Islam al femminile: donne e progresso
nel segno della mezzaluna
di Federico Tagliaferri
Donne che vivono e lottano per i propri diritti e quelli dei propri figli, in situazioni esistenziali difficili e tra secolari discriminazioni. Ma anche volti e azioni che fanno parte dell’inarrestabile progresso di un mondo musulmano vasto e diversificato che non si può ridurre a stereotipi.
La (...) Giornata della Donna (8 marzo) offre uno spunto di riflessione sulla condizione femminile nel mondo arabo-islamico, area in cui l’immaginario collettivo dell’Occidente vede ancora soprattutto "pipe, sciabole e tappeti". Nei media risalta una visione della donna arabo-musulmana che oscilla tra l’esotismo e il ridicolo. L’Islam non è l’unica variabile che spiega la condizione delle donne dei Paesi arabi e musulmani; considerarlo come la sola chiave di lettura comporta un’inaccettabile semplificazione, che rafforza le incomprensioni e gli stereotipi che da troppo tempo sono diffusi in Occidente.
Una delle principali differenze che va tenuta presente nell’affrontare questo tema è che mentre in Europa la progressiva liberazione delle donne dai ruoli tradizionali è andata di pari passo con lo sviluppo civile e culturale, nel mondo arabo-islamico spesso si è verificato il fenomeno inverso. Il cambiamento dei costumi è stato conseguenza soprattutto della dominazione coloniale europea, quando il ruolo della donna ha assunto il simbolo di un’identità da riaffermare e contrapporre a quella occidentale. È sempre difficile affrontare questo argomento quando è riferito al mondo musulmano. La difficoltà consiste soprattutto nel delineare una panoramica generale che abbracci Paesi che si estendono su una longitudine che va dal Marocco all’Indonesia, come se il modo di vita, le società e le idee presenti in questa vasta aera potessero essere uniformi.
È un errore diffuso quello di descrivere le società musulmane come se fossero un blocco monolitico che propone un unico modello da contrapporre a un altrettanto unico schema, rappresentato dall’Occidente o dall’Europa. Un tale modello europeo non esiste, se non eliminando gli elementi di diversità, che possono fare anche di due Paesi europei realtà profondamente differenti (Svezia e Grecia, ad esempio).
Molti media danno per scontato che l’Islam sia una religione monolitica e immutabile, ma la verità è che si tratta di una realtà plurale, non esiste un Islam astorico, allo stato puro, che prescinda dal contesto umano e dalle specificità locali. Inoltre è un errore comune dei media leggere la realtà dei Paesi musulmani come se l’Islam spiegasse tutto: non è così, perché vi intervengono fattori sociali, economici, culturali, etnici e linguistici, che nulla hanno a che fare con l’Islam. Proprio la vastità del mondo arabo-islamico fornisce un esempio di questo approccio: quasi sempre servizi e reportage privilegiano la condizione della donna nel Nord Africa e in Medio Oriente. Ma il mondo musulmano è molto vasto, e proprio ai limiti dei suoi confini, in Paesi non arabi come il Pakistan, l’Indonesia, il Bangladesh, zone normalmente designate dagli studiosi come Islam "periferico" (considerando come punto di partenza della sua diffusione la città di La Mecca) si sono sviluppati negli ultimi anni movimenti e tendenze dal contenuto nuovo, soprattutto dal punto di vista della riflessione teorica (e teologica).
Anche le donne musulmane del Nord Africa (algerine, egiziane, marocchine) hanno partecipato da protagoniste al dibattito sulla condizione femminile e alla lotta per la rivendicazione di diritti, ma il contributo delle donne musulmane asiatiche, proprio perché poco o per nulla legate all’identità araba, risulta essere originale e può fornire nuova vitalità a movimenti e linee di pensiero che a volte non riescono ad andare al di là della denuncia di situazioni di oppressione, di discriminazione e di diritti negati. Le intellettuali musulmane di questi Paesi, sostenute da una base composta da molte donne quotidianamente in lotta, rimangono sempre nel quadro dell’ortodossia musulmana.
(da Popoli, marzo 2004)