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Lunedì, 20 Dicembre 2004 01:27

GIOVANNA

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GIOVANNA 

A cura di Giorgio De Stefanis

 Una persona vive situazioni molto difficili, ma è il come le vive e da dove attinge la forza per affrontarle, che ci fa scoprire che una vita normale può diventare qualcosa di speciale!

INDICE:

1- Traccia di riflessione per gruppi
  • Attualizzazione
  • Preghiamo con ...
  • Momento di silenzio
  • Dibattito
2-Approfondimentoper l'animatore
  • Proposte delle Suore della Carità
  • Breve Biografia
  • Ambientazione storica
3- BIBLIOGRAFIA
%%%%%%%%
1 -TRACCIA DI RIFLESSIONE

PER GRUPPI


ATTUALIZZAZIONE
 


    Giovanna nasce in una classica famiglia contadina, allargata ad altri parenti, ma di buone condizioni economiche. Arriva dopo tre fratelli maschi e a Lei ne seguirono altri due, mentre l’ultima sarà nuovamente una femmina.
    La mamma, pia e devota, purtroppo è cagionevole di salute ed ha bisogno d’aiuto fisico e di sostegno morale. Passa molto tempo con Lei, ….. , ma anche Giovanna non ha una salute di“ferro”.
    Sono molto legate, ma Giovanna rimarrà purtroppo orfana a soli 16 anni. Il Padre le affida la gestione della casa, creando dei problemi di gelosia ad una zia che sperava di poter assumere il comando della gestione famigliare.
    La sua attenzione alle lezioni di catechismo, l’aiuto dato ai poveri e l’abitudine di pregare sono doti che inducono il Parroco a chiedere il Suo aiuto per organizzare la scuola di catechismo. Aveva ragione! Infatti il gruppo di giovani cresce rapidamente di numero sia come animatori che come partecipanti.

    La nostra Giovanna ha vissuto, sin qui, una vita normale. Non ha sofferto la miseria, ma certamente la sua vita non è stata facile, né priva di responsabilità. Una vita come tante, e forse, rispetto alle sue coetanee, con maggiori prospettive di una vita futura serena e agiata, grazie anche alla possibilità di un “buon matrimonio”. Sì, l’attendeva una vita “normale”, tranquilla.

    Matura invece la decisione di servire i malati, quelli più poveri. Si, come quelle ragazze che oggi vanno a fare le infermiere volontarie nel terzo mondo.
    Anche i suoi famigliari sono contrari. I parenti sono disperati, non capiscono.
    Le propongono un “buon” matrimonio. Ma chi glielo fa fare di andare a curare i malati negli ospedali dei poveri, se proprio vuole farsi suora vada nei conventi di clausura, nei monasteri dove è più facile trovare la compagnia di persone benestanti e/o istruite; del suo livello!
    Finalmente il Padre accetta la sua decisione e così Giovanna può iniziare la nuova vita con l’appoggio dell’unico genitore rimastole.

    Inizia il suo noviziato in un ospedale come Lei sognava: quello dei poveri. Il fisico non robustissimo ne risente, contrae una malattia; tutto ciò la debilita al punto che si parla già di un suo ritorno a casa, perché priva delle doti necessarie per svolgere questa missione.

    Ma com’è possibile che ciò accada? Aveva un bel sogno: altruista, controcorrente, vero, nel quale c’era da sporcarsi le mani, nessuno poteva pensare che lo facesse per mettersi in mostra. Perché il buon Dio lascia che accadano queste cose? Perché Giovanna, invece di pregare più di prima, non si ribella a quest’ingiustizia divina? A differenza di Raffaele, la malattia improvvisamente scompare!

    Giovanna può ora dedicarsi completamente ai suoi poveri e sofferenti. E’ spostata da un posto all’altro; ogni luogo ha i suoi problemi, ma Lei li supera appianando e risolvendo i contrasti.

    La situazione politica/sociale, nella quale aveva iniziato ad operare, cambia radicalmente. Se all’inizio opera in un ambiente nel quale il cattolicesimo è la religione di stato (come oggi nei paesi islamici integralisti), dopo subentra un periodo opposto, simile a quello Cinese con persecuzioni e morti, e nel quale gli ecclesiastici devono giurare fedeltà allo stato e la loro separazione da Roma. Dopo una breve tregua riprendono le persecuzioni. Solo nell’ultima parte della sua vita la situazione politico-sociale è più stabile.

