I Dossier

Attenzione

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Domenica, 20 Febbraio 2005 17:16

La ricerca del sentiero

Il viaggio può essere considerato la metafora dell’esistenza umana, e dunque anche della vita di coppia. In questo cammino – che si configura spesso come una possibilità di esperienza estetica e un momento di contatto con il sacro – la coppia può subire alcune tentazioni. C’è la tentazione della stanchezza; quella della tensione tra il possedere e la povertà; ed infine, pericolosa per l’esistenza stessa della coppia, quella della morte della fantasia.

"Tre cose mi sono difficili,

anzi quattro, che io non comprendo:

il sentiero dell’aquila nell’aria,

il sentiero del serpente sulla roccia,

il sentiero della nave in alto mare,

il sentiero dell’uomo in una giovane(Prv 30, 18-19)

Visitando due diverse località, in tempi successivi e in opposti spazi del mondo, ho avvertito dei turbamenti che difficilmente potrei descrivere, senza cadere nella banalità che scaturisce quasi sempre dai luoghi comuni dei racconti. Totalmente diversi e, paradossalmente, con tante similitudini, hanno colpito la mia attenzione, fino ad imprimere nella mia memoria immagini di eventi straordinari. Non sto parlando di musei o di collezioni d'arte, dove la creatività e il sudore dell'uomo hanno lasciato tracce perenni, ma di luoghi che avevano in comune una variabile esile e inconfondibile: in entrambi questi luoghi si parlava di viaggi. Il primo di questi, Auschwitz, trasformato in luogo di culto e di meditazione da una sana volontà collettiva che chiede all'umanità intera di non dimenticare, conserva, accatastate come erano state disposte all'epoca, ma in una cornice da sacrario, le poche cose che venivano tolte ai prigionieri dei campi i quali, a loro volta, da li procedevano per l'ultimo viaggio: o i lavori forzati se avevano ancora energie, o i forni crematori. L'altro, Ellis Island, l'isoletta che sta tra la statua
 della Libertà e il porto di Manhattan, punto di sbarco per chi si lasciava convincere a tentare la fortuna nel nuovo mondo, ha avuto dopo il 1953, data in cui ha cessato le sue   funzioni di quarantena per tutti gli immigrati, una sistemazione suggestiva - al pari di un sacrario ricostruito sulla base di testimonianze e la catalogazione di oggetti e corredi che accompagnavano quella povera gente, privi peraltro di qualunque valore venale - in grado di riproporre fedelmente lo spirito che accompagnava chi all'epoca, aveva deciso di trasformare la propria vita con il più promettente ed avventuroso dei viaggi.

L'inquietudine, un percorso consumato.

A differenza degli spostamenti animali, sostenuti per la maggior parte da istinti di branco o da esigenze fisiologiche, il nomadismo umano è animato dal desiderio di scoprire, raggiungere, vedere, possedere, ripartire. Giasone, Ulisse, Pantagruele, Gulliver, Sigfrido, Parsifal, Galahad… la schiera dei grandi avventurosi che hanno da sempre popolato la nostra fantasia con i loro viaggi fantastici è incontenibile, come incontenibili sono le gesta – qualche volta nobili, altre di pura, umana curiosità - che hanno fatto da propulsore ad imprese da leggenda. Se è vero che la mèta è quasi sempre figurativa,
diventa concreto e coinvolgente, invece, il confronto con le
difficoltà. Mai vi fu metafora tanto fedele e trasparente quanto il
confronto simbolico tra viaggio ed esistenza umana. Nel gergo comune,
l'uso sempre più frequente dei sinonimi che arricchiscono l'immagine
del viaggio si modella su uno stile di pensiero che si oppone alla
staticità e alla concretezza del mondo reale. Nella routine si parla
 ormai di tragitti concettuali, di cammino esperienziale di percorso 
esistenziale. di itinerario formativo, di transiti esplorativi, di voli
pindarici, di sentieri iniziatici, di decorsi convalescenziali, di
viaggi mentali.... una polisemia, quella legata a questo simbolo, che
 occupa un numero indefinito di piani, intrecciandovi di continuo il
 proprio significato latente. Ma se davvero il viaggio può essere 
considerato la metafora dell'esistenza umana, è innegabile ammettere 
che alla base si trova la volontà e non la casualità, Quello che rende 
ogni viaggio degno di nota e di interesse è la presenza e la natura 
degli ostacoli che si frappongono nel raggiungimento del fine. Le 
traversate del mar Rosso e del deserto del Sinai finiscono per essere 
gli stereotipi di tutti gli ostacoli. Da una parte le difficoltà
materiali e la paura; dall'altra la solitudine e la tentazione. 
Un'esperienza, dunque, che può rendere titubanti, ma che sa presentarsi
 come irresistibile e, quindi, irrinunciabile. La vera molla di tutto
 ciò è e resta l'inquietudine umana che conserva da sempre due
ingredienti allettanti: la curiosità e la fantasia. Ed è proprio
 quest’ultima che sembra imparentare l'uomo con il divino. Ogni gesto,
 ogni approccio, ogni conquista viene sempre prima assaporata 
dall'immaginario. Si può sostenere che, prima ancora che nella realtà 
materiale, i nostri incontri vengono consumati nella fantasia: un
 cavallo brioso e bizzarro - per dirla con Platone - che chiede di 
essere domato per offrire garanzie di razionalità e che allo stesso
 tempo pretende la briglia sciolta per condurre alla scoperta di mondi e 
trasgressioni attraverso opportunità uniche e irripetibili. Il viaggio 
non può essere catalogato come un'esperienza qualunque. I caratteri che 
lo contraddistinguono fanno dell'uomo che lo affronta un prode e un
 coraggioso perché oltre ad essere una prova di padronanza fisica, offre 
l'opportunità per un'esperienza estetica e un momento di contatto con 
il sacro.

