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Venerdì, 28 Luglio 2006 23:55

Lectio Salmo 62

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Invito alla fiducia in Dio Padre e nel Signore Gesù


PRIMA PARTE

  1. Affermazione iniziale di fiducia (ritornello), vv. 2-3

2Soltanto in Dio trovo riposo, (in Dio riposa l’anima mia) da lui viene la mia salvezza.

 

3Lui solo è mia salvezza e mia roccia, al suo riparo starò saldo e sicuro (mia roccia di difesa; non potrò vacillare).

  1. Esposizione del problema, vv. 4-5

4Fino a quando vi scaglierete tutti insieme contro un uomo solo per abbatterlo, come un muro pericolante, una parete che sta crollando?

5Pensano solo a mandarmi in rovina, (precipitarlo dall’alto) si divertono a dire menzogne, a parole augurano il bene, ma in cuor loro maledicono.

  1. Ritornello, vv. 6-7

6Soltanto in Dio trovo riposo, da lui viene la mia speranza.

7Lui solo è mia salvezza e mia roccia, al suo riparo starò al sicuro.

 

 SECONDA PARTE

  1. Introduzione, v. 8

8Salvezza e onore per me sono in Dio, in lui la mia difesa e il mio rifugio.

  1. Incoraggiamento positivo, vv. 9-10

9In ogni tempo confidate in lui, voi che siete il suo popolo. Aprite a lui il vostro cuore: solo Dio è un rifugio per noi.

10Gli uomini sono un soffio di vento: esseri umani senza valore (figli di Adamo una menzogna) se salgono insieme sulla bilancia pesano meno di un soffio.

c) Ammonimento negativo, vv. 11-13

11Non abbiate fiducia nella violenza, non riponete nella rapina vane speranze; anche se cresce la ricchezza, ad essa non attaccate il cuore.

12Dio ha parlato, molte volte l’ho udito: “A Dio appartiene il potere”.

d) Conclusione

13Tu solo, Signore, sei fedele, ricompensi ciascuno secondo le sue azioni.

 

Ora rileggi lentamente ed attentamente il salmo finché esso non penetri in te 

 

Ora applica tutto te stesso alla Parola

 

Il tema della fiducia posta esclusivamente in Dio è un tema centrale del Vangelo e di tutto il Nuovo Testamento. Gesù ha fatto del suo abbandono e della sua fiducia al Padre l’argomento centrale della sua preghiera e l’atteggiamento fondamentale della sua vita.

Gesù ci ha manifestato l’amore del Padre mostrandoci che Dio è amore, ma anche un Dio giusto: “ricompensi ciascuno secondo le sue azioni” (Sal 62,13), come leggiamo per es. in Matteo: “Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (Mt 16, 27; cf anche Rm 2, 6; 2Tm 4, 14; Ap 2, 23…). Con l’atteggiamento di silenzio tenuto durante la Passione ci ha insegnato che nel silenzio potremo possedere la nostra vita: “Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime” ( Lc 21, 19).

Il suo insegnamento, nel Discorso della Montagna, sulla necessità di servire solo Dio e non Mammona riprende lo stesso motivo del salmo. Questo è un tema che ritroviamo in vari brani della Lettera di Giacomo: «E ora a voi, che dite: “Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni”, mentre non sapete cosa sarà domani! Ma che è mai la vostra vita? Siete come vapore che appare per un istante poi scompare» (Gc 4, 13-14). L’autore sembra prendere in considerazione anzitutto i commercianti, assai numerosi allora, e la loro sicurezza e li confronta con la realtà umana incerta e caduca. L’umiltà, cioè l’atteggiamento di fondo raccomandato da Giacomo è questo: ”se il Signore vuole, noi vivremo e faremo questo e quest’altro” che viene contrapposta alla superbia umana. Certo Giacomo non polemizza qui contro la programmazione in quanto tale, ne sostiene un fatalismo privo di fantasia. Quello che viene condannato è la sicurezza nei propri calcoli, dimenticandosi che è il Signore il padrone del tempo. È l’esperienza pratica di ogni uomo che dimostra essere una grande stoltezza voler disporre di una vita intera quando non si è padroni nemmeno del giorno successivo, come diceva anche il filosofo pagano Seneca. L’immagine del fumo, del soffio, è molto espressiva e non è nuova nella Bibbia ad indicare la caducità dell’uomo. L’uomo è un soffio e passa come un’ombra (Gb 7, 7-16; 8, 9; Sal 39, 6; 144, 4), la sua vita passa come il residuo di una nuvola, si dissolve come un temporale che spazza le nubi (Sap 2, 4). Da queste considerazioni l’autore dei Proverbi tira una lezione pratica: “Non ti vantare del domani, perché non sai neppure cosa genera l’oggi” (Pr 27, 1).

Oppure, “E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite,le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti. Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre resistenza” (Gc 5, 1-6). Lo stile è quello di maledizione, familiare all’Antico Testamento (Is 13; Ger 46-51; Ez 25-32; Naum, Abdia, ecc.) e che Gesù riprenderà contro i farisei (Mt 23).

 

Per il modello letterario del salmo

 

E’ un salmo di fiducia (come i salmi 3; 11; 16; 27). Nei vv. 2.6.9 ricorrono le parole: io…, io…, cuore … che il testo originale ebraico esprime ripetendo per tre volte anima per indicare la persona e il suo impegno. L’espressione “fino a quando? …”: così frequente nei salmi. Al v. 4 due immagini per indicare la situazione del salmista: “muro pericolante … parete che sta crollando …”. E alla fine un’ampia esortazione (vv. 9-11).

