La vicenda delle coperture offerte sistematicamente, in numerose diocesi, a sacerdoti che approfittavano del ruolo per molestare o addirittura violentare dei minori loro affidati, sta giustamente scuotendo la chiesa. Il Papa stesso, chiamato in causa per le distrazioni o gli eccessi di cautela riguardanti il tempo in cui era vescovo, e poi per più di 23 anni Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, appare sofferente. A differenza di molti esponenti della curia vaticana, che hanno esibito un’impreparazione culturale sulle questioni sessuali e una modestia argomentativa nella difesa d’ufficio della chiesa, a dir poco sconcertanti, Benedetto XVI non ha esitato a parlare di vergogna e colpevolezza. Temo, però, che il suo comportamento, dalla lettera ai cattolici irlandesi in poi, non sia bastato a evitare una caduta di autorità morale della chiesa. Meno avvertibile in Italia, dove la televisione ha trattato con reticenza imbarazzata l’argomento. Ma devastante negli Stati Uniti, in Irlanda, in Germania, in Austria e in molti altri paesi.
Il Vaticano ha reso note delle linee di comportamento severe in vigore dal 2003, che prevedono l’immediata denuncia alle autorità civili dei sacerdoti di cui si è appresa la pratica di questi reati così odiosi. Eppure, non risultano, se non di recente, dopo l’esplosione dello scandalo, casi di denuncia delle malefatte alla magistratura da parte dei superiori ecclesiastici. Più facile è riscontrare trasferimenti operati con l’intento di mettere a tacere lo scandalo. Con il risultato, talvolta, di consentire ai medesimi soggetti di procurarsi altre vittime innocenti.
Il silenzio come opportunità raccomandabile è stato così a lungo perseguito da venire, in taluni casi, richiesto alle stesse vittime come vincolo di fede e sottomissione. Quasi che esse dovessero sentirsi in colpa per il fatto di avere denunciato le violenze subite. E quasi che toccasse loro in sovrappiù la minaccia di venire additate come nemiche della chiesa.
È stato istruttivo sentire, come argomento a discolpa della chiesa, l’idea che qualsiasi famiglia, o scuola, o società sportiva avrebbe agito nello stesso modo per imbarazzo e per limitare i danni. Davvero la chiesa si mette sullo stesso piano di una qualsiasi famiglia, scuola, società sportiva? Poi si è vociferato di percentuali elevate di violenze sessuali tra gli esponenti di altre religioni. Ma, ammesso che tale argomento sia degno, c’è forse un’altra religione che abbia previsto nei suoi vertici di proteggere i colpevoli dall’azione giudiziaria statale?
Infine, ho sentito dire che i sacerdoti colpevoli sarebbero stati indotti in tentazione dalla corruzione dell’ambiente esterno, in tempi di “liberazione sessuale”. Ciò che è contraddetto dal fatto che la maggioranza degli episodi denunciati riguarda periodi precedenti la cosiddetta “liberazione sessuale”. La quale avrà peraltro molti torti, ma, pur nella sua vaghezza ideologica, ha sempre contemplato il piacere di una relazione erotica paritaria e consenziente. L’esatto contrario di atti inconsapevoli, segretamente imposti a minori con cui si è instaurato un gioco di sottomissione.
di Gad Lerner
Nigrizia maggio 2010