Ecumene

Domenica, 26 Marzo 2006 20:58

Divina Liturgia di Rito Bizantino della Chiesa Ortodossa.

Vota questo articolo
(20 Voti)

Viene celebrata nei Patriarcati di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Russia, Serbia, Romania, Bulgaria, Georgia e nelle Chiese di: Cipro, Grecia, Polonia, Albania, Repubblica Ceca, Slovacchia, America, Monte Sinai, Finlandia, Giappone.

Divina Liturgia di Rito Bizantino

della Chiesa Ortodossa

 

Introduzione

Viene celebrata nei Patriarcati di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Russia, Serbia, Romania, Bulgaria, Georgia e nelle Chiese di: Cipro, Grecia, Polonia, Albania, Repubblica Ceca, Slovacchia, America, Monte Sinai, Finlandia, Giappone.


 

I. IL RITO BIZANTINO

Bizantino si dice il rito che, derivato dalle usanze liturgiche già attestate ad Antiochia nel sec. IV, andò sviluppandosi a Costantinopoli (Bisanzio) sotto il duplice influsso delle basiliche imperiali e dei monasteri, fino ad apparire nel sec. IX sostanzialmente uguale al rito attuale.

Il rito bizantino dal patriarcato di Costantinopoli si diffuse in tutte le province ecclesiastiche dipendenti in origine da tale patriarcato (Anatolia, Balcani, Ucraina, Russia) e dal sec. IX sostituì i riti preesistenti nei patriarcati ortodossi di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme. In tutte queste regioni vi è una grande uniformità liturgica, pur con piccole varianti locali. La differenza più sensibile, ma puramente formale, è quella della lingua (non parliamo della musica). La lingua originaria è il greco antico, ma già da epoca remota è in uso il georgiano e nei paesi slavi dal sec. IX lo slavo antico (staraslavo). E’ pure usato il rumeno e l’arabo e non è scuso l’impiego delle lingue moderne.

La Liturgia di S. Giovanni Crisostomo è il formulario consueto della Messa (detta in Oriente “Liturgia”) attribuito a questo santo. Vi è un altro formulario, identico quanto allo schema, ma con le preghiere sacerdotali più lunghe, attribuito a S. Basilio. E’ usato una decina di volte all’anno.

La “Liturgia dei presantificati” è un rito di comunione che si unisce ai Vespri e sostituisce la Messa nelle ferie di Quaresima.

 


 

II. L’ALTARE E LA SUPPELLETTILE SACRA






1. L’altare (o mensa) di rito bizantino è di forma quadrata, senza gradini, coperto interamente da una duplice tovaglia.
Il presbiterio (santuario) dove è collocato l’altare è separato dal resto della chiesa dall’iconostasi, parete divisoria coperta di iconi e fornita di tre porte. Attraversoquella centrale, ordinariamente chiusa da un cancello basso e da un velo, è possibile vedere l’altare durante quasi tutto il tempo della Liturgia.

Sull’altare si trovano:

 



a) L’antiminsio,
che corrisponde al corporale ed alla pietra sacra; è un quadrato di seta o di lino, consacrato dal vescovo e contenente reliquie; porta stampato all’interno la scena del seppellimento di Gesù. Nelle pieghe dell’antiminsio si conserva una piccola spugna, che serve a tergere le dita dei sacerdoti ed il disco dalle briciole del pane consacrato. Simboleggia la spugna con cui fu abbeverato Gesù in Croce;









b) Il Vangelo simboleggia Gesù Maestro e rimane giorno e notte posato sull’antiminsio dell’altare;









c) La Croce è deposta in piano alla destra del Vangelo;





d) L’Artoforio (tabernacolo) generalmente è una piccola urna dove si conserva il SS. Sacramento per gli infermi.


Un grande Crocifisso dipinto è posto dietro l’altare; i Russi vi aggiungono una icona della Madre di Dio ed evitano di porre le candele o le lampade sulla mensa preferendo un alto candelabro a sette braccia appoggiato a terra dietro l’altare. Questo dimostra una grande riverenza per l’altare che simbolicamente rappresenta il Corpo Santissimo di Cristo.


