Il concetto di Dio Creatore è un'idea comune a molte religioni: in Mesopotamia si credeva che la creazione del mondo fosse dovuta alla guerra fra gli dei; sulle piramidi egiziane era raccontata la storia della creazione del mondo per mezzo del dio Atum; ad Ugarit il dio supremo, El, era chiamato il “creatore delle creature”. E nella stessa linea, in ebraico, Dio, "Jahvè", è una parola che secondo una vecchia radice potrebbe significare "Colui che fa essere", dunque il Creatore. È interessante notare che i testi sacri di tutte le religioni con cui Israele era a contatto spiegavano la creazione con un politeismo più o meno raffinato e conflittuale, l'originalità della fede di Israele si presenta ai suoi inizi già sotto forma di unicità del Dio che crea dando così alla creazione un'impronta di bontà e di armonia. Il racconto della creazione nella Genesi è scandito da questo ritornello applicato ad ogni cosa creata: "ed era cosa buona!" Il racconto dell'opera creativa di Dio vuole eliminare ogni mitizzazione del creato, mettere in evidenza che è un Dio personale a coinvolgersi personalmente nella creazione dell'uomo, della coppia umana e dell'ambiente dove essi sono chiamati a vivere e a crescere. Il destino del mondo creato non è legato a nessun atto arbitrario: è legato alla qualità della relazione fra l'uomo creato e il Dio Creatore. Anche se talvolta da un punto di vista poetico le immagini si somigliano, il modo in cui il giudeo-cristianesimo presenta l'atto creatore sfugge completamente alle concezioni mitiche delle altre religioni. L'essenza della fede è che Dio è diverso dalle cose create; non c'è ombra di politeismo o di immanentismo. Dio è persona; l'aspetto più importante di questa nuova religione è la relazione interpersonale, l'alleanza appunto. Come ogni relazione fra le persone, anche quella con Dio è una dinamica storica fatta di chiamate e risposte, di fedeltà e tradimenti, di pentimento e perdono, ossia è un'alleanza d'amore che verrà sigillata come memoriale nella pasqua. Ciò che costituirà poi la specificità del messaggio cristiano è precisamente la visione unificatrice e sacramentale della vita riassunta nell'eucarestia.
Per Israele, l'identità di Dio come Creatore sarà rivelata nell'esperienza di fede che l'israelita sperimenterà nell'alleanza e nella liberazione dall'Egitto. Le opere di Dio lo rivelano nelle categorie che sono quelle dell'uomo: la storia, la situazione geografica, quella economica e psicologica. Tale rivelazione punta a fare acquisire all'uomo le categorie di Dio, la sua forma mentis, affinché si realizzi nella creatura l'immagine e la somiglianza con il Creatore.
Progressiva comprensione della creazione secondo l'esperienza di fede
Quando Israele è un popolo nomade, Dio si fa presente in una situazione di incertezza e di instabilità con la promessa di dare una terra feconda e stabile, facendosi pure garante del cammino per giungervi. Dio guida il popolo nella ricerca di luoghi di vita. Il patto stipulato garantisce la fedeltà di chi guida e di chi cammina. Altrimenti, come arrivare a destinazione? L'alleanza in vista di una terra promessa è il fondamento della religiosità di Israele, piccolo popolo nomade fra grandi nazioni. L'alleanza è fatta di fiducia e di non possesso, di attesa e di riti, di continue partenze e ricordi. Nell'alleanza c'è anche la percezione del carattere esclusivo della relazione con Dio per via dell'elezione, da una parte come dall'altra. Gli altri possono avere i loro dèi. Ciò che conta è che Dio ha fatto un'alleanza con noi...
Nel momento in cui il popolo in cammino arriva alla terra promessa, alla sua mentalità di nomade subentra quella dei popoli sedentari. Si attacca alla terra, si stabilisce in luoghi fecondi, si identifica con ciò che possiede. Anche l'esperienza di Dio passa attraverso la terra, il creato: il culto, i sacrifici, la benedizione, il sabato. Il Dio dell'alleanza è anche il Dio del creato, è il Creatore, il Signore di tutto ciò che esiste, il Signore del tempo che ci vuole per il cammino, il Signore dello spazio, Colui che con la sua benedizione fa essere ogni vita. Quest'esperienza porta ad una constatazione teologicamente nuova: lo stesso sole, la stessa pioggia, le stagioni sono uguali per tutti gli uomini. Se il mio Dio è il Dio Creatore della natura, allora è l'unico Creatore di tutto e di tutti. L'enfasi di Israele sull'aspetto creatore di Dio corrisponde all'intuizione dell'universalità del monoteismo: esiste un solo Dio per tutti i popoli. C'è quindi un'interessante antinomia fra il percepirsi come popolo unico, popolo eletto, e il confessare che lo stesso "mio" Dio è Dio di tutti gli uomini.
