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Venerdì, 20 Agosto 2004 10:30

Cristo prega per noi.

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Cristo prega per noi

  
 Chissà che qualcuno di voi non si accorga che “sacrificio di lode” vuol dire “breviario”, per dire una parola usitata, che adesso stiamo abbandonando. Oggi si preferisce indicare questa realtà con termini più pregnanti. È un termine pregnante quello usato da San Benedetto, Opus Dei; ha lo svantaggio di non poter essere tradotto. Per questo ho preferito nell’enunciazione prendere questo termine biblico “sacrificio di lode”.


    Cerchiamo un po’ di cogliere la bellezza di questa denominazione. Sacrificio. Noi dicendo sacrificio pensiamo subito alla Messa.    
    In realtà quella la forma suprema di sacrificio di lode, ma non è l’unica.
    Questo termine è nato storicamente nell’epoca dell’esilio d’Israele a Babilonia. Nell’esilio gli ebrei non avevano un tempio, non avevano più sacerdoti, non avevano quindi la possibilità di un culto che si svolgesse con le forme esterne celebrative, e allora hanno scoperto una forma più spirituale, più intima di culto: la lode considerata come sacrificio.       
    La lode è il grido d’ammirazione che sgorga spontaneamente dal cuore dell’uomo davanti alle meraviglie che Dio è, e che Dio fa.
    È la forma più bella, più biblica di preghiera. Potremmo riassumere l’economia cristiana in questa affermazione: tutto è dono, tutto è grazia.
    Questo dono che Dio ci offre è meraviglioso e guardandolo si è presi da un moto di commozione, che fa gridare: Signore quanto sei grande e come sono grandi le cose che fai, sono meraviglie.
    Questo è lode.
    Questa lode è diventata sostitutiva dei sacrifici di animali e dei vari riti che si compivano nell’antico tempio.
Sacrificio di lode. Certo il sacrificio di lode per eccellenza è l’Eucarestia. Ma a partire da questo centro focale, questo atteggiamento di lode si estende ai vari momenti della giornata consacrandoli. È così che si esprime la “Institutio” della Liturgia delle Ore.
Guardate che l’atteggiamento di lode è fondamentale nell’economia cristiana: tutto è grazia, quindi tutto è lode, perfino la confessione, vi sarete accorti che il rito si conclude con questo versetto: “Lodiamo il Signore perché è buono. Eterna è la sua misericordia”. È un grido di lode.

               
    Una volta quando dicevamo “breviario”, pensavamo istintivamente a don Abbondio che sul suo sentiero cammina tenendosi dietro un libro, con l’indice come sego.                     Preghiera clericale.
    Adesso la Chiesa vuole che diventi la preghiera di tutto come è stata alle origini. Non è nata nei monasteri la Liturgia delle Ore, è nata nel popolo cristiano. I monasteri semmai le hanno dato una forma più perfetta, più impegnativa. È dunque preghiera di tutti.   
    Vorrei richiamare la necessità che questa preghiera ritmi le vostre giornate. Dovrà essere ritmo vivo.
    Perché “ritmata”? Perché un carattere peculiare di questa preghiera è la “orarietà”. Essa cioè è legata ad alcuni momenti caratteristici della giornata, specialmente i due più caratteristici: mattino e sera. Lodi per il mattino e vespro per la sera.
    Questi sono i due cardini dell’ufficio. C’è poi un’altra pausa orante al mezzo della giornata: l’ora media. Finalmente c’è un momento di preghiera prima di coricarsi, è la compieta. E poi, per i più impegnati, un momento di riflessione meditativa, che si concretizza nell’”ufficio della lettura”.
    Questo è il ritmo completo che la Chiesa ha proposto.

 

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Letto 3050 volte Ultima modifica il Lunedì, 16 Aprile 2012 22:58

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