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Giovedì, 18 Ottobre 2007 20:28

Preghiera e Conoscenza di sè

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PREGHIERA E CONOSCENZA DI SÉ

 

 

Tu Signore, (…) mi facevi rientrare in me stesso; per non guardarmi mi ero come nascosto dietro le mie spalle e tu mi strappasti di là mettendomi dinanzi a me stesso, affinché vedessi quanto ero indegno, deforme, sordido, tutto macchiato e piagato. Io vedevo e inorridivo, senza potermi sfuggire.

Agostino

Le Confessioni, 8, 7, Ed. Paoline, Milano 2004

 

Necessità di scoprire il nostro stato interiore

Tutto quanto farai per vendicarti di un fratello che ti ha offeso, ti sarà d’inciampo nel tempo della preghiera.

Nilo

Apoftegmi, 1,60, II.

 

Se un uomo nella preghiera dimentica ciò che ha fatto, si sforza invano pregando.

Apoftegmi, 1125)

 

Quando preghi come si conviene, aspettati ciò che non si conviene e resisti valorosamente.

Evagrio Pontico

Patologia Greca, 79, 1178.

 

E’ per questo che, lasciando la mia offerta davanti all’altare, mi indigno con me stesso e mi scuoto, rialzandomi dentro di me. Poi, dopo aver acceso la lampada del Verbo di Dio, con l’indignazione e l’amarezza del mio spirito entro nella casa buia della mia coscienza, come per vedere da dove provengano queste tenebre, da dove provenga questa odiosa oscurità che scava un abisso fra me e la luce del mio cuore.

Ed ecco, come un flagello di mosche che si precipita contro i miei occhi e poco manca che mi scacci dal domicilio privato della mia coscienza. Entro lo stesso, come è mio diritto, ed ecco un tumulto di pensieri così provocatorio, così sregolato, così mutevole, così confuso che il cuore dell’uomo, che pure li ha generati, non riesce a distinguerli.

Tuttavia sto seduto, come se mi accingessi a giudicarli. Ordino loro di presentarsi davanti a me, in modo da riconoscere il volto e la natura di ciascuno, per assegnargli il suo posto davanti a me.

Guglielmo di Saint Thierry

Preghiere Meditative 9,2-4

Città Nuovo, Roma 1998, p. 212

 

E’ bene per noi che ci ritiriamo nella nostra cella e durante la nostra vita riflettiamo molto su noi stessi, finché non sapremo come siamo.

Antonio

Les sentences des pères du désert

III Solesmes, 1976, p. 147.

 

Esaminando e considerando unicamente se stesso, non divagò mai fuori di sé l’occhio dell’anima sua.

Gregorio Magno

Storie di santi e di diavoli. Dialoghi.

Vol. 1,2,3, Mondadori, Milano 2005

 

Quanto più esaminerai con attenzione il tuo pensiero, tanto più pregherai Gesù con fervente desiderio.

Piccola filocalia della preghiera del cuore

Paoline Editoriale Libri, Milano 2002, p. 117.

 

E’ dunque indispensabile per la vita della preghiera conoscere le singole tentazioni e osservare attentamente i moti della propria anima, come pure tutti gli influssi esterni.

Preghiera del cuore (Testi originali russi)

A. Selawary, Weilheim 1976, p. 120.

 

Soltanto lo Spirito Santo infonde la vera conoscenza di sé, senza di lui neppure la persona più intelligente può conoscersi a dovere o percepire il proprio stato interiore più profondo.

Preghiera del cuore (Testi originali russi)

A. Selawary, Weilheim 1976, p. 102.

 

La preghiera di Gesù possiede la qualità di portare allo scoperto le passioni nascoste che si annidano nel cuore, di rivelare la prigionia in cui ci tiene il Tentatore.

Preghiera del cuore (Testi originali russi)

A. Selawary, Weilheim 1976, p. 117.

 

La conoscenza spirituale di sé, che deriva dalla presenza di Dio, ti rivela ciò che era nascosto in misura insospettata.... Apre gli occhi e permette di vedere chiaramente la struttura dell’anima. I Padri offrono un’immagine eloquente: la coscienza di un uomo che vive esteriormente è come acqua torbida, il cui fondo pullula dei vermi, serpenti e coccodrilli della cattiveria. Ma l’ignaro non se ne accorge, perché l’acqua torbida gli impedisce di vedere chiaramente. Così vive spensierato, si ritiene buono e giudica gli altri. La coscienza di chi è illuminato, invece, è come acqua limpida: alla luce solare della grazia divina ogni granello di polvere è visibile, e duole immensamente, perché separa da Dio. La vera conoscenza di sé è la visione limpida di tutti i propri difetti e debolezze al punto che pervadano tutto. Una dolorosa conoscenza di sé, permeata di pentimento, accompagna ogni vera preghiera.

Preghiera del cuore (Testi originali russi)

Selawary, Weilheim 1976, p.100

 

«Fissare la mente in vigile sobrietà sul cuore, controllare ogni sorta di tentazioni, vedere come, quando, da dove e in che misura queste si avvicinano».

Preghiera del cuore (Testi originali russi)

Selawary, Weilheim 1976, p.50.

 

Deve osservare i pensieri, percepirne la durata, la diminuzione, le implicazioni e i nessi, i loro tempi e i demoni che li provocano. E poi: quale demone segue a un altro e quale non l’accompagna. E a Cristo chieda di apprenderne le cause e i motivi.

Evagrio Pontico

Patologia Greca, 40, 1230.

 

“……pregare per un fratello che mi ha offeso…è….un mezzo per riconoscere la mia malattia…..”

Les sentences des pères III, p. 98; XVI, p. 17

 

Fintantoché la comprensione rimaneva nella testa, la tua meditazione rimaneva sul generale. Il cuore, invece, tocca il particolare, che ti riguarda personalmente. Senza divagazioni e scuse, ti mostra tutto sotto l’aspetto più efficace, quello che ti colpisce più profondamente. Capisci immediatamente i tuoi errori e le tue debolezze, come la luce o l’oscurità delle cose.

Preghiera del cuore, p. 199.

 

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Letto 9007 volte Ultima modifica il Venerdì, 03 Dicembre 2010 10:27

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