I passi del Messia è un volume che presenta dieci autori (nove ebrei e uno che avrebbe desiderato convertirsi all'ebraismo) che si sono occupati del cristianesimo. Molti pensano che i cristiani siano interessati all'ebraismo e che invece non sia vero il contrario. Ebbene non è così.
Qual è la differenza tra ebraismo e giudaismo? L'uso di una differente terminologia è indice di una consapevole periodizzazione.
Pensatore formato agli studi rabbinici e alla filosofia greca e araba, giudice e capo della comunità ebraica d’Egitto nel sec. XII, Mosè Ben Maimon ha lasciato un’opera che nutre ancora oggi il pensiero ebraico.
Tre eventi hanno segnato il giudaismo contemporaneo: il cataclisma della Shoah, la creazione dello Stato di Israele e il dialogo giudeo-cristiano, reso ufficiale dalla Dichiarazione Nostra aetate del Vaticano II (28 ottobre 1965).
Per cercare di declinare, a partire dalla Bibbia ebraica, i due termini su cui siamo chiamati a riflettere oggi, giustizia e responsabilità, e che hanno immediate risonanze etiche e politiche nella complessa situazione del mondo globalizzato, occorre fare due premesse.
Tutti siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità. soprattutto quando ci troviamo davanti ad un fatto da testimoniare, ma tutti non sappiamo invece che cosa significa con esattezza «giustizia». Questi due termini, «giustizia e responsabilità», che hanno un metro di paragone apparentemente simile, possono invece avere parametri completamente diversi se riferiti a noi uomini o se riferiti a Colui che è al di sopra di noi: all'Eterno.
L'ebraicità di Gesù è stata «accettata» solo recentemente dalla Chiesa che per secoli ha evitato di fare i conti con questa realtà evidente. Oggi il dialogo ebraico-cristiano è favorito proprio da questa presa di coscienza. Ma anche l'ebraismo deve interrogarsi su Gesù. Occorre che entrambe le parti si mettano alla ricerca del Gesù rimasto nell'ombra, che potrebbe essere piuttosto diverso da quello che fino ad oggi abbiamo pensato o creduto di conoscere
Pubblichiamo il testo integrale del Rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, in occasione della visita di papa Benedetto XIV alla Sinagoga di Roma.
E’ molto imbarazzante parlare di un bel libro come "Un violinista ad Auschwitz", quando questo è molto più che un bel libro. Vorrei cominciare da un proverbio, un modo di dire in lingua jiddish che dice: “Un piccolo ebreo col suo violino".