Ecumene

Giovedì, 12 Agosto 2004 01:23

Incontro tra visibile e invisibile nella struttura dello spazio sacro nel mondo bizantino

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di Emanuele Guerrini o.p.

Pur utilizzando il medesimo termine per indicare il luogo in cui si realizza la convocazione dell'assemblea dei fedeli per celebrare la vita sacramentaria, i cristiani di Oriente differiscono non poco da quelli d'Occidente nella concezione di quello spazio. Sobri e pragmatici gli occidentali, fastosi e mistici gli orientali.

Entrando in un edificio sacro bizantino (o orientale in genere), ci troviamo di fronte ad una certa impostazione dello spazio. Si tratti della monumentale basilica di Santa Sofia o di un'umile costruzione, siamo colpiti dalla semplicità delle linee di base, dall'eleganza e dalla complessità delle sue parti. Nelle chiese ispirate al primo periodo bizantino (secc. VI-IX), tali caratteristiche sono maggiormente evidenti. Un'ampia cupola centrale è sostenuta da quattro grandi archi impostati su pilastri e controbilanciata a est e ovest da due catini, anch'essi equilibrati da tre nicchie minori.

In genere la tipica chiesa primitiva ha un nucleo centrale a forma di croce ed una cupola posta al centro dell'intersezione dei bracci della croce. Anche se piccola, l'effetto intero è solitamente di spaziosità e luminosità: ciò in parte è determinato dalla semplicità dei pilastri e delle arcate, ed in parte dalla luce abbondante che entra attraverso le grandi finestre aperte sulle pareti e nella cupola. Poche ed essenziali le forme geometriche, interrotte da finestre disadorne, circondate da arcate singole.

Nel periodo successivo (sec. fine IX-metà XIII), questo impianto semplice e centrale conoscerà altre varianti. Prevarranno tipi differenti di pianta centrale, composto ognuno da un nucleo centrale con cupola, circondato da diverse combinazioni della pianta a croce, ottagonale o quadrata. Il tipo più comune, detto della croce inserita nel quadrato, deriva probabilmente dalle chiese con cupola del primo periodo, cui somiglia nella pianta. In questo tipo, i pilastri vengono ridotti e spesso sostituiti da colonne, le zone a volta degli angoli dei bracci vengono unite al nucleo centrale a forma di croce. Questo accorgimento fa sì che la chiesa sembri più ampia, conferendole un aspetto più complesso e raffinato.

L'ammirazione di fronte a queste costruzioni sacre ci potrebbe indurre a ricercare in primo luogo ed astrattamente quale sia stata l'idea dell'architetto, quale la sua logica nella distribuzione dei volumi, e a considerare l'armonia in sé delle linee architettoniche, senza però chiederci il perché, la funzione profonda ed ecclesiale che sottende allo spazio così distribuito.

Simbolismo cosmico

Per dare una risposta, conviene passare la parola a due noti studiosi di architettura bizantina.

André Grabar (Kiev 1896 - Parigi 1928), uno dei maggiori studiosi di iconografia cristiana, aperto a problematiche di fenomenologia religiosa e linguistica. Espresse nell'opera Martyrium la convinzione che lo spazio sacro, così come si struttura nel mondo bizantino, dipende essenzialmente dalla funzione liturgica che vi si svolge. A tale funzione si adatta il progetto dell'architetto e dei costruttori. Ma, a sua volta, la concezione della funzionalità del tempio poggia su presupposti teologici. Dio si rivela nella storia in Gesù Cristo. Tale rivelazione si perpetua e attualizza continuamente nella Santa Eucarestia. Tra culto e architettura ecclesiale vige un legame essenziale.

Le teorie mistico-simboliche dello Pseudo Dionigi l'Aeropagita (simbolismo cosmico) sono derivate per lo più dal contatto del mondo cristiano con quello sinagogale del III sec. d.C. La concezione dello spazio sinagogale è attestata già in Giuseppe Flavio e Filone Alessandrino che, a loro volta, l'hanno ereditata dal simbolismo del Tempio di Gerusalemme, espresso nella Sacra Scrittura. Nella struttura spaziale del tempio (microcosmo) si riflette l’armonia cosmica del progetto creativo di Dio, dispiegato nell'immensità dell'universo (macrocosmo).

Luogo della ecclesia è il santuario (per gli occidentali è il presbiterio, in quanto riservato ai "presbyteri", anziani o sacerdoti che celebrano il culto), luogo dell'azione liturgica. Al centro del santuario è collocato l'altare, edificato sul luogo della tomba di un apostolo o del "martyrium" di un santo o di una santa, che ha testimoniato con il suo sangue la fede nel Signore. L’altare è il luogo dell'incontro tra due mondi, terrestre e celeste, visibile e invisibile. La liturgia celebra nello spazio sacro le fasi di questo incontro. L’architettura, con tutti i suoi ordini, è orientata ed è in funzione di questo centro, cuore dell'unione tra il divino e l'umano.

Pavel Florenskij (1882-1943), teologo geniale e sacerdote ortodosso, ci aiuta ancora di più a capire l'anima teologica del simbolismo ecclesiale, parlando dell'altare e del santuario come di un "nucleo spaziale", ben separato dal mondo e dallo spazio esterno, in funzione di mediazione.

"Il nucleo essenziale della chiesa è coperto da involucri esterni: il cortile, l'atrio, la chiesa stessa, il santuario, l'altare, il corporale, le reliquie (antiminsio), il calice, i Sacri Misteri, il Cristo, il Padre. La Chiesa (...) è la scala di Giacobbe, e dal visibile essa eleva all'invisibile; ma tutto il santuario, come complesso, è il luogo dell'invisibile, il terreno separato dal mondo, lo spazio non di questo mondo. Tutto il santuario è cielo: luogo intellettuale, intelligibile, per "sacrifici celesti e intellettuali". Conforme ai diversi significati simbolici della chiesa, il santuario rappresenta ed è ciò che è distinto, e che sempre si trova in rapporto con l'inaccessibile, trascendente rispetto alla chiesa stessa. Mentre la chiesa, secondo Simeone di Tessalonica, nell'interpretazione cristologica significa Cristo Dio-uomo, il santuario ha il significato della Divinità invisibile, della sua identità divina. Se il più comune commento antropologico è quello secondo cui il santuario indica l'anima umana, la chiesa stessa è il corpo, per l'interpretazione teologica della chiesa, come insegna Simeone il Pio" (Le porte regali. Saggio sull'icona, Adelphi, p. 53).

(da O Odigos - La guida n. 4 2001.
Pubblicazione del Centro Ecumenico "San Nicola" di Bari
Largo Abate Elia 13 - 70122 Bari)

 

 

 

 

Letto 1812 volte Ultima modifica il Giovedì, 15 Settembre 2011 12:07
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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