Vita nello Spirito

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 66

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 65

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 62

Sabato, 21 Maggio 2005 22:39

Mi apro alla speranza di un Dio che mi ama

Vota questo articolo
(1 Vota)

per un discernimento spirituale

Mi apro alla speranza di un Dio che mi ama

TONY e VALERIA PICCIN Vallà (Treviso)

Il mistero dell'Amore che vivifica ogni amore e che risveglia la speranza richiede un atteggiamento umile di silenzio e la disponibilità alla contemplazione.

«Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!

Perché, ecco l'inverno è passato;

è cessata la pioggia, se n'è andata;

i fiori sono apparsi nei campi,

il tempo del canto è tornato

e la voce della tortora

ancora si fa sentire nella nostra campagna.

Il fico ha messo fuori i primi frutti

e le viti fiorite spandono fragranza.

Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!».

(Cantico dei Cantici 2,10-13)

L'autore sacro del Cantico dei Cantici di fronte al tema dell'AMORE si abbandona alla fantasia, all'immaginazione. Le parole diventano povere per esprimere la realtà, occorrerebbe il pennello, lo strumento musicale, il profumo della primavera che ogni anno risveglia la natura.

È la luce e il calore del sole che fa muovere la vitalità di fiori e piante. Alcune più ricche di linfa sbocciano con prepotenza, altre più debolmente e qualche pianta ogni anno non viene più risvegliata dalla primavera: è seccata, è morta e verrà ben presto tagliata o divelta dal terreno perché non è bello vedere quello scheletro in mezzo a tanto verde e a tanti colori.

Di fronte alla realtà dell'amore di Dio che risveglia la nostra speranza personale e di coppia è più opportuno fermarsi in silenzio a contemplare che costruire complicati ragionamenti. E il mistero dell'AMORE che vivifica ogni altro amore. Una ricca vitalità di sentimenti e pulsioni diverse sale dal nostro cuore, l'amore che Dio dona gratis con tanta esuberanza fa fiorire il bene, ogni bene, tutto il bene.

«A noi, poveri di Dio, hai affidato un mistero di speranza. Esso diventa per noi una luce interiore...»

(Frère Roger, di Taizé)

Dalle prime pagine della Bibbia quando Dio decise di creare l'uomo e la donna a sua immagine e somiglianza, intendeva dar vita a creature che ispirassero il loro comportamento all'amore; perché Dio è amore. Adamo ed Eva, così come escono dalla mano creatrice di Dio possiedono una natura profondamente orientata all'amore. Per impulso naturale c'era in loro il bisogno di due fondamentali relazioni: amore verso Dio ed amore reciproco tra di loro. Natura orientata come quella degli animali e delle piante, ma con una differenza: mentre le piante e gli animali si comportano nel loro sviluppo necessariamente secondo le rispettive nature, nel caso di Adamo ed Eva Dio ha messo in mezzo una grossa complicazione, un grosso rischio per Dio e per l'uomo: la libertà.

L'uomo avrebbe agito secondo la sua natura, ma nella misura in cui egli lo avrebbe voluto. Adamo giocò male la sua carta e quel peccato ferì la stirpe umana negli orientamenti naturali che essa portava scritti nel suo «codice genetico interiore» al momento della creazione. Da quel momento l'apertura verso Dio e verso il prossimo divennero faticose e tutta la storia dell'umanità è li a testimoniare come in ogni epoca Adamo diventa ingeneroso verso Eva, Caino continua ad uccidere Abele. Individualismo ed egoismo portano di continuo verso forme conflittuali a vantaggio dei forti sui deboli e spingono verso una cultura di morte. La storia del mondo per la maggior parte è storia di sofferenze. Dio non si rassegna a questo grosso insuccesso e soprattutto a tanta sofferenza. Dopo aver tentato in vario modo con il «Popolo eletto», gli Ebrei, decise di diventare lui stesso uomo, il nuovo uomo, l'«Adamo» aperto per la vita intera all'amore del Padre e dei fratelli. Ma non è sufficiente dare l'esempio, presentare un modello, occorre dare la forza e cambiare l'uomo nel suo interno, occorre togliere il «cuore di pietra», per un cuore «di carne». Cristo con la sua morte e risurrezione dona all'uomo il suo stesso «cuore», Spirito Santo. Nel battesimo che ci unisce intimamente allo spirito di Cristo avviene un reimpasto profondo della nostra stessa natura. Questa seconda natura, come un innesto, tenderà a portare frutti nuovi, aiuterà l'uomo a superare le chiusure, gli egoismi per farlo entrare in una relazione d'amore, di perfetta libera armonia con il Padre e con i fratelli. É la meraviglia che avviene ogni volta che su di un ramo di vite selvatica si innesta un tralcio di una specie buona. L'uva risente dell'innesto che è entrato in una strana e profonda combinazione di vita con la natura della vite e avrà caratteristiche assolutamente nuove. Avviene il «mistero» della profonda mescolanza dell'amore di Dio e dell'amore umano che produce «risurrezione», o se vogliamo, «speranza» in ciascuno di noi.

