contempo, i figli ad essere essi stessi inventori di nuovi uomini e donne, suggeritori di speranza oltre ogni evidenza, promotori allegri e lucidi di cambiamenti, scanzonati e coraggiosi amanti della differenza e delle differenze.

Il padre e la madre, giocando con i figli piccoli e accettando di partecipare a giochi inventati da loro quando i figli sono più grandicelli raccontando loro le fiabe, li aiutano a sognare e ad inserire, nel quotidiano, la dimensione dell’immaginazione.

In tal modo sì raggiungono due scopi: si mantiene viva la famiglia (e in questo consiste la festa presente) e si aiutano i figli a scoprire e valorizzare le proprie potenzialità e a preparare la loro "festa futura".

"Il nostro mondo - scrive Battista Borsato - soprattutto quello occidentale, soffre per mancanza di fantasia (...) Eppure noi discendiamo da un sognatore: Gesù di Nazareth. Egli ha sognato un mondo diverso; per questo nuovo mondo, per questo nuovo modo di pensare ha lottato ed è morto. Egli ha sognato ed ha fatto sognare. Gli apostoli, ed altri con loro, hanno continuato a credere a questo sogno e lo hanno appassionatamente annunciato".

Noi crediamo che faccia parte dello specifico della famiglia annunciare il sogno, far vivere la gioia, la festa. Oseremmo dire che uomo e donna, la coppia che si ama con impegno tra le tante contraddizioni quotidiane, è "il più bel sogno di Dio". (9 - Fine)

Simonetta e Fausto Mignanego - Genova

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Allegria immaginativa e curiosità

La famiglia è un ambito di vera crescita se è anche un luogo di educazione alla creatività. Il padre e la madre, attraverso il loro accettarsi come "soggetti creatori", non danno per scontati ruoli, atteggiamenti, obiettivi, ma anzi, stimolandosi reciprocamente nell’inventare il futuro della famiglia stessa, educano, nel contempo, i figli ad essere essi stessi inventori di nuovi uomini e donne, suggeritori di speranza oltre ogni evidenza, promotori allegri e lucidi di cambiamenti, scanzonati e coraggiosi amanti della differenza e delle differenze.

Il padre e la madre, giocando con i figli piccoli e accettando di partecipare a giochi inventati da loro quando i figli sono più grandicelli raccontando loro le fiabe, li aiutano a sognare e ad inserire, nel quotidiano, la dimensione dell’immaginazione.

In tal modo sì raggiungono due scopi: si mantiene viva la famiglia (e in questo consiste la festa presente) e si aiutano i figli a scoprire e valorizzare le proprie potenzialità e a preparare la loro "festa futura".

"Il nostro mondo - scrive Battista Borsato - soprattutto quello occidentale, soffre per mancanza di fantasia (...) Eppure noi discendiamo da un sognatore: Gesù di Nazareth. Egli ha sognato un mondo diverso; per questo nuovo mondo, per questo nuovo modo di pensare ha lottato ed è morto. Egli ha sognato ed ha fatto sognare. Gli apostoli, ed altri con loro, hanno continuato a credere a questo sogno e lo hanno appassionatamente annunciato".

Noi crediamo che faccia parte dello specifico della famiglia annunciare il sogno, far vivere la gioia, la festa. Oseremmo dire che uomo e donna, la coppia che si ama con impegno tra le tante contraddizioni quotidiane, è "il più bel sogno di Dio". (9 - Fine)

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Parte settima

Lo stupore

La coppia vive la festa nella propria realtà familiare quando è capace di stupirsi. Lo stupore è la base della spiritualità familiare. Chi non sa stupirsi non sa contemplare la gloria di Dio che si squaderna in tutto l’universo, ma prima di tutto nel sorriso accogliente, negli occhi luminosi, nell’abbraccio avvolgente, nella tenerezza reciproca di due sposi.

"O Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo Nome su tutta la terra" (Sal 8).

Lo stupore è la dote dei bambini, nasce dalla semplicità dei loro pensieri.

L’invito di Gesù è: diventare come bambini.

Darsi del "tu"

Si è in festa quando sappiamo darci del "tu". Sembra normale che tra marito e moglie ci si debba dare del "tu", ma non è altrettanto vero che vengano eliminate tante distanze. Le distanze esistono per la nostra origine ed educazione diversa, per le differenti sensibilità ed interessi, per principi ed ideali. Tutte realtà da rovesciare sopra il tavolo della cucina e farle diventare di interesse comune, od almeno farle oggetto di attenzione e condivisione. Darsi del "tu" è impegnarsi ad avvicinare due mondi che il solo sentimento non riuscirà mai ad intersecare.