 

La prima di tre tentazioni: la stanchezza

 

La coppia vede la luce quando il maschio e la 
femmina decidono di intraprendere un cammino di condivisione totale.
 Era tutti gli stereotipi che si possono evocare, quello relativo alla
 coppia in cammino esprime in modo appropriato il più avventuroso dei
viaggi. Se il regno animale offre esempi strabilianti di attrazioni 
fisiologiche e, conseguentemente, di spostamenti che hanno 
dell’incredibile - dalle migrazioni di abitanti marini che attraversano 
oceani interi per congiungersi e accoppiarsi, alla piccola e fragile
falena che è catturata dall'odore degli ormoni del partner che può
 distare anche qualche chilometro -, l'attrazione tra un uomo e una
 donna è il punto di partenza per un percorso fra i più esaltanti e 
originali che qualunque fantasia possa concepire, proprio perché si
 presenta come totalmente immateriale e fortemente impegnativo. A
sottolineare lo spessore di questa fatica entrano in giuoco le 
opposte polarità entro cui si muovono le componenti della concretezza e 
della immaterialità, dello sconforto e della gioia, della routine e
 della novità. Si procede a tentoni, almeno per un certo periodo o, per 
dirla con un termine caro alla scuola comportamentista, per tentativi
 ed errori. Contare gli ostacoli disseminati sul cammino è tanto arduo 
da risultare impensabile; e quello che può facilmente sfibrare la 
resistenza di una coppia è la maledetta tentazione di tirare i remi in 
barca e arrendersi. Chi non è rimasto deluso dalla constatazione di
 aver contemplato un miraggio? Chi vorrebbe far credere di non aver
 ceduto qualche volta alla stanchezza che segue una prova estenuante! 
Nella stupenda sentenza "Dies irae", fonte inesauribile di ispirazione 
sacra e profana, con poche struggenti pennellate, ci vengono presentati 
i tratti di un Salvatore che a furia di rincorrere il peccatore, per 
offrirgli la salvezza, si ferma stanco (querens me sedisti lassus).
 L'evangelista Giovanni inizia il racconto che culminerà con la 
conversione della Samaritana da una immagine di Gesù stanco e
assetato. La stanchezza e la tentazione allo scoraggiamento sono realtà
 fisiologiche del tutto comuni: nella vita di una coppia, poi, sono
 variabili che devono essere messe in conto fin dall'inizio per poter
 essere opportunamente affrontate. Le prove, le delusioni, gli ostacoli,
 gli imprevisti, tutto può trasformarsi in battuta d’arresto. Ci sono
 momenti così faticosi che al normale ruolo che ci viene chiesto di 
interpretare, preferiremmo quello della comparsa. E ci sono anche delle 
menti tanto ossessionate dalla fatica che finiscono per scorgere un
 pericolo nei più innocenti fatti quotidiani, fino a trarre dal più
piccolo evento un motivo di ansia. Si arriva anche a dimenticare il 
motivo di vanto costituito dall'aver condiviso, in periodi tormentosi, 
la sofferenza dell'altro. Poi, quasi d'improvviso, ti rendi conto che
 qualcosa è tramontato senza lasciarti il modo di distinguere se sia la
 scena che hai di fronte o le immagini del tuo mondo interiore. Ti senti 
fuori luogo, oppure vecchio o semplicemente un po’ smarrito? È un 
disagio che devi affrontare, vincendo con fatica la tentazione 
all'appiattimento e all'inedia, per non correre il rischio che una 
normale sosta nel tuo percorso diventi la tua prigione. Vivere insieme 
significa compartecipare e quindi cibarsi anche di frutti che possono
 essere amari o mangiare insieme piatti di gusto diverso. Superare la 
tentazione della stanchezza significa riassaporare la voglia di
riprendere il viaggio.

