Ecumene

Martedì, 13 Luglio 2004 21:39

Una "catena" di pace

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La proposta di una Giornata del dialogo cristiano islamico
intervista a Brunetto Salvarani
a cura di Giuseppe Caffulli

«Vogliono fare del 29 novembre prossimo una giornata di lutto e distruzione. Sarebbe la data., secondo quanto ci racconta la stampa, internazionale, del previsto attacco all'Iraq. Una data non casuale: si tratta infatti dell'ultimo venerdì del Ramadan, il mese sacro per i musulmani, il mese del digiuno e della preghiera. Si vuole colpire un popolo, ma anche un simbolo religioso, fomentando l'odio contro l'islam e promuovendo l'idea dello "scontro tra civiltà". Noi non vogliamo piegarci a questa logica. Per questo proponiamo che il 29 novembre diventi un giorno di pace, di preghiera e di fraternità: una vera e propria "catena" del dialogo che testimoni l'insensatezza della guerra».

Parla con passione il teologo Brunetto Salvarani, uno dei promotori dell'Appello ecumenico per la realizzazione in Italia di una Giornata del dialogo cristiano-islamico. Una iniziativa maturata all'indomani della tragedia dell'11 settembre, su idea di alcuni cristiani di diverse confessioni, con lo scopo di offrire un segnate forte alle Chiese: la necessità che il dialogo tra le religioni non si interrompa e trovi anzi nuove strade.

Ciò che vorremmo è togliere alla guerra qualsiasi alibi ideologico o religioso: cristiani e musulmani possono con vivere arricchendosi reciprocamente. Lo dicono, fra l'altro, due importanti documenti delle Chiese cristiane, che sono la dichiarazione Nostra aetate, del Concilio Vaticano II, e la Charta oecumenica europea approvata nel 2001 dalle Chiese cristiane».

Ad un anno di distanza da quel settembre che ha sconvolto il mondo, qual è il bilancio di questa iniziativa?

La "Campagna d'autunno" sta dando non pochi frutti. Le adesioni aumentano, anche molto significative (tra le altre, quella del Segretariato unitario per l'animazione missionaria - ndr). Il libro La rivincita del dialogo, pubblicato dalla Emi e curato da me insieme a Paolo Naso, sta avendo una buona diffusione. Giornali e riviste stanno presentando l'iniziativa, o lo faranno tra breve. Pochi giorni fa, il Comitato esecutivo dell'Unione delle Chiese battiste in Italia (Ucebi) ha approvato una mozione, dal titolo "Figli di Abramo", in cui si richiede con forza l'istituzione della giornata cristiano-islamica. Per noi sta facendo il tifo anche Maria Vingiani, fondatrice del Segretariato attività ecumeniche (Sae) e antesignana del dialogo cristiano-ebraico nel nostro Paese. Certo, ci giungono anche messaggi di altro tipo, relativi ai rischi insiti nella proposta, alle paure di "cedere" alle richieste islamiche, alla necessità di attendere il "tempo più propizio": ma occorrono anche gli schiacciasassi, nelle Chiese, e quelli che - come forse siamo ora noi - aprono la strada, assumendosi consapevolmente dei rischi.

E da parte cattolica, quali le reazioni?

Sono variegate... Mons. Giuseppe Chiaretti, vescovo di Perugia e responsabile dell'Ufficio ecumenismo e dialogo della Conferenza episcopale italiana è possibilista. Ne riconosce l'utilità, senza tacere le difficoltà, e la inquadra nello «spirito di Assisi».

Abbiamo avuto numerose adesioni da parte di vescovi, teologi, parroci, missionari, giornalisti, intellettuali, organismi ecclesiali e semplici cristiani. Ma noi non vogliamo rimanere abbarbicati all'idea di una giornata, una tra le tante. Noi vogliamo testimoniare la necessità che il percorso del dialogo non venga interrotto.

Non sono mancati riscontri neppure sul versante musulmano...

Abbiamo avuto anche adesioni da parte musulmana. L'appello è stato sottoscritto dal dottor Mohamed Nouri Dachan dell'Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche (Ucoi), dal movimento sufi di Gabriele Mandel. Una collaborazione che fa sperare, anche se l'islam in Italia è ancora una realtà magmatica, molto conflittuale. Ciò che ci interessa maggiormente, però, è l'impatto della nostra proposta sul mondo cristiano e sulle Chiese. Viene avanti con sempre maggiore insistenza una certa chiusura identitaria anche all'interno delle nostre comunità. Noi vogliamo invece offrire una diversa sottolineatura dell'identità cristiana. Proprio in quanto discepoli di Cristo siamo chiamati all'accoglienza e al dialogo. Cristiani e musulmani, siamo legati ad un destino comune. Solo lo scambio di esperienze e la conoscenza reciproca sara in grado di rafforzare la pace.

(pubblicato in Mondo e missione, novembre 2002)

 

Letto 1973 volte Ultima modifica il Mercoledì, 08 Dicembre 2010 20:06
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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