Vita nello Spirito

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Sabato, 13 Novembre 2004 15:55

Noi delle strade. Madeleine Debrel (Lidia e Dante Colli)

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Noi delle strade. Madeleine Delbrêl

Il 13 ottobre 1964 moriva improvvisamente Madeleine Delbrêl proprio nel giorno in cui un laico prendeva la parola per la prima volta al Concilio Vaticano II. Un caso, oppure, come diceva Madeleine Delbrêl, "ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c'è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi?". Una donna straordinaria, Madeleine, che pur vivendo le contraddizioni e le sfide del proprio tempo testimonia l'amore di Dio come "abbagliata da Lui... dal suo invisibile amore". Dopo la conversione vive e manifesta questo autore nella quotidianità della famiglia, con gli amici, nel lavoro, nella parrocchia, nella sua città, ma "facendo nuove tutte le cose", dalle più piccole alle più grandi. Madeleine Delbrêl è ormai conosciuta come una delle figure più significative della Chiesa francese di questo secolo, e parlare di lei, o approfondire i suoi scritti, significa dare la possibilità ad ognuno di conoscere di più "la fede" come lei la intendeva, quando scriveva: "La fede è realismo, siamo noi che ne facciamo un'astrazione.., essa è la scienza del reale che ci supera e quando sembra mancare è perché ha bisogno di essere vissuta e noi l'abbiamo confusa con una semplice "mentalità cristiana" o il "buon senso"".

Dalla notte della negazione alla notte della fede

Madeleine Delbrêl nasce a Mussidan in Borgogna nel 1904. Vive una giovinezza brillante, dedita alla musica, alla pittura, alla poesia e segue i corsi di filosofia alla Sorbona. C'è in lei una grande voglia di vivere un'eterna giovinezza. È circondata da professori, veri uomini di cultura, che il padre aveva scelto per lei e che a poco a poco la portano all'agnosticismo. Nei suoi diari compariranno molto presto le parole del "non senso dell'essere" e dell’assurdità della vita". La morte non sarà solo nei suoi pensieri ma anche nei suoi diari. Dirà della morte: "Lei è dappertutto, invisibile, efficace, dà un piccolo tocco e, toc, l'amore cessa d'amare, il pensiero di pensare, un bimbo di ridere... Non c’é più niente". Tra i 17 e i 20 anni c'è una dura battaglia all'interno della sua anima tra la disperazione e l'angoscia. Assume la morte come orizzonte ultimo dell'esistenza, insieme tuttavia con l'incessante ricerca del piacere immediato. Madeleine preferisce la festa e l'azione, e con il divertimento vuole dimenticare e scegliere di essere giovane "qualunque cosa accadesse", Un'amica che seguiva i suoi stessi corsi alla Sorbona dirà, molto tempo dopo: "essere giovani: ecco la nostra vocazione, lei ha mantenuto la parola". L'incontro con un gruppo di cristiani trasforma, quasi come un fulmine, la sua vita. L'aveva sorpresa e colpita che questi giovani universitari, pur conducendo la sua stessa vita avessero qualcosa più di lei. Toccata dalla testimonianza del gruppo, scriverà: "Se volevo essere sincera, non essendo più Dio rigorosamente impossibile, non doveva essere trattato come rigorosamente inesistente. Scelsi allora ciò che mi sembrava il miglior modo di tradurre il mio cambiamento di prospettiva e decisi di pregare. In seguito, leggendo e riflettendo - sono sempre le sue parole - ho incontrato Dio". Dalla orribile notte della "negazione è passata alla notte cena della fede". Siamo nel 1924, l'anno della sua conversione, l'anno dei suoi vent'anni. Da quel momento, Dio occupa tutto l'orizzonte della sua vita e decide di appartenergli totalmente in Cristo. Sperimenta una gioia fino allora sconosciuta perché tutto, proprio tutto, è strappato all'annientamento della morte. Ogni minuto dell'esistenza acquista una dignità singolare, ogni avvenimento diventa un nuovo incontro con il Signore, "un vero appuntamento" che, se vissuto nella carità, si trasforma in evento eterno. Madeleine pensa di entrare in Carmelo, ma la malattia del padre glielo impedisce e rinuncia alla vita consacrata per non lasciare sola la mamma. Quell'anno, dopo la sua conversione, un secondo incontro che segna radicalmente il cammino di Madeleine è quello con don Jacques Lorenzo, un giovane sacerdote arrivato da pochi mesi nella sua parrocchia di Ivry. "Il modo con cui predicava il Vangelo - racconta Madeleine - il suo rispetto infinito per la parola di Dio, l'amore che vi metteva a pronunciare le parole stesse del Signore, provocavano la presa di coscienza brutale di un avvenimento di cui non si poteva perdere niente. Il Signore appariva talmente vivo che poteva parlare... e ciascuno si sentiva interpellato dal Signore stesso". La Delbrêl nei suoi scritti riaffermerà: "il Vangelo non è un libro come gli altri, è come un appuntamento che Cristo dà ad ognuno di noi... un appuntamento personale, un vero cuore a cuore, intimo, concreto".

Noi, gente della strada...