Quando si vive in esilio, potrebbe venire la tentazione di fare del fallimento un motivo di accusa a Dio che non ha guidato bene, che non ha sostenuto i privilegi del popolo eletto, che ha lasciato che il proprio spazio vitale venisse occupato da altri. Eppure, proprio nei momenti di fallimento Israele continua ad approfondire la sua conoscenza di Dio: alla luce di una riflessione sincera su ciò che è successo, fa una sorta di bilancio esistenziale o di "revisione di vita" senza mezzi termini. Tali momenti portano alla confessione del peccato. Non solo: portano alla confessione della grandezza dell'uomo creato e fanno aumentare la fede in Dio, fanno crescere nella comprensione del contenuto della promessa. L'essere il popolo eletto, il possedere la terra, la benedizione ad Abramo, la grazia dell'esodo, il regno di Davide, tutto convive con tanta infedeltà, perversità, peccato. Allora nasce la domanda: che cos'è l'uomo perché Dio se ne curi così tanto e gli sia così fedele, nonostante tante cadute e durezza di cuore? Nel fallimento politico, nella sofferenza dell'esilio, nella coscienza del peccato, il piccolo resto del popolo di Israele cercherà sempre la soluzione in Dio, sicuro del legame che sempre rimane tra l'alleanza con Abramo, la liberazione dall'Egitto, la perdita della terra promessa e l'esilio. È nel periodo dell'esilio che viene composto il racconto della creazione, proprio come frutto di quella fede che interpreta la storia quale dinamismo della relazione tra uomo creato come amico di Dio divenuto peccatore, chiamato sempre alla salvezza: la storia è interpretata e scoperta come storia della salvezza e la creazione ne contiene i primordi.
Si può capire perché una teologia della creazione possa derivare e non "fare da premessa" alla fede che presuppone l'esperienza dell'alleanza e della liberazione.
Dal punto di vista della comprensione di Dio, l'alleanza viene prima, la relazione è la prima realtà che l'uomo accoglie come iniziativa di Dio che lo riguarda, che lo qualifica nella sua verità divinoumana: in più (è degno di essere l'alleato di Dio!) e in meno (ha bisogno di Dio, che dal canto suo "non ha bisogno" dell'uomo). L'alleanza definisce l'essenza stessa della religione-relazione. Però, dal punto di vista dell'esperienza vitale, psicologica, fenomenologica, l'alleanza è preceduta da un evento preciso di liberazione in cui si è manifestato il bisogno dell'uomo e la salvezza avvenuta per intervento di Dio. Quando la vita, così come l'uomo è capace di gestirla ed organizzarla, arriva al suo esaurimento, quando la morte sotto ogni forma minaccia l'esistenza, l'esperienza di liberazione diventa la categoria esistenziale che aiuta a stringere il patto con Dio.
Partire dalla pretesa di essere alla pari di Dio ha portato l'uomo lontano da Dio, fino a non essere più capace di vedere l'amore del Creatore per la creatura. Partire dal bisogno di salvezza potrà a volte aiutare a riacquistare la capacità di vedere le cose nella loro realtà. Ma non basta. Lo scopo della liberazione è la vita piena, non solo la confessione del vero Dio (questo lo fanno anche i demoni!), la vita piena nella relazione giusta, terra promessa dell'amicizia iniziale...
Creazione e storia della salvezza
L'ordine dato ai vari libri della Sacra Scrittura privilegia il punto di vista cronologico. Prima la Genesi, che lega creazione, peccato e alleanza. Poi i libri che raccontano la liberazione (l'Esodo), l'acquisto del possesso della terra, per raccontare di nuovo il peccato, l'esilio... Seguono poi libri che, ciascuno a modo suo, dicono la storia della salvezza con i suoi alti e bassi, dicono il bisogno e l'attesa di una nuova creazione, una nuova liberazione, una nuova alleanza.
Il Nuovo Testamento (Nuova Alleanza) sta ad indicare che non si può prescindere dalla storia di Israele di cui Cristo è compimento e rivelatore. Creazione e alleanza contengono in sé implicita una promessa. Il nuovo ordine, come quello iniziale dell'armonia del creato, sarà eterno e totale. In questa nuova prospettiva, la prospettiva cristiana, i disegni di Dio si identificano con la perfezione dell'origine dopo il lungo esilio del peccato. La storia santa non si ferma sul passato né sul presente, è un cammino verso un termine escatologico che viene capito come nuova creazione (Con il dono dello Spirito Santo), come nuova liberazione (dal peccato), accompagnata dai prodigi del nuovo esodo (attraverso la morte), come nuova Gerusalemme costruita quale Città santa, Comunità santa (la Chiesa).
