Famiglia Giovani Anziani

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Martedì, 01 Marzo 2005 15:38

Motivazione e autostima

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Motivazione e autostima

Aspetti psicologici dell’apprendimento

Il soggetto, se ottiene rinforzi positivi, interiorizza un sistema di autogratificazione che gli consente di padroneggiare sempre di più le strategie finalizzate al raggiungimento di determinati obiettivi.

 

Stadi dell’apprendimento

Moltissimi studiosi si sono occupati di come sviluppa nei bambini la capacità di imparare; fra questi J.S. Bruner che rispetto a una idea di apprendimento inteso come semplice ricezione e memorizzazione di
stimoli contrappone l'idea di un'attività cognitiva come elaborazione dell'informazione, basata sull'uso di strategie, sulla verifica di ipotesi e sulla tendenza a superare i limiti cognitivi andando "oltre
l'informazione data", inoltre egli sottolinea l'importanza dei procedimenti di scoperta che si possono stimolare e favorire nei bambini con adeguate modalità di istruzione; quest'ultima ha come fine quello di affinare queste modalità di conoscenza, cioè di "insegnare a pensare".

Bruner ipotizza uno sviluppo cognitivo attraverso tre stadi principali, tre metodidi rappresentazione che vengono acquisiti uno alla volta durante l'infanzia, a diverse età e che la persona adulta è in grado di usare
insieme:

Lo stadio attivo, altamente manipolativo, non usa nè immagini nè parole, agisce attraverso il fare ed è evidente, per esempio, nelle abilità motorie.

Lo stadio iconicousa le immagini, ma non ancora il linguaggio. Queste immagini, che si basano su un'organizzazione visiva e sensoriale, rappresentano un concetto senza definirlo completamente.

Lo stadio simbolico, infine, va al di là delle azioni e delle raffigurazioni e utilizza le immagini attraverso il linguaggio. Tali immagini inducono un tipo di pensiero e di apprendimento molto più astratto e flessibile.

 

Autoefficacia

Passando invece agli aspetti più emotivi ed affettivi legati all’apprendere, un noto pedagogista,
Bandura, ha sviluppato un concetto molto importante che è quello dell' autoefficacia (self-efficacy), cioè la percezione che una persona ha della propria competenza quando si trova ad interagire con il proprio ambiente. I bambini possono anche avere le abilità necessarie per padroneggiare un compito ma, se non si
percepiscono in grado di usarle per eseguire bene quel compito, allora possono fallire, o addirittura rinunciare a tentare. Nel corso dello sviluppo, i bambini si costruiscono gradualmente una propria conoscenza, relativa alla loro efficacia in situazioni diverse, a partire da alcuni tipi principali dì informazione:

- dalle esperienze di successo o fallimento avvenute in precedenza,
- da esperienze vicarieprovate vedendo gli altri fallire o avere successo in compiti simili (e quindi anche dal comportamento degli educatori rispetto a questi fallimenti),

- attraverso la persuasione verbalecioè quando gli altri parlano loro con la convinzione che essi abbiano
l’abilità di realizzare il loro scopo (centrale il ruolo della fiducia
degli adulti).

 

Motivazione

Dalle principali teorie psicopedagogiche dagli anni '50-'60 fino ad oggi è emerso, come dicevamo, come l'apprendimento non sia determinato solo da fattori cognitivi, ma anche da elementi personali e motivazionali [Borkowski, 1988; Zazzo, 1988; Marini, Milia, 1993]

"Secondo White [1959] il comportamento esploratoriodei bambini non riflette solo un bisogno, quale può essere la curiosità, ma risponde ad una motivazione intrinseca a padroneggiare e controllare l'ambiente e le situazioni e a sentirsi competenti ed efficaci, bisogno definito come "effectance"Questo bisogno è così forte che si manifesta non solo in assenza di incoraggiamento da parte degli adulti, ma anche se il comportamento viene punito" [De Beni, Moè, 2000]

Harter (1978) esaminando lo sviluppo della motivazione di effectance ha teorizzato un modello secondo il
quale soggetto, se ottiene rinforzi positivi, interiorizza un sistema di autogratificazione che gli consente di padroneggiare sempre di più le strategie finalizzate al raggiungimento di determinati obiettivi.

Con l’incremento di questo processo diminuisce il bisogno di gratificazione esterna e aumenta la motivazione grazie alla percezione della propria competenza e del proprio controllo
sull’ambiente. Tale spinta invece diminuisce se i tentativi vengono frustrati o vengono rafforzati nei bambino comportamenti dl dipendenza dagli adulti.Affinché il bisogno naturale di autorealizzarsi si esprima, è necessario che il soggetto si percepisca come competente e in grado di affrontare con successo i propri compiti evolutivi [Harter, 1978; Bandura, 1977].

 

Percezione di sé e autostima

Il modo in cui una persona si percepisce può limitare o annientare le sue aspettative di successo e quindi portarla ad evitare alcune situazioni in cui teme il fallimento o, al contrario, ad affrontarle per ottenere un successo.

Volendo studiare il problema della scarsa motivazione o demotivazione, Covington [1983, 1984] ha ripreso e
sviluppato la teoria della motivazione al successo: le manifestazioni di demotivazione sono una reazione degli allievi alla minaccia del loro senso di valore (self-worth). Tale minaccia è intrinseca alla
struttura stessa del sistema valutativo poichè l’individuo impara che il suo valore personale dipende dalla capacità di riuscire e che quindi stimola la competitività.

Per questo è importante anche che l'atteggiamento degli educatori mostri chiaramente un interessamento non tanto ai risultati raggiunti, quanto al lavoro che il bambino ha svolto, alla passione e all'impegno che ci ha messo, alle risorse personali di cui ha dato prova. Altrimenti egli avrà l'impressione che non ci si interessi di lui come persona in sé, ma che conti solo ciò che produce.

Da "Proposta educativa"

Letto 9414 volte Ultima modifica il Lunedì, 20 Febbraio 2012 14:57

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