Da 10 anni l’Agenzia Fides, a servizio della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, compila quel che, nato come elenco dei missionari martiri, è diventato il martirologio della Chiesa. In effetti, stando ai dati 2003, su 29 nomi sono ben 22 i seminaristi, preti, laici e laiche locali che hanno pagato col sangue la loro fedeltà al Vangelo. Nelle piaghe delle statistiche affiorano storie ignote ma significative. Insieme con don Saulo Careno, ucciso in Colombia il 3 novembre scorso, c’era – ad esempio – anche Marita Linares, impiegata dell’ospedale, così come a fianco di don William de Jesus Ortez, parroco in Salvador, assassinato a colpi d’arma da fuoco all’interno della chiesa il 5 ottobre, v’era il sacrestano Jaime Noel Quintanilla, di soli 23 anni. Ancora: l’imboscata con la quale i ribelli del Lord ‘s Resistance Army, il primo settembre 2003, hanno ucciso don Lawrence Oyuru, è costata alla vita ad altre 25 persone. Corpi senza volti, senza nome. Ricordiamo anche loro, quando il 24 marzo pregheremo i martiri del nostro tempo.
22 anni. Ana Isabel Sanchez Torralba era una giovane del Volontariato missionario calasanziano, alla sua prima missione all’estero. È stata uccisa in Guinea Equatoriale il primo luglio, durante un controllo di polizia. Gli “under 40” nella lista 2003 di Fides sono diversi: don Martin Macharia Njoroge, morto l’11 aprile all’ospedale di Nairobi per le ferite riportate durante l’aggressione di banditi aveva 34 anni, 36 ne aveva il colombiano don Jario Garavito, ucciso il 15 maggio da delinquenti introdottisi nella sua abitazione a scopo di rapina, 38 don Gorge Ibrahim, eliminato nella sua parrocchia in Pakistan il 5 luglio.
6 vittime. È i pesante tributo pagato da Colombia e Uganda, i Paesi che guidano la tragica classifica dei Paesi dove di è registrato il maggior numero di martiri nel 2003. nel periodo 200-2003 complessivamente in Colombia sono state ben 22 le persone – tra vescovi, preti, seminaristi, laici – tolte di mezzo a motivo della loro testimonianza cristiana e della lotta in difesa della giustizia e dei diritti umani. Una Chiesa, quella colombiana, che paga a carissimo prezzo la sua fedeltà al Vangelo.
39 . Tanti sono i Paesi in cui si è registrato almeno un caso di morte violenta a danno di cristiani nel periodo 200-2003 (14 nel solo anno passato). Un dato che conferma quanto scrive il Papa nella Terbio millennio adveniente, a proposito della dimensione del martirio che connota oggi l’intera vita della Chiesa universale. Di questi 39 Paesi, ben 18 si trovano nel martoriato continente africano.
23. Sono i missionari italiani uccisi nell’arco di tempo che va dal 1994 a fine 2003. le circostanze della loro morte riflettono la difficile condizione delle popolazioni in mezzo alle quali sono immersi (guerre, disordini interetnici, scontri fra governativi e ribelli, criminalità…). Con la gente, indifesa e vulnerabile, missionarie e missionari condividono, in molti casi, la precarietà dell’esistenza.
di Gerolamo Fazzini
La Chiesa cattolica in Cina, e mi riferisco in particolare alle comunità aperte, ufficiali, sta vivendo una fase cruciale della sua storia: il cambio di leadership. I vescovi anziani scompaiono uno dopo l'altro. Il ruolo-guida della Chiesa viene assunto da vescovi giovanissimi, in qualche caso neanche quarantennio. Gli uomini incaricati dal regime di controllare la Chiesa si rendono ben conto che questo è un momento critico e non risparmiano mezzi e minacce per eleggere all' episcopato persone accondiscendenti alla politica religiosa del regime comunista. I giovani preti, soprattutto coloro che hanno le qualità per assumere un ruolo di guida, sono sottoposti a pressioni tremende per piegarsi e adeguarsi alla politica religiosa. Attraverso il «governo democratico della Chiesa», che niente è se non un eufemismo del controllo del regime, i funzionari del partito (Fronte unito) e del governo (Ufficio affari religiosi) creano, ovunque possono, un’artificiosa divisione nelle comunità cattoliche. Da una parte il candidato ecclesiale, il sacerdote spontaneamente riconosciuto come il più degno e preparato, sostenuto (quando c'è) dal vescovo anziano, che garantisce fedeltà alla tradizione cattolica e unità con la Santa Sede; dall’altra il candidato del governo, generalmente un sacerdote che - fatta salva la sua dignità personale e sacramentale, che rispetto - per un motivo o per l'altro, può essere facilmente manipolato dagli uomini del regime.