Sentirsi partners di Dio

Festa è ancora divenire partners di Dio nella nostra famiglia.

"Mio Dio, diceva una giovane sposa, sento di amare mio marito più di Te". "Non preoccuparti, le rispose Dio, per quanto tu lo ami, non riuscirai ad amarlo più di me". Dio non è geloso dell'amore che siamo capaci di donare, vuole invece che questo amore sia in qualche modo segno del suo amore infinito. Perciò le nostre povertà d'amore, le piccole e grandi infedeltà, non ci devono fare paura: qualcuno che ci ama più di ogni altro fa il tifo per noi.

Ed ancora nell'ottica divina la festa della nostra famiglia non può rimanere isolata, bensì insieme con quella di tante altre famiglie contribuisce alla grande festa del Regno. È bene vivere fin d'ora questa realtà condividendo con altre famiglie momenti di vita, particolarmente le ricorrenze significative della nostra esistenza. (7 - segue)
 

Parte ottava

Farsi compagnia

Festa è anche farsi compagnia. La vocazione al matrimonio, a differenza delle vocazioni al celibato ed alla verginità, è camminare a due verso la santità, è darsi una mano, è essere uno accanto all'altra in tutti i momenti gioiosi per esaltare la gioia, come pure nei momenti di incertezza, crisi, disinnamoramento per portarne assieme il peso e la sofferenza. Essere accanto nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia... tutti i giorni della vita. Più che una promessa da mantenere diventa una consolazione, una sicurezza che non saremo mai soli particolarmente nel momento del bisogno.

Farsi profeti

Infine, festa è proiettarsi verso il futuro: essere profeti nella vita e nella vita matrimoniale. Nel nostro cuore c'è una profonda sete di infinito, occorre perciò continuare a guardare lontano, più in là delle faccende domestiche e del bilancio familiare, e senza televisione che mortifica sino all'annullamento le nostre capacità di pensare, perciò di soffrire, per trasformare in meglio noi stessi e il mondo. Occorre sognare e far sognare per riempire i nostri cuori.

Far sognare i nostri figli, stimolarli ad immaginare, a prefigurarsi la capacità di avere coraggio. Oggi, sopraffatti se non addirittura schiacciati da una mentalità troppo concreta, non riusciamo più ad immaginare qualcosa di diverso dal quadretto noioso della famiglia tradizionale, con rapporti avari e ben codificati, mete prefissate di carriera e di apparenza nell'avere. Molte sono le coppie costituite con totale acquiescenza al pensiero material-conservatore "dei due cuori e una villetta", con piscina, fuoristrada e viaggio di nozze in paesi tropicali.

Molte per fortuna sono quelle famiglie ricche di allegria immaginativa e di curiosità che badano al concreto dei sentimenti, degli altri, del futuro. (8 - segue)
 

Parte nona

Allegria immaginativa e curiosità

La famiglia è un ambito di vera crescita se è anche un luogo di educazione alla creatività. Il padre e la madre, attraverso il loro accettarsi come "soggetti creatori", non danno per scontati ruoli, atteggiamenti, obiettivi, ma anzi, stimolandosi reciprocamente nell’inventare il futuro della famiglia stessa, educano, nel contempo, i figli ad essere essi stessi inventori di nuovi uomini e donne, suggeritori di speranza oltre ogni evidenza, promotori allegri e lucidi di cambiamenti, scanzonati e coraggiosi amanti della differenza e delle differenze.

Il padre e la madre, giocando con i figli piccoli e accettando di partecipare a giochi inventati da loro quando i figli sono più grandicelli raccontando loro le fiabe, li aiutano a sognare e ad inserire, nel quotidiano, la dimensione dell’immaginazione.

In tal modo sì raggiungono due scopi: si mantiene viva la famiglia (e in questo consiste la festa presente) e si aiutano i figli a scoprire e valorizzare le proprie potenzialità e a preparare la loro "festa futura".

