Anche sostituendolo con termini più nobili e come si dice, valoriali, ci potremmo perdere. Ci mancherebbero delle scansioni, dei punti di riferimento nell'itinerario che vogliamo e/o dobbiamo compiere. E questi punti di riferimento possono essere anche i miti ed i rituali della nostra quotidianità.
Ne abbiamo bisogno per crescere. Il passaggio dal giorno alla notte è un fatto quotidiano. E senza un piccolo rito della sera - naturalmente anche della mattina - noi viviamo come se fossimo fuori del tempo comune a un’intera comunità, a una società e anche al mondo. Siamo prigionieri dell'autoreferenzialità. Vuol dire riferirsi solo a sé stesso, ai propri umori, alle proprie voglie, senza badare se sono elementi di disagio per altri.
Tutti noi possiamo notare e vivere il disagio provocato da chi non si accorge nemmeno della differenza fra giorno e notte. Fa parte della piccola conflittualità urbana il chiasso notturno dell'uscita dai cinema o dalle pizzerie, sotto la finestra di chi potrebbe, e vorrebbe, dormire; la televisione o la musica a tutto volume, e tante altre forme di scarsa attenzione agli altri, e all'implicito accordo sociale che pone la notte come tempo di riposo il giorno di attività. E questo indipendentemente dai comportamenti individuali; o meglio: intendendo che i comportamenti singoli tengano conto di ciò che è convenuto socialmente. L’individuo sociale ha bisogno di riti, che hanno un forte valore simbolico e aggregano una collettività. Le dittature si avvalgono dei riti e li impongono, pensando così di aggregare e sottomettere. Ci segnalano i rischi dei rituali come strumento di potere e di controllo. Chi non partecipa si segnala automaticamente come sovversivo e deviante, e come minimo vive una solitudine che può essere dolorosa. Il consumismo utilizza i riti per imporre la sua logica che viene definita pervasiva, perché è capace di infiltrarsi in ogni piega della nostra vita. Lo scolaro deve avere un certo equipaggiamento, come l'automobilista. Le feste delle mamme e dei papà si insinuano nei sentimenti più autentici. Le feste religiose sono l'occasione per utilizzare le immagini simboliche allo scopo di vendere prodotti, e di suggerire visioni di rituali che sembrano meno validi se non c'è quel certo oggetto. I riti fanno vendere, e paradossalmente rinforzano quello che abbiamo chiamato individualismo di massa. Insomma: riti e rituali sono sempre vicini a rischi e imposture.
Come uscire da questo problema, avendo affermato la loro importanza e nello stesso tempo segnalato la loro possibile strumentalizzazione? Chi ha delle responsabilità educative ha il dovere di comprendere bene la loro importanza e la loro funzione.
La proposta scout, che è parte importante dell'educazione attiva, si rivolge ad un gruppo eterogeneo; anche, ma non solo, perché è composto di persone di età diverse. Ma la diversità è considerata una forza e una risorsa, per distribuirsi le responsabilità, per sviluppare le competenze originali di ciascuno, per tracciare un percorso e fare una strada che sia nello stesso tempo comune e individuale. Il singolo non è "condannato" all'individualismo di massa, ma è individuo sociale: originale con gli altri, ma senza gli altri.
Il gruppo eterogeneo sta insieme anche grazie ai riti. Cresce come gruppo, e sa accogliere chi entra ed è più piccolo o più piccola, perché immediatamente è comprensibile l'organizzazione e la finalità di ogni incontro e di ogni azione, grazie alle "cornici" che sono i riti. Noi stiamo vivendo un'epoca di grandi movimenti di popolazioni. Dalla campagna alle città, ma anche viceversa. Da alcune parti del mondo ad altre. La società in cui viviamo è multietnica, e questo al di là delle singole leggi. Immaginiamoci di essere nei panni di chi arriva da un altro contesto, e deve cercare di comportarsi in maniera adeguata al nuovo ambiente in cui vive e vivrà. Comprenderemo in parte da ciò che viene detto, ma molto di più dalle comunicazioni informali. Andremo alla posta e capiremo se c'è l'usanza di disporci in una fila ordinata, vedendo che c'è proprio una fila ordinata imiteremo. E i rituali ci potranno segnalare, molto più delle parole che potremmo anche non comprendere a pieno, ciò che potremo fare. I rituali sociali ci permetteranno di prevedere quando è opportuno fare certe cose, e come farle. Proprio grazie a questo, avremo una maggiore possibilità di sviluppare un nostro stile personale e originale non minacciato dal trovarsi, senza saperlo, spianati e fuori posto. I riti sono importanti e dobbiamo sottrarli al rischio delle dittature e all'impostura del consumismo. La proposta scout può contribuire a questo. Non certo con la presunzione di trasformare la società in movimento scout. Ma certo sforzandosi di riscoprire al proprio interno l'autenticità dei riti. E impegnandosi, nella società civile, di riscoprirne l'utilità senza strumentalizzazioni. L’accoglienza e la strada insieme ne hanno bisogno.
Andrea Canevaro, Professore Ord. di Pedagogia Speciale, Direttore Dipartimento Scienze dell’Educazione, Univ. Bologna