2. La Protesi è una piccola mensa posta a sinistra dell’altare centrale dove il sacerdote compie il rito della Proscomidia (preparazione). All’inizio della preparazione si trovano sulla Protesi gli oggetti necessari al Santo Sacrificio:





a) il calice, piuttosto grande;b) il disco che corrisponde alla patena, ma è più grande e profondo, spesso dotato di un piedistallo. Simboleggia il presepio;

c) l’asterisco(stella) formato da due semicerchi di metallo incrociati ed uniti nel
mezzo da una vite, da cui pende o dove è incisa una stella. Simboleggia
la stella dei Magi. Praticamente serve a coprire il disco affinché il
velo non venga a contatto con il pane;



d) i tre veli: per il disco, per il calice ed uno più grande, detto aere, che serve a coprire i santi doni (sia il disco che il calice) e simboleggia la pietra del sepolcro di Gesù;

e) la lancia, con la quale si taglia il pane da porre sul disco. Simboleggia la lancia che trafisse il costato di Gesù;

f) il cucchiaino, serve per la S. Comunione ai fedeli. Simboleggia le molle con cui il Serafino prese il carbone ardente e toccò le labbra di Isaia (Is. 6, 6). Il carbone ardente presso gli Orientali è una figura per designare la particola consacrata;

g) la prosfora o pane per la messa. E’ pane comune fermentato, che porta una impronta quadrata con una croce e le sigle IC XC NI KA, cioè: Gesù Cristo vince! La parte delimitata da quest’impronta, tagliata durante il rito della preparazione e collocata sul disco, corrisponde all’Ostia della Messa latina. Altre quattro prosfora servono per estrarne delle particelle in memoria della Madonna, dei Santi, dei vivi e dei morti. Il pane avanzato viene tagliato in piccoli pezzi,deposto in un vassoio, e, dopo essere stato benedetto durante la Liturgia, viene distribuito al popolo sotto il nome di antidoro.

h) Il vino (possibilmente rosso) e l’acqua si trovano nelle relative ampolle sulla Protesi;

i) Lo Zéon (slavo: teplotà) è l’acqua calda che viene immessa nel calice prima della Comunione.




 

III. LE VESTI SACERDOTALI

 















1) Lo Sticario corrisponde al camice; è ornato, ma senza pizzo, e spesso è di seta a colori chiari.

2) L’Epitrachilio è la stola sacerdotale: le due estremità congiunte sul petto scendono fin quasi ai piedi.


L’Orarioinvece è la stola del diacono: una lunga striscia ornata di croci, appuntata sulla spalla sinistra. L’estremità anteriore è abitualmente
tenuta in mano.

3) La cintura ha forma di fascia e non di cordone.

4) Le soprammaniche, ornate di croce, stringono al polso le estremità delle maniche dello Sticario.







5) Il Felonio corrisponde alla pianeta. I Greci hanno conservato la forma originale: a campana, quale era in uso presso i atini fino al sec. IX. In molti paesi il Felonio è più corto sul davanti. I Russi gli hanno dato un taglio che lo fa rassomigliare un poco al piviale latino.








6) La croce pettorale è portata da molti dignitari ecclesiastici ed è un privilegio di tutti i sacerdoti russi.






7) Il Rason (riassa) è un manto nero con maniche molto larghe ed è portato dagli ecclesiastici come abito corale e nelle funzioni quando non è richiesto lo Sticario.

 

IV. PARTICOLARITA’ CERIMONIALI


1. Benedizione. Nel benedire il sacerdote tiene il pollice appoggiato sull’anlòare, l’indice teso e le altre due dita leggermente inclinate. Questa posizione delle dita rappresenta la consueta abbreviazione greca del nome di Gesù Cristo.

2. Il Segno della croce viene fatto con tre dita riunite (pollice, indice e medio) per significare la Trinità e l’unità di Dio. Si porta la mano alla fronte, al petto, alla spalla destra e poi alla sinistra.

3. L’inchino (metania) accompagnato dal segno di croce è un segno frequente di riverenza e di penitenza. Sostituisce anche la genuflessione latina. La metania grande, che si fa inginocchiandosi e toccando terra con la fronte, è riservata alla Quaresima ed ai giorni di penitenza. Ma dagli slavi si usa anche durante la Liturgia, eccettuata la domenica ed il tempo pasquale.