"Il nostro mondo - scrive Battista Borsato - soprattutto quello occidentale, soffre per mancanza di fantasia (...) Eppure noi discendiamo da un sognatore: Gesù di Nazareth. Egli ha sognato un mondo diverso; per questo nuovo mondo, per questo nuovo modo di pensare ha lottato ed è morto. Egli ha sognato ed ha fatto sognare. Gli apostoli, ed altri con loro, hanno continuato a credere a questo sogno e lo hanno appassionatamente annunciato".

Noi crediamo che faccia parte dello specifico della famiglia annunciare il sogno, far vivere la gioia, la festa. Oseremmo dire che uomo e donna, la coppia che si ama con impegno tra le tante contraddizioni quotidiane, è "il più bel sogno di Dio". (9 - Fine)

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Allegria immaginativa e curiosità

La famiglia è un ambito di vera crescita se è anche un luogo di educazione alla creatività. Il padre e la madre, attraverso il loro accettarsi come "soggetti creatori", non danno per scontati ruoli, atteggiamenti, obiettivi, ma anzi, stimolandosi reciprocamente nell’inventare il futuro della famiglia stessa, educano, nel contempo, i figli ad essere essi stessi inventori di nuovi uomini e donne, suggeritori di speranza oltre ogni evidenza, promotori allegri e lucidi di cambiamenti, scanzonati e coraggiosi amanti della differenza e delle differenze.

Il padre e la madre, giocando con i figli piccoli e accettando di partecipare a giochi inventati da loro quando i figli sono più grandicelli raccontando loro le fiabe, li aiutano a sognare e ad inserire, nel quotidiano, la dimensione dell’immaginazione.

In tal modo sì raggiungono due scopi: si mantiene viva la famiglia (e in questo consiste la festa presente) e si aiutano i figli a scoprire e valorizzare le proprie potenzialità e a preparare la loro "festa futura".

"Il nostro mondo - scrive Battista Borsato - soprattutto quello occidentale, soffre per mancanza di fantasia (...) Eppure noi discendiamo da un sognatore: Gesù di Nazareth. Egli ha sognato un mondo diverso; per questo nuovo mondo, per questo nuovo modo di pensare ha lottato ed è morto. Egli ha sognato ed ha fatto sognare. Gli apostoli, ed altri con loro, hanno continuato a credere a questo sogno e lo hanno appassionatamente annunciato".

Noi crediamo che faccia parte dello specifico della famiglia annunciare il sogno, far vivere la gioia, la festa. Oseremmo dire che uomo e donna, la coppia che si ama con impegno tra le tante contraddizioni quotidiane, è "il più bel sogno di Dio". (9 - Fine)

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Parte ottava

Farsi compagnia

Festa è anche farsi compagnia. La vocazione al matrimonio, a differenza delle vocazioni al celibato ed alla verginità, è camminare a due verso la santità, è darsi una mano, è essere uno accanto all'altra in tutti i momenti gioiosi per esaltare la gioia, come pure nei momenti di incertezza, crisi, disinnamoramento per portarne assieme il peso e la sofferenza. Essere accanto nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia... tutti i giorni della vita. Più che una promessa da mantenere diventa una consolazione, una sicurezza che non saremo mai soli particolarmente nel momento del bisogno.

Farsi profeti

Infine, festa è proiettarsi verso il futuro: essere profeti nella vita e nella vita matrimoniale. Nel nostro cuore c'è una profonda sete di infinito, occorre perciò continuare a guardare lontano, più in là delle faccende domestiche e del bilancio familiare, e senza televisione che mortifica sino all'annullamento le nostre capacità di pensare, perciò di soffrire, per trasformare in meglio noi stessi e il mondo. Occorre sognare e far sognare per riempire i nostri cuori.

Far sognare i nostri figli, stimolarli ad immaginare, a prefigurarsi la capacità di avere coraggio. Oggi, sopraffatti se non addirittura schiacciati da una mentalità troppo concreta, non riusciamo più ad immaginare qualcosa di diverso dal quadretto noioso della famiglia tradizionale, con rapporti avari e ben codificati, mete prefissate di carriera e di apparenza nell'avere. Molte sono le coppie costituite con totale acquiescenza al pensiero material-conservatore "dei due cuori e una villetta", con piscina, fuoristrada e viaggio di nozze in paesi tropicali.

