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Testi per approfondire il tema

Il deserto non è un luogo, ma uno stato

    

Si è voluto vedere in Osea un “profeta beduino”e si sono interpretati letteralmente i passaggi in cui egli annuncia che Yahvé ricondurrà il suo popolo nel deserto(2,6; 12,10). Questa interpretazione è, secondo noi errata. Osea ama troppo il suolo palestinese, da cui prende la maggior parte delle sue immagini, per aver accarezzato questa fantasia. Ciò che egli condanna, non sono la civiltà e l’economia sedentarie, ma l’influenza perniciosa che esse hanno esercitato su Israele: Il deserto non è dunque un luogo, ma uno stato; esso consiste nella privazione di tutti i beni che hanno fatto deviare Israele e ne prepara la conversione.

Sabato, 15 Gennaio 2005 10:50

Tre proposte: 3 - Il luogo ove Dio parla

3 - Il luogo ove Dio parla

 

 

Dopo aver constatato l’orrore ispirato dal deserto, poi la sua rappresentazione demoniaca presso gli autori biblici, possiamo ora scoprire che il deserto è anche una realtà positiva: è una terra ove Dio è presente, un mondo di silenzio in cui Egli parla all’uomo.

Sabato, 15 Gennaio 2005 10:49

Tre Proposte: 2 - Deserto, luogo di demoni

2 - Deserto, luogo di demoni

 

Per parlare del deserto, i termini impiegati dagli scrittori della Bibbia, cambiano durante il corso della storia del popolo ebreo.

Da luogo di punizione, data da Dio, il deserto diventa luogo di tentazione di spiriti malvagi.

Guidati dalle parole dei profeti, soprattutto Geremia ed Ezechiele, gli uomini scoprono che Dio vuole la loro vita: ”Com’è vero che io vivo, oracolo del Signore Yahvé, io non gioisco per la morte dell’empio, ma perché cambi condotta e viva.Convertitevi, tornate indietro dalle vostre strade perverse. Perché volete morire, casa d’Israele?” (Ez 33,11)

1-  Quando il deserto è un luogo di desolazione

Nella Bibbia il deserto è una realtà complessa della quale andremo a scoprire parecchi aspetti. Il primo argomento di questo capitolo è l’ostilità: il deserto ostacola la vita. Esso appare agli occhi degli Ebrei come una sciagura che Dio permette, per esercitare la sua giustizia. Ecco alcuni esempi.

IV CICLO
 
Il nome di Gesù e lo Spirito Santo : I MOMENTO

1.1
Gli Apostoli predicavano nel Nome di Gesù, guarivano i mali nel Suo Nome.

Primo Ciclo

USO DELL'INVOCAZIONE DEL NOME
IV Momento

 

Se perciò trascorriamo del tempo nella invocazione del Nome e non “proviamo” qualcosa non facciamone un problema. Non pensiamo di avere sprecato del tempo perché questa preghiera apparentemente sterile è certamente gradita a Dio in quanto è priva di ogni ricerca egoistica di “sensazioni”.

Venerdì, 31 Dicembre 2004 16:23

Giovani e rischio

Giovani e rischio

Uno dei problemi emergenti che sembra caratterizzareil mondo dei giovani è quello della diffusione di comportamenti‘pericolosi’ per se e per gli altri che fanno pensare a una vera epropria "cultura del rischio" che si manifesta nell’uso o abuso dialcool, spinelli, ecc. Gabriele, un educatore ¡ animatore di un centrogiovanile , partendo dalla sua esperienza e leggendo in questicomportamenti l’espressione di un disagio mi scrive domandando "da cosaderiva questo disagio?" Vorrei innanzitutto segnalare due fenomeni dicarattere generale che parlano delle trasformazioni socioculturali deinostri tempi all’interno dei quali ‘leggere’ almeno in parte ilsignificato di una "cultura del rischio" come caratteristica del mondogiovanile.

Il primo riguarda l’ampiezza che ha assunto nella nella societàoccidentale, e in particolare in Italia, l’arco di tempo che abbracciala condizione giovanile. La fase dell’adolescenza è un periodo ditransizione, di passaggio dall’infanzia all’età adulta. In questasituazione il giovane si trova a vivere una condizione di "vagabondopsicosociale": non appartiene più completamente alla famiglia e nellostesso tempo non è ancora parte del mondo degli adulti. I punti diriferimento si differenziano e articolano in più dimensioni: oltre lafamiglia c’è la scuola, il gruppo dei pari, i diversi contestiassociativi, ecc. questo processo nella sua normale evoluzione consentee favorisce un processo di crescita ed autonomia, quello checomunemente è definito il processo di individuazione. Oggi questatrasformazione sociale fa si che la condizione giovanile, proprio perl’ampiezza di tempo che abbraccia si caratterizza sempre più come unperiodo di indefinita sospensione piuttosto che di transizione,in cui la dimensione psicologica di spaesamento tipica di ogni crisi dipassaggio evolutivo si protrae nel tempo determinando condizioniprolungate di indefinizione e di disagio.