4. Concelebrazione. Più sacerdoti possono concelebrare insieme la stessa Messa, consacrando insieme e comunicandosi.

5. La S. Comunione è distribuita ai fedeli sotto le due specie mediante un cucchiaino con cui si prende dal calice la particella di pane consacrato imbevuta nel vino consacrato. I fedeli che si comunicano si presentano in fila in piedi, davanti al sacerdote, che resta fermo nel mezzo. Si deve far attenzione di apri bene la bocca, non sporgere la lingua e tenere la testa inclinata indietro.

 




V. STRUTTURA DELLA DIVINA LITURGIA
(S. Messa)

La forma normale di celebrazione comporta la presenza del diacono. Il sacerdote, ritto davanti all’altare, pronuncia a bassa voce le preghiere sacerdotali, mentre il diacono, stando fuori dall’iconostasi, canta la corrispondente litania, a cui il popolo od il coro risponde con le consuete invocazioni (Signore, pietà; concedi o Signore, ecc.). terminata la litania il Sacerdote conclude cantando una lode alla Trinità (dossologia trinitaria, che corrisponde al “per Dominum nostrum Iesum Christum….”) a cui il popolo risponde “Amen”. Questo schema si ripete dieci volte in diversi punti della Liturgia e si presta molto a far pregare il popolo,. Quando il diacono non deve cantare le litanie, entra nel Santuario e si pone alla destra del Sacerdote, pronto a servirlo.

Quando non c’è il diacono, il sacerdote, stando al suo posto davanti all’altare, canta le litanie e gli altri inviti del diacono.

Se vi sono dei sacerdoti concelebranti, tutti recitano le preghiere sacerdotali, cantano per turno le conclusioni trinitarie, e, se non vi è il diacono, si alternano nel canto delle litanie.

Gli inservienti non hanno che da portare le candele nelle due piccole processioni (ingressi) e da tener pronto l’incensiere. Assai importante invece è la funzione del lettore, che oltre a cantare l’epistola esplica tutte le parti del coro, quando questo mancasse.

La Liturgia consta di tre parti.

1) Preparazione

Dopo le preghiere stabilite e la vestizione il sacerdote si reca all’altare della Protesi e prepara i santi doni (il pane e il vino). Alla fine copre i vasi con i sacri veli.

2) Liturgia dei catecumeni.

All’altare tre preghiere sacerdotali, accompagnate da tre litanie, si alternano con tre antifone. Rappresentano l’attesa del Vangelo nel Vecchio Testamento. A questo punto vi è il piccolo ingresso: Gesù Maestro, simboleggiato dal Vangelo portato processualmente, entra nel mondo.

Segue il canto dei tropari che corrispondono agli oremus, commemorano la festa od i santi del giorno; il Trisagio (inno “Tre volte santo”), l’Epistola, preceduta e seguita da versetti, ed il Vangelo vi è una grande litania per tutti, una litania per i catecumeni e due per i fedeli.

3) Liturgia dei fedeli

Esattamente incomincia dopo la litania dei catecumeni quando il sacerdote spiega l’antiminsio. Praticamente si può far incominciare al grande ingresso. Il sacerdote ed il diacono portano processionalmente all’altare il disco ed il calice, mentre il coro canta l’inno dei cherubini, che corrisponde al canto detto dai latini “offertorio”. Simboleggia l’ingresso nel mondo di Gesù vittima e sacerdote. A questo punto i fedeli devono essere presenti per la validità della Messa.

Segue La litania dell’offertorio, l’abbraccio di pace (quando vi sono più sacerdoti con celebranti) ed il Credo, durante il quale si toglie il velo dai santi doni.

Quello che segue è simile a quanto avviene nella liturgia latina (ed in tutte le liturgie): Sursum corda, Prefazio, Sanctus, Consacrazione (le parole della Consacrazione vengono cantate), Epiclesi ed Anamnesi. A questo punto si ricordano i vivi ed i morti. Una litania precede il Pater. Il pane consacrato viene spezzato in quattro parti, ed una parte viene immessa nel calice.

Segue la Comunione, il ringraziamento e la benedizione. Si termina distribuendo il pane benedetto (antidoro).

 

* S. Messa

Letto 17735 volte Ultima modifica il Mercoledì, 16 Maggio 2012 00:10
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search