Ecumene

Martedì, 08 Gennaio 2008 01:23

Buddismo giapponese

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Idea chiave del buddismo è che tutti gli esseri viventi sono imprigionati in un ciclo infinito di reincarnazioni; il continuo nascere-e-morire è sperimentato come sofferenza; da qui lo scopo di questa religione: liberare l'uomo da tale ciclo di rinascite, culminante nell'“illuminazione”.

Idea chiave del buddismo è che tutti gli esseri viventi sono imprigionati in un ciclo infinito di reincarnazioni; il continuo nascere-e-morire è sperimentato come sofferenza; da qui lo scopo di questa religione: liberare l'uomo da tale ciclo di rinascite, culminante nell'“illuminazione”. Al di là di questa unità dottrinale, il buddismo si presenta in un'infinità di correnti con profonde differenze. In Giappone esistono 13 denominazioni o correnti, ulteriormente divise in un centinaio di scuole. Tali differenze sono di carattere storico, filosofico e cultuale.Dal punto di vista filosofico, alcune denominazioni ritengono l'illuminazione raggiungibile con le proprie forze, con lo studio delle scritture, ascesi, pratiche di tipo magico, meditazione. A questa categoria appartiene, il famoso zen.Per altre correnti l'illuminazione è raggiungibile solo grazie all'intervento di un'entità superiore. Elemento caratterizzante di queste denominazioni è la fede in una divinità chiamata Budda Amida (da non confondere col Budda storico, Siddharta Gautama), da cui il nome del movimento: amidismo.Attualmente, la denominazione più numerosa è la nichiren (dal nome del fondatore), che conta più di 30 milioni di fedeli. Si distingue per una forte impronta nazionalista e, contrariamente alla tradizione buddista, manifesta forti critiche nei confronti di altre religioni e correnti buddiste.Solidamente organizzata, è tesa al proselitismo esasperato, fino a teorizzare l'uso della violenza per diffondere il proprio credo.Benché in Occidente si parli di “monaci e monasteri buddisti”, nel buddismo giapponese non esiste niente di equiparabile alla nostra tradizione monastica. Quello del monaco è, in molti casi, un mestiere che si tramanda di padre in figlio. I “monaci”, infatti, sono quasi tutti sposati e vivono gestendo il tempio ereditato dalla famiglia; i “monasteri” sono luoghi di formazione dei giovani aspiranti, la quale può durare da pochi mesi, per i laureati in una università buddista, a due anni per chi ha un titolo di studio inferiore.


(da Missioni Consolata, febbraio 2003)

Letto 4374 volte Ultima modifica il Domenica, 28 Gennaio 2018 22:36
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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