    Durante i periodi delle persecuzioni religiose e sociali non cambia però l’impegno di Giovanna verso i poveri e i sofferenti, anzi! Inoltre aiuta anche gli ecclesiastici nascosti e perseguitati.
    La sua è stata una vita veramente avventurosa durante la quale ha affrontato grossi rischi personali; leggendo tutta la sua storia, in quel travagliato periodo, viene alla mente la figura della “primula rossa”, ma dei poveri e dei sofferenti! Bisogna leggerla integralmente per capirla. Assalti e furti alle case, aggressioni personali, dribblare il giuramento allo stato, sostenere i preti ricercati perché fedeli alla Chiesa e, per questo, se trovati giustiziati, la fuga all’estero, il rientro clandestino, ecc..

    Ma perché lo ha fatto? Poteva ritirarsi in un tranquillo monastero all’estero, oppure ritornare presso la famiglia d’origine, o accettare una proposta di matrimonio.

    Invece apre scuole per i poveri, si prende cura dei carcerati. La gente le chiama le “suore delle piccole scuole e del brodo”. Serviva i poveri e cercava di promuoverli come esseri umani; non dava tregua alle istituzioni affinché facessero la loro parte.

    Chi ha lavorato con Lei ha fatto esperienza del suo carattere forte e del fatto che non esitava ad evidenziare gli aspetti negativi di un comportamento, di una azione; ma a ciò seguiva il manifesto desiderio di riprendere il “cammino” assieme.
    Per Giovanna il faro della vita è l’amore di Dio e del prossimo; tutte le virtù derivano dall’amore di Dio e in Lui solo hanno principio. Su questi pilastri viene scritta la Regola della congregazione.

    L’Arcivescovo l’approva.
    Le persone più importanti dello stato la stimano e chiedono il suo aiuto.
    Il Papa approva l’istituto da Lei fondato!




    Finalmente! Sel’era proprio meritato! Anche per Lei la vita ha finalmente riservato carriera, successo, gli onori dei potenti, case, molte persone da comandare. Questa volta Dio ha fatto proprio le cose giuste! Giovanna ora deve solo mantenere il potere acquisito, le appartiene! Dopo tutto quello che ha fatto.

    Invidie, gelosie provocano una divisione tra le case della congregazione e Giovanna è emarginata, potrebbe far pesare i “diritti acquisiti”, ma non lo fa. Si rende conto che rischierebbe di far sgretolare tutta la congregazione e ciò significherebbe la fine del servizio della stessa ai poveri! E questo non può permetterlo, sono loro che devono avere la precedenza.

    Ma allora credeva proprio in quello che faceva!!

    Muore dopo tre anni senza mai ribellarsi ai suddetti avvenimenti, anzi perdonando e benedicendo tutti.

SANTA GIOVANNA ANTIDA THOURET è proclamata:
  • Beata il 23 maggio1926 e
  • Santa il 14 gennaio1934


PREGHIAMO CON S. GIOVANNA ANTIDA

    Per conoscere una persona non c’è niente di meglio che fare un cammino assieme a Lei. Noi abbiamo questa possibilità, possiamo pregare Dio con Lei, usando le preghiere che Lei stessa Gli rivolgeva. Ve ne proponiamo alcune tratte da “Una vita nell’amore”:
  • sulla fede:
Se avrai fede viva, ferma fiducia in Dio, se ti conserverai umile ..Dio non ti lascerà, non ti permetterà che ti inganni e tiaccorderà le sue grazie di forza e di luce secondo i tuoibisogni.
  • sulla preghiera
Pregate ogni giorno … perché il buon Dio ci accordi le grazie di cui abbiamo bisogno …
O Spirito Santo discendete su di noi, come discendeste sui vostri apostoli!
  • sul perdono
Dio… vieni in nostro soccorso, apri il tuo tenero cuore di Padre, perdonaci …
  • sui poveri
Dio predilige i poveri e ritiene fatto a se stesso quanto avremo compiuto per loro nel Suo nome
  • sulla santità
Il disegno di Dio è di santificarci

(in base alle finalità/bisogni dei partecipanti se ne possono sceglierne altre nel capitolo “Altre preghiere”)