 

La seconda: tra avere o essere

 

Viaggi e spostamenti: una preoccupazione
costante, quindi, per la nostra mente che, però, subisce anche il
fascino di tante, imprevedibili incognite. I traguardi sono sempre
fuori dalla portata del nostro sguardo ed è difficile sapere fin d'ora
quali sorprese, buone o cattive, ci riserba la sorte. Il boscaiolo che 
abbatte una grossa pianta può fantasticare sull'utilizzo e il destino
 futuro di quell'albero e forse non saprà mai se, una volta scavato,
servirà in un viaggio come barca o come bara. La preoccupazione più 
avvertita e angosciante che risuona negli orecchi all'inizio di ogni 
itinerario sembra essere uguale per tutti: "Cosa mi porterò dietro? Di
 cosa potrò avere bisogno?".

 

Tutti i traguardi della nostra modernità appaiono
 incastonati e sintetizzati nel breviario per l'uomo di successo: più
 soldi più felicità. Ci sono delle persone che, prese dall'incubo di
 spezzare un'eredità, trovano tutte le giustificazioni alla loro 
preoccupazione di non sovraffollare la terra.

 

I richiami delle Scritture alla povertà dei ricchi sono molte e tutte molto severe: "Meglio un povero dalla condotta integra che uno dai costumi perversi anche se ricco" (Prv 23,6). "Meglio
un ragazzo povero, ma accorto, che un re vecchio e stolto che non sa
ascoltare i consigli. Il ragazzo, infatti può uscir di prigione ed
essere proclamato re anche se, mentre quegli regnava, è nato povero" (Qo 4,13-14). "Molti
sono andati in rovina a causa dell’oro, il loro disastro era davanti a
loro. E’ una trappola per quanti ne sono entusiasti, ogni insensato ne
resta preso" (Sir 3 1,6-7). "Tu dici: "Sono ricco, mi sono
arricchito; non ho bisogno di nulla" ma non sai di essere un infelice,
un miserabile, un povero, cieco e nudo" (Ap 3,17). A dire il vero,
in un contesto storico dalle grandi aperture, in cui si ama essere
definiti progressisti, si parla tanto anche dei poveri. Ma fin quando
non si ha il coraggio di condividere la loro sorte, le nostre
filippiche rischiano di rimanere urla isteriche, unite qualche volta ad
ipocrisia. Portiamo nelle nostre case ingombranti bagagli di
preoccupazioni e di tristezze. Spesso viviamo nel silenzio e nella
solitudine, delegando ai beni di consumo il compito di risollevarci. La 
stessa cura che impieghiamo nel ricuperare i mobili d'arte diventa un
surrogato della pietà con cui alleviamo quelle ferite che sminuirebbero
l'armonia e la felicità che da loro ci si aspetta. Man mano che si
procede nel cammino verso il successo, aumenta la nostra propensione
all'uso del pronome possessivo. La povertà fa paura. Fa paura 
l'abbrutimento che spesso ne consegue. Non è un'iperbole affermare che
un povero che vive in Grazia di Dio è un santo. Lo spettacolo che molti
poveri hanno offerto ai nostri occhi non può non farci riflettere. Nel
 testamento spirituale di don P. Mazzolari si legge: "Non possiedo
niente. La roba non mi ha fatto gola e tanto meno occupato. Non ho
risparmi, se non quel poco che potrà si e no bastare alle spese dei
funerali". Chi decide di far conoscenza con i poveri - e fra questi i
poveri di spirito - sa che la loro scelta è tra l’essere o l’avere.
Loro non hanno altro pane che quello di volersi bene e dirsi a vicenda
le pene che tarlano i loro piccoli giorni. Sono come le formiche di
tutte le case ed hanno per amico fidato il sole. A lui chiedono un
soldo d’oro e lo stringono nella mano scura mentre i bimbi bevono
l'acqua della fonte e tutti insieme chiedono di non perdere la salute e
la possibilità di guadagnarsi qualcosa per arrivare a sera. Sono sempre
all'ultimo posto e cenano a lume del tramonto; si levano col canto del
gallo e sono estranei alla cronaca del mondo, ma sanno che sulla terra,
prima di loro, fu povero Gesù.

