Che conseguenze produrrà lo stato d'eccezione generato dall'epidemia del coronavirus? Giungeremo ad adeguarci, ritenendo ormai normale e socialmente accettato questo modo di morire?
È un'occasione unica che ci viene offerta per iniziare a sperimentarci su nuove vie per vivere la nostra comune fede cristiana. In questo stato d'eccezione.
Questo virus microscopico ci obbliga a riconsiderare la nostra responsabilità personale. Non si diffonde a suo capriccio, ma tramite un nostro coinvolgimento. I nostri corpi ne sono il veicolo.
Invocare l'onnipotenza di Dio per essere liberati dall'epidemia, senza tener alcun conto delle più banali regole per limitare il diffondersi dell'epidemia stessa significa tentare Dio. È l'orgoglio umano di poter disporre di Dio a proprio piacimento.
Sofferenza e morte, in Gesù, non sono esperienze umane negate o sottratte, ma condivise. Mentre il Risorto si rivela ai suoi discepoli con il segno delle ferite.
L'articolo tratta del passaggio dalla noosfera alla cristosfera, due fasi della spirale evolutiva di Teilhard de Chardin illustrata in figura.
Emerge che il nuovo rito - checché ne dicano i suoi detrattori - messo in opera da una sapiente regia e da presidenti e animatori competenti, orienta a far nascere dal silenzio la celebrazione dell'eucaristia, un silenzio che assume di volta in volta colori diversi, rende possibile l'ascolto fecondo, carica di significato le parole e i gesti, fa assumere alla preghiera tutte le sue diverse dimensioni, fino a farsi canto.
Ogni racconto conduce il lettore all'interno di un mondo a lui di per sé estraneo e rende questo mondo attuale, familiare e vivente per lui, anche distanza di molti secoli.
Con l’enciclica Laudato si', papa Francesco ci propone, scuotendo incancrenite concezioni ancora radicate nell’immaginario collettivo e in buona parte dello stesso mondo cattolico, una nuova visione del mondo.
Che cosa cambierebbe allora se il Magnificat non fosse di Maria ma di Elisabetta? Se dovessimo ammettere che la prima generazione cristiana l’aveva attribuito non alla madre del Cristo, ma alla madre del Battista? È intuibile che ammetterlo sarebbe un danno per i teologi e i devoti impegnati a esaltare l’eccezionalità della figura di Maria...