Molte per fortuna sono quelle famiglie ricche di allegria immaginativa e di curiosità che badano al concreto dei sentimenti, degli altri, del futuro. (8 - segue)
 

Parte nona

Allegria immaginativa e curiosità

La famiglia è un ambito di vera crescita se è anche un luogo di educazione alla creatività. Il padre e la madre, attraverso il loro accettarsi come "soggetti creatori", non danno per scontati ruoli, atteggiamenti, obiettivi, ma anzi, stimolandosi reciprocamente nell’inventare il futuro della famiglia stessa, educano, nel contempo, i figli ad essere essi stessi inventori di nuovi uomini e donne, suggeritori di speranza oltre ogni evidenza, promotori allegri e lucidi di cambiamenti, scanzonati e coraggiosi amanti della differenza e delle differenze.

Il padre e la madre, giocando con i figli piccoli e accettando di partecipare a giochi inventati da loro quando i figli sono più grandicelli raccontando loro le fiabe, li aiutano a sognare e ad inserire, nel quotidiano, la dimensione dell’immaginazione.

In tal modo sì raggiungono due scopi: si mantiene viva la famiglia (e in questo consiste la festa presente) e si aiutano i figli a scoprire e valorizzare le proprie potenzialità e a preparare la loro "festa futura".

"Il nostro mondo - scrive Battista Borsato - soprattutto quello occidentale, soffre per mancanza di fantasia (...) Eppure noi discendiamo da un sognatore: Gesù di Nazareth. Egli ha sognato un mondo diverso; per questo nuovo mondo, per questo nuovo modo di pensare ha lottato ed è morto. Egli ha sognato ed ha fatto sognare. Gli apostoli, ed altri con loro, hanno continuato a credere a questo sogno e lo hanno appassionatamente annunciato".

Noi crediamo che faccia parte dello specifico della famiglia annunciare il sogno, far vivere la gioia, la festa. Oseremmo dire che uomo e donna, la coppia che si ama con impegno tra le tante contraddizioni quotidiane, è "il più bel sogno di Dio". (9 - Fine)

Simonetta e Fausto Mignanego - Genova

- Genova

Valeria e Tony Piccin - Vallà (Tv)

- Vallà (Tv)

da "Famiglia domani" 1/2000 

Parte nona

Allegria immaginativa e curiosità

La famiglia è un ambito di vera crescita se è anche un luogo di educazione alla creatività. Il padre e la madre, attraverso il loro accettarsi come "soggetti creatori", non danno per scontati ruoli, atteggiamenti, obiettivi, ma anzi, stimolandosi reciprocamente nell’inventare il futuro della famiglia stessa, educano, nel contempo, i figli ad essere essi stessi inventori di nuovi uomini e donne, suggeritori di speranza oltre ogni evidenza, promotori allegri e lucidi di cambiamenti, scanzonati e coraggiosi amanti della differenza e delle differenze.

Il padre e la madre, giocando con i figli piccoli e accettando di partecipare a giochi inventati da loro quando i figli sono più grandicelli raccontando loro le fiabe, li aiutano a sognare e ad inserire, nel quotidiano, la dimensione dell’immaginazione.

In tal modo sì raggiungono due scopi: si mantiene viva la famiglia (e in questo consiste la festa presente) e si aiutano i figli a scoprire e valorizzare le proprie potenzialità e a preparare la loro "festa futura".

"Il nostro mondo - scrive Battista Borsato - soprattutto quello occidentale, soffre per mancanza di fantasia (...) Eppure noi discendiamo da un sognatore: Gesù di Nazareth. Egli ha sognato un mondo diverso; per questo nuovo mondo, per questo nuovo modo di pensare ha lottato ed è morto. Egli ha sognato ed ha fatto sognare. Gli apostoli, ed altri con loro, hanno continuato a credere a questo sogno e lo hanno appassionatamente annunciato".

Noi crediamo che faccia parte dello specifico della famiglia annunciare il sogno, far vivere la gioia, la festa. Oseremmo dire che uomo e donna, la coppia che si ama con impegno tra le tante contraddizioni quotidiane, è "il più bel sogno di Dio". (9 - Fine)

Simonetta e Fausto Mignanego - Genova

- Genova

Valeria e Tony Piccin - Vallà (Tv)

