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Sabato, 21 Maggio 2005 22:34

La fiducia nei rapporti di coppia

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La fiducia è la condizione indispensabile per ogni incontro pienamente umano tra due persone · Non riguarda solo il momento dell’incontro e del dialogo, ma implica una proiezione sul futuro, la certezza di non essere traditi · Nell’atto del fidarsi c’è qualcosa di religioso: credere è fidarsi, contare su qualcuno perché si crede in lui · Ed è uno dei doni più preziosi che possiamo fare ad una persona.

 

Una giovane coppia in sella ad una moto; lui è alla guida, attento, mentre lei, seduta sul sellino posteriore, gli abbraccia forte il petto, il capo appoggiato alle spalle. Sono una cosa sola con la moto, che assecondano nel movimento. Entrambi sanno cosa devono fare e lo fanno assieme, esattamente nello stesso tempo. Non necessariamente la stessa cosa, ma la cosa necessaria in quel momento. Entrambi sanno dove vogliono andare; e ci vanno insieme. Il loro è un rapporto di intuizione, d'immedesimazione e di partecipazione. È un rapporto di fiducia.

 
Che cosa significa dire: «di te mi fido»?

Ma che cosa è la fiducia? Che cosa significa dire: «di te mi fido»? Che cosa c'è dietro questa parola grande e bella che sa di dono e di abbandono? Da quali sentimenti nasce?

La fiducia è la certezza di non essere traditi, è il sentimento opposto alla paura, in quanto libera dalla paura e dalla necessità di difendersi.

Fidarsi, affidarsi e confidarsi hanno lo stesso etimo, provengono dalla stessa radice, quasi a significare che c'è comunicazione confidenziale solo quando si sperimenta una atmosfera di rispetto e di sicurezza.

La fiducia è la condizione preliminare indispensabile per ogni incontro aperto e pienamente umano. Per un rapporto di intimità e di confidenza. Un rapporto cioè, in cui una persona può permettersi di essere se stessa. Senza indossare maschere, senza recitare parti, senza dovere necessariamente soddisfare le aspettative altrui.

È possibile auto svelarci con il nostro partner sapendo che lui non intende avvantaggiarsi di ciò che viene a conoscere di noi. In questa certezza rassicurante possiamo accettare di comprometterci e di renderci vulnerabili, corriamo il rischio della vulnerabilità, cioè di eventuali conseguenze negative, perché sappiamo che colui che abbiamo di fronte non ci farà mai del male, né per cattiveria, né per irresponsabilità.

«Con quello che ti mostro di me, con quello che ti dico di me, so che potresti farmi del male; ma te lo mostro e te lo dico ugualmente perché so che tu non mi farai mai del male. Dite mi fido».

E, in un certo senso, il grado di fiducia che si esprime è tanto più grande quanto è maggiore il danno su cui noi accettiamo di comprometterci, le debolezze che noi accettiamo di svelare.

 
Liberi di esprimere i propri sentimenti

Un rapporto intimo di fiducia è anche un rapporto in cui le persone sono libere di esternare i propri sentimenti. «Mi sento triste e sono libera di esserlo».

Qui l’accento è posto sui sentimenti: non esiste infatti un rapporto di fiducia senza uno scambio di sentimenti. E se uno dei due è triste, l'altro partecipa della sua tristezza. Partecipazione non vuoi dire: «sento anch'io la stessa cosa», ma significa: «ti capisco, mi rendo conto di come ti senti. Capisco che tu ti senta triste e sola. Il tuo stato d'animo non mi fa sentire triste e solo come te, però ti posso comprendere». La chiave è la comprensione, non tanto in senso intellettuale, ma con il cuore: sono partecipe del tuo stesso stato d'animo.

Un clima di fiducia reciproca è indispensabile anche per avere un buon rapporto fisico, cioè per essere fisicamente uniti. Sessualità non solo nel senso di «fare sesso», ma nel senso più ampio del termine, nel senso di toccarsi, sedersi vicini, prendersi per mano, tenersi sottobraccio, passeggiare abbracciati, star seduti sulla stessa poltrona, sedersi in braccio, adagiarsi sulla spalla dell'altro, scambiarsi carezze.

Nel matrimonio, poi, questi aspetti di confidente intimità interagiscono con quelli materiali funzionali. Caratteristica del matrimonio è proprio il fatto che questi due aspetti sono inscindibili.

Così chi ha preparato la cena che non ti piace o ha stirato male le tue camicie è la stessa donna che la sera viene a letto con te; chi sta davanti al televisore tutto il santo giorno invece di aiutarti in casa è lo stesso uomo con il quale ti ritroverai a parlare dell'avvenire dei figli e a stare insieme nell'intimità.

Ecco perché a volte le coppie litigano furiosamente per aspetti materiali e apparentemente superficiali: perché questi sono collegati a sentimenti importanti. Se lui non mette bene a posto il dentifricio, lei gli fa una scenata. Perché prendersela tanto per un tubetto di dentifricio? Perché star male per un tubetto di dentifricio? Il fatto è che proprio quell'uomo, con il suo disordine, è la persona con cui lei si confiderà, al quale lei si abbandonerà. E quindi i sentimenti si collegano al dentifricio, al modo di cucinare e di trascorrere il tempo libero.