Il secondo aspetto riguarda l’enfasi che nella nostra cultura(attraverso i mass-media) viene attribuita a tutti i livelli, sociale epsicologico, al valore della realizzazione personale. Messaggioche spesso si traduce in una forte spinta verso l’individualismo (cosadiversa dall’individuazione) dentro il quale quello che conta è ilsuccesso, il denaro, il potere ecc, a scapito o relegando sullo sfondola dimensione collettiva del nostro vivere, che fa riferimento a valoricome la condivisione, la solidarietà, l’impegno verso l’altro, loscambio, il rapporto. Un dato preoccupante che emerge da molti studisulla qualità della vita delle persone e delle famiglie è la crescentetendenza a vivere sempre più chiusi nelle proprie case, passando iltempo davanti alla televisione, ci si incontra con gli amici meno diuna volta al mese, i momenti di socialità anche all’interno della casatendono a ridursi. L’isolamento sociale e psicologico sembra caratterizzare sempre di più la vita delle persone.

Tenendo presenti questi due elementi della trasformazione socialeche stiamo vivendo è possibile parlare di cultura del rischio e cercaredi comprenderla come espressione del disagio del giovane nel suodifficile processo di crescita che può manifestarsi in comportamenti‘pericolosi’ che possono evolvere, a volte, in vera e propria devianza.Quello che voglio dire è che questi comportamenti trasgressivi erischiosi sono comunque risposte di adattamento tra l’individuo (ilgiovane) e l’ambiente in relazione ai "compiti di sviluppo"dell’adolescente. Azioni molto diverse che vanno da comportamentinegativi come l’uso di alcool e spinelli a comportamenti positivi comeesprimere la propria opinione, possono assolvere ad una stessa funzionedi affermazione della propria indipendenza. Questo è il "compito"prioritario che il giovane si trova di fronte nella sua crescita. Lefunzioni e i bisogni che questi comportamenti rischiosi sembranoassolvere, anche in maniera contraddittoria, possono essereessenzialmente riconducibili a:

    •  
    • Andare contro le regole, la trasgressione come modalità di affermazione di una propria autonomia, contro il mondo degli adulti
    •  

  • Mettersi alla prova attraverso azioni "forti" ed estreme, comemodo di superare le incertezze e le insicurezze nell’affermazione di séattraverso l’esagerazione

 

  •  
  • Ricerca di una soluzione immediata (fuga dalla realtà) comemodo di superare i conflitti e le difficoltà personali adottandocomportamenti a rischio, come tentativo di uscire dalla difficoltà (usodi sostanze, alcool …)
  •  
  • Ricerca di legami sociali e di gruppo di pari come modalità do coprire la difficoltà di affermazione di sé sul piano individuale attraverso una affermazione come gruppo.

È di fronte a questi bisogni, che riguardano la crescita delgiovane, che diventa rilevante il modo in cui il mondo degli adulti, inparticolari i contesti significativi (la famiglia soprattutto),reagiscono e rispondono. Spesso accade che questi contesti perdano lacapacità di cogliere la domanda che sta sotto tali comportamentireagendo in termini di impotenza e di rifiuto. La crisi che la famigliasta attraversando in questo periodo di transizione, caratterizzatosoprattutto da una perdita di capacità di contenimento e guida,rappresenta uno degli elementi principali di problematicità dellacondizione giovanile.

 

Rischio, trasgressione, sfida, giocopericoloso, sembrano essere diventate le parole chiave per descriverealcuni comportamenti degli adolescenti.

L’adolescenza è un momento in cui ilragazzo desidera "rischiare". Ogni volta che si supera un’esperienzapotenzialmente pericolosa, ci si sente potenti, accettati, infallibili.

E’ un’età in cui correre rischisignifica accettarsi, farsi accettare e trionfare rispetto alle ansie,alle paure e al senso di inadeguatezza, che accompagnano questa fasedella vita.

L’adolescenza è caratterizzata da unagenerale tendenza a manifestare la sofferenza psichica attraverso ilcosiddetto acting-out, cioè la scelta inconsapevole di agire, nonpotendo esprimere il proprio disagio in altro modo. I comportamenti arischio possono essere anche un tentativo di mettere alla prova leproprie capacità in fatto di abilità o di competenza psicofisica.

 

Il periodo di maggiore rischio perl’iniziazione all’uso di alcol è fra gli 11-15 anni e per icannabinoidi fra i 15 e i 17 anni come per l’eroina dai 18 ai 25 anni.

Il 30% dei consumatori adolescenti dialcol è da considerarsi "problematico", anche se solo una parte minimadi questi hanno un rapporto d’uso abituale e pesante.