«Soffio dell'amore di Cristo,

Spirito Santo, in ciascuno deponi la fede:

è una fiducia semplicissima... tu accendi un fuoco

che non si spegne mai...»

(Frere Roger, di Taizé)

Ascoltare lo Spirito di Cristo che agisce nella mia storia, nella nostra storia di coppia e famiglia diventa l'esercizio più bello ed anche il più necessario. L'ascolto richiede silenzio esteriore ed interiore per accogliere tanta ricchezza di vita nuova. Il silenzio esteriore è minacciato dal frastuono, dalla fretta, dall’efficientismo, dalla TV; quello interiore dall'incapacità di mettersi in discussione, dal perbenismo, dal vivere di sensazioni.

La vitalità dipende da questo «ascolto» che dà il senso alla vita e la arricchisce di speranza, di coraggio, di perseveranza. I semplici, gli umili, quelli che socialmente sono anche meno influenti, sono capaci di ascolto e diventano profeti di speranza, profeti dello Spirito che agisce nella storia. Possiamo vivere il silenzio come un momento di pace, di tranquillità raggiunta, ma più spesso il silenzio assomiglia al vuoto, al buio, alla crisi. I vangeli non spendono molte parole ma riescono tuttavia a farci capire la situazione di sofferenza che doveva sconvolgere l'anima della coppia di Nazareth prima di sentirsi dire: «Non temere, Maria...», «Non temere, Giuseppe...»!

Aprirsi non da rassegnati ma per alimentare la speranza anche quando Dio, di cui mi posso fidare e che certamente mi ama, non si spiega troppo, non intende farmi capire. Non temere... se la coppia e la famiglia è in crisi; non temere... se tutto quello che avevamo tentato di costruire è andato perduto per una fuga nell'infedeltà. Non temere... Dio riesce a rifare nuova e più bella ogni cosa! Proprio in queste situazioni di divisione e di morte nella coppia si può scorgere quasi una nuova forza rigeneratrice capace di ricostruire un rapporto più vero. É Dio che vuole manifestarsi in mezzo alle nostre debolezze. È una teofania quando si decide di mutuo accordo di ricominciare tutto da capo, è l'amore che trionfa sulla morte.

Nella Bibbia il «deserto» rappresenta uno dei temi fondamentali ricco di messaggi. Accenniamo solo a qualcuno.

- Il deserto è un luogo di passaggio dove nessuno pensa di restare.

Il deserto ci insegna che la vita è cammino: così anche le situazioni di crisi non sono fatte per ristagnare, ma diventano dei passaggi più o meno obbligati da attraversare per raggiungere la meta. Forse che coppie «bene», adagiate e ferme nel freddo ritualismo di tradizione potranno mai raggiungere qualche meta?

- Il deserto insegna quanto è fragile l'uomo.

Nella debolezza si impara ad essere umili, ad aver bisogno. Tra le famiglie più deboli di questa nostra società moderna nasce spesso una grande capacità di comprensione, si sviluppa una solidarietà inconscia, ma vera. È la grande sensibilità di Dio che soccorre il povero attraverso il povero, perché non lo vuole umiliare con la carità del ricco.

- Il deserto è luogo di prova. La tentazione più forte è rappresentata dall'isolarsi, dal chiudersi in se stessi cancellando la speranza di poter riuscire a raggiungere una qualche «terra promessa». Il matrimonio per costoro diventa davvero la «tomba dell'amore» umano che non si è lasciato investire dall'amore divino.

Ed infine possiamo dire che la coppia è il luogo privilegiato per esperimentare la tenerezza di Dio.

L'intimità spirituale e fisica diventa teofania. Uomo e donna si aprono al reciproco dono uno dell'altro nella gioia più profonda. È un attimo di eternità che Dio vuole regalare agli sposi, perché possano annunciare al mondo quanto è grande il suo amore.

Tony e Valeria Piccin

Letto 3297 volte Ultima modifica il Sabato, 01 Ottobre 2005 14:05

Search