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da "Famiglia domani" 1/2000 

Parte sesta

Siate sottomessi gli uni agli altri

In un'epoca di diritti e di rivendicazioni, nulla risulta più urtante delle parole di Paolo che invita alla sottomissione, non solo le mogli, come voleva un’interpretazione letterale-sociologica del passato, ma anche i mariti, che come Cristo con la sua Chiesa, sono chiamati a dare la vita per la sposa. Eppure, non vi è dubbio che il cammino di una coppia, anzi di una famiglia, come l’esperienza insegna, passa attraverso l’ubbidienza. Non è l’ubbidienza alle regole, alle esigenze, ai capricci dell’altro, ma un accogliere e capire e ascoltare e scambiarsi reciprocamente le scoperte, le difficoltà, le paure e i sogni (specialmente i sogni). Come si fa, se no, ad "andare d’accordo"? (6 segue)
 

Parte settima

Lo stupore

La coppia vive la festa nella propria realtà familiare quando è capace di stupirsi. Lo stupore è la base della spiritualità familiare. Chi non sa stupirsi non sa contemplare la gloria di Dio che si squaderna in tutto l’universo, ma prima di tutto nel sorriso accogliente, negli occhi luminosi, nell’abbraccio avvolgente, nella tenerezza reciproca di due sposi.

"O Signore nostro Dio, quanto è grande il tuo Nome su tutta la terra" (Sal 8).

Lo stupore è la dote dei bambini, nasce dalla semplicità dei loro pensieri.

L’invito di Gesù è: diventare come bambini.

Darsi del "tu"

Si è in festa quando sappiamo darci del "tu". Sembra normale che tra marito e moglie ci si debba dare del "tu", ma non è altrettanto vero che vengano eliminate tante distanze. Le distanze esistono per la nostra origine ed educazione diversa, per le differenti sensibilità ed interessi, per principi ed ideali. Tutte realtà da rovesciare sopra il tavolo della cucina e farle diventare di interesse comune, od almeno farle oggetto di attenzione e condivisione. Darsi del "tu" è impegnarsi ad avvicinare due mondi che il solo sentimento non riuscirà mai ad intersecare.

Sentirsi partners di Dio

Festa è ancora divenire partners di Dio nella nostra famiglia.

"Mio Dio, diceva una giovane sposa, sento di amare mio marito più di Te". "Non preoccuparti, le rispose Dio, per quanto tu lo ami, non riuscirai ad amarlo più di me". Dio non è geloso dell'amore che siamo capaci di donare, vuole invece che questo amore sia in qualche modo segno del suo amore infinito. Perciò le nostre povertà d'amore, le piccole e grandi infedeltà, non ci devono fare paura: qualcuno che ci ama più di ogni altro fa il tifo per noi.

Ed ancora nell'ottica divina la festa della nostra famiglia non può rimanere isolata, bensì insieme con quella di tante altre famiglie contribuisce alla grande festa del Regno. È bene vivere fin d'ora questa realtà condividendo con altre famiglie momenti di vita, particolarmente le ricorrenze significative della nostra esistenza. (7 - segue)
 

Parte ottava

Farsi compagnia

Festa è anche farsi compagnia. La vocazione al matrimonio, a differenza delle vocazioni al celibato ed alla verginità, è camminare a due verso la santità, è darsi una mano, è essere uno accanto all'altra in tutti i momenti gioiosi per esaltare la gioia, come pure nei momenti di incertezza, crisi, disinnamoramento per portarne assieme il peso e la sofferenza. Essere accanto nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia... tutti i giorni della vita. Più che una promessa da mantenere diventa una consolazione, una sicurezza che non saremo mai soli particolarmente nel momento del bisogno.

Farsi profeti

Infine, festa è proiettarsi verso il futuro: essere profeti nella vita e nella vita matrimoniale. Nel nostro cuore c'è una profonda sete di infinito, occorre perciò continuare a guardare lontano, più in là delle faccende domestiche e del bilancio familiare, e senza televisione che mortifica sino all'annullamento le nostre capacità di pensare, perciò di soffrire, per trasformare in meglio noi stessi e il mondo. Occorre sognare e far sognare per riempire i nostri cuori.

Far sognare i nostri figli, stimolarli ad immaginare, a prefigurarsi la capacità di avere coraggio. Oggi, sopraffatti se non addirittura schiacciati da una mentalità troppo concreta, non riusciamo più ad immaginare qualcosa di diverso dal quadretto noioso della famiglia tradizionale, con rapporti avari e ben codificati, mete prefissate di carriera e di apparenza nell'avere. Molte sono le coppie costituite con totale acquiescenza al pensiero material-conservatore "dei due cuori e una villetta", con piscina, fuoristrada e viaggio di nozze in paesi tropicali.