MOMENTO DISILENZIO
………………………………………………………………….. (5/10 minuti)


DIBATTITO

    I presenti sono invitati ad esprimersi liberament esu quanto ascoltato; mentre l’Animatore, attingendo ai supporti che seguono, inquadra storicamente e spiritualmente la figura di Giovanna


2 - APPROFONDIMENTO PER L’ANIMATORE

 


A - PROPOSTE DELLE SUORE DELLA CARITA’

Le suore della Carità organizzano:
  • incontri di approfondimento sulla spiritualità e sulla vita di S. Giovanna Antida
  • esperienze missionarie
Visitail sito: WWW.suoredellacarita.org


B - BREVE BIOGRAFIA E AMBIENTAZIONE STORICA

    Nella traccia per animatori ci siamo presi la libertà di attualizzare ai giorni nostri, la storia della vita diS. Giovanna Antida Thouret. Ora Vi proponiamo, attraverso stralci ricavati da approfonditi studi, una sintetica presentazione di questa figura, che ha illuminato uno dei periodi più bui e tormentati della storia europea.        
       
    Quanto segue non è esaustivo della vita di S.Giovanna Antida, ma il nostro intento è di incuriosire il lettore ed invitarlo a leggere integralmente i testi citati.

    S. Giovanna Antida nasce a Saucey-le-Long (Francia)il 27 novembre 1765, dopo tre fratelli maschi e a Lei ne seguirono altri due, mentre l’ultima sarà nuovamente una femmina.

    Théodule Rey-Mermet fa (nel suo libro GIOVANNA ANTIDA THOURET, Abbiamo sentito la voce dei poveri; edito daCittà Nuova) un brillante quadro della situazione politica, sociale e religiosa di quel periodo che qui di seguito Vi proponiamo:
“Nel 1765 la Franca Contea è unita, da non più di cento anni dal trattato Nimega (1678), alla Corona di Francia. Diciamo “alla Corona” in quanto la Francia in quel periodo arriva al termine del XIII secolo di regalità e Luigi XV, dal suo palazzo di Versailles, la governa da cinquant’anni.
    Si può parlare di regalità assoluta, in quanto si pensa che il re riceva la sua autorità da Dio e non dal popolo, e di conseguenza deve rendere conto del suo operato solo a Dio e non ai suoi “sudditi”.
       
    Per diritto ereditario, esercita tutti i poteri personalmente: legislativo,esecutivo e giudiziario. Le altre autorità che avrebbero potuto contrastare il suo potere, sono state ridotte all’obbedienza.

    Nella nazione esistono tre Ordini:
  • l’Ordine del Clero, il primo e il più ricco; istituzione della Chiesa universale; di difficile recupero in quanto sarà assolutamente interdetto confondere ciò che è dovuto a Dio con ciò che è dovuto a Cesare;
  • l’Ordine della Nobiltà, secondo degli Ordini privilegiati, ma impoverito e impopolare;
  • il Terzo Stato, cioè il popolo: formato da borghesi, commercianti, artigiani e contadini.

    I rappresentanti eletti dei tre Ordini della nazione formavano gli Stati Generali che saranno convocati dal re a suo beneplacito; sarebbe stato un modo di sentire il polso febbricitante della Francia, ma l’ordine di convocazione poteva venire solo dal re; nel 1765 gli Stati Generali non erano più stati convocati da oltre cento cinquant’anni (1614).

    Non esistono “comuni”; i curati delle 44.000 parrocchie di Francia, essendo il cattolicesimo religione di stato, compilavano e custodivano i registri nei quali sono segnati: nascite, battesimi, matrimoni, decessi e funerali. La collettività locale si amministrava autonomamente attraverso l’Assemblea dei fuochi, cioè dei focolari delle famiglie, che si poteva tenere in chiesa, se pioveva, e all’aperto se faceva bel tempo. Presieduta da uno“scabino” eletto, assistito da un “esattore” per le finanze, discuteva e regolava i problemi riguardanti le strade e la gestione dei beni comuni: frutteti, boschi, pascoli. Jean-francois Thouret fu “scabino” diSancey, nella Franca Contea.