 

Terza: la morte della fantasia.

 

Da molti anni, nei momenti in cui il sonno tarda ad
imprigionarmi, mi dà serenità immaginare che sui passi irrequieti degli
uomini, Dio disegni ogni notte un sorriso di stelle, quasi a
rintracciare le lacrime perdute, cosicché, vinto dal sonno, nella sua
muta casa, ogni uomo veda oltre i confini della sua fronte un paese dai
tetti d'oro e dalle ombre di cristallo. Le lacrime sono una tappa
 obbligata, la prima esperienza che ogni uomo fa, venendo al mondo. C'è
chi si ferma a contemplare il momento della nascita come l'inizio del
dramma, sostenendo che il bimbo piange per gridare l'orrore di essere
stato espulso dal grembo materno. In realtà, se questo evento rispetta
un copione ben conosciuto, è lecito affermare che tutta la commedia che
l'uomo recita nel corso della propria vita ha per teatro il mondo
intero e rischia di essere monotona e ripetitiva. Eppure la noia ha i
 suoi antidoti: vecchi quanto l’uomo, ma sempre validi. Una grossa parte 
di opinioni, quella legata al folclore, sostiene che la nostra fantasia 
è alimentata da cronache o prescrizioni, da ricordi o fattacci 
irripetibili che si devono sussurrare sottovoce, con le teste vicine,
 le schiene ricurve e uno sguardo circospetto capace di allontanare 
indiscrezioni su segreti, per la verità, più volte profanati. Una 
residua parte, quella che cerca di crescere nella saggezza, ritiene, al 
contrario, che la fantasia sia un bene da proteggere e da condividere 
prima di tutto nella coppia. E c'è un posto solo dove si può aprire il 
teatro più bello per uno spettacolo unico al mondo. Senza abilità né 
doni da prim'attore, senza una scuola che ti insegni come strappare gli 
applausi ed il bis di un pubblico assorto, puoi avere tanto talento da 
sentire che anche in mancanza di manifesti hai davanti il tutto 
esaurito come ad una grande prima. E’ il traguardo dell'intimità. La
 sua ricerca presuppone una grande costanza e una fede incrollabile. Il
 sentiero che porta all’incontro, costellato di enigmi e di tentazioni, 
può essere riconosciuto solo se lo spirito è animato da una sana,
incontenibile curiosità per l'altro. E in questo incontro, la più
 grande avventura della tua vita, gli altri incontri sfumano, facendosi
 rari fino a scomparire, come le stelle in una notte piovosa.

 

Giovanni Scalera, Psicologo – Siena (da "Famiglia domani" 2/99)

 

 

Sabato, 15 Gennaio 2005 13:52

Icone mariane russe

Nel corso della consultazione è possibile ascoltare i brani elencati di seguito

Sabato, 15 Gennaio 2005 12:44

Inno Akathistos alla Madre di Dio

INNO AKATHISTOS

traduzione di P. Ermanno M. Toniolo OSM
Ed. Centro di Cultura Mariana, Roma

Ascolta l'inno

 

 


 

Ode 7

Nel meraviglioso fondersi dei suoni

si sente il Tuo richiamo.

Tu ci guidi alle soglie del paradiso futuro e dei cori degli angeli

nell'armonia di voci,

nell'altezza delle bellezze musicali,

nello splendore delle creazioni artistiche.

Tutta la vera bellezza trasporta con potente richiamo l'animo verso di Te,

e la spinge estatica a cantare: Alleluia!

Ikos

Con il soffio del Tuo Santo Spirito

Tu illumini la mente di artisti, poeti, scienziati.

Con la forza della Somma Coscienza

intuiscono profeticamente le Tue leggi,

che rivelano l'abisso della Tua sapienza creatrice.

