Ecumene

Domenica, 31 Ottobre 2004 18:56

Il vero Islam ci vuole cristiani migliori

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di Piero Gheddo

L’indonesiano padre Vito Rupianto è vice direttore dello scolasticato filosofico dei saveriani a Jakarta. È sacerdote dal 1997 e ha studiato Sacra Scrittura all'istituto biblico di Roma: "Le relazioni interreligiose a Jakarta - mi conferma - sono più facili che a Padang, perché i musulmani di Java sono molto diversi dagli indonesiani di etnia minangkabao e la cultura giavanese è ancora forte.

C'è un atmosfera di maggior libertà, pur con non pochi limiti. Nelle scuole si può insegnare religione e avere un’aula propria, solo se ci sono almeno 12 alunni; e poi non è detto che consentano all'insegnante cattolico di entrare a scuola per fare la sua lezione. Nella loro prospettiva, infatti, la scuola dove entra l'insegnante cattolico verrebbe sacralizzata come luogo cristiano. Le difficoltà dei ragazzi cattolici nelle scuole pubbliche è che gli insegnanti non risparmiano umiliazioni agli allievi cristiani. L'insegnamento del cristianesimo è garantito, ma gli alunni sono pochi e le lezioni possono essere impartite solo la domenica. Quando a scuola insegnano l'islam il ragazzo cattolico può uscire, ma a volte i genitori non vogliono per non umiliare il figlio".

"Ci sono incontri di dialogo? ", gli chiedo.

"C'è un buon movimento. Anche tra i musulmani vi sono i moderati che vogliono parlare con i cristiani e non digeriscono l'intolleranza dell'islam. Essi, tuttavia, non sanno cosa fare per modernizzare la loro religione. Un amico musulmano mi ha detto: 'L'intolleranza uccide l'islam. I nostri giovani non hanno la religione del cuore, ma solo la forma esterna, l'osservanza esterna. Molti si lamentano che la moralità non è più come prima, perché hanno reso l'islam tutto esteriorità e fanatismo'. Dobbiamo però aggiungere che i protestanti a volte sono aggressivi, distribuiscono riviste e libri provocatori: non tutte le Chiese protestanti, ma certamente le sette. Finisce che poi la gente non distingue e tutti i cristiani vengono accusati di proselitismo. Non è facile nemmeno esercitare l'aiuto ai più poveri senza essere fraintesi".

"Tu - aggiungo - da indonesiano, come vedi il rapporto tra cristiani e musulmani nel tuo Paese? Si va verso un incontro o uno scontro?".

"Sono ottimista. Si cammina verso un incontro. Qui a Jakarta i capi delle varie religioni si riuniscono già di tanto in tanto per un franco scambio di opinioni. A volte interviene anche il nostro cardinale arcivescovo. Come a metà febbraio 2003, in occasione del nuovo anno cinese, quando i leader sono stati invitati in un monastero buddhista. In quell'occasione un rappresentante musulmano ha fatto un discorso forte contro la sharia: è stato coraggioso perché l'incontro era pubblico e c'erano rappresentanti di tutte le religioni, tra cui anche molti musulmani. È segno di un cambiamento di mentalità".

Padre Aniceto Morini, presente al dialogo con il confratello indonesiano, commenta: "Anch'io ho speranza nel dialogo, che crea una comune sensibilità. Noi cerchiamo di trasmettere agli altri i valori cristiani, ma anche i musulmani vorrebbero che i cristiani fossero attenti e ricevessero i loro valori. Si attendono, ad esempio, che condanniamo nettamente il consumismo, l’edonismo della società moderna e il sesso libero. Vorrebbero che si tornasse alla fede profonda nel Dio unico, con la preghiera pubblica cinque volte al giorno e la condanna dell'ateismo e del secolarismo. Se facessimo l'inventario delle attività caritative e sociali che cattolici e musulmani svolgono insieme ne conteremmo moltissime. Sempre più spesso non si interviene più separatamente, in quanto cattolici o musulmani, ma si dà vita ad attività comuni per il popolo. Sono soprattutto i giovani a voler agire insieme per il bene della gente".

 

 

Letto 2187 volte Ultima modifica il Sabato, 11 Febbraio 2012 12:52
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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