Famiglia Giovani Anziani

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 126

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 65

Lunedì, 27 Febbraio 2012 10:29

Dare tutto senza contraccambio

Vota questo articolo
(1 Vota)

È stata avviata dal 2003 una specifica pastoralità per sostenere le persone separate o divorziate sole. Il cammino spirituale prevede la preghiera e la formazione, per valorizzare il matrimonio-sacramento e approfondire il senso dell'indissolubilità.

 

La Commissione diocesana per la Pastorale familiare ha ufficialmente avviato, dal settembre 2003, una specifica pastoralità per sostenere le persone separate o divorziate sole, perché, se il sacramento è stato celebrato validamente, la Chiesa ha il compito di aiutare questi fratelli a mantenere la fedeltà agli impegni matrimoniali1.

Il cammino spirituale è stato sottoposto all'attenzione di monsignor Salvatore Di Cristina, già vescovo ausiliare di Palermo oggi arcivescovo di Monreale, che l'ha sostenuto fin dall'inizio, sia seguendone la nascita e l'evoluzione sia scrivendo la prefazione al libro II dono di sé (ed. Effatà), in cui viene presentato un percorso che aiuti il separato a essere fedele al sacramento.

Questo cammino specifico scaturisce da un'attenta riflessione sull'orizzonte escatologico del matrimonio, il cui fondamento è l'alleanza fra Dio e l'umanità. Dio vuol fare un patto sponsale con la sua creatura, decaduta per il peccato, con una relazione di comunione e di unità tali da assumere la natura umana in quella divina. Dal libro della Genesi all'Apocalisse, la Sacra Scrittura presenta la relazione fra Dio e l'umanità come un rapporto nuziale che è valido solo se i due contraenti donano liberamente il proprio assenso.

L'Alleanza nuziale tra Dio e il suo popolo Israele aveva preparato l'Alleanza nuova ed eterna nella quale il Figlio di Dio, incarnandosi e offrendo la propria vita, in certo modo ha unito a sé tutta l'umanità da lui salvata, preparando così «le nozze dell'Agnello». (Catechismo della Chiesa cattolica 1612)

La sponsalità esige fedeltà, dedizione e donazione feconda2 perché Cristo-Sposo si dona all'umanità con dedizione e fedeltà, sino alla fine, per aderire al progetto salvifico del Padre. Tuttavia la consegna del Cristo... avviene in modo drammatico3, e le Nozze dell'Agnello si consumano sulla Croce. Pertanto anche gli sposi, in particolare i separati, sono chiamati a s/offrire (offrir/si) uniti a Cristo-Sposo, perché il progetto d'amore di Dio sia portato a compimento.

Gesù sulla Croce è il Tutto donato e il Tutto perso, che equivale alla nuzialità al livello più elevato. Tutto dato senza aspettarsi contraccambio: è il vertice della donazione dell'amore, la nuzialità piena per l'altro senza aspettarsi una sua risposta.

Sulla Croce il corpo dato e rifiutato, nella vita e sul talamo il corpo dato e rifiutato.

Soltanto unito allo sposo il separato, che resta solo, esce dalla tentazione del ripiegamento e dell'isolamento, per vivere la separazione insieme a Cristo Risorto con le stimmate gloriose.

La ferita diventa casa d'amore, cuore non chiuso ma aperto alla dimensione di Dio4.

Quindi rinnovare l'impegno del sacramento innalza il dono di sé all'orizzonte di Dio: quello escatologico che trascende, pur includendolo, il progetto coniugale umano.

Un coniuge resta a testimoniare, con la propria vita, la relazione nuziale di Cristo-Sposo-Risorto con la Chiesa-Sposa anche se infedele.

Infine, ci sembra che questa testimonianza assuma in modo più incisivo un valore apologetico nei confronti del sacramento e della sua missione.

Obiettivo: fedeli al progetto

L'obiettivo dell'accompagnamento pastorale è quello di sostenere il separato solo e aiutarlo a essere fedele al progetto nuziale di Dio per la coppia.

Poiché nessun sacramento può fallire, spezzarsi o finire, è fuorviante parlare di matrimonio finito, spezzato, fallito perché, per il carattere di indissolubilità, permane l'unione nello spirito e ognuno dei due coniugi è sempre ministro in esclusiva della grazia, proveniente da questo canale.

La celebrazione del matrimonio, infatti, abilita ciascuno dei due coniugi a esercitare il triplice munus battesimale in modo specifico a favore del coniuge e dei propri figli, ma anche per le famiglie d'origine e per la Chiesa tutta.

Dato che questi concetti, per la nostra esperienza, sono ancora poco conosciuti, ci sembra opportuno e doveroso impegnarci a riflettere, in maniera più approfondita, sul ministero sponsale dei coniugi (Gaudium et Spes n. 48).

Quindi la meta verso cui si procede è una più alta, ampia e profonda coscienza della missione che Dio continua ad affidare: "La custodia del coniuge".

Questa rinnovata sapienza del cuore può produrre, nel separato solo, l'atto libero e volontario di rinnovare gli impegni matrimoniali anche nella situazione di separazione. Pertanto, annualmente nel ritiro di chiusura, ogni separato, che ha maturato tale consapevolezza, rinnova comunitariamente il proprio "Sì" a Dio (Il Rito del rinnovo del "Sì" è consultabile sul sito www.arcidiocesi.palermo.it/?id_pagina=2044&link_menu=1). Nel corso della celebrazione eucaristica si confermano gli impegni matrimoniali con il Rito composto da padre Pietro Sorci, docente di Liturgia alla Facoltà teologica di Sicilia e presidente della Commissione liturgica diocesana e regionale.