Non è qualcosa che riguardi esclusivamente il futuro. In Ez 11,19 e 36,26-35 Jahvè promette di cambiare il cuore dell'uomo per introdurlo di nuovo nella gioia dell'Eden. Se chiediamo un cuore puro (cf Sal 51,12), siamo sicuri di partecipare al cammino che Dio stesso sta portando avanti, e nel rinnovamento del nostro essere vivremo l'anticipazione della nuova creazione che verrà compiuta in Cristo e con il dono dello Spirito Santo.
Cristo, la nuova alleanza per la vita eterna
La Sacra Scrittura non spiega il mistero delle origini (creazione), ma dice la presenza del mistero che accompagna sempre l'uomo (paternità di Dio) nella storia verso la sua perfezione (la trasfigurazione o manifestazione della gloria di essere figli). Questo mistero in Cristo rivela la sua immagine, il suo volto, il suo essere, si offre come vita, verità, cammino. Creazione, alleanza, liberazione sono vari aspetti dell'amore di Dio Padre per l'uomo, varie porte dalle quali l'uomo può intravedere il mistero e far ritorno come figlio a Dio. La liturgia della notte di pasqua non racconta altro. Dio crea prima la luce e poi il cielo. La luce è Cristo. In Cristo, Dio crea il sole e tutto il resto. «E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la Conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo», dice san Paolo in 2Cor 4,6.
Cristo è Colui per il quale tutto è stato Creato, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui (cf 1Cor 8,6), è «potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,24), «irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza» (Eb 1,3), «immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura» (Col 1,1-5), Colui che sostiene l'universo con la potenza della sua parola. Egli è la Parola di Dio, il Verbo che esisteva presso Dio e che doveva farsi carne quando fosse venuta la pienezza dei tempi (Gal 4,4).
La straordinaria novità del cristianesimo è che non c'è più bisogno di fare teorie su Dio Creatore. La dottrina della creazione trova il suo Compimento nella contemplazione del Figlio di Dio, modello e fine di tutte le cose.
Tutta la legge passa ormai dalla persona di Cristo: «ciò che avete fatto ad un altro, dice il Signore l'avete fatto a me». Cristo si assume tutto il bello e tutto il brutto che l'uomo può fare, perché in lui il bello rimane in eterno, il peggio viene trasfigurato dal perdono, in una liberazione definitiva, in un'alleanza eterna. In Cristo inizia la nuova creazione. La terra promessa che Cristo porta è la vita riconquistata, la vita nell'amore reciproco, il perdono dei nemici, la capacità di vivere in armonia con il mondo. La parola "risurrezione" è sinonimo di "pienezza di vita"; è la prova del dono della vita eterna offerto all'inizio, nella prima creazione, e offerto di nuovo con Cristo come pegno nello Spinto Santo per una vita simile alla sua. «[...] per mezzo di lui sono state create tutte le cose [...] Egli è prima di tutte le cose [...] Egli è [...] il primogenito di coloro che risuscitano dai morti» (Col 1,16-18). La novità di Cristo è la risurrezione. Nella risurrezione tutto viene riconciliato, è portata a compimento l'alleanza nuova, non sulla legge, ma sull'amore concreto: è intorno all'eucarestia, intorno al corpo e al sangue di Cristo che si compie, vivendolo, il mistero della creazione.
Con Cristo è cominciata una generazione di uomini nuovi rigenerati dal battesimo (cf Col 3,9-10) che rende nuove creature (cf Gal 6,15). In Cristo il vecchio Adamo è morto, il mondo diviso è di nuovo unito, l'incapacità di fare il bene è diventata partecipazione possibile all'opera di Dio, perché «siamo infatti opera sua, Creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo» (Ef 2,10). La custodia della creazione, l'ecologia, la promozione della cultura, l'attenzione alla vita politica sono modi di mettere in pratica la fede in Dio Padre Creatore e quindi di testimoniare un rapporto corretto con la creazione e degli uomini fra loro.
Secondo l'antica radice greca, creare significa fondare una città, cioè rendere abitabile un posto inospitale. Meditando sulla creazione, possiamo percepire che la divinizzazione dell'uomo, nella forza dell'amore, farà passare l'universo dal caos senza senso, dal vuoto del peccato, ad un mondo abitabile e fraterno per via della santità, perché la divinizzazione porta nella fede una promessa: quella di possedere la terra. San Francesco esercitava una vera "signoria" sul creato perché amava, e perciò ha potuto comporre un cantico delle creature un cantico da innamorato... di Dio. L'uomo di fede profonda vive in una relazione nuova con la creazione intera, affinché la terra possa essere non più solo giardino, ma Città santa, nuova Gerusalemme costruita con pietre preziose, gli uomini risorti.
Michelina Tenace