Le loro opere parlano senza volerlo di Te.

Come sei grande in ciò che hai creato,

come sei grande nell'uomo.

Gloria a Te che hai mostrato una forza senza eguali nelle leggi dell'universo

Gloria a Te, tutta la natura è colma delle leggi del Tuo essere;

Gloria a Te per tutto ciò che hai rivelato nella Tua misericordia;

Gloria a Te per tutto ciò che hai nascosto nella Tua saggezza;

Gloria a Te per la genialità della mente umana;

Gloria a Te per la forza vivificante del lavoro

Gloria a Te per le lingue di fuoco dell'ispirazione.

Gloria a Te, o Dio, nei secoli.

 

Ode 8

Come sei vicino nei giorni della malattia;

Tu stesso visiti i malati,

Tu stesso Ti chini sul letto di chi soffre

e il cuore Ti parla.

Nel momento del dolore e della sofferenza

illumini l'anima di pace,

invii un aiuto inaspettato.

Tu sei il consolatore

Tu sei l'amore che veglia e salva,

a Te cantiamo il canto: Alleluia!

Ikos

Quando, da piccolo, Ti ho invocato per la prima volta consapevolmente,

Tu hai ascoltato la mia preghiera

e hai colmato il mio cuore di pace benedetta.

Allora ho capito che Tu sei buono

e beati quelli che ricorrono a Te.

Ho cominciato a invocarti notte e giorno,

e anche adesso Ti chiamo:

Gloria a Te che colmi di beni il mio desiderio;

Gloria a Te che vegli su di me giorno e notte;

Gloria a Te che curi le afflizioni e il vuoto con lo scorrere salutare del tempo;

Gloria a Te, in cui non c'è perdita irreparabile, Tu doni a tutti la vita eterna;

Gloria a Te che hai reso immortale tutto ciò che è buono e alto, che hai promesso l'incontro desiderato con i nostri morti;

Gloria a Te, o Dio, nei secoli.


  
 

Ode 9

Perché nei giorni di festa

tutta la natura sorride misteriosamente?

Perché allora nel cuore si spande una levità divina

che non ha paragoni sulla terra,

e anche l'aria del santuario e della chiesa diventa luminosa?

E il soffio della Tua grazia,

il riflesso dello splendore del Tabor:

allora il cielo e la terra cantano la lode: Alleluia!

Ikos

Quando Tu mi ispiravi a servire i fratelli

e colmavi di umiltà il mio animo,

uno dei Tuoi infiniti raggi ha penetrato il mio cuore,

e il cuore è diventato luminoso, come ferro arroventato nel fuoco.

Ho visto il Tuo volto misterioso, irraggiungibile.

Gloria a Te che hai trasfigurato la nostra vita con le opere di bene;

Gloria a Te che hai impresso un'ineffabile dolcezza in ogni Tuo comandamento;

Gloria a Te che ti manifesti là dove si spande l'effluvio della misericordia;

Gloria a Te che ci mandi insuccessi e afflizioni perché impariamo a comprendere il dolore degli altri;

Gloria a Te che hai posto una grande ricompensa nel valore del bene;

Gloria a Te che accogli lo slancio del cuore;

Gloria a Te che hai posto più in alto l'amore di tutto ciò che è nei cieli e in terra;

Gloria a Te, o Dio, nei secoli.

Ode 10

Non si può ricostruire

ciò che è ridotto in polvere,

ma tu rigeneri la coscienza incenerita.

Tu rendi l'antica bellezza

all'anima che l'aveva perduta senza speranza.

Con Te non esiste l'irreparabile.

Tu sei amore,

Tu creatore e rigeneratore.

Ti lodiamo cantando: Alleluia!

Ikos

Dio mio considera la caduta dell'orgoglioso angelo del mattino,

salvami con la forza della Tua grazia,

non permettere che mi allontani da Te,

non permettere che io dubiti di Te.

Affina il mio orecchio,

che per ogni minuto della mia vita

io possa ascoltare la Tua misteriosa voce,

che possa invocarti,

Tu che sei presente in tutte le cose:

Gloria a Te per le circostanze che la Tua provvidenza mi dispone;

Gloria a Te per le indicazioni della voce del cuore;

Gloria a Te per le rivelazioni nel sonno e da sveglio;

Gloria a Te che distruggi le nostre inutili fantasticherie;

Gloria a Te che con le sofferenze ci sollevi dall'ebbrezza delle passioni;

Gloria a Te che ci salvi umiliando l'orgoglio del cuore;

Gloria a Te, o Dio, nei secoli.