Contenuti degli incontri

Gli incontri (bimensili) prevedono la preghiera e la formazione, per valorizzare il matrimonio-sacramento e approfondire il senso dell'indissolubilità nella situazione di separazione, tramite temi connessi alla vocazione matrimoniale.

Le riunioni sono strutturate in modo da alternare i momenti formativi con quelli della rielaborazione personale e della condivisione comunitaria.

Di anno in anno la programmazione è adeguata ai bisogni che emergono e alle proposte fatte dagli stessi partecipanti.

I separati che s'inseriscono per la prima volta iniziano dalla riedificazione della persona come figlia di Dio, progressivamente fanno il percorso del perdono per affrontare l'obiettivo principale: la missione del sacramento.

A ogni separato viene chiesto soltanto il nome e notizie minime inerenti i figli, la propria parrocchia e un'eventuale appartenenza a gruppi o movimenti ecclesiali.

Chi desidera un colloquio riservato concorda un incontro con i direttori, per avere un aiuto più pertinente su vari settori: spirituale, giuridico, psicologico ecc.

Il gruppo specifico aiuta il separato a superare più celermente le fasi più buie e sofferte della separazione. Il gruppo non organizza momenti conviviali o socializzanti, tranne che in occasione dei ritiri annuali. Invece ogni partecipante è invitato a prendere parte alle attività della propria parrocchia, agli eventi diocesani con il vescovo e a convegni o seminari su tematiche relative alla famiglia per ampliare la formazione specifica e per accrescere il senso ecclesiale.

Partecipanti e relatori

Il gruppo accoglie, oltre i separati soli, anche le persone che vivono indirettamente una separazione familiare: sorelle, fratelli, genitori (solitamente non si pensa che anche loro ne soffrono). Sono invitati: operatori di Pastorale familiare, diaconi, catechisti e tutti coloro che desiderano conoscere e sostenere il cammino di fedeltà al sacramento.

I relatori possono essere: operatori di Pastorale familiare, sacerdoti, diaconi e laici esperti in vari settori. In questo modo avviene una reciproca conoscenza: infatti, i relatori fanno esperienza personale di questo gruppo e i partecipanti incontrano alcune persone con specifici incarichi nella diocesi.

II gruppo è guidato dai direttori dell'Ufficio di Pastorale familiare (attualmente i coniugi Chiancone), aiutati dai separati promotori del cammino.

In sintesi:

  1. il separato ha bisogno di compassione e carità, non di pietismi;
  2. occorre capire le difficoltà (economiche, educative, legali...) che deve affrontare e offrirgli un aiuto concreto;
  3. è opportuno sapere se frequenta costantemente la propria parrocchia, un gruppo di preghiera o di volontariato;
  4. all'inizio è prematuro parlare di perdono e di fedeltà al sacramento: sono mete del cammino;
  5. è importante interessarsi dei figli perché spesso il genitore che lascia la casa discredita l'educazione cristiana che il separato vuole attuare.

I frutti del cammino per i separati che partecipano a questi gruppi sono:

  • - una certa serenità, che porta ad avere rapporti meno conflittuali con il coniuge, anche in situazioni di difficoltà;
  • - la consapevolezza della testimonianza, data senza ostentazione, della propria vita (portano sempre la fede al dito) ;
  • - crescita sia sul piano spirituale che su quello dottrinale;
  • - maggiore senso di appartenenza alla Chiesa.

Nella diocesi bisogna diffondere, anche a livello parrocchiale, un aspetto ancora poco visto del matrimonio-sacramento.

Inoltre, in Italia si è avviato un fecondo confronto con altri gruppi similari attivati dall'Ufficio di Pastorale familiare delle diocesi di: Cremona, Treviso, Cesena, Firenze, Biella, Torino e Reggio Calabria. Infine, a seguito dell'articolo pubblicato su Avvenire il 5 giugno 2005 a pag. 19 e diffuso da www.zenit.org abbiamo ricevuto da oltre oceano richieste d'informazioni da parte di persone separate, desiderose di poter avviare un gruppo analogo a questo di Palermo.

 

Maria Pia Campanella, Angela e Pasquale Chiancone

 

NOTE

  1. Direttorio di Pastorale familiare cap. VII n. 208.
  2. Catechismo della Chiesa cattolica n 1643.
  3. «L'uscita/dono del Figlio dalla Trinità avrebbe po
tuto essere "pacifico"; di fatto non è così, perché il do
no ha incontrato il rifiuto che ha reso ancora più do
no il Dono. La consegna del Cristo... non avviene in
modo idilliaco, ma in modo drammatico». G. Mazzan-
ti, Mistero pasquale mistero nuziale, Edb, Bologna 2002,
pag. 35.
  4. Riflessione di don Renzo Bonetti, 2001.

da Famiglia Oggi. n.4/2008. Dare tutto senza contraccambio (Pastorale/Divorziati soli):103-106.

 

Letto 3521 volte Ultima modifica il Mercoledì, 04 Aprile 2012 11:46

Altro in questa categoria: « Accompagnamento per i separati

Search