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Domenica, 20 Febbraio 2005 18:12

GENITORIALITA' - "Prendersi cura della vita"

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GENITORIALITA'

"Prendersi cura della vita"

Articolo di Emanuela Di Gesù su "Famiglia Oggi" , 2/2003

Report a cura di SIMONA CUDINI - Psicologa

Il convegno "Prendersi cura della nascita e dei primi anni di vita: verso un approccio biopsicosociale"
organizzato lo scorso novembre dalla ASL Città di Milano, ha cercato di
fare il punto sulle caratteristiche che segnano la genitorialità oggi
nella nostra società, e le conseguenze che, sul piano psicologico e
sociale ne possono scaturire.

Numerose ricerche e studi hanno da tempo messo in
luce le caratteristiche del passaggio alla genitorialità sia nei
singoli, soprattutto nella madre, che nella coppia. Sappiamo quindi che
la donna, durante la gravidanza, deve costruire quell’identità materna
che le permetterà, dopo la nascita, di prendersi cura adeguatamente del
proprio bambino, così come sappiamo che, in gran parte, la costruzione
di un’identità materna positiva deriva da un’esperienza a sua volta
positiva nel rapporto con la propria madre, in cui gli inevitabili
conflitti siano stati risolti soddisfacentemente. La nascita del
bambino comporta comunque un momento di crisi, dovuta al confronto fra
l’immagine che la donna nutriva di se’ come madre e del bambino
presente dentro di lei, e la realtà fatta di concreti bisogni e ritmi
del neonato, cui la donna deve rapidamente sintonizzarsi per sentirsi
una mamma competente: la depressione presente normalmente qualche
giorno dopo il parto scaturisce proprio dall’enorme sforzo che la donna
deve fare nel passaggio tra la maternità immaginata e quella realmente
agita, e si risolve tanto più rapidamente e positivamente quanto più la
neo mamma riceve sostegno e rassicurazione sulla sua capacità di
prendersi cura adeguatamente del bambino.

Anche per la coppia il periodo dell’attesa è
importante, poiché serve a "fare spazio", non solo fisico, al nuovo
venuto, che si inserisce nella relazione fra due adulti, trasformandola
nel rapporto tra due genitori.

Gli studiosi intervenuti al convegno hanno messo in
luce alcune caratteristiche della società odierna che incidono
particolarmente, e in negativo, su questo evento. Innanzitutto la
composizione sempre più ristretta della famiglia contemporanea, almeno
nel nostro Paese, spesso non permette alla donna esperienze di maternagenei confronti di fratelli o cugini più piccoli, impedendole quindi di
sperimentarsi già prima della maternità nella cura di neonati; la vita
nelle metropoli, e l’esigenza di abbandonare per lavoro la residenza
della famiglia d’origine, inoltre, fa sì che spesso la neomamma si
trovi ad affrontare la nascita di un figlio senza il sostegno di donne
della famiglia esperte e disponibili: le nuove famiglie vivono l’evento
della nascita, sempre più spesso, nell’isolamento sociale. Ciò
significa che se la madre, e la coppia, non sono più che pronte e
capaci di affrontare questo evento, se c’è fragilità emotiva o senso di
inadeguatezza, la depressione può cronicizzarsi, il rapporto entrare in
crisi, fino a conseguenze estreme, rare ma meno di quanto si pensi,
quali il maltrattamento, l’abuso, o addirittura l’infanticidio.

Un’altra situazione critica è data dall’immagine
stessa della genitorialità diffusasi nella nostra cultura: mentre
apparentemente il bambino ha sempre maggiore attenzioni e si è
sviluppata una cultura dell’accoglienza ( in realtà sembra trattarsi
più di un bussiness commerciale) tutta centrata sui suoi
bisogni, troppo spesso il figlio è visto non più come qualcuno da
accogliere e a cui dare, ma come qualcosa da ottenere a tutti i costi
(si vedano le tecniche di fecondazione assistita portate a volta
all’inverosimile), come soluzione ai problemi di coppia, come un
investimento (affettivo, ma anche economico) che deve dare un ritorno,
in termini di capacità ed adeguatezza ai modelli sociali: il bambino in
questi casi non è più una persona a se stante, libera di crescere e
sviluppare le proprie potenzialità e soddisfare la proprie personali
esigenze, ma l’estensione dei desideri e delle aspettative dei suoi
genitori, sempre più influenzate da modelli sociali tanto perfetti
quanto irraggiungibili. Ciò influirà negativamente sul bambino, sulla
sua educazione e su un corretto e felice sviluppo sociale.

Per prevenire queste situazioni di disagio, che
possono sfociare nella sofferenza psicologica anche molto profonda, già
da alcuni anni diverse istituzioni, e in primo luogo i Servizi Materno
– Infantili delle ASL, hanno attivato una serie di servizi che
accompagnano la oppia nel cammino verso la genitorialità, informano sui
cambiamenti che intervengono durante la gravidanza e alla nascita del
bambino, forniscono supporto psicologico favorendo anche lo scambio e
il confronto con altre coppie per rompere l’isolamento in cui troppe
famiglie oggi vivono, soprattutto nelle grandi città.

Alcuni esempi sono stati portati dagli operatori della ASL Città di Milano, e vanno dal "percorso nascita", centrato sulle dinamiche della gravidanza e del parto, al servizio di dimissione precoce assistita,
che consente a puerpera e neonato di rientrare a casa due / tre giorni
dopo il parto per favorire la creazione immediata del rapporto madre -
padre – bambino, fornendo però tutta l’assistenza , non solo sanitaria,
necessaria. Per rafforzare il rapporto nel primo anno di vita è stato
attivato dal Centro di Psicologia del Bambini e dell’Adolescente il
servizio Coccole e giochi, uno spazio di incontro per genitori
e bambini in cui affrontare tematiche relazionali e affettive per
rinforzare nei genitori la fiducia nelle proprie capacità educative;
sempre a questo scopo, ma per la fascia d’età 0-6 è stato istituita la Scuola per genitori, a carattere prettamente preventivo, basata sullo scambio di esperienze, di opinioni e di idee, mentre lo Sportello mamma – papà offre brevi consulenze psicologiche per affrontare specifiche difficoltà.

Tutti questi servizi, come altri similari presenti
in molte comunità, mirano a creare intorno alla famiglia una rete di
sostegno capace di attivare le risorse personali ma anche di
intervenire in momenti di difficoltà per prevenire future situazioni di
rischio.

Simona Cudini

Letto 2195 volte Ultima modifica il Giovedì, 07 Aprile 2005 11:14

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