Ode 11

Attraverso la gelida catena dei secoli

sento il calore del Tuo divino respiro,

sento il sangue che pulsa.

Tu sei ormai prossimo:

parte del tempo si è già dissolta.

Vedo

la Tua Croce:

io ne sono stato la causa.

L'anima mia è prostrata nella polvere davanti alla Croce:

«Bisognerà imparate di nuovo a respirare pienamente con due polmoni, quello occidentale e quello orientale ». (Giovanni Paolo II)

Protoierej Grigorij Petrov:

Inno akatistos di ringraziamento

Sia lode a Dio per tutto

L'akatistos è una forma di preghiera popolare dei cristiani bizantini; è un inno di lode entrato nell'uso liturgico e abitualmente officiato nelle chiese. Il primo akatistos conosciuto fu scritto nell'VIII secolo ed è una lode alla Vergine Maria, ma almeno altri 30 akatistoi su vari temi sono d'uso corrente nelle chiese in Russia.
L'inno akatistos è composto da 12 odi, ciascuna delle quali è suddivisa in 2 parti: la prima conclusa da un «Alleluia», mentre la seconda, più lunga, termina con una litania. L'akatistos può essere cantato o salmodiato da un sacerdote mentre il coro ripete l'Alleluia e l'invocazione finale delle litanie. Quest'ultima invocazione costituisce il ritornello dell'inno. Pur essendo generalmente un canto di lode, l'akatistos può terminare, come in questo che presentiamo, con una supplica.

Il presente inno di ringraziamento è stato scritto prima di morire nel lager da Grigorij Petrov.
Il titolo, «Sia lode a Dio per tutto», è la nota frase pronunciata da Giovanni Crisostomo morente di stenti sulla via dell'esilio. A secoli di distanza un altro «testimone» della fede cristiana prima della morte esprime il proprio sentimento di ringraziamento a Dio per tutto, «per ogni sospiro della mia tristezza» come «per ogni istante di gioia». Sono degne di nota in questo inno la sensibilità poetica e la profondità dell'ispirazione.

Ode 1

Incorruttibile Re dei secoli,

con la potenza del Tuo disegno di salvezza

reggi nella destra tutte le strade della vita umana.

Ti ringraziamo per tutti i Tuoi benefici

manifesti e nascosti,

per la vita terrena e per le gioie celesti del Regno futuro.

Accorda, anche in futuro, la Tua misericordia

a noi che cantiamo:

Gloria a Te, Dio, nei secoli.

Ikos

Sono nato bimbo debole e indifeso

ma il Tuo angelo ha disteso le ali sulla mia culla,

le sue ali di luce per proteggermi.

Da allora il Tuo amore illumina il mio cammino,

mi guida mirabile verso la luce dell'eternità.

Dalla mia nascita fino ad oggi

I doni munifici della Tua provvidenza mi sono gloriosamente manifesti.

Ti ringrazio con tutti quelli che hanno imparato a conoscerti e Ti invoco:

Gloria a Te che mi hai chiamato alla vita,

Gloria a Te che mi hai fatto conoscere la bellezza dell'universo,

Gloria a Te che hai aperto cielo e terra davanti a me come un libro di sapienza eterna

Gloria alla Tua eternità in questo mondo che passa

Gloria a Te per la Tua misericordia manifesta o nascosta,

Gloria a Te per ogni sospiro della mia tristezza

Gloria a Te per ogni passo della vita, per ogni istante di gioia,

Gloria a Te, o Dio, nei secoli.


 

Ode 2

Signore, come è bello essere Tuo ospite:

brezza odorosa;

montagne protese verso il cielo;

acque come specchi senza limite

che riflettono l'oro dei raggi e la leggerezza delle nubi.

Tutta la natura mormora misteriosa, colma di tenerezza;

uccelli e bestie della foresta portano il segno del Tuo amore.

Sia benedetta la nostra madre terra e la sua bellezza effimera,

che risveglia la nostalgia della letizia eterna,

là dove nella bellezza incorruttibile risuona: Alleluia!

Ikos

Mi hai introdotto in questa vita

come in un paradiso incantato.

Abbiamo visto il cielo come un calice di blu intenso

dove nell'azzurro cantano gli uccelli.

