L’islam alla prova della modernità
di Samir Khalil Samir
L'esempio della Francia potrebbe essere illuminante per il fatto che vi abitano musulmani da almeno due generazioni e per il concetto di laicità che troviamo in questo Paese. Quando i giovani riprendono contatto con l'islam, si tratta spesso di una spinta identitaria. C'è una domanda di riconoscimento, di affermazione. Non si vuole essere meno musulmani per essere più francesi. E allora vediamo musulmani non praticanti che protestano perché non si propone loro un pasto alternativo. L'islam diventa in questo caso un modo per farsi sentire, per trovare un posto nella società. La religione è utilizzata come un mezzo di contestazione.
Ma i leader musulmani si devono anche confrontare con la laicità, presentata dai movimenti radicali come antireligiosa, che rifiuta ogni ordine morale e nega ogni possibilità di verità del messaggio divino. Impegnati nell'azione civile, scoprono che è questa laicità che permette a tutte le religioni di vivere insieme, e che consente anche di essere più fedeli ai principi musulmani che in taluni Paesi islamici non democratici.
Sono due le tendenze emergenti. Taluni, col pretesto di svolgere attività culturali, mirano a insegnare il culto. Dietro la sala per i compiti scolastici si trova quella per la preghiera, fornita di una biblioteca religiosa. Fanno ricorso ai testi religiosi per dare legittimità ai loro discorsi e questo li spinge a ritenere che tutte le soluzioni si trovino già nel Corano, che diventa una sorta di «libro di ricette», che impedisce ogni interpretazione del testo e nega l'intervento di fattori extra-religiosi nella costruzione di un individuo e della società. Basta applicare il «vero islam» perché tutto sia perfetto.
Altri accettano di non mischiare sociale e religioso. Se vogliono ottenere delle sovvenzioni, devono misurarsi con la «laicità». E così fanno anche l'esperienza della cittadinanza. Vogliono una moschea che sia funzionale, pulita, igienica, con spazio sufficiente per accogliere anche le donne. «A cosa serve un minareto se non c'è appello alla preghiera? Questo luogo di culto deve mettersi in luce nella società francese diversamente che nelle società musulmane per la sua dimensione sociale piuttosto che per la sua visibilità», dice un leader della regione di Lione. Per loro, non si tratta di difendere l'islam o i musulmani, ma valori universali comuni a tutti. «Quello che ci lega a coloro che non credono in Dio è fondamentale: la giustizia sociale, il diritto, il commercio equo, la protezione del pianeta, l'antimondializzazione, la democrazia», ribadisce lo stesso leader.
La donna è l'altro punto critico. Decine di libretti islamici parlano di «diritti e doveri».
La «mescolanza» è uno dei punti più dibattuti. Alcune associazioni separano i bambini dalle bambine a partire dall'età di sei anni, anche solo per un bagno al lago. Altri la praticano in maniera del tutto naturale in tutte le loro attività. «Quando entri nel metrò - dice un ragazzo - non ti disturba il fatto di essere appiccicato a delle ragazze. E allora perché si pone questa questione solo quando si tratta di musulmani? E perché le ragazze non dovrebbero avere diritto a giocare a calcio?».
I primi fanno riferimento a un hadit trasmesso da A'isha, che impedisce di toccare la mano di chiunque appartenga all'altro sesso. Ma, dice una ragazza: «Non toccare la mano di un uomo non ci preserva dai cattivi pensieri. E toccarla non ne suscita per forza!».
I primi pensano che, perché una donna sia felice, è sufficiente islamizzare gli uomini. Ma questo non è vero. Dice una donna: «Per quanto mi riguarda, e in nome del mio islam, ho il dovere di conquistare un posto nella società. Per lui, in nome del suo islam, era evidente che il mio ruolo si riduceva ad occuparmi dei suoi figli restando in casa». Occorre dunque islamizzare i valori moderni o modernizzare l'islam? I «moderni» rispondono: «Noi abbiamo una certa etica musulmana nelle nostre attività: combattiamo la droga, la delinquenza, un certo modo di vivere la sessualità e così via. Ma bisogna smettere di infilare l'islam dappertutto. Se l'attività proposta rispetta l'etica musulmana e non spinge a fare cose nefaste, dov'è il problema?».
(da Mondo e Missione, gennaio 2005)