 
Un sentimento che riguarda il futuro, non il presente

La fiducia è il sentimento che non riguarda solo il momento dell'incontro e del dialogo, ma anche e soprattutto il futuro; implica una proiezione nel tempo, la certezza di non essere traditi riguarda il futuro, non il presente.

Un tragico esempio di ciò lo ritroviamo in importanti studi teorici clinici del prof. Fornari, che per molti anni diresse l'Istituto di Psicologia dell’Università di Milano, sulle motivazioni che ispirano le donne ad una delle scelte più drammatiche della loro vita: l'interruzione di gravidanza.

Dopo un lungo lavoro clinico di consultazione con donne incinte decise a veder riconosciuto socialmente il proprio desiderio di interrompere la gravidanza, durante il periodo relativamente breve che intercorre tra il momento in cui la decisione viene presa e quello in cui è posta in atto, l'autore ritiene di poter concludere che tutto il processo decisionale della donna, solo in parte consapevole, è fortemente influenzato dal non riuscire ad attribuire alla figura del padre quella del «mallevadore», cioè del garante della possibilità di accordo simbiotico tra madre e feto: qualora la donna non provi fiducia nella capacità dell'uomo di essere padre, difficilmente la strada della realizzazione del processo generativo le apparirà praticabile.

Se la donna, che profondamente ed inconsapevolmente si identifica con le esigenze ed i bisogni anche prospettici del bambino, guarda all'uomo padre come ad una figura inconsistente, incapace, infantile, impedita ad assumersi competenze e responsabilità genitoriali, allora la gravidanza le apparirà insostenibile e la prospettiva del parto e della crescita del bambino non realizzabili.

 
Fiducia non è «certezza»

Certamente la fiducia deve essere un sentimento più forte dell'incoerenza e della volubilità che fanno dell'uomo un essere quanto mai imprevedibile; conosce queste caratteristiche così estese ed evidenti, ma le supera «a credito», senza alcuna garanzia cioè con una conoscenza dell'animo umano così vaga che non è conoscenza, con una certezza così dubbia che non è certezza.

La fiducia ha le proprie ragioni soltanto in se stessa; non ha nelle mani altra garanzia che se stessa. All'interno della coppia, a volte, non si riesce a cogliere la differenza tra sicurezza e fiducia: si pretende così di rafforzare la fiducia nella relazione aumentando la sicurezza e il controllo sui partner. Tale atteggiamento è senz'altro sbagliato: la fiducia è fondamentale proprio perché non si può mai essere sicuri dell'altro.

 
Fidarsi è credere nell'altro; credere è fidarsi dell'altro e affidarsi a lui, un atto «religioso»

C’è qualcosa di religioso nell'atto di fidarsi. Credere è fidarsi; fede e fiducia è contare su qualcuno perché si crede in lui, si crede che è con noi: è abbandonarsi in qualcuno senza altra garanzia che la sua parola, una parola né ovvia né verificabile, ma sua. E questo è ritenuto sufficiente. Fidarsi è credere nella lealtà, andare oltre il bisogno di sicurezza.

La fiducia è uno dei doni più preziosi e più significativi che possiamo fare ad una persona; è un gesto con il quale consegniamo a questa persona il nostro abbandono, trovando in essa un rifugio e nel rifugio un riposo.

L’abbiamo distinta tra migliaia di altre persone, l'abbiamo ritenuta meritevole di stima e abbiamo pensato che da lei non avremmo mai avuto nulla da temere, che con lei sarebbe stato bello costruire qualcosa insieme.

È come se avessimo ritagliato attorno a noi una porzione di mondo nel mondo; abbiamo scoperto allora quanto la lontananza tra le persone possa essere abolita e a quale intimità esse possano giungere.

Abbiamo intuito quanto sia profondo il mistero racchiuso in certe parole: incontro, dialogo, alterità, comunione, tu, stima, affetto; parole che rimangono al di là dì ogni definizione e che è inutile tentare di definire perché sì comprendono soltanto vivendole.

La grande santa della fiducia, Teresa di Lisieux, scriveva in «Stola di un'anima» (cap. IX):

«Devo sopportarmi quale sono, con le mie imperfezioni senza numero; ma voglio cercare il modo per andare in cielo per una viuzza diritta, corta, una strada nuovissima: viviamo in un secolo di invenzioni: non val più la pena di salire i gradini di una scala; presso i ricchi questa funzione è compiuta, vantaggiosamente, dall’ascensore. Anch'io vorrei trovare un ascensore per innalzarmi fino a Gesù, poiché sono troppo piccola per salire la difficile scala della perfezione! ...L'ascensore che deve innalzarmi sino al cielo sono le tue braccia, Gesù! Perciò non ho bisogno di crescere, occorre invece che io resti piccola. Mio Dio, tu hai superato le mie aspettative ed io voglio cantare le tue misericordie».

Franco e Annamaria Quarta

Genova

Da “Famiglia domani” 4/2000

Letto 10207 volte Ultima modifica il Venerdì, 30 Marzo 2012 14:00

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