Abbiamo ascoltato il mormorio pacificante del bosco

e la musica melodiosa delle acque.

Abbiamo gustato frutti saporiti e profumati e il miele odoroso.

Si vive bene con Te sulla terra;

è una gioia essere Tuo ospite.

Gloria a Te per la festa della vita;

Gloria a Te per il profumo dei mughetti e delle rose;

Gloria a Te per la gustosa varietà delle bacche e dei frutti;

Gloria a Te per lo scintillio argenteo della rugiada mattutina;

Gloria a Te per il sorriso di un risveglio luminoso;

Gloria a Te per la vita sempre nuova che annuncia la vita del cielo.

Gloria a Te, o Dio, nei secoli.


 

Ode 3

È lo Spirito Santo che ci fa gustare ogni fiore,

il profumo soave che emana,

la delicatezza del colore,

la bellezza dell'Altissimo nel piccolo.

Gloria e onore a Dio datore di vita:

distende i prati come un tappeto di fiori,

corona i campi con l'oro delle spighe e l'azzurro dei fiordalisi

e dona all'anima la gioia di contemplare.

Rallegratevi e cantate a Lui: Alleluia!

Ikos

Come sei splendido nel tempo della primavera,

quando ogni creatura risorge

e in mille tonalità gioiosamente Ti invoca:

Tu sei la fonte della vita, il vincitore della morte.

Al chiarore della luna e al canto dell'usignolo

si stendono valli e monti

nei loro abiti nuziali bianchi come la neve:

tutta la terra è Tua promessa sposa,

attende lo sposo incorruttibile.

Se vesti così l'erba del campo

come trasfigurerai noi nel secolo avvenire dopo la resurrezione!

Come splenderanno i nostri corpi, come brilleranno le nostre anime!

Gloria a Te che fai emergere dall'oscurità della terra la varietà dei colori, dei sapori e dei profumi;

Gloria a Te per la cordialità e tenerezza di tutta la natura;

Gloria a Te per le mille creature che stanno attorno a noi;

Gloria a Te per la profondità del Tuo intelletto di cui il mondo intero porta l'impronta;

Gloria a Te: bacio devotamente le tracce del Tuo passaggio invisibile;

Gloria a Te che hai acceso davanti a noi la chiara luce della vita eterna;

Gloria a Te per la speranza della bellezza sublime e incorruttibile dell'immortalità;

Gloria a Te, o Dio, nei secoli.



 

Ode 4

Come riempi di dolcezza coloro che pensano a Te,

come è vivificante la Tua santa parola.

Parlare con Te è più gradevole dell'unguento,

più dolce dei favi di miele.

Pregarti eleva lo spirito e rincuora l'anima.

Il cuore è percorso da un fremito,

la natura e la vita si mostrano maestose e sagge.

Dove non sei regna il vuoto.

Quando sei presente l'anima è nell'abbondanza,

il suo canto risuona come un torrente di vita: Alleluia!

Ikos

Quando tramonta il sole,

quando regna la pace del sonno eterno

e il silenzio del giorno che si spegne,

vedo la Tua dimora negli splendidi palazzi di raggi filtrati fra le nubi.

Fuoco e porpora, oro e azzurro

parlano profeticamente dell'ineffabile bellezza della Tua dimora

e ci chiamano maestosamente:

andiamo verso il Padre.

Gloria a Te nell'ora silenziosa della sera;

Gloria a Te che hai riversato sul mondo una grande pace;

Gloria a Te per l'ultimo raggio del sole al suo tramonto;

Gloria a Te per il riposo del sonno benefico;

Gloria a Te per la Tua bontà nelle tenebre, quando tutto il mondo è lontano;

Gloria a Te per le preghiere commosse dell'animo trepidante;

Gloria a Te per la promessa del risveglio nella gloria dell'ultimo giorno senza sera;

Gloria a Te, o Dio, nei secoli.

Ode 5

Non fanno paura le tempeste della vita

se nel cuore splende la lampada del Tuo fuoco.

Intorno uragano e tenebre

terrore e l'ululato del vento,

ma nel cuore luce, pace e silenzio

nella presenza di Cristo.

E il cuore canta: Alleluia!

Ikos

Vedo il Tuo cielo splendente di stelle.

Come sei ricco, sfolgorante di luce!

L'eternità mi guarda

con i raggi degli astri lontani.

Io sono piccolo e misero

ma il Signore mi è accanto,

la Sua destra amorevole mi custodisce dovunque.

