Cerchiamo un po’ di cogliere la bellezza di questa denominazione. Sacrificio. Noi dicendo sacrificio pensiamo subito alla Messa.
In realtà quella la forma suprema di sacrificio di lode, ma non è l’unica.
Questo termine è nato storicamente nell’epoca dell’esilio d’Israele a Babilonia. Nell’esilio gli ebrei non avevano un tempio, non avevano più sacerdoti, non avevano quindi la possibilità di un culto che si svolgesse con le forme esterne celebrative, e allora hanno scoperto una forma più spirituale, più intima di culto: la lode considerata come sacrificio.
La lode è il grido d’ammirazione che sgorga spontaneamente dal cuore dell’uomo davanti alle meraviglie che Dio è, e che Dio fa.
È la forma più bella, più biblica di preghiera. Potremmo riassumere l’economia cristiana in questa affermazione: tutto è dono, tutto è grazia.
Questo dono che Dio ci offre è meraviglioso e guardandolo si è presi da un moto di commozione, che fa gridare: Signore quanto sei grande e come sono grandi le cose che fai, sono meraviglie.
Questo è lode.
Questa lode è diventata sostitutiva dei sacrifici di animali e dei vari riti che si compivano nell’antico tempio.
Sacrificio di lode. Certo il sacrificio di lode per eccellenza è l’Eucarestia. Ma a partire da questo centro focale, questo atteggiamento di lode si estende ai vari momenti della giornata consacrandoli. È così che si esprime la “Institutio” della Liturgia delle Ore.
Guardate che l’atteggiamento di lode è fondamentale nell’economia cristiana: tutto è grazia, quindi tutto è lode, perfino la confessione, vi sarete accorti che il rito si conclude con questo versetto: “Lodiamo il Signore perché è buono. Eterna è la sua misericordia”. È un grido di lode.
Una volta quando dicevamo “breviario”, pensavamo istintivamente a don Abbondio che sul suo sentiero cammina tenendosi dietro un libro, con l’indice come sego. Preghiera clericale.
Adesso la Chiesa vuole che diventi la preghiera di tutto come è stata alle origini. Non è nata nei monasteri la Liturgia delle Ore, è nata nel popolo cristiano. I monasteri semmai le hanno dato una forma più perfetta, più impegnativa. È dunque preghiera di tutti.
Vorrei richiamare la necessità che questa preghiera ritmi le vostre giornate. Dovrà essere ritmo vivo.
Perché “ritmata”? Perché un carattere peculiare di questa preghiera è la “orarietà”. Essa cioè è legata ad alcuni momenti caratteristici della giornata, specialmente i due più caratteristici: mattino e sera. Lodi per il mattino e vespro per la sera.
Questi sono i due cardini dell’ufficio. C’è poi un’altra pausa orante al mezzo della giornata: l’ora media. Finalmente c’è un momento di preghiera prima di coricarsi, è la compieta. E poi, per i più impegnati, un momento di riflessione meditativa, che si concretizza nell’”ufficio della lettura”.
Questo è il ritmo completo che la Chiesa ha proposto.
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