Formazione Religiosa

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 62

Visualizza articoli per tag: Teologia, teologo

Sabato, 26 Giugno 2004 12:13

1) Bontà e creazione Gen 1

L’UOMO: LIBERTA’ FERITA E LIBERTA’ DONATA
don Marino Qualizza


A. 1. Bontà della creazione: Genesi 1


Il racconto biblico della creazione è il risultato di una lunga riflessione e soprattutto di una esperienza, alla cui origine e radice si trova la grande epopea raccontata nel libro dell’Esodo. E’ in questa luce infatti che si può parlare a ragion veduta della bontà della creazione. Qui si intrecciano due questioni: il racconto della creazione precede o segue l’esodo? E se lo segue in che modo questo è alla base della narrazione di Genesi 1?



1.a.  La fede biblica è storicamente determinata

La risposta a questa domanda importante è data dalla qualità della fede biblica. Essa non è il risultato di riflessioni filosofiche, importanti o meno, ma di una serie di eventi che hanno cambiato la storia dei credenti di cui ci parla la Bibbia. E il centro e il cuore della Bibbia è proprio l’esodo, cioè la liberazione dalla schiavitù. Essa è l’evento positivo che proietta una luce su tutta la storia e antecedente e successiva. Di più, è la storia nella quale i credenti hanno incontrato Dio in modo concreto e tangibile e ne hanno tratto la convinzione che la fede in Dio è esperienza e dono di libertà. E’ questa la grande verità su cui tutto si fonda e da cui promana quella luce che illumina tutti gli avvenimenti della storia, a cominciare dal suo inizio.
Ma in che modo i credenti sono arrivati tanto alla conoscenza di Dio come alla affermazione della bontà della creazione?  Semplificando al massimo le cose, possiamo dire così. Nel vivere la grande avventura della liberazione – essa è grande in sé, per quel  che contiene, i contorni letterari sono meno significativi- gli Ebrei e con essi tutti i credenti successivi, hanno scoperto due verità fondamentali e straordinarie allo stesso tempo: il Dio in cui credevano era più forte delle forze della natura, spesso avverse, e più forte dei poteri politici ostili, rappresentati dal Faraone.



1.b.   Il Dio della storia e del creato

Queste due verità acquisite per esperienza sono verità che trasformano il credente, perché trasformano la storia e cambiano il corso degli avvenimenti e collegano la fede in Dio alle vicende della storia, da cui Dio non è estraneo ed al creato, visto come il teatro delle vicende umane e divine. Il Dio che si manifesta nella storia degli uomini è anche colui che guida e governa questa storia in favore degli uomini, anche se in modo non sempre chiaramente percepibile. Ma nel caso dell’esodo questa percezione diventa evidente: il Dio dell’esodo è più potente dei principi di questo mondo e degli dèi ai quali si affidano questi principi. Dunque, la storia può avere un esito positivo, perché è nelle mani di Dio.
Ma questo Dio della storia e quindi legato alle vicende umane, è anche il Dio del creato ed è più forte delle potenze naturali, che spesso si manifestano come potenze ostili, tanto da mettere a repentaglio la vita umana. Il passaggio del Mare Rosso come viene epicamente evocato in Esodo 14-15,  segna un momento decisivo nella fede degli Israeliti. Se Dio può dominare le forze della natura, la spiegazione è una sola: egli ha fatto tutte queste cose e perciò gli obbediscono. Così la natura non è qualcosa di generico ed indistinto, ma è il creato, qualcosa che è stato fatto da chi ne ha il potere, cioè dall’Onnipotente.



1.c.   Dio vide e tutto era molto buono

A questo punto si inserisce in modo del tutto logico il racconto di Genesi 1, che termina con la famosa affermazione:<<Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco che era molto buono>> (1,24). Come sappiamo il racconto del primo capitolo della Genesi è articolato sul periodo di una settimana e termina con il sabato, a cui viene dato tanto rilievo, perché su di esso è basata tutta la vita di Israele, fino ai nostri giorni. In realtà questo riferimento al sabato e questo schema della settimana è un indizio importante dell’origine stessa del racconto biblico e quindi del suo significato.
Il contesto in cui è nato il racconto è la liturgia del tempio di Gerusalemme, scandita sul ritmo della settimana. Questa a sua volta è una fase lunare. In una sola proposizione abbiamo due verità importanti. Il racconto biblico è essenzialmente religioso, di una religiosità che riduce a orologi cosmici le divinità principali del mondo semitico: il sole e la luna. Si tratta dunque di una operazione di grande significato, tanto da costituire una autentica rivoluzione e culturale e religiosa. In essa appaiono nuovamente le note caratteristiche della fede biblica: il suo collegamento agli eventi della storia.