Molte per fortuna sono quelle famiglie ricche di allegria immaginativa e di curiosità che badano al concreto dei sentimenti, degli altri, del futuro. (8 - segue)
 

Parte nona

Allegria immaginativa e curiosità

La famiglia è un ambito di vera crescita se è anche un luogo di educazione alla creatività. Il padre e la madre, attraverso il loro accettarsi come "soggetti creatori", non danno per scontati ruoli, atteggiamenti, obiettivi, ma anzi, stimolandosi reciprocamente nell’inventare il futuro della famiglia stessa, educano, nel contempo, i figli ad essere essi stessi inventori di nuovi uomini e donne, suggeritori di speranza oltre ogni evidenza, promotori allegri e lucidi di cambiamenti, scanzonati e coraggiosi amanti della differenza e delle differenze.

Il padre e la madre, giocando con i figli piccoli e accettando di partecipare a giochi inventati da loro quando i figli sono più grandicelli raccontando loro le fiabe, li aiutano a sognare e ad inserire, nel quotidiano, la dimensione dell’immaginazione.

In tal modo sì raggiungono due scopi: si mantiene viva la famiglia (e in questo consiste la festa presente) e si aiutano i figli a scoprire e valorizzare le proprie potenzialità e a preparare la loro "festa futura".

"Il nostro mondo - scrive Battista Borsato - soprattutto quello occidentale, soffre per mancanza di fantasia (...) Eppure noi discendiamo da un sognatore: Gesù di Nazareth. Egli ha sognato un mondo diverso; per questo nuovo mondo, per questo nuovo modo di pensare ha lottato ed è morto. Egli ha sognato ed ha fatto sognare. Gli apostoli, ed altri con loro, hanno continuato a credere a questo sogno e lo hanno appassionatamente annunciato".

Noi crediamo che faccia parte dello specifico della famiglia annunciare il sogno, far vivere la gioia, la festa. Oseremmo dire che uomo e donna, la coppia che si ama con impegno tra le tante contraddizioni quotidiane, è "il più bel sogno di Dio". (9 - Fine)

Simonetta e Fausto Mignanego - Genova

- Genova

Valeria e Tony Piccin - Vallà (Tv)

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da "Famiglia domani" 1/2000 

Parte nona

Allegria immaginativa e curiosità

La famiglia è un ambito di vera crescita se è anche un luogo di educazione alla creatività. Il padre e la madre, attraverso il loro accettarsi come "soggetti creatori", non danno per scontati ruoli, atteggiamenti, obiettivi, ma anzi, stimolandosi reciprocamente nell’inventare il futuro della famiglia stessa, educano, nel contempo, i figli ad essere essi stessi inventori di nuovi uomini e donne, suggeritori di speranza oltre ogni evidenza, promotori allegri e lucidi di cambiamenti, scanzonati e coraggiosi amanti della differenza e delle differenze.

Il padre e la madre, giocando con i figli piccoli e accettando di partecipare a giochi inventati da loro quando i figli sono più grandicelli raccontando loro le fiabe, li aiutano a sognare e ad inserire, nel quotidiano, la dimensione dell’immaginazione.

In tal modo sì raggiungono due scopi: si mantiene viva la famiglia (e in questo consiste la festa presente) e si aiutano i figli a scoprire e valorizzare le proprie potenzialità e a preparare la loro "festa futura".

"Il nostro mondo - scrive Battista Borsato - soprattutto quello occidentale, soffre per mancanza di fantasia (...) Eppure noi discendiamo da un sognatore: Gesù di Nazareth. Egli ha sognato un mondo diverso; per questo nuovo mondo, per questo nuovo modo di pensare ha lottato ed è morto. Egli ha sognato ed ha fatto sognare. Gli apostoli, ed altri con loro, hanno continuato a credere a questo sogno e lo hanno appassionatamente annunciato".

Noi crediamo che faccia parte dello specifico della famiglia annunciare il sogno, far vivere la gioia, la festa. Oseremmo dire che uomo e donna, la coppia che si ama con impegno tra le tante contraddizioni quotidiane, è "il più bel sogno di Dio". (9 - Fine)

Simonetta e Fausto Mignanego - Genova

- Genova

Valeria e Tony Piccin - Vallà (Tv)

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da "Famiglia domani" 1/2000 

Parte ottava

Farsi compagnia

Letto 3092 volte Ultima modifica il Venerdì, 31 Dicembre 2004 16:26