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Lunedì, 24 Aprile 2006 19:44

LECTIO (Es 34, 1-11.27-35)

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IL VOLTO DI DIO NEL VOLTO DELL’UOMO

 

1 Poi il Signore disse a Mosè: “Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano sulle tavole di prima, che hai spezzate.

 

2 Tieniti pronto per domani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima al monte.

3 Nessuno salga con te, nessuno si trovi sulla cima del monte e lungo tutto il monte; neppure armenti o greggi vengano a pascolare davanti a questo monte”.

4 Mosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.

5 Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore.

6 Il Signore passò davanti a lui proclamando: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà,

7 che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione”.

8 Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò.

9 Disse: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fà di noi la tua eredità”.

10 Il Signore disse: “Ecco io stabilisco un’alleanza: in presenza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non furono mai compiute in nessun paese e in nessuna nazione: tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l’opera del Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te.

11 Osserva dunque ciò che io oggi ti comando. Ecco io scaccerò davanti a te l’Amorreo, il Cananeo, l’Hittita, il Perizzita, l’Eveo e il Gebuseo.

27 Il Signore disse a Mosè: “Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole io ho stabilito un’alleanza con te e con Israele”.

28 Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti senza mangiar pane e senza bere acqua. Il Signore scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza, le dieci parole.

29 Quando Mosè scese dal monte Sinai - le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui.

30 Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui.

31 Mosè allora li chiamò e Aronne, con tutti i capi della comunità, andò da lui. Mosè parlò a loro.

32 Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai.

33 Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso.

34 Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato.

35 Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando fosse di nuovo entrato a parlare con lui.

 

MEDITATIO

Applicati ora con attenzione profonda alla rilettura del testo ed a queste linee di meditazione.

Alleanza, infranta sul nascere dall'idolatria (cap. 32), può ora, grazie all'intercessione di Mosè e all'accondiscendenza di Dio (cap. 33), essere rinnovata.

Come nella prima stipulazione dell'Alleanza (cap. 24), Dio si rende visibile sul Sinai che ancora una volta risulta interdetto ad ogni altra creatura che non sia Mosè(vv. 2-3). Tale visione di Dio costituisce l'adempimento della promessa divina: espressa in 33, 19-23. La differenza più marcata ­con la precedente stipulazione è l'assenza del popolo. Manca l'adesione di Israele e risultano assenti Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani e tutto avviene tra Dio e Mosè: si direbbe che ormai Dio non mostri più fiducia nel popolo e perciò Mosè più che mediatore funge qui da garante ed impersona tutto Israele (quella che viene detta una «persona­lità corporativa»; cfr v. 9). Più ancora non c'è alcu­na iniziativa umana, non sacrificio, non banchetto: l'Alleanza è ora una gratuita iniziativa di Dio, dal momento che, dopo il tradimento del vitello d'oro nessuno può accampare dei diritti o presu­mere alcunché.. Le due tavole di pietra, che Mosè aveva infranto (32,19) a significare l'indegnità di Israele, erano state fornite da Dio stesso (31,18). Qui invece, Mosè deve preparare le tavole (vv. 1.4) ad indicare la necessità di predisporre un atteggiamento di pu­ra accoglienza da parte del popolo.

 

