Vita nello Spirito

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 66

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 65

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 62

Sabato, 30 Aprile 2005 22:29

Innamoramento, sogno, amore

Vota questo articolo
(2 Voti)

vita di coppia

Innamoramento, sogno, amore


TONY PICCIN Vallà (Treviso)


·
Innamorarsi, sognare ed amare rappresentano la forza fondamentale del nostro essere, un cammino che va dall'amore di sé, all'amore dell'altro per sé, e infine all'amore dell'altro per l'altro e Per poter compiere questo passaggio - una «conversione» che può durare tutta la vita - occorre saper ascoltare l'altro, avvicinarsi a lui senza paure, essere capaci di meraviglia.

 

Il piccolo principe chiese alla volpe: «Che cosa vuoi dire "addomesticare"?». «È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire "creare dei legami"...», rispose la volpe. (...) «Creare dei legami?». «Certo» disse la volpe. «Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno dite. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addornestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo». «Comincio a capire», disse il piccolo principe. «C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato..». (...) Ma la volpe tornò sulla sua idea: «La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio, perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano...». La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: «Per favore... addomesticami», disse. «Volentieri», rispose il piccolo principe, «ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose». «Non si conoscono che le cose che si addomesticano», disse la volpe. «Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!». «Che bisogna fare?», domandò il piccolo principe. «Bisogna essere molto pazienti», rispose la volpe. «In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino...».

Nella pagina riportata da «Il piccolo principe» di Antoine Saint-Exupéry (Ediz. Bompiani) ricorre spesso il verbo «addomesticare» che suscita l'idea immediata di dipendenza. E curioso provare a sostituire il termine «addomesticare» con «innamorarsi» prima, quindi con «sognare» ed infine con «amare» ripetendo ogni volta la lettura di queste poche righe. Ne risulta una descrizione interessante e concreta del rapporto amoroso di una coppia che rompe la solitudine, il male più grave dell'uomo, ma nello stesso tempo crea legami di dipendenza che possono essere causa di rivalità e conflitti, produce un progressivo movimento di avvicinamento ma senza investire e sopraffare. E poi il tempo da dedicare ai «riti» e ai «simboli» che permettono di scoprire e scoprirsi. Sempre che l'amore alla fine riesca a realizzare il miracolo dell'unione dell'uomo e della donna.

«Se tu vieni tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti».

 

Le stagioni della vita

Innamorarsi, sognare ed amare rappresentano la forza fondamentale del nostro essere, ma come ogni realtà che evolve con l'età, nel bambino c'è un forte movimento accentratore, una richiesta continua ed assoluta di tante attenzioni, un amore di sé. In questa fase della vita il bambino impara a prendere coscienza di se stesso. La stima di sé non è un fattore negativo neppure per il giovane o l'adulto, purché l'amore non ristagni nella miope visione di se stessi e del proprio piccolo orizzonte. E uno stadio destinato a tra-scendere negli altri stadi ma rimane la base necessaria su cui costruire. Infatti una persona non può donare e donarsi ad altri se prima non si possiede, se non si stima ed ama.

Un passo più avanti nella vita ci si accorge dell'«altro», la mamma, il papà, l'amichetto,... ma il bambino ama questi «altri» per sé, per ricevere, per avere, per soddisfare un amore egocentrico. E l'amore dell'altro per sé, perché al centro rimane l'«io». E pur vero che anche da adulti senza un pizzico di soddisfazione personale non si muove nessuno. Tuttavia è anche questo un gradino da salire per arrivare all'amore dell'altro per l'altro.

Ci si mette in viaggio per incontrare e per accogliere qualcuno che è diverso da noi, un viaggio verso l'ignoto, verso una terra straniera da scoprire giorno dopo giorno, di avventura in avventura.

La saggezza antica dell' autore del libro di «Tobia» esprime questo concetto con chiarezza nel racconto metaforico della storia di due famiglie.

