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Venerdì, 26 Dicembre 2014 12:45

Sguardo d'amore

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 Il cammino della coppia cristiana parte da uno sguardo che sa contemplare il mistero di un dono...

di Luca Tosoni

Quanti sguardi abbiamo incrociato nella nostra vita: tristi o felici, limpidi o corrucciati, profondi e superficiali…Ogni sguardo ha lasciato qualcosa in noi, ha lasciato un’impronta più o meno profonda. Lo sguardo, in realtà, esprime l’interiorità dell’animo, la profondità del nostro essere, non a caso quel detto che afferma: “gli occhi sono lo specchio dell’anima”. Lo sguardo di chi è innamorato, però, esprime qualcosa di più, quante parole non riescono a “dire” l’amore quanto uno sguardo profondo e intenso.

Il cammino della coppia cristiana parte da uno sguardo che sa contemplare il mistero di un dono. Il più bel dono che un Dio compassionevole, amorevole, poteva fare. Un Padre che è pronto a cogliere la solitudine dell’uomo e pone al suo fianco la donna “un aiuto che gli sia simile”. E’ questo sguardo amorevole e attento che diventa sorgente del cammino coniugale.

Gli sguardi di due persone che cercano e vogliono rendersi sempre più accoglienti, che imparano a dar spazio all’altro in un processo di tenerezza e comunione: “Accogliersi nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia…”. Ma diventano sguardi che sanno integrarsi e guardare nella stessa direzione, conservando la loro unicità e irripetibilità, senza fondersi o confondersi.

Inoltre, sono sguardi che sanno poggiarsi sui figli con delicatezza, accettando di condividere la vita fino in fondo, senza paura di rimettersi in gioco. Disponibili a venire a patti con le differenze senza spingere i figli a conformarsi a un ideale, a rispondere alle loro aspettative. Questo tipo d’amore richiede pazienza, coraggio, tempo, non dà frutti visibili immediatamente come nel lavoro manuale, esso vive in una dimensione totalmente separata dal calcolo geometrico. Educare ed educarsi non è pura matematica, non è crescita esponenziale, ma richiede il coraggio di ricominciare, tentare nuove strade, aprire sentieri sconosciuti, rispettare la dignità della persona ed evitare di considerarla da un punto di vista funzionale, come un semplice strumento.

E’ uno sguardo, infine, che sa “guardare alto” che apre nuovi percorsi e nuove prospettive. Dona speranza anche ad altri perché è uno sguardo che sa fasciare, curare, accompagnare e sostenere senza paura di perdersi.

Luca Tosoni

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