Già dalle prime parole ci si accorge come il salmo 62 appartiene a quei salmi in cui domina il tema della fiducia (come i Sal 3; 11; 16; 27).

Nella seconda parte il salmista rivolge più direttamente la sua parola al popolo per farlo partecipe della sua consolante esperienza. Dal v. 9 in poi trae argomento dalla propria esperienza personale, inspirare negli altri la medesima sua fiducia in Jhwh perché non si lascino sedurre dalle ricchezze e non pongano una speranza, che si mostrerebbe vana, nella violenza e nella rapina. Purtroppo violenza, oppressione, rapina si riscontrano anche in tempo di pace e non solo alle frontiere.

Dal punto di vista sia semantico che tematico appare stretta la connessione con i vicini salmi 61-64. Il salmo 62 rappresenta al livello dell’operazione strutturale della guerra del nemico contro l’orante un drammatico incremento in confronto con il precedente Sal 61: i nemici sono decisi e compatti, come dice il v. 4, “nello scagliarsi tutti insieme contro l’orante, come contro un uomo solo per abbatterlo”. Nello stesso tempo appare anche la necessità di una salvezza per mezzo di Jhwh unita a un giuramento, Jhwh appaia davvero come “roccia di difesa” ripetuto due volte (vv. 3.7). Anche lo shok interiore che l’attacco del nemico ha provocato nell’orante (v.6) “solo in Dio trovo riposo”, indica un incremento drammatico di fronte al Sal 61. Con il sal 62 il legame è enorme anche per mezzo del lemma “rupe” e “(cercare) rifugio” (rupe: Sal 61, 3: Sal 62, 3.7; rifugio: sal 61,4.5; sal 62, 3.8). Nello stesso tempo una svolta negli avvenimenti viene anche indicata dalla parola nefe?/”anima” (62,2.6) che verrà annunciata nel successivo sal 63. Il lemma “anima” si incontra tre volte (Sal 63, 2.6.9), dove viene presentato poeticamente il cambiamento dell’orante nella via che lo conduce dal Dio lontano al Dio vicino. Con Sal 62, 2: “solo in Dio trovo riposo…” viene tracciato un arco fino alla sezione dei Sal 65-68, e proprio con l’inizio del Sal 65, 2: “a te è dovuta la lode, o Dio che abiti in Sion…”.

Forse la situazione originaria è la seguente: il salmista ha molti nemici. Lo invidiano per la carica raggiunta o per la sua carriera o vorrebbero mandarlo in rovina: “a parole augurano il bene, ma in cuor loro maledicono”.

 

Applica adesso a te stesso/a questa parola

So veramente abbandonarmi al Signore?

O preferisco riporre la mia fiducia in cose? In persone?

 

Trasforma questa meditazione in preghiera

 

Una preghiera per noi

“L’uomo trasferisce le sue passioni e qualità nell’idolo. Più egli si svuota, più l’idolo si ingrandisce e si fortifica. L‘idolo è la forma alienata dell’esperienza dell’uomo di se stesso. Adorandolo, l’uomo si adora. Ma adora di sé un aspetto parziale e limitato: la sua intelligenza, la sua forza fisica, il potere, il successo, ecc.

Identificandosi con un aspetto parziale di se stesso, l’uomo si limita a quest’aspetto, perde la sua totalità come essere umano e arresta il suo sviluppo. Egli dipende dall’idolo perché solo sottoponendovisi trova l’ombra, anche se non la sostanza, di se stesso. L’idolo è una cosa e non ha vita. Dio al contrario è un Dio vivente (Ger 10,10; Sal 42, 3).

L’uomo, cercando di assomigliare a Dio, è un sistema aperto, che si avvicina a Dio; l’uomo, sottomettendosi agli idoli, è un sistema chiuso, che diventa egli stesso una cosa. L’idolo è privo di vita; Dio, è vivo. La contraddizione tra idolatria e il riconoscimento di Dio, è in un ultima analisi, tra amore per la morte e l’amore per la vita” (E. Fromm).

E’ interessante notare come Sal 62, 11 appare tra i pochi salmi citati nei documenti del Concilio Vaticano II. Nella “Presbyterorum ordinis”, il documento sulla vita pastorale dei sacerdoti, viene proposto come base per l’appello ai sacerdoti “a non affezionarsi in alcun modo alle ricchezze, ad evitare ogni bramosia e ad astenersi da qualsiasi tipo di commercio” (PO 17). È una preghiera attuale per la denuncia della nullità degli pseudovalori: ricchezza, rapine, violenze, idoli della società consumistica di oggi.

Come il salmista e come Gesù, anch’io mi abbandono nelle braccia del Padre. Faccio miei i sentimenti di un martire inglese, Tommaso Moro (1478-1535), espressi in una preghiera scritta durante la prigionia come commento alla sua Liturgia delle Ore : “Fammi la grazia, Signore, di considerare un nulla il mondo, di mantenere il mio spirito fisso in te e di non ondeggiare al soffio di labbra d’uomo. Fammi la grazia di accettare la solitudine, di non aspirare alla compagnia di questo mondo, anzi, di rigettare il mondo,a poco a poco e totalmente, strappando il mio spirito da ogni suo affanno. Fammi la grazia di appoggiarmi al conforto divino, di applicarmi risolutamente ad amarlo, di riscattare il tempo che ho perduto”.

 

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Letto 8078 volte Ultima modifica il Mercoledì, 26 Febbraio 2014 15:39

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