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Lunedì, 20 Dicembre 2004 01:21

Lectio (1 Cor 1,17-25)

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    Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio.

 


    Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l'intelligenza degli intelligenti. Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio,è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.
    E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

 

AMBIENTAZIONE PATRISTICA

Restate uniti alla croce di Cristo!


    Come vorrei, o miei fratelli, incidervi nel cuore questa verità! Se vole­te vivere un cristianesimo autentico, aderite profondamente al Cristo in ciò che egli si è fatto per noi, onde poter giungere a lui in ciò che è e che è sempre stato. È per questo che ci ha raggiunti, per farsi uomo per noi fino alla croce. Si è fatto uomo per noi, per poter così portare i deboli attraverso il mare di questo secolo e farli giungere in patria, dove non ci sarò più bisogno di nave, perché non ci sarò più alcun ma­re da attraversare. È meglio, quindi, non vedere con la mente ciò che egli è, e restare uniti alla croce di Cristo,piuttosto che vedere la divi­nità del Verbo e disprezzare la croce di Cristo. Meglio però di ogni co­sa è riuscire, se possibile, a vedere dove si deve andare e tenersi stret­ti a colui che porta chi avanza.

    Vi sono stati, per la verità, filosofi di questo mondo che si impegnaro­no a cercare il Creatore attraverso le creature. Che il Creatore si possa trovare attraverso le sue creature,ce lo dice esplicitamente l'Apostolo: Fin dalla creazione del mondo le perfezioni invisibili di Dio possono es­sere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità, onde sono inescusabili. E continua: Per­ché avendo conosciuto Dio... Non dice: perché non hanno conosciuto Dio, ma al contrario: Perché avendo conosciuto Dio, non lo glorificaro­no né lo ringraziarono come Dio, ma vaneggiarono nei loro ragiona­menti e il loro cuore insipiente si ottenebrò. In che modo si ottenebrò il loro cuore? Lo dice chiaramente: Affermando di essere sapienti, di­ventarono stolti (Rm 1, 20-22). Avevano visto dove bisognava anda­re, ma, ingrati verso colui che aveva loro concesso questa visione, at­tribuirono a se stessi ciò che avevano visto; diventati superbi, si smar­rirono, e si rivolsero agli idoli, ai simulacri, ai culti demoniaci, giun­gendo ad adorare la creatura e a disprezzare il Creatore. Giunsero a questo dopo che ciò erano caduti in basso. Fu l' orgoglio a farli cade­re, quell'orgoglio che li aveva portati a ritenersi sapienti. [...] Essi ri­uscirono a vedere ciò che è, ma videro da lontano. Non vollero ag­grapparsi all'umiltà di Cristo, cioè a quella nave che poteva condurli si­curi al porto intravisto. La croce apparve ai loro occhi spregevole. De­vi attraversare il mare e disprezzi la nave? Superba sapienza! Irridi al Cristo crocifisso, ed è lui che hai visto da lontano: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio. Ma perché è stato crocifisso? Perché ti era necessario il legno della sua umiltà. Infatti ti eri gonfiato di su­perbia, ed eri stato cacciato lontano dalla patria; la via era stata in­terrotto dai flutti di questo secolo, e non c'è altro modo di compiere la traversata e raggiungere la patria che nel lasciarti portare dal legno. Ingrato! Irridi a colui che è venuto per riportarti di là. Egli stesso si è fatto via, una via attraverso il mare. È per questo che ha voluto cam­minare sul mare (cfr. Mt 14, 25), per mostrarti che lo via è attraverso il mare. Ma tu, che non puoi camminare sul mare come lui, lasciati tra­sportare da questo vascello, lasciati portare dal legno: credi nel Croci­fisso e potrai arrivare. È per te che si è fatto crocifiggere, per inse­gnarti l'umiltà; e anche perché, se fosse venuto come Dio, non sareb­be stato riconosciuto. Se fosse venuto come Dio, infatti, non sarebbe venuto per quelli che erano incapaci di vedere Dio. Come Dio, non si può dire che è venuto né che se n'è andato, perché, come Dio, egli è presente ovunque, e non può essere contenuto in alcun luogo. Come è venuto,invece? Nella suo visibile umanità.

[DAL COMMENTO AL VANGELO DI
S. GIOVANNI di SANT'AGOSTINO,
VESCOVO (In lo. Ev. tr. 2, 3-4)]


MEDITATIO

Paolo predica Cristo crocifisso

    C’è un primato tra tutte le forme di ministero che Paolo rico­nosce e che fa riconoscere alla no­stra Chiesa: l'annuncio della Paro­la di Dio, la predicazione.

    La fede è presente nel "cuore "dell'uomo,grazie all'ascolto della Parola (cfr. Rm 10,17); ma anche la Chiesa nasce dalla predicazione ascoltata e attuata (At 2, 14-38).

1. Il contenuto centrale, il "cuore" della predicazione è:

«la parola della croce»,
«Cristo Crocifisso»,
«Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio»,

Il contenuto di questo annuncio è valutato diversamente da punti di vista contrastanti.

2. Da un lato «il sottile ragio­natore di questo mondo», «il mon­do» che non ha conosciuto Dio. E un modo di essere nella storia, di rapportarsi alle persone e agli av­venimenti così riduttivo, così monco, che non può spaventare un credente.

    Affiancati sono i «Giudei» che ritengola conclusione violenta della vita di Gesù, e il concreto pa­tibolo su cui è morto, un vero «scandalo». I «Greci» li ritengono «stoltezza», tutt'altro quindi che sapienza.

3. D'altro lato ci sono Paolo, predicatore, e i «credenti» che ri­conoscono nella «stoltezza della predicazione», la sapienza, la sal­vezza, la «potenza di Dio». E «po­tenza di Dio» è la risurrezione, la vita che Gesù, nuova, ha in pie­nezza (Rm 1,16).

    È tutto da riesplorare, annun­ciare e credere.

    Il soffrire innocente di Gesù; il suo morire, soggiacendo alle di­storte passioni umane; l'essere «innalzato da terra» (Gv 12,32) ignominiosamente, mentre si offre liberamente (Lc 23, 46) per amo­re, a salvezza di tutti, è evento determinante per la vita di ogni per­sona e di ogni tempo. La «croce» dice salvezza, sapienza, potenza. .

    Su questo evento la nostra Chiesa, con ciascuno di noi, deve misurare i propri pensieri, le pro­prie scelte, le proprie opere, ri­dicendo a se stessa: «Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapien­te degli uomini, e ciò che è debo­lezza di Dio è più forte degli uomi­ni». Che cosa dire dei nostri am­malati? Dei tanti in condizione abituale di peccato? Del numero di noi presbiteri? Delle "piaghe" della nostra Chiesa?

    Ora applica questa Parola a tutta la tua vita.

 

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Letto 4900 volte Ultima modifica il Lunedì, 16 Maggio 2011 14:59

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