La restaurazione dei diritti di Dio

La visione e la comunicazione tra Dio e Mosè (vv. 5-27) è inaugurata dalla proclamazione del nome di Dio che egli stesso compie. È Dio, infatti, il soggetto del verbo "proclamò" al v. 5. Il contenuto di questa solenne proclamazione del nome divino è esplicitato nel v. 6: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà». Proclamare il nome significa affermare l'identità di una persona. Qui, dunque, Dio stesso rivela solennemente i connotati essenziali della sua persona: la misericordia, la mansuetudine, la grazia e la fedeltà. Se la sua ira dura tre o quattro generazioni la sua benevolenza si estende su mille generazioni (v.7): si ricordi che c'è dietro l'idea che nel capostipite o nell'antenato sono incluse fisica­mente tutte le generazioni che da questi discendo­no. Continua nel v. 91 la commovente intercessione di Mosè, che lo ha visto impegnato nell'intero cap. 33. È interessante notare l'identificazione tra Mosè e il popolo: «Se tu vuoi bene a me continua a camminate in mezzo a noi e perdona la nostra colpa e il nostro peccato», Mosè e il popolo risultano in una perfetta simbiosi e Dio per amore di uno solo salva tutti. Nel v. 10 Dio proclama solennemente (“Io stabilisco” è in ebr. un perfetto resultativo) il ripristino dell'Alleanza e la promessa di «compiere meraviglie» a vantaggio di tutto il popolo: viene segnato il definitivo superamento da parte di Dio dell'infedeltà del popolo. Seguono nei vv. 11-26 le clausole dell' Alleanza rinnovata che, supponendo le precedenti, insistono soprattutto sul culto e sull' esigenza di evitare l'idolatria. Il Signore è un Dio geloso (v.14) e dunque l'idolatria è la più grande offesa che gli si possa arrecare. Sulla base di queste esigenze, che,scaturiscono da un'amore di predilezione esclusivo tra Dio e il popolo, si fonda l'Alleanza (v. 27): violare queste esigenze significa autoescludersi da essa.

 

Il contatto trasfigurante

Il tempo di permanenza di Mosè sul Sinai è anche questa volta di quaranta giorni e quaranta notti (v. 28; cfr. 24,18): il numero quaranta indica nell'Antico come nel Nuovo Testamento il tempo dell'istruzione e della pedagogia di Dio. La riconsegna delle tavole, contenenti le dieci parole e scritte anche questa volta dal Signore, indica che al popolo viene ancora una volta accordata la fiducia di essere depositario privilegiato della volontà di Dio. Intanto il contatto tra Dio e Mosè ha prodotto un effetto nuovo: il volto di Mosè è stato trasfigurato e quasi contagiato della luce di Dio (vv. 29-35).

Il volto di Mosè diviene così il riflesso del volto di Dio: ne è il segno il timore di Aronne e del popolo di accostarvisi. Che questo fenomeno sia un sintomo particolare della presenza di Dio stesso è dato anche dalla necessità di velare questo volto, come segno di distanza e venerazione a somiglianza del velo posto nella tenda della riunione. A Israele, che aveva cercato invano di dare un volto a Dio, Egli mostra che il Suo volto rifulge sul volto dell'uomo, trasfigurato dall'incontro con Lui. È di grande utilità la rilettura paolina di questo evento in 2Cor 3,7-18 a partire dall'idea della superiorità della Nuova Alleanza in Cristo sull'Antica. Quel velo, che impediva la piena visione della gloria di Dio riflessa sul volto di Mosè, in seguito alla venuta di Cristo non ha più motivo di rimanere «In Cristo quel velo è stato rimosso»; 2Cor 3,14). Inoltre la trasfigurazione del volto, cioè l'identificazione della persona con Dio a partire dall'assunzione dei suoi "connotati" non è più un fenomeno che riguarda soltanto un uomo privilegiato, ma in Cristo ora riguarda tutti i discepoli: “Noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasfigurati a sua immagine, con una gloria sempre maggiore, secondo l'azione dello Spirito del Signore” (v. 18).

Trasfigurato dalla contemplazione di Cristo, volto di Dio (cfr. Gv 1,18), riplasmato dal contatto con Lui che si attua nell'intimità e nella confidenza, il cristiano si conforma a Cristo, e così diviene lo

specchio terso nel quale «rifulge la gloria di Dio» in modo da riflettere e rendere visibili al mondo i connotati di Dio. Viene in tal modo ripristinata l'immagine e la somiglianza dell'uomo con Dio (Gn 1,26-27) sfigurata e deformata dal peccato e Dio ritorna a specchiarsi nel volto dell'uomo.

Ed infine applica a te stesso/a il testo biblico.

Nel profondo del mio essere mi lascio conformare a Cristo?

 

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Letto 3868 volte Ultima modifica il Mercoledì, 26 Febbraio 2014 15:42

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