Esperienze Formative

Domenica, 20 Luglio 2025 09:35

XVI Domenica del tempo ordinario - Anno C In evidenza

Vota questo articolo
(0 Voti)
XVI Domenica del tempo ordinario - Anno C

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura Gn 18,1-10a

Dal libro della Genesi
 

In quei giorni, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno.
Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto».
Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono.
Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».


Salmo Responsoriale Sal 14 (15)

Chi teme il Signore, abiterà nella sua tenda.

Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua.
 
Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
 
Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.

 
Seconda Lettura  Col 1,24-28
 
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi
 
Fratelli, sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa.
Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi.
A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo.
 
 
Canto al Vangelo (Cf. Lc 8,15)


Alleluia, Alleluia

Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
con cuore integro e buono,
e producono frutto con perseveranza.

Alleluia, Alleluia

Vangelo Lc 10,38-42
 
Dal Vangelo secondo Luca

 

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».


OMELIA

Gesù entra in casa, e Marta si dà da fare, di un fare che ha il sapore della routine, del dovere e che fa perdere di vista l’essenziale. L’unica cosa che rimane. L’amore – si sa – quando si fa abitudine, si svuota.
“L’amato che non sorprende più, è già perduto.” (Christian Bobin)
Maria – ossia l’altra postura esistenziale possibile – vive il momento come fosse unico, irripetibile. Non presume, non agisce, non cerca. Semplicemente sta, aprendosi così a ciò che è, perché in fondo la fede non consiste in un fare, ma nel lasciarsi raggiungere e toccare.
Se c’è un Dio questo si manifesterà sempre come “altro”. L’inatteso. Mai uguale, mai prevedibile. Ogni qual volta lo rinchiudiamo in concetti, formule, liturgie irrigidite, cessa d’essere il Vivente mutandosi in un idolo: un dio piccolo, piccolo, usato per giustificare violenze o imporre pesi insostenibili.
Maria dunque sceglie l’ascolto, e vivere una sorta di rinuncia. E noi sappiamo che nella vita spirituale rinunciare non è perdere qualcosa ma poter ricevere tutto. Lo Spirito, che “soffia dove vuole”, potrà trovare dimora solo in chi non pretende e non sa, perché quando pensiamo di avere Dio in tasca, di sapere come agirà, cosa vorrà, come parlerà, l’abbiamo già perduto. Chi invece si dispone come Maria — silenziosa, attenta, disponibile, accogliente — può riconoscerlo anche dove nessuno lo immaginerebbe.
Ciò che ci salva non è ciò che ci assomiglia, ma ciò che ci sfida, perché la vera ricchezza è sempre nella diversità.
Ospitare l’altro dunque — come ha fatto Abramo, come ha fatto Maria con la Parola — significa riconoscere che Dio non ci appartiene. È sempre un Oltre. È sempre Altro. Mistero. E “Il mistero – si sa – non si risolve. Si abita.” (Abraham Heschel)
Va da sé che l’esempio di Maria qui non è un invito alla passività, ma all’essenziale. A liberarci da tutto ciò che ci distrae, per restare, finalmente, in ascolto.
E forse, in questo silenzio, Dio tornerà a parlarci. Ma non sarà mai come ce lo saremmo aspettato.

 
Paolo Scquizzato
 
Letto 4 volte Ultima modifica il Domenica, 20 Luglio 2025 09:40
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Altro in questa categoria: « XV Domenica del tempo ordinario - Anno C

Search