La manipolazione del governo consiste in una specie di isolamento del «suo» candidato dal resto della diocesi, attraverso promesse e premi di vario. tipo, incluso quelli economici e politici. Di conseguenza un giovane prete dalla personalità debole o ambiziosa, difficilmente resiste alle pressioni e alle lusinghe. La crisi, vocazionale e morale, di un numero crescente di giovani preti trova in questa perversa politica governativa una delle sue ragioni.
Negli ultimi 12 mesi abbiamo assistito a varie ordinazioni di giovani vescovi: Giuseppe Tong Changping (Weinan, Shaanxi), Giuseppe Han Zhihai (Lanzhou, Gansu), John Tan Yanchuan (Nanning, Guangxi), Giuseppe Liao Hongqing (Meizhou, Guangdong); Pietro Feng Xinmao (Hengshui, Hebei). Le diverse circostanze e modalità di queste ordinazioni, che non possono essere riportate qui in dettaglio, hanno qualcosa in comune: la permanente situazione di conflitto tra i funzionari della politica religiosa e le comunità cattoliche.
La conferma viene anche dal tentativo, non riuscito, di procedere secondo il metodo «democratico» all’elezione di un numero ancora maggiore di vescovi, tra cui quello di Zhouzhi (Shaanxi). In entrambi i casi, di ordinazioni avvenute o di elezioni mancate, risulta chiara la volontà delle comunità cattoliche.
Che è quella di essere veramente tali, ovvero di procedere all'elezione e consacrazione del vescovo secondo la tradizione cattolica, che include, come elemento essenziale, il mandato o l'approvazione dell’eletto da parte del Papa.
Come l'esperienza di questi anni ha mostrato chiaramente, i cattolici di Cina non sono più disposti a tollerare di essere governati da un vescovo illegittimo (indipendentemente dalla dignità personale della persona coinvolta). Un vescovo che venisse ordinato illegittimamente sarebbe di fatto un vescovo disertato, senza popolo, un «pastore» senza gregge. È triste osservare quanto tarde siano le autorità del regime e dell' Associazione patriottica ad ammettere il fallimento della loro politica religiosa: non esiste in Cina una Chiesa patriottica, una Chiesa indipendente. I fedeli, i sacerdoti, le religiose e i vescovi non vogliono una Chiesa nazionale. Eppure la politica del governo è portata avanti con determinazione e senza risparmio di mezzi. Si deve registrare, per esempio, la presenza intimidatoria di centinaia di membri della pubblica sicurezza alle ordinazioni episcopali; l'imposizione della lettura, durante la Messa di consacrazione, della lettera di nomina da parte della Conferenza episcopale cattolica cinese, un organo abusivo istituito dal governo, che non esiste secondo il diritto della Chiesa. Il regime, purtroppo, non sta scherzando, e sarebbe bene che più osservatori e commentatori prendessero nota di questo.
D'altra parte non si può non rilevare che, ove il clero, le religiose e i fedeli di una determinata diocesi siano stati capaci di essere uniti, determinati e coraggiosi, sono riusciti a strappare qualche forma di compromesso, tra cui la comunicazione pubblica dell’esplicita comunione dell’eletto con la Chiesa universale e il Santo Padre. Abbiamo constatato che, tanto più il candidato era disposto a rinunciare all’episcopato piuttosto che transigere sulla comunione con la Chiesa universale, tanto maggiore era la sua forza nel far valere i suoi diritti di cattolico e di resistere alla pressione dei funzionari della politica religiosa.
Ai giovani preti di Cina, essendo anch' io prete come loro, va la mia simpatia e solidarietà. Se queste parole raggiungessero i candidati all'episcopato, vorrei dire loro: «Siate liberi, siate forti, resistete; rinunciate all’episcopato piuttosto che compromettere la vostra coscienza. La verità vi farà liberi...».
Gianni Criveller