1.d. La liturgia come contesto del racconto biblico

Che il racconto della creazione si svolga in un contesto liturgico offre degli spunti interessanti. L’opera di Dio è la prima liturgia, il primo lavoro in favore dell’uomo. Infatti il racconto di Genesi 1 è contrassegnato al termine di ogni giorno con l’espressione: <<E Dio vide che era buono>>. Il lavoro di Dio, nella creazione è cosa buona ed è in favore degli uomini. Ma il lavoro di Dio diventa l’ispirazione del lavoro degli uomini. La liturgia divina diventa liturgia umana. In essa si coglie la bontà della creazione, perché questa, nel nostro mondo così com’è storicamente, non è tanto evidente. Ma dove la creazione è vissuta come liturgia e quindi come lode, là non ci sono dubbi sulla bontà della creazione: sulla bontà iniziale e sulla bontà finale.
Su questo punto c’è un’altra osservazione da fare. Il racconto biblico è religioso, quindi non ha nessuna intenzione scientifica, nel senso univoco che oggi ha assunto. Esula dalla intenzione biblica, la quale invece ha un’altra finalità molto più rilevante. Quando si dice racconto religioso, si vuole mettere in risalto un dato fondamentale: il mondo è tutto relativo a Dio e nel rapporto con lui trova consistenza e comprensione. L’aspetto religioso non è un’aggiunta alla realtà, ma è la verità profonda della realtà stessa. E non è neanche una diminuzione della libertà e dell’autonomia del creato, perché relazione non vuol dire limitazione, ma possibilità e concretezza stessa di vita.


1.e.   Religione e libertà

In verità, questo ultimo aspetto è fra i più delicati ed i più contestati nella cultura contemporanea, come se il rapporto con Dio fosse il principio di ogni limite e di ogni privazione della libertà. Al contrario, per la Bibbia proprio il rapporto con Dio costituisce il punto massimo della libertà, perché il rapporto con Dio è l’incontro con la libertà infinita. Dunque, la visione religiosa della Bibbia è affermazione eccezionale della dignità dell’uomo e del fondamento della sua libertà. In questa linea si impone nuovamente l’affermazione della bontà della creazione.
Inoltre, se il racconto della creazione è caratterizzato dal contesto  liturgico, ne consegue che la liturgia fondamentale per le creature umane sarà proprio la vita. Ed a ragion veduta. Il racconto di Genesi 1 raggiunge il suo vertice con la creazione dell’uomo e della donna. Essi sono l’immagine vivente di Dio e partecipano della sua signoria, tanto dominando da signori il mondo, quanto servendo la vita con la fecondità della loro unione. Inserendo in quest’opera tutte le altre opere umane, abbiamo l’indicazione di che cosa significhi fondamentalmente questa liturgia e di come essa sia legata alla vita, che qui si manifesta in tutta la sua bontà.



1.f.  Fede, estetica e contemplazione artistica

Infine, una annotazione sulla conclusione del racconto, che nella divisione attuale viene collocato all’inizio del secondo capitolo, ma in realtà fa parte del primo. Si tratta dell’origine del sabato. La storia tanto degli Ebrei come dei Cristiani, ne ha fatto una specie di tabù, per motivi chiaramente legati alla cultura del tempo passato. Non discutiamo di essa, ma cerchiamo di cogliere qualcosa di diverso. Il sabato può essere visto come il giorno della contemplazione estetica, il giorno della meraviglia, della ammirazione per quanto si è fatto. È dunque il giorno liberato dal ritmo di un lavoro che può opprimere ed è dedicato invece alla gratuità dell’estetica, dell’arte, della bellezza, della sensibilità. Non un giorno in cui è proibito qualcosa, ma un giorno in cui si pregusta la libertà definitiva, nella quale la dimensione della bellezza avrà una parte significativa. Anche questo si inserisce nel quadro della bontà della creazione, laddove si arriva alla contemplazione estetica, là si celebra la bontà del creato, della vita, dell’esistenza in tutti i suoi aspetti.

Pubblicato in Teologia

Il concetto di Dio
dopo Auschwitz
a cura di Chiara Omassi

 

Scheda introduttiva all'opera Il concetto di Dio dopo Auschwitz di Hans Jonas (1).

 

Hans Jonas (1903-1993) ebreo tedesco, filosofo e storico delle religioni, studia filosofia e teologia seguendo i corsi di Husserl, Heidegger e Bultmann. Rifugiatosi in Inghilterra con l'avvento del nazismo, emigra nel 1935 in Palestina, insegnando in Israele, Canada, Stati Uniti.

Pubblicato in Teologia

Search