Nel 1927, Madeleine è certa di fare la volontà di Dio restando a lavorare per Lui nel mondo. Padre Lorenzo la incoraggia, la sostiene e Madeleine scopre la sua personale vocazione (soprattutto singolare a quei tempi) come "laica" e sceglie di lavorare a Ivry sur Seine, tutta città operaia e scristianizzata: questa sarà la sua terra di missione. Il suo stile di vita, radicato sull'"essenziale evangelico", attiva presto alcune amiche dell'ambiente scout in cui si era inserita alla fine del 1926. Ne nasce un progetto di vita comune proprio a Ivry, nella periferia sud di Parigi. Attorno a lei si formerà un piccolo gruppo di laiche che fanno vita in comune senza darsi alcuna strutturazione, non ci sono voti, non ci sono momenti particolari nella giornata; ci si raduna una volta la settimana per confrontarsi con il Vangelo e vivere con la preoccupazione non tanto di "lavorare per Cristo", quanto di "essere il Cristo per fare quello che egli ha fatto", in una "vita di Vangelo integrale" al di là di ogni specializzazione apostolica e metodo spirituale e offrendo questa testimonianza in pieno mondo come "gente della strada". Ivry, sobborgo parigino abitato prevalentemente da operai, viene destinato dal comunismo a diventare "città laboratorio"; Madeleine viene così a contatto con il problema della povertà e delle ingiustizie sociali, ma è colpita dalla speranza di riscatto che l'ideologia marxista infonde nel mondo proletario. Non si scoraggia e con grande disponibilità di cuore e di spirito, sorretta da "indistruttibile speranza", ella ama, aiuta, crea legami, si spende senza risparmio; prega molto, e di fronte a questa gente per cui Dio è l’"Inesistente" rifomula in chiave apostolica il grido di Teresa d'Avila: "Signore, è ora che ti vedano". Una frase che ripete spesso è: "i nostri passi marciano sulla strada, ma il nostro cuore batte nel mondo intero". C'è in lei una sorta di equilibrio strano - ricordano le sue compagne - fra un assoluto spirituale e un assoluto di vita umana. Si fa così tramite dell'amore di Dio e si mescola in lotte difficili, come la guerra di Spagna e la guerra di Algeria, in solidarietà con gli scioperanti che rischiano la pena di morte. Non si risparmia nemmeno nel caso Rosemberg, che vide nel 1951 la condanna di due coniugi ebrei in America accusati di spionaggio in favore dell'Unione Sovietica. In Italia è conosciuta per le sue implicazioni nell'esperienza dei preti-operai, mediando fra le posizioni oltranziste di alcuni di loro e quelle critiche da parte ecclesiastica. La Chiesa per lei resta rappresentata da Roma, il cuore e il centro, di cui teneva una fotografia sul suo tavolo di lavoro al pianterreno di via Raspail, dove ha sempre continuato a vivere, porta a porta con il contesto operaio e scristianizzato. È chiamata a intervenire in colloqui, sessioni ecumeniche, dibattiti sulla pace e sulla vocazione dei laici: affascina ed interessa in Francia, come in Polonia o in Africa. La sua scelta di vita la porta a contribuire in qualche modo ai lavori del Vaticano II: l'arcivescovo di Tananarive, monsignor Sartre, le invia un questionario per illuminare l'azione missionaria, e Madeleine dispone di un'appropriata esperienza per raccogliere e confrontare informazioni obiettive.

Una spiritualità incarnata

Attraverso di lei, il richiamo del Carmelo risuona in periferia. La vocazione e l'impegno sociale si realizzano nel cercare un cammino di fede alla frontiera dei due mondi in cui è dato a lei e alle sue compagne di vivere, quello della Chiesa e quello dei compagni di strada atei che la circondano. Madeleine muore un pomeriggio del 13 ottobre 1964. Le sue amiche la trovano nella sua stanza, spenta da una congestione cerebrale. È in corso la causa di beatificazione. Il nucleo della sua vita e della sua esperienza religiosa è stato servire i fratelli e testimoniare Cristo nel cuore del mondo in quel moto di rinnovamento della Chiesa francese che si sviluppa nel ventennio tra le due guerre e che tende alla evangelizzazione della Francia diventata "terra di missione". Monsignor Martini le aveva del resto detto che nelle esperienze francesi si cuoceva il pane della cristianità.

Massimo Marcocchi individua i seguenti tratti salienti della spiritualità di Madeleine Delbrêl:

  1. l'intensità con cui accoglie Dio, riscattando anche i gesti più comuni;
  2. la sensibilità per il mondo urbano, i passanti sconosciuti, il lavoro, le canzoni al bar…;
  3. la lucidità con cui esamina la società in cui vive;
  4. la piena coscienza dell'altezza della missione;
  5. un senso della fede forte, pugnace, combattivo; irriducibile al mondo, ma immerso nel mondo e lucidamente reattivo di fronte alle sfide del mondo.

Fondatrice dei missionari della Charité ("Noi, missionari della parola - diceva - siamo una sorta di sacramento..."), Madeleine, al di sopra di ogni approfondimento è semplicemente una mistica sulle strade del mondo che si è impegnata per dare al mondo "il senso della sua pena e una gioia che nessuno può togliergli". Leggere i suoi scritti di forte densità interiore, in prosa e in poesia, significa essere attratti dalla sua testimonianza, e se è vero che il mondo operaio che lei conobbe non c'è più, restano la "miseria dello spirito", gli ateismi, la disperazione, l'anarchia nella ricerca di senso. Riguardo a ciò, Madeleine "degli operai" può dirci ancora molto. Tutto questo può riassumersi in questo suo scritto, autentica poesia, così aderente alta sua personalità e scelte di vita: "Signore, facci vivere la nostra vita non come un gioco di scacchi in cui ogni mossa è calcolata, ma come una partita in cui tutto è difficile, non come un teorema che ci fa rompere la, testa, ma come una festa senza fine in cui si rinnova l'incontro con Te, come un ballo, come una danza, tra le braccia della tua Grazia, nella musica universale dell'Amore. Signore, vieni ad invitarci!".

Lidia e Dante Colli

Carpi (Modena)

Da "famiglia domani" 4/99

Letto 4734 volte Ultima modifica il Venerdì, 31 Dicembre 2004 13:58

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