 

Il rischio in Italia

Per il 90% dei ragazzi frai 14 ed i 22 anni di Roma, Napoli e Milano intervistati in profonditàda psicologi, il rischio è soprattutto una sfida personale, un modo perdefinire se stessi, un’auto-affermazione.

Le motivazioni

Si rischia per essere notati (90%) o per sentirsi parte di un gruppo (80%), ma anche per vincere la paura (70%).

 

Le situazioni

Nella maggior parte deicasi si rischia quando si è in compagnia (90%) o per combattere unmomento di sconforto (70%), molto meno quando ci si sente felici (60%)o soli (50%).

 

I comportamenti

I ragazzi italianiritengono più rischiosi quei comportamenti che creano problemi nellerelazioni interpersonali (contrapporsi ai genitori, sfida con altrigiovani, emularsi) (70%), seguiti lontano dall'assunzione di sostanze(che alcuni associano ai precedenti) e dalla guida pericolosa (circa lametà dei ragazzi intervistati).

 

Dalle testimonianze dei ragazziintervistati che hanno vissuto esperienze di rischio traumatiche,emerge che il rischio è un modo per superare i propri limiti, percolmare un vuoto interiore, per crearsi un'identità. Molto spesso igiovani reputano gli eventi vissuti, come una fatalità o una fonte dieccitazione. Da queste affermazioni si deduce una enorme fragilità , undeficit strutturale.

Secondo questi i ragazzi, il mondodegli adulti non ha possibilità di incidere sui loro comportamenti arischio perché "nessuno può aiutarti ad evitare il rischio".

Questa è una convinzione che, a varilivelli, ritorna in tutti gli adolescenti quando si parla diprevenzione. I giovani mostrano sfiducia nei confronti delle campagnedi prevenzione: "perché, dicono, non considerano le veremotivazioni alla base di una decisione rischiosa, né mettono in risaltoi danni psicologici - accanto a quelli fisici - di un dato comportamento".

I messaggi ritenuti più efficaci sonoquelli non impositivi, che non danno valutazioni, preferibilmenteironici e affermativi; i messaggi repressivi e negativi vengonorifiutati.

 

Il rischio in Europa

Per i giovani europei frai 14 e i 22 anni di Francia, Germania, così come per i loro coetaneiitaliani, il rischio è essenzialmente una sfida positiva. Al contrario,per gli spagnoli il concetto è duplice: da una parte il pericolo edall'altra il divertimento. In Grecia il rischio viene percepito comeuno strumento di crescita personale, mentre i ragazzi britannici locollegano all'eccitazione e ad una "botta di adrenalina". In tutti icasi al rischio viene associata comunque la ricerca di esperienza o lacrescita individuale. A differenza dell'Italia, dove si rischia peressere notati e far parte di un gruppo, la ricerca di esperienze è lamolla che fa scattare la decisione in Francia, mentre i giovani greci ebritannici sostengono che il rischio è parte integrante dell'esseregiovani.

Per quanto riguarda i comportamentiche i giovani considerano maggiormente a rischio, l'uso di droghericorre praticamente in tutti i Paesi, fatta eccezione per l'Italia,dove nella gerarchia prevale la problematica relazionale, ed il RegnoUnito, dove i comportamenti sono più legati ad un rischio immediato(violenza fisica, risse, camminare sui parapetti dei ponti o sui bordidei porti) che non ad un comportamento con conseguenze a più lungotermine.

Cristiana Gatto - Francesca Silvi

Giovedì, 30 Dicembre 2004 19:09

Dal Welfare State alla Welfare Community

Dallo Stato sociale alla comunità solidale: è questo il modello di politica sociale da perseguire. In quest’ottica si inserisce il Progetto Mentore.

Lunedì, 20 Dicembre 2004 01:32

La preghiera dell'orto

a cura di Lucia Nocilla


  
      Tra i tanti doni che mi hai fatto, Signore,c'è l'orto, un fazzoletto di terra dietro casa, dove ha trascorso molte ore, con te, con me stessa, con i miei cari, con la testa libera di spaziare dove voleva. Ho potuto pensare a tante cose, ho chiacchierato un sacco con te. Provo a mettere per iscritto qualcuna di queste chiacchiere.

Lunedì, 20 Dicembre 2004 01:31

L’albero guarito

L’albero guarito

a cura di Lucia  Nocilla 

 Prima Parte
 
C’erano una volta un uomo e la sua sposa, che si chiamavano Silvio e Piera. In un bel pomeriggio d’estate camminavano per una delle tante stradine nei dintorni della loro casa.

- Guardate, Piera non sta bene — sussurravano tra loro gli alberi che costeggiavano la stradina, nel linguaggio misterioso delle foglie mosse dalla brezza.

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