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Sabato, 13 Novembre 2004 16:27

"Osea e Gomer" (Tony Piccin)

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OSEA E GOMER

il coraggio di amare

Quando Osea scrive (750 anni prima di Cristo), nel popolo di Israele c’è una profonda crisi di fede. Da un lato c’è la fede in JHWH, il Dio dell’Esodo, ma dall’altro ci sono le divinità cananee, con i templi per la prostituzione sacra e i riti di fecondazione,e così la gente è divisa tra Dio e le urgenze dettate dalle stagioni e dai raccolti.

L’intuizione del profeta è originale: i rapporti uomo-donna sono qualcosa che assomiglia al rapporto dell’uomo con Dio, anzi sono "sacramento" di Dio. Ed Osea paragona il rapporto tra Dio e Israele alle sue vicissitudini personali. Egli aveva sposato una donna che amava tanto, ma questa, che prima di sposarsi faceva la prostituta, lo lascia e ritorna a fare la prostituta. Osea si dibatte, è geloso, la accusa, ma non la abbandona.

Perché questa donna si comporta così? Perché guadagna parecchio con poca fatica, è attratta dalla vita facile e piena di emozioni, tutte cose negate ad una brava moglie. L’amore vero perseguita questa donna, riesce ad impedirle di raggiungere gli amanti e la obbliga a vivere nella povertà e nel deserto.

La ricchezza, lo stordimento portano facilmente fuori strada, portano alla corruzione, agl’idoli, a credere in cose inutili e passeggere... ecco che cosa significa prostituirsi.

Il deserto, il silenzio è il luogo sacro dell’incontro con lo sposo: "la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore" (Os 2,16).

Hanno di nuovo inizio inviti, attenzioni, tenerezze, corteggiamenti... fino alla restituzione dei beni della terra che sono cosa buona se non sono vissuti come gli idoli.

Tutto quello che stiamo dicendo va riferito a Dio sposo che vuole riconquistare Israele sua sposa che si è allontanata da lui. Ma resta vero che l’immagine realistica di Osea e sua moglie sono sempre una realtà viva ed attuale: poco o molto tutti ci prostituiamo, tutti siamo infedeli.

Il termine che ricorre e chiarisce tutta questa situazione è "alleanza". Alleanza di Dio con il suo popolo significa che egli è sempre fedele anche se noi non lo siamo. "E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - mi chiamerai: marito mio, e non mi chiamerai più: mio padrone"(Os 2,18).

L’esperienza di sofferenza ha fatto maturare, ha fatto aprire gli occhi sull’uguaglianza del rapporto di coppia. Ritroverà un marito e non un padrone. Il padrone ricorda solo l’obbligo, la legge, i diritti e i doveri... e questo non basta in un rapporto amoroso di coppia. La coppia, il matrimonio sono il luogo, l’opportunità dove si impara a ricominciare da capo nell’amore, dove si cresce e si matura per saper vivere un vero rapporto personale umanizzante.

"Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore (Os 2,21)

Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore (Os 2,21)

Tony Piccin

("Gruppi Famiglia" )

Letto 4402 volte Ultima modifica il Lunedì, 10 Gennaio 2005 23:42

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