    Al tempo dell’Antico Regime non c’era separazione tra Stato e Chiesa; facevano comunella, salvo che ognuno cercava di tirare acqua al suo mulino. Lo Stato vi riusciva più della Chiesa e questa rivendicazione, incurante delle “libertà della Chiesa gallicana”, prenderà il nome di “gallicanismo”. La Chiesa non era certo nazionale: si riconosceva al Papa il diritto di decidere“ciò che bisognava credere e praticare”, ma lo Stato si riservava il diritto di autorizzare la promulgazione di queste decisioni dopo aver“esaminato se erano conformi alle massime del Regno” (Le Conseil d’enhaut, 1765).

    Allora i vescovi che funzioni avevano?

    Un concordato del 1516 riconosceva al re il diritto di “presentazione dei candidati alle sedi vescovili e abbaziali; il Papa manteneva l’investitura canonica, ma il re nominava l’alto clero. Di conseguenza promozioni discutibili rendevano questi Grandi creature della Corte, “cortigiani”. …. Scrivere direttamente al Papa, …, o ricevere lettere all’insaputa del re …., era un delitto di Stato che non si poteva perdonare e doveva essere punito, tanto che ne era scomparso l’uso.

    Naturalmente le scelte del re si facevano tra la nobiltà; alla vigilia della rivoluzione, su 135 vescovi diFrancia uno solo era plebeo. L’uso di associarsi alla vita del castello teneva questi Grandi lontano dalle diocesi a scapito delle visite pastorali e dell’amministrazione del sacramento della cresima. Sempre più si allargava il fossato che separava questi principi della Chiesa dai loro curati di campagna che non incontravano mai.

    Questo clero di secondo ordine avrebbe meritato maggior considerazione: era relativamente istruito, formato in buoni seminari, fedele ai propri doveri, ma le sue risorse erano così scarse che poteva provare solo risentimento per lo stato d’inferiorità in cui era tenuto dai privilegiati. Seconda parte




    Come vivono la loro fede i cristiani di Francia inquesta seconda metà del XVIII secolo?
Ecco l’analisi pertinente di uno storico ben conosciuto, Gérard Cholvy:
    Dal 1755, i vescovi, riuniti nelle assemblee del clero, avevano percepito un atteggiamento nuovo nei fedeli: un distacco dalle pratiche religiose obbligatorie. Dieci anni più tardi il clero era “in uno stato di tensione permanente”: la pressione sociale che giocava in favore della pratica incominciava a rallentarsi qui o là…
    Gli ultimi decenni del XVIII secolo apparivano segnati da un certo riflusso nei riguardi del sentimento religioso, espresso nel grado d’attaccamento alle prescrizioni della Chiesa. (severità dei confessori che rifiutavano l’assoluzione immediata dei penitenti, la cultura giansenista che ritardava la comunione oltre i vent’anni e allontanava una parte degli analfabeti. Il rigorismo morale è accusato ovunque, ….
    Il declino dell’ascendente religioso si esprime anche in un rilassamento della moralità. ….
    I filosofi non-cristiani del Secolo dei Lumi —Diderot, Voltaire, Rousseau, ecc. sono all’apogeo del loro splendore. Cholvy sottolinea che questi incominciano a contagiare le élites ed anche l’ambiente popolare alfabetizzato, ma constata la felice resistenza della devozione popolare e dell’evangelizzazione:
I progressi della scolarizzazione favoriscono un miglior apprendimento del catechismo, la lettura d’opere di pietà durante le veglie e, di conseguenza un’interiorizzazione religiosa.

    Altro aspetto della vita di quel tempo è ben evidenziato da Théodule Rey-Mermet alla fine del II capitolo:
 “L’industria era ancora quasi inesistente, si viveva dei frutti della terra ad ogni livello della scala sociale. Dal momento che la terra non può dividersi indefinitamente, ogni famiglia doveva avere due figli, un maschio ed una femmina: il maschio per ereditare la fattoria o il feudo e la femmina per sposare il giovane vicino; tutti gli altri erano di troppo. Di buon grado o di forza le femmine venivano rinchiuse nei chiostri e i maschi avviati verso gli ordini o l’esercito. In quel tempo era il metodo “naturale” della regolazione delle nascite.”
    Ma padre Thouret era contrario sia a che i figli si arruolassero, sia che Giovanna scegliesse una vita religiosa.