Gloria a Te che vigili su di me senza tregua;

Gloria a Te per gli incontri che mi disponi con gli uomini;

Gloria a Te per l'affetto dei genitori, per la fedeltà degli amici;

Gloria a Te per la mitezza degli animali che mi servono;

Gloria a Te per gli istanti luminosi della vita;

Gloria a Te per la limpida gioia del cuore;

Gloria a Te per la gioia di vivere, di muovermi e di contemplarti;

Gloria a Te, o Dio, nei secoli.


Ode 6

Come sei grande e vicino nel moto possente della tempesta,

come si manifesta la potenza della Tua destra nell'arco accecante della folgore,

com'è meravigliosa la Tua grandezza.

La voce del Signore si stende sui campi,

parla nello stormire dei boschi.

La voce del Signore è nel tuono e nella pioggia,

la voce del Signore su tutte le acque.

Lode a Te nel fragore delle montagne incendiate.

Tu scuoti la terra come un vestito,

Tu innalzi fino al cielo le onde del mare.

Lode a Te che umili l'orgoglio dell'uomo

e fai prorompere da lui il grido di penitenza: Alleluia!

Ikos

Sabato, 15 Gennaio 2005 11:15

La meditazione tibetana

Per la tradizione buddista, la meditazione, pur essendo considerata essenza di ogni religione, trascende i dogmi religiosi. E' mezzo universale per liberarsi delle nostre tendenze al possesso, lascia che si apra in noi uno spazio di vuoto immutabile. 

Sabato, 15 Gennaio 2005 11:14

L’esperienza contemplativa

nello zen e nel cristianesimo


    

    La contemplazione buddista è un’autentica esperienza interiore, che ha come fine illuminare il più profondo dell’essere umano. Non si tratta di un’esperienza di tipo religioso, cioè dell’incontro con”Qualcuno”, ma piuttosto del divenire partecipi, coscientemente, della realtà di ciò che è l’Uno e della sua unione con la dottrina universale. Questa contemplazione, non consiste soltanto nell’adozione di tecniche [somatiche(?)] posturali o psicologiche, ma è piuttosto un fatto vitale. (esistenziale)

    Nello zen, l’esperienza della meditazione guida ad un approfondimento verso il centro del proprio essere, verso quella natura originaria che possiede le caratteristiche dell’assoluto. Lo zen può essere avvicinato alla meditazione mistica cristiana, in quanto anch’essa aspira ad incontrare nel profondo dell’essere, colui che vi abita.

Sabato, 15 Gennaio 2005 11:13

Meditazione zen

Meditazione Buddista

 
 Lo spirito di risveglio del buddismo, fondato sul silenzio e sulla postura del corpo, è stato introdotto in Giappone dalla Cina, nel XIII secolo dal Maestro Dogen. Il termine zen è la trascrizione del cinese Ch’an. Lo zen si propone di vedere il mondo così com’è, con lo spirito libero da ogni sentimento e da ogni pensiero. La pratica dello zen non impone dogmi, né alcun credo e deve essere trasmessa individualmente da maestro a discepolo; per coloro che lo praticano, lo zen è il ritorno allo stato normale del corpo e dello spirito. Il saggio taglia il nodo dell’egoismo con la spada tagliente della meditazione facendo nascere un sentimento di compassione e di solidarietà.

Sabato, 15 Gennaio 2005 11:13

IL Buddismo

 



Per noi occidentali il Buddismo si presenta come un mondo difficile e complesso.
    Tuttavia il Buddismo può avere una grande rilevanza per il nostro occidente che sta cercando di recuperare i valori della meditazione, della contemplazione, ma ancora poco la pratica di un’etica rigorosa.

    Il Buddismo presenta delle ottime condizioni per un impegno morale e per una convivenza umana, in armonia e solidarietà con tutte le creature viventi e con il mondo naturale.

Sabato, 15 Gennaio 2005 11:11

La meditazione Medievale

In ogni meditazione esiste ovviamente una attività interire, più o meno metodica che si applica a scrutare un mistero. Quindi esistono molti metodi di meditazione, in alcuni si insiste di più sull’intelligenza, in altri sull’immaginazione, in altri sugli slanci affettivi.

In genere le diverse proposte di forme di meditazione hanno cercato di esprimersi in modi adatti alla cultura ed alla formazione dei cristiani del tempo in cui veniva proposto quel metodo.