Abbiamo poi un ulteriore passaggio:nell'altro amiamo tutti gli altri. Voglio dire che nessuno può amare gli altri se non in un altro. Se non si impara ad amare davvero concretamente qualcuno non si riesce ad amare gli altri. Come risulta importante un vero rapporto di coppia in cui venga esperimentato l'innamoramento, il sogno, l'amore; oppure un vero «incontro» con Cristo e in lui abbracciare un mondo intero di persone!

 

Un'epoca che dà grande significato al «sentire»

Dopo aver accennato alle varie stagioni della vita che preparano l'evento giovanile del primo e di successivi innamoramenti occorre guardare alla cultura attuale sull'amore. Oggi si dà molta importanza al «sentire» e assai meno all'impegno-dovere. La persona cerca prima e soprattutto la propria realizzazione e comunque una sua autonomia economica ed affettiva che le permetta di essere libera nelle sue decisioni. La tendenza è completamente opposta al passato che vedeva l'innamoramento come un momento di infatuazione che estraniava dalla realtà, e perciò pericoloso, ma tuttavia di una certa utilità per il fatto che faceva approdare all'amore vero. Ora invece si vorrebbe, se non far rientrare il termine «amore» in quello di «innamoramento», almeno legarli in maniera stretta, per cui non ci si può amare se non si rimane innamorati. Sappiamo però che l'instabilità del sentimento può creare non poche difficoltà alla coppia. Le conseguenze di tali atteggiamenti sono già ben visibili nelle numerose separazioni e nuove unioni non legalizzate, nella paura dei giovani di affrontare il matrimonio (in futuro almeno un terzo di persone adulte non si sposeranno), nei rapporti occasionali e con partner diversi sempre più frequenti.

Senza inutili rimpianti e senza demonizzare nulla e nessuno cerchiamo gli aspetti positivi di questa nuova tendenza:

l'amore, quando esiste, è spontaneo, unisce in modo profondo ed è grande fonte di gioia. Va scomparendo la «tomba dell'amore», ossia l'amarsi «per amore o per forza»;

- l'amore, quando esiste, è visibilmente sincero, diventa perciò autentica testimonianza. Non c'è più bisogno di ostentare forzati sorrisi di giorno in pubblico quando il cuore piange per le violenze in privato di notte;

- l'amore quando esiste, è vero, aperto ad accogliere e a donare vita al coniuge, ai figli e ad ogni altra creatura.

 

Se l'amore non esiste è inutile fingere o creare barriere sociali protettive; la sfiducia, l'ansia, il pessimismo trasudano in ogni caso con quella acidità che avvelena ogni cosa.

Forse occorre vedere con occhio più sereno la realtà dell'amore, e più che imbrigliarlo dileggi e divieti, dargli la possibilità di nascere, crescere e svilupparsi anche come «sentimento». Si tratta di coltivare il «sentire» e il «piacere».

E il nuovo importante impegno degli sposati: vivere e sviluppare questa realtà tipica della coppia e renderla visibile contagiando in modo particolare i giovani che si incamminano verso il matrimonio. E la buona notizia, il vangelo che devono predicare coloro che vivono il sacramento del matrimonio.

C'è un'altra convinzione che si deve radicare nella nostra mente: l'amore, per quanto povero, è sempre vita, l'odio è peggiore.

Da qui possiamo prendere motivo per una più serena valutazione di chi ha ricominciato una nuova avventura di coppia dopo il fallimento del primo matrimonio.

 

Dalle parole ai fatti

«Voglio bene a tutte due, a mia moglie e all'altra». L'amore, come ogni realtà umana, non si può scindere in tutto e nulla. È importante tenerlo presente perché si può sempre cercare di ravvivare ciò che si è affievolito e limitare qualcosa che per capriccio, novità, spirito di trasgressione sta ingigantendo e soffocando l'armonia di coppia.

Le occasioni della vita spesso non favoriscono 1' «istituzione matrimonio». Si pensi alla collega o ai capoufficio accanto al quale si vive la maggior parte della giornata, mentre alla famiglia si riesce a dedicare solo qualche ora stanca di sera.