    Luigi Mezzadri dedica un capitolo intero del suolibro:GIOVANNA ANTIDA THOURET, Il coraggio della carità, ( ed.SAN PAOLO) alle sue “radici”. Qui di seguito ve ne proponiamo alcuni brevi passi:
“La maturazione ed il discernimento vocazionale procedettero a piccoli passi. Incaricata del catechismo, dimostrò del talento ed un’autorevolezza che meravigliarono il parroco, un prete zelante ed esemplare. Le ragazze la ricercavano spontaneamente. Aveva le qualità del comando senza i suoi difetti. Sapeva comunicare l’entusiasmo della fede, senza caricarla di bigottismo. Trasmette vavalori, non delle paure. La religione per lei era gioia, coraggio, altruismo,passione. Era amore.
    Ella manifestò alla madrina Giovanna Antida Vestremayr la sua propensione per una vocazione di servizio. Aveva pensato a una comunità di Baume-les-Dames. Non alle canonichesse, che per esservi ammesse dovevano avere i 16 quarti di nobiltà, ma alle umili suore ospedaliere. La vita religiosa per lei non era un muro dietro cui nascondersi, ma un luogo in cui spendersi. Tuttavia questo lo immaginava. Non aveva mai visitato un ospedale. Non conosceva il senso di una vita spesa per i malati.”

    I famigliari si oppongono, contrapponendo una serie di argomentazioni e proposte piene di buon senso, se viste nella sola ottica umana: la sua salute è cagionevole, l’ambiente ospedaliero è moralmente degradato, meglio stare in casa ad accudire i famigliari o accettare una proposta di matrimonio.
    Servire i malati, dicono i famigliari: “si tratta di uno stato tanto disgustoso, che provoca il vomito al solo pensarci”; essi immaginavano che la sua vocazione fosse una fuga, mentre era un servizio, era una risposta ad un appello. Non era un ripiegamento ma proprio il contrario. Richiedeva il coraggio dei pionieri e di uomini e donne di frontiera.”
    Giovanna chiede al proprio confessore d’intercedere presso il padre, che finalmente acconsente e la benedice; quasi di nascosto, parte con la diligenza verso la città di Langres ove vi era una casa delle suore.
    La congregazione che l’accoglie era quella delle“figlie della carità” nate nel1633 per l’intuizione di SanVincenzo de’ Paoli: erano le suore dei poveri.
    Così, a Langres, sulla Marna, presso il loro ospedale militare Giovanna Antida trascorrerà il periodo del noviziato. Problemi di salute mettono a rischio il suo desiderio didedicarsi ai malati, ma la guarigione giunge improvvisa ed inaspettata.

La situazione politica degenera.

    Attingiamo nuovamente da Luigi Mezzadri (GIOVANNAANTIDA THOURET, Il coraggio della carità, ed. SAN PAOLO, capitoloIII) un commento sulle problematiche politiche:
“La Rivoluzione francese non è nata contro la Chiesa né contro la monarchia. Tutto era partito da una crisi finanziaria, accompagnata da una crisi agricola, ambedue male gestite da una cattiva amministrazione e da un governo ben poco autoritario. Per quanto concerne la Chiesa, nella sua prima fase furono i preti dell’Assemblea a favorir lo sviluppo democratico della Rivoluzione. La maggioranza dei Vescovi e dei preti presenti a Versailles fecero un passo per contribuire ai bisogni della nazione: il clero rinunciò prima alle decime e poi ai beni posseduti; questi ultimi stimati a un 20% dei beni del regno, furono” messi a disposizione della nazione” dalla proposta Mirabeau e venduti.

    Seguì il tentativo di riscrivere i rapporti fra Stato e Chiesa, regolati in parte ancora dal concordato del 1516, in parte dal diritto canonico, in parte da norme di costume tradizionali (le cosiddette libertà gallicane). Errore imperdonabile fu pretendere che una commissione eletta da un’assemblea della nazione potesse decidere, senza l’assenso del clero, anche di problemi religiosi. Non si trattava solo di questioni di carattere economico. S’intervenne nel codice genetico della Chiesa, e si rinnegarono i principi di libertà, uguaglianza e fraternità. Principi che rimasero astratte enunciazioni, poiché furono traditi, nella pratica, dai rivoluzionari stessi.

