Famiglia Giovani Anziani

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Martedì, 01 Marzo 2005 15:55

DOVE VANNO I GIOVANI VENETI

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DOVE VANNO I GIOVANI VENETI

L’
Osservatorio regionale permanente veneto si è proposto di capire chi
sono i giovani veneti, come vivono, come studiano, come lavorano, come
si divertono e da quali problemi sono caratterizzati. Non si è
trattato, ovviamente, di uno studio semplice a causa della complessità
del mondo giovanile moderno. Otto i percorsi fondamentali della
complessa ricerca: quello demografico, la formazione, il mercato di
lavoro, il tempo libero, la politica, il disagio sociale, la salute, la
rappresentazione sulla stampa. Manca la ricerca religiosa, presente
solo in alcuni accenni.

Un quadro realistico

Nella demografia dei giovani del Sud
Europa si sono registrati negli ultimi 20 anni mutamenti radicali; in
particolare, i giovani veneti dai 15 ai 34 anni sono fortemente
diminuiti.

Essi trascorrono periodi sempre più lunghi a casa
con i genitori, avendo numerose sicurezze in famiglia, ampi margini di
libertà e di autorealizzazione.

Pur non trattandosi necessariamente di un fenomeno
patologico, è un dato di fatto che i giovani si sposano sempre più
tardi e che la loro fecondità è pesantemente diminuita.

In Veneto, a questa situazione si aggiunge un
fattore peculiare: l’arrivo di moltissimi giovani provenienti da paesi
poveri, tanto che nel 2002 il 10% della popolazione giovanile veneta
era rappresentata da questi ultimi. Riguardo il settore formativo, è
molto diffusa un’immagine dei giovani veneti come poco propensi a
proseguire gli studi oltre la scuola dell’obbligo attratti da un
mercato del lavoro vivo e remunerativo anche con livelli di istruzione
non altissimi.

Il lavoro e il tempo libero

In realtà, i giovani veneti non dimostrano affatto
una propensione ad iscriversi alle scuole secondarie inferiore a quella
di altri studenti italiani. E’ vero, tuttavia, che essi scelgono
frequentemente l’istruzione professionale e preferiscono intraprendere
la carriera universitaria nelle facoltà tecnico-scientifiche.

Il mercato del lavoro veneto, d’altronde, è molto
florido ed i giovani veneti soffrono poco la mancanza di posti di
lavoro, oltre ad entrare nel mondo del lavoro in età inferiore rispetto
ai loro coetanei del resto d’Italia. Le opportunità disponibili
spingono, inoltre, molti giovani a dare vita a piccole imprese, a
spostarsi su posizioni autonome.

Per quanto riguarda il tempo libero, se risultano
soddisfatti del loro tempo libero studenti, giovani in cerca di prima
occupazione o impegnati nel volontariato, lo sono in misura minore gli
occupati, le casalinghe, i giovani in servizio di leva o in servizio
civile.

Per tutte queste categorie, tuttavia, la prima
attenzione riguarda i rapporti d’amicizia, poi lo sport, il cinema, la
radio e la tv; poca attenzione sembrerebbe destinata, purtroppo alla
lettura, alle visite ai musei e alle mostre. In un’ipotetica scala
dei valori, i giovani veneti mettono al primo posto la famiglia,
l’amicizia, l’amore seguiti da lavoro, divertimento, democrazia,
libertà, relegando in basso l’attività politica.

Passando ad esaminare il disagio sociale (esaminato
sotto aspetti quali insoddisfazione per il proprio stato di salute,
assunzione di farmaci, relazioni sociali, criminalità, etc…), emerge
una sensazione di disagio contenuta spiegabile, forse, con una solida
rete di solidarietà familiare a fare da "salvagente" ad un’eventuale
disagio.

Elevato, invece, come tante altre regioni italiane,
il grado di esposizione dei giovani veneti al consumo di droghe e
all’abuso di alcolici.

Infine, la rappresentazione del mondo giovanile
sulla stampa fa emergere un certo pessimismo nei confronti del
disimpegno politico dei giovani, della loro forte dipendenza funzionale
al sistema economico costituito; l’ultima annotazione riguarda il mondo
degli adulti. Un mondo che fatica a capire atteggiamenti, punti di
vista dei giovani e ad elaborare strumenti educativi rispondenti ai
bisogni e ai problemi dei ragazzi d’oggi.

Denunciati tre grossi limiti

Riguardo lo stato delle politiche attuali per i giovani in Veneto, l’analisi mette in evidenza 3 grossi limiti.

In primo luogo la precarietà, la sensazione di dover
ricominciare ogni volta da capo, di non accumulare quel che servirebbe
dalle esperienze realizzate.

In secondo luogo la rigidità. L’Osservatorio rileva
come le istituzioni non prendano mai in considerazione l’intera
comunità, di cui i giovani fanno ovviamente parte, ma si concentrino
solo sulla realtà giovanile, ragionando in un’ottica piuttosto
limitata, e non incidendo a livello culturale e sociale, non riuscendo
a creare una effettiva politica giovanile capace di superare le
difficoltà successive alle elezioni amministrative, all’abbandono degli
operatori o al mancato finanziamento.

In ultima istanza, la frammentarietà, sintomo di carenza di organicità, di difficoltà ad operare senza ansie e paure.

Dopo il lavoro dell’Osservatorio tante iniziative
sono attese: percorsi di dibattito e confronto rivolte ai
giovani;offerta di nuove soluzioni, di strumenti e mezzi di formazione;
raccordo migliore, sia a livello di zona che a livello regionale di
offerte di cura, di prevenzione, di sostegno coinvolgendo direttamente
chi vive a contatto con i giovani.

Un ultimo accenno,riguardo la religiosità dei
giovani veneti. Solo il 7% degli studenti delle superiori non si avvale
dell’insegnamento religioso, in linea con le tendenze a livello
nazionale; sale significativamente, invece, la quota di color i quali
non vanno mai a messa o frequentano la Chiesa raramente. Un problema su
cui riflettere, visto lo scarto tra la richiesta di insegnamento
religioso a scuola e la presenza effettiva a messa dei ragazzi.

Tratto da "Settimana 2 – 19 gennaio 2003"

Riduzione e adattamento a cura di Simona Internullo

Letto 2236 volte Ultima modifica il Venerdì, 13 Maggio 2005 01:32

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