Questo strano amore è come un uccello imprigionato nel cavo delle mani; se si vuole costringere l'«altro» si finisce per soffocarlo, se lo si lascia libero si rischia di perderlo... ma se ritorna a posarsi di sua iniziativa sulla mano aperta è una gran gioia.

 

Occasioni da reinventare

Si dice che le principali agenzie matrimoniali siano oggi le discoteche. Considerato il frastuono, l'affollamento ed altri fattori che si preferisce non nominare, non mi sembrano all'altezza di svolgere questo delicato compito.

Innamoramento, sogno e amore, queste tre realtà che non vogliamo distinguere e separare perché le sentiamo come tre aspetti di un unico «amore» hanno bisogno di nutrirsi di silenzio, di ascolto, di vicinanza, di contemplazione.

Nella relazione di coppia il silenzio è fondamentale. È nel silenzio che la persona ritrova se stessa, che difende la propria interiorità ed originalità di uomo e di donna. Ogni volta che usciamo da noi stessi per incontrare l'altro dobbiamo poi rientrare per essere «due» e rimanere «due», senza cadere in una fusione spersonalizzante, per non invadere ed essere invasi. È importante non perdere se stessi, la propria identità, perciò occorre il silenzio.

«La voce infatti non giunge durante una tempesta (...)

è la voce di un silenzio simile a un sof­fio ed è facile soffocarla. (...)

Qui inizia il cammino dell'uomo.

Il ritorno decisivo a se stessi è nella vita dell'uomo l'inizio del cammino...» (MARTIN BUBER, Il cammino dell'uomo, Ed. Qiqajon, Bose, pp. 22-23).

 

L'ascolto:         non posso avvicinarmi all'«altro» partendo dalle mie idee, schemi, cultura. E un «altro» che mi interpella, di altre origini, di altre convinzioni, di altri vissuti, di un'altra spiaggia.

 

L'avvicinarsi gradualmente senza impaurire o impaurirsi per le grandi differenze. Abitudini diverse, gusti che diventano bisogni importanti per la persona e vanno rispettati e assecondati.

«Lasciate che vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime. (...)

Così come le corde del liuto son sole benché vibrino della stessa musica(…)

E restate uniti, benché non troppo vicimi insieme:

poiché le colonne del tempio restano tra loro distanti,

e la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro»

Kahlil Gibran, Il Profeta, Ed. Guanda).

 

La contemplazione è la meraviglia di scoprire sempre qualcosa di nuovo nella persona che amiamo.

Questa nostra società che investe così tanto nel «sentire», ha per contro spazzato molti simboli e riti dell'amore. La banalizzazione, la nudità mercificata, l'occasionalità, la fretta, i rapporti precoci hanno fatto dimenticare i tempi lunghi del corteggiamento e di tutte le delicate attenzioni che servono a tener desta l'attesa, il desiderio, la sorpresa. Denaro, regali, corse sfrenate vorrebbero col-mare il «sogno» che il cuore coltiva e protegge delicatamente come il tesoro più prezioso. Innamorarsi è bello perché proietta la persona più in là della prosaicità quotidiana. Tutti abbiamo bisogno di queste motivazioni e di questo slancio per non finire nell'appiattimento. Occorre l'impegno di continuare ad innamorarci e di far innamorare ogni giorno il nostro partner con molta fantasia. Occorre godere profondamente il piacere di essere vicini, di amare e di essere amati.

Il bisogno dei riti e dei simboli dell'amore lo cogliamo nella fastosità delle cerimonie di nozze, peccato che siano così artificiose e vuote di significato.

 

Il simbolo più profondo del movimento di affettività reciproca che unisce l'uomo alla donna è senz'altro l'alleanza. Uomo-donna diventano immagine visibile dell'amore fedele e perenne di Dio.

Nulla riuscì a cancellare dal mondo questo segno, neppure le acque del diluvio

 

Tony Piccin

 

Letto 4375 volte Ultima modifica il Venerdì, 26 Agosto 2005 01:53

Search