    In Francia la famiglia vincenziana godeva di notevole prestigio. I missionari erano la comunità della corte, dei seminari, delle missioni estere.”

    Il popolo parigino ha passato un inverno di fame ed esasperato assale e devasta tutto ciò che pensa possa nascondere del cibo; comprese le opere di carità che avevano cercato di alleviare le sofferenze della gente.

    Giovanna Antida passa da una comunità all’altra, affrontando situazioni difficili che mettono a dura prova lasua fede, la sua pazienza; ma il cammino prosegue netto e preciso!




    Gli avvenimenti storici precipitano ulteriormente. Nuovamente Luigi Mezzadri, a pag. 43, ci dice:
 “Il 12 luglio 1790 l’Assemblea nazionale costituente approvò la Costituzione civile del clero, che prevedeva l’elezione dei vescovi senza nessun intervento della Santa Sede. Si pretendeva anche che una commissione eletta da una commissione politica potesse decidere in materia religiosa. Il tutto aveva chiaramente un carattere illiberale: veniva eliminata l’autorità del papa e dilatata quella dello Stato. Il clero francese veniva liberato dalla tirannia del pontefice, per essere sottomesso ad una nuova e più pericolosa dominazione. Era ammissibile che lo stato volesse “separarsi dalla Chiesa”, e quindi laicizzarsi. Ma non che pretendesse di laicizzare la Chiesa.

    Gli ecclesiasti devono giurare di “vegliare con zelo sui fedeli della diocesi (o della parrocchia) …, di essere fedeli alla nazione e alle leggi e al re, di sostenere con tutte le forze la Costituzione approvata dall’Assemblea nazionale ed accettata dal re.””

    Inizia così un periodo avventuroso, pieno di pericoli, fatiche al limite dello sfinimento, incontri deludenti ed esaltanti. Di certo non si può dire che anche in quel periodo così buio non ci fosse Dio!

    Narrare sinteticamente, in questa sede, gli avvenimenti suddetti significherebbe sminuirli e ovviamente doverne tralasciare; poiché essi rappresentano un importantissimo cammino fatto da Giovanna Antida per la propria crescita personale e spirituale. Vi invitiamo a leggerli integralmente sui testi segnalati nella bibliografia che segue. Vogliamo solo ricordare ai lettori che al termine di questo triste e travagliato periodo storico Giovanna Antida e le sue consorelle vennero riconosciute dalla gente con il nome di “le suore del brodo e delle piccole scuole”!


    Con il colpo di stato del 9 novembre 1798, Napoleone riporta la stabilità interna e la missione delle suore diventa ancora più ardua, perché bisogna sanare l’odio disseminato nei cuori per tanti anni e la squallida miseria tra la gente.

    Inizia, in questo periodo di rinascita nazionale, la stesura di una regola per il suo giovane istituto.

    Il lungo periodo di prove e sofferenze hanno temprato Giovanna e le sue Sorelle. E sulla base di quanto avevano già concretamente fatto decidono di darsi una Regola:
  • La premessa dice:
“Associare all’osservanza esatta dei comandamenti di Dio la pratica fedele dei consigli evangelici; assistere i poveri nei loro bisogni spirituali e temporali; educare le giovani d’ogni condizione”
  • Il servizio ai poveri è il primo punto; va diritto allo scopo!
“La carità cristiana abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi senza distinzione d’età, sesso e condizione ….”
  • Lo spirito con il quale si servono i poveri
 “con l’umiltà, e il rispetto vedendo nella loro persona la persona di Cristo che ha voluto lui stesso farsi povero …..; con cordialità; con compassione; con carità e pazienza, sopportando le loro infermità …..; con prudente devozione …..”
  • Aiuto spirituale aipoveri
per far loro incontrare Dio nei momenti difficili della sofferenza.
  • “Prudenza” nel servire il mondo
Il26 settembre 1807 l’Arcivescovo approva la Regola delle “Suore della Carità di Besançon”.

    Letizia Bonaparte la vuole con se nel Regno di Napoli ed anche qui attirano l’ammirazione e l’accettazione incondizionata della gente che le sente vicine alle proprie necessità e miserie.

    Il Rescritto Pontificio di approvazione dell’istituto da Lei fondato è del 23 luglio 1819.

    Da “Una vita nell’amore”, S. Giovanna AntidaThouret, Tracce di un incontro ed. PIEMME, Vi proponiamo a pag. 43, “Una spina nel cuore di Giovanna Antida”:
“Giovanna Antida vede la sua opera riconosciuta dalla più alta autorità della Chiesa e, piena di gioia comunica la notizia alle sue Figlie francesi annunciando, nello stesso tempo, il suo ritorno. Ma a Besançon la situazione è molto cambiata, Mons. Lecozè morto nel 1815. Il nuovo Arcivescovo è Mons. DePressigny.

    Mons. De Pressigny, arrivato a Besançon il 31ottobre 1819, informato da Mons. Chaffoy, risponde il 5 novembre a Madre Thouret con un rifiuto assoluto della Regola approvata dal Papa. Inutilmente si cerca di fare intervenire il Nunzio a Parigi. L’11 aprile1820, a Besançon, durante un ritiro delle Suore della Carità, Madre Thouret viene ufficialmente sostituita da Sr.Caterina Barrois nel compito di Madre Generale.

    Le Suore sono divise tra l’affetto e la riconoscenza per Giovanna Antida da una parte, la sottomissione dovuta all’Arcivescovo dall’altra. Alcune di esse partono per Napoli, ma MadreThouret stessa chiede alle altre che avrebbero voluto seguirle di non partire per non compromettere l’esistenza della congregazione ed il servizio dei poveri a Besançon. Nonostante il suo grande desiderio di unità, sono loro, i poveri, ad avere la precedenza.

    La speranza resta viva, e un giorno dell’aprile 1823 la Fondatrice si presenta alla porta della Casa Madre, a Besançon. La porta resta chiusa …. Giovanna Antida capisce che bisogna fare il sacrificio totale di Besançon e delle sue prime figlie. La sofferenza è grande, ma rende sempre più salda e sicura la fiducia nei misteriosi disegni di Dio. Le rimarranno solo tre anni di vita, spesi a Napoli nel lavoro apostolico senza mai lasciarsi mai sfuggire sentimenti di rivolta per l’ingiustizia che subisce, anzi, perdonando i suoi nemici e pregando per tutte le sue Figlie, quelle vicine e quelle lontane.

    E a Napoli muore il 24 agosto 1826.

    La Chiesa, riconoscendo la grandezza umana e spirituale di questa sua figlia, la proclama Beata il 23 maggio 1926 e Santa il 14 gennaio 1934.

    La carità di Santa Giovanna Antida Thouret continua ancora oggi, a distanza di 200 anni, sulle frontiere del mondo, attraverso il cuore delle sue figlie le “Suore della Carità”.”


- ALTRE PREGHIERE DI S. GIOVANNA ANTIDA:

Altre preghiere tratte da “Una vita nell’amore”:

  • sulla fede
Credo fermamente di poter fare tutto
Con il Tuo aiuto e con la Tua grazia;
credo anche che non posso fare nulla senza di Te e che sono solamente
debolezza, peccato ed ignoranza.
  • Sulla speranza
Preghiamo sempre
E continuiamo a sperare nella onnipotenza di Dio.
  • Sulla carità
La carità può … avere un oggetto pi nobile?
Insegnare ai poveri, ammalati o anche ai fanciulli,
a conoscere, amare e servire Dio
non è fare in parte
quello che il Salvatore del mondo
è venuto a compiere sulla terra?
  • Sulla volontà di Dio
Diochiamò gli operai della vigna.
Non siamo state tutte chiamate a questa vigna?
Comprendete ed intendete
che Dio vuole che voi la coltiviate
dove Egli ha stabilito
e non dove volete voi.

3 - BIBLIOGRAFIA





Il coraggio della carità Luigi Mezzadri ed. San Paolo

Abbiamo sentito la voce dei poveri Théodule Rey-Mermet ed.Città Nuova

DIO SOLO Francis Trochu ed. A’ncora

Lettere e documenti Suore della Carità

Una vita nell’amore Suore della Carità ed. PIEMME

Sulle orme di Vincenzo de’Paoli Paola Arosio-Roberto Sani ed. Univ.Catt.

… e la sua esperienza di Fondatrice Sac. Thadée Grzeszczyk Roma
Letto 3188 volte Ultima modifica il Mercoledì